Fede e dintorni

LO CHIAMERAI GESÙ

Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano

Storie belle… per vivere meglio

Lo chiamerai Gesù.

– L’angelo aveva detto a Giuseppe: «Tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt.1, 21-25).
– Oggi, festa del nome di Gesù e seconda domenica dopo Natale: «Noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità». –
Il Prologo del Vangelo di Giovanni è come il volo d’aquila che si alza fino a Dio. È lo sguardo della fede che penetra nella Trinità e ci dice che il Verbo, eterno come il Padre e lo Spirito Santo, si è fatto uomo e ha posto la sua tenda in mezzo a noi.
– Nella “storia del Verbo” l’uomo può vedere la gloria di Dio e così la vita eterna è già donata all’uomo, mentre ancora vive nel tempo. – Il suo nome è Gesù: «Non vi è altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale possiamo avere la salvezza». In questo nome, nei cieli, sulla terra e sotto terra, si piega ogni ginocchio a gloria della maestà divina. E l’uomo è chiamato a divenire partecipe della stessa filiazione divina: divenire figlio del Padre in Gesù,Verbo Incarnato.

Dal Vangelo di questa domenica (Gv 1,1-18).
♦ In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
♦  In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.
♦ Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo.Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama: «Era di lui che io dissi: Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.Nazareno».

In Gesù abbiamo ricevuto grazia su grazia.
♦ Siamo immersi nel mistero del Natale e la liturgia della Chiesa oggi ci invita a fare una specie di sosta spirituale, ci chiama a distendere il nostro animo nella contemplazione dell’Incarnazione del Figlio di Dio. È un’occasione propizia, perché spesso il Natale, carico di magia e di festeggiamenti, rischia di scivolare via in cose frivole, senza che ne penetriamo il mistero profondo.
♦ Oggi riascoltiamo il Vangelo della Messa del giorno di Natale: la stupenda poesia teologica che apre il Vangelo secondo Giovanni, nel quale è riassunta tutta la Buona Notizia: il Verbo di Dio, Sapienza eterna, è entrato nella storia dell’umanità come luce e verità, ha portato a compimento le promesse antiche e la Legge di Mosè, concedendo, a quanti accolgono il Figlio incarnato, grazia su grazia. Il suo nome è Gesù.
♦ Oggi chiediamo al Signore di avere uno spirito di sapienza e di rivelazione per conoscere Gesù, amarlo e lodarlo per l’opera della redenzione da lui compiuta. Chiediamo il dono della sapienza, perché questa conoscenza sia autentica e capace di trasformare la nostra vita, così da essere graditi al Padre e santificati nello Spirito. (cf don Tiberio Cantaboni, in ladomenica.it).

Santissimo Nome di Gesù.
È il solo Nome in cui, nei cieli, sulla terra e sotto terra, si pieghi ogni ginocchio a gloria della maestà divina.
♦ Il Messia Salvatore ha portato durante la sua vita terrena il nome di Gesù, nome che gli fu imposto da san Giuseppe dopo che l’angelo di Dio in sogno gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché ciò che in lei è stato concepito è opera dello Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt.1, 21-25).
♦  Quindi il significato del nome Gesù è quello di salvatore; gli evangelisti, gli Atti degli Apostoli, le lettere apostoliche, citano moltissimo il significato e la potenza del Nome di Gesù, fermandosi spesso al solo termine di “Nome” come nell’Antico Testamento si indicava Dio.
♦ Nel corso della vita pubblica di Gesù, i suoi discepoli, appellandosi al suo nome, guariscono i malati, cacciano i demoni e compiono ogni sorta di prodigi:
– Luca, 10, 17, “E i settantadue tornarono pieni di gioia dicendo: Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome”;
– Matteo 7, 22, “… Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demoni nel tuo nome e compiuto molti prodigi nel tuo nome?”.
– Atti 4, 12, “…Non vi è altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale possiamo avere la salvezza”.

Il culto liturgico del Nome di Gesù.
♦ È nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo che vive ogni respiro della propria esistenza un cristiano. Lo si esprime con un gesto semplice ma potente, il segno della Croce, che è un modo per mostrare la scelta di portare nel mondo il messaggio di Gesù, morto e risorto.
♦ È nel nome di Gesù che le prime comunità cristiane trovarono la loro radice, perché proprio la loro fede in una persona le distingueva e ne definiva l’identità.
♦ Per questo la devozione per il nome di Gesù, autentica “formula” per la santità, ha sempre accompagnato la storia della Chiesa, raggiungendo il proprio apice tra il XIV e il XV secolo quando san Bernardino da Siena realizzò il trigramma con le lettere IHS (prime tre lettere del nome di Gesù in greco), all’interno di un sole con 12 raggi su sfondo azzurro. Cominciò così ad avere culto liturgico.
♦ Nel 1530, papa Clemente VII autorizzò l’Ordine Francescano a recitare l’Ufficio del Santissimo Nome di Gesù; e la celebrazione ormai presente in varie località, fu estesa a tutta la Chiesa da papa Innocenzo XIII nel 1721.
♦ Il giorno di celebrazione variò tra le prime domeniche di gennaio, per attestarsi al 2 gennaio fino agli anni Settanta del Novecento, quando fu soppressa. Papa Giovanni Paolo II ha ripristinato al 3 gennaio la memoria facoltativa nel Calendario Romano.

Per la preghiera.
– Nel santissimo Nome di Gesù riconosciamo le nostre fragilità e debolezze e presentiamo con fede e umiltà al Padre le nostre suppliche
– Ricordiamo le sue parole: “Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio. Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò” (Gv 4,13-14).
– Dio, Padre nostro, che in Gesù ci hai scelti per essere santi e immacolati nella carità, accogli la nostra preghiera e illumina gli occhi della nostra mente per farci comprendere a quale speranza ci ha chiamati in Cristo nostro Signore. Amen.

L’angelo aveva detto a Giuseppe: «Tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt.1, 21-25). – Oggi, festa del nome di Gesù e seconda domenica dopo Natale: «Noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità». Il Verbo si è fatto uomo e ha posto la sua tenda in mezzo a noi. – Nella “storia del Verbo” l’uomo può vedere la gloria di Dio e la chiamata a diventare suoi figli in Gesù. – «Non vi è altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale possiamo avere la salvezza».

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