Le riflessioni di Tino Mazzitelli
Tutto ciò ha anche una spiegazione logica e politica
Il 4 marzo l’Italia ha scelto di voltare pagina, di premiare coloro che predicavano il cambiamento,l’intenzione di incamminarsi sulla strada della cosiddetta “terza repubblica”. Tutto ciò ha anche una spiegazione logica e politica. Quando non si crede più ai grandi ideali che animarono intere generazioni,prima o poi, si producono preoccupanti sconvolgimenti che possono essere causa di sofferte lacerazioni del tessuto di una nazione. E difatti oggi riecheggiano sempre più arrogantemente e rozzamente, tra l’indifferenza se non l’accondiscendenza di una classe politica imbelle, certi vaneggiamenti larvatamente secessionistici partoriti da una insana fantasia dei nordici leghisti. E quel che offende ancora di più la coscienza dei meridionali è la particolare avversione, ancorchè furbescamente celata, espressa nei confronti del Sud per il quale l’unità nazionale in verità fu un fatto negativo dal punto di vista economico, se si pensa che le sue industrie furono strozzate per non disturbare quelle del Nord e le sue risorse finanziarie valsero a rinsanguare le stressate casse lombarde-piamontesi.
E’ la corta memoria dei nordici leghisti che nell’ormai consueto e tradizionale raduno di Pontida (il 1 luglio) hanno abbassato la maschera scoprendo il loro vero volto, quello di condizionare finalmente la politica italiana e a subordinarla alle loro mire tutte tese ad un federalismo egoistico e ad un disegno secessionistico, antistorico e pericoloso perché oltre a minare l’unità e l’integrità della Nazione produrrebbe effetti deleteri nel quadro istituzionale sotto il profilo politico, economico e sociale.
A Pontida anche quest’anno non c’era una bandiera tricolore,solo bandiere e drappi su cui campeggiavano maestose le effigie di Alberto da Giussano, il capo della Compagnia della Morte che difese il Carroccio nella battaglia di Legnano contro l’imperatore Federico Barbarossa. Inoltre,dovrebbero ricordare i nordici leghisti, che nella guerra del 1915/18 per difendere le, loro terre e quindi le loro industrie morirono circa quattrocentomila meridionali, gente povera, per lo più analfabeta che, credendo in certi valori, non chiese mai perchè andava a combattere e a morire per un Nord che non conosceva; come pure i leghisti lombardi dovrebbero ricordare che in occasione della insurrezione di Milano del 1848,volontari meridionali, tra cui il tropeano Peppino Baldanza,andarono in aiuto dei milanesi impegnati contro gli austriaci. Si trovava a Napoli Cristina Trivulzio quando scoppiò a Milano la rivoluzione del 1848. Organizzato un corpo di duecento volontari,tutti giovani meridionali di buona famiglia, e noleggiato un piroscafo, partì per Genova donde poi si diresse verso Milano dove,alla testa di quella colonna militare e impugnando una bandiera tricolore,entrò il 6 aprile del 1848.
Proprio da Genova, prima di marciare verso Milano, Peppino Baldanza scrisse ai suoi genitori la seguente nobile e affettuosa lettera consegnatami molto tempo fa dal caro,compianto amico preside,prof.Antonio Sposaro: Ai signori Giosofatto Baldanza e Vittoria Ruffo-Tropea. Veneratissimi Genitori, perdono, vi supplico,e voglio sperare che me lo accordiate;nella mia intrapresa non bramo altro che la benedizione, la quale deve seguirmi in tutti i miei passi. Giovane qual sono ò accettato lo invito al quale concorsero i più generosi difensori della nostra Italia quasi già redenta. In compagnia di 2oo della mia età, e tutti, posso dirli agiatissimi e di cospicue famiglie, sotto la guida della più eccelsa donna, principessa di Belgioioso, che per l’Italia sacrifica se stessa,una ai suoi averi, che ci tratta quasi figli siamo giunti ieri in Genova. Qual ciglio potea rimanere asciutto all’accoglienza fattaci dai Genovesi? Ci abbracciavano come fratelli usciti dalla tomba,faceano a gara di avere uno di noi nelle loro case. Furono tante ieri sera le grida di gioia per le strade di Genova, che quasi tutta la città stamani è rauca. Oh miei genitori perdono, giacché santa è la causa che ci spinse a questo passo sublime; e potete andare superbi, se lascio la mia vita, di avere avuto un figlio che seppe combattere per la Patria. Vi scongiuro dunque a rallegrarvi, ed accompagnarmi colle vostre benedizioni. Domani prenderemo la volta di Milano per raggiungere i nostri fratelli Romani, Piemontesi, Genovesi già mossi per la Lombardia. La nostra risoluzione è già presa e siamo 200 stretti con giuramento di non separarci che solo la morte. Ma se il Cielo esaudisce i nostri voti, qual giubilo non deve regnare nei nostri petti nell’abbracciarci colmi di gloria e di onori? E tanto speriamo mentre il tedesco fugge nell’apparir dell’arme italiane, le quali àn già occupato Mantova e Pavia. Gagliardissimo e quasi a nuova vita rinato mi sento dietro la mia determinazione, rallegratevene, vi prego Giunti a Milano vi scriverò altra mia lettera. Abbracciate per me i fratelli e le sorelle, mentre dal mio Pasqualino, esultante di gioia, e colle lacrime di giubilo e tenerezza ò diviso gli ultimi amplessi nella mia partenza ,ed io con le vostre benedizioni proseguirò innanzi,addio. Da Genova 1 aprile 1848. Vostro figlio Peppino Baldanza.
Questi fatti sfuggono alla memoria dei nordici leghisti che ricordano invece, e ce lo rinfacciano,il cosiddetto assistenzialismo praticato nei confronti del Sud dai governi della prima Repubblica durante gli anni della “spesa facile”; un assistenzialismo che,non mirato ad un processo industriale, aveva un carattere di umiliante elemosina fatta con le briciole di quei grandi stanziamenti devoluti a favore di quell’industria settentrionale, al cui sviluppo diede un rilevante contributo anche la manodopera degli emigrati meridionali. E fermiamoci qui. Per carità di patria!
Ex Sindaco di Zungri
Dr. Tino Mazzitelli