Dal libro "Tropea, perla del Tirreno e capitale delle vacanze"
di Bruno Cimino e Salvatore Libertino
LIsola
Bella è tra le meraviglie di Tropea, quella che regala il maggior fascino agli occhi dei
villeggianti. La città ha adottato questa "ninfa sacra" quale suo stemma
moderno per farsi riconoscere in tutto il mondo. In effetti, la sua suggestiva immagine è presente sui libri di geografia, di turismo,
di cronaca regionale e tra quelli che raccontano le bellezze nazionali.
Aggirando lo scoglio S: Leonardo, prima di giungere alla spiaggia omonima, si intravede
dietro il villaggio Le Roccette una galleria che sbuca in una piccola baia denominata
"u cannuni".
Sulla sinistra, in prossimità dellincrocio, unirta scala (detta dei
carabinieri) conduce verso il centro storico; si tratta di una scorciatoia che si inerpica
per circa 60 metri con circa 300 gradini scavati nella rupe: limmenso masso, una
volta battuto dalle onde, ma oggi ben distante dal mare, costeggia il percorso di tutta la
viabilità del lungomare per laccesso alle spiagge.
Limponenza della rupe è uno spettacolo suggestivo reso ancora più interessante per
gli edifici disposti a picco.
Il primo tratto di spiaggia che si incontra è il lido San Leonardo; da qui la
veduta dellIsola Bella, alle cui falde, a levante, un fazzoletto di arenile
denominato "mare Picciolo" è frequentato da chi ama i tuffi spericolati grazie
alle pedane (trampolini) naturali dello scoglio situate in prossimità di una profonda
grotta che si apre sul mare aperto.
La chiesa dellIsola Bella, adagiata come una ninfa sul maestoso scoglio di arenaria
che in parte si erge dal mare, con resti di pietre tombali depoca gotica bizantina,
già santuario benedettino ed oggi dedicata a S. Maria, è lorgoglio della città.
Una volta completamente circondata dal mare, lisola era utilizzata da eremiti e
navigatori, che sorpresi dalle tempeste vi sostavano trovando rifugio presso leremo.
In quellepoca per i contatti con la città veniva usata una robusta corda di cui
unestremità era fissata allo scoglio e laltra era agganciata alla terra
ferma, ma ciò solo per trasportare vettovaglie ed indumenti o altri generi poco
ingombranti; le imbarcazioni venivano usate raramente per il trasporto di persone ed in
seguito venne costruito un ponte, una sorta di rampa resa possibile dal continuo
insabbiamento verso la terraferma.
Oggi, grazie
ad una scalinata ricavata nei punti meno scoscesi, si giunge nellampio e verde
piazzale del santuario cinto a semicerchio da due muretti; da qui il panorama del mare,
delle spiagge, degli edifici a picco sulla roccia e dellorizzonte che dalla punta di
Zambrone termina il suo periplo raggiungendo il "Passo del Cavaliere", sono tra
le caratteristiche più belle e indimenticabili di questa città.
La storia
Le prime notizie sul santuario ci riportano allanno 370 quando S. Basilio istituì
in Calabria 400 celle: quella di Tropea ebbe il nome di S. Menna. Nel 1077 un documento
(il più antico che ufficialmente ne cita il nome) di Papa Urbano II assegna la
cella alla badia di Montecassino. La donazione è comunque attribuita alla
duchessa Sichelgaita, unitamente alla chiesa di S. Maria de Latinis, costruita
da un certo Bernardo nei pressi della porta Vaticano, dove attualmente si trova il
Calvario.
Dellantica struttura poco rimane dopo i vari lavori eseguiti per renderla più
agibile e funzionale, ma soprattutto per gli interventi di restauro resi necessari dopo i
danni causati dai terremoti del 1783, 1905 e 1908. Altri documenti, rispettivamente dei
Papi Alessandro III, Innocenzo III, ed Onorio III riportano il santuario con il nome di S.
Maria dei Latinis, ma per molti era conosciuta con il nome di S. Maria al Presepe per
limmagine rappresentante la Sacra Famiglia che ancora si trova sullaltare
maggiore.
Lingresso della chiesa è un portico a tre navate, sul soffitto alcuni dipinti la
raffigurano lesa dai citati terremoti; la costruzione, su due piani, ha sul retro un
piccolo giardino ricco di piante mediterranee con stupenda vista sul mare.
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