dal nostro corrispondente
Dopo il suo intervento al CCCB di Barcellona “Mediterraneo, mare dei popoli” lo scrittore ci ha concesso una intervista
Il CCCB (Centro di Cultura Contemporanea di Barcellona) ha organizzato nei mesi scorsi una serie di conferenze-dibattito dal titolo “Ciutat Oberta”.
La città nuova emerge sempre da quella vecchia, offrendoci uno spaccato di realtà a volte migliore di quello precedente, ma che incorpora anche nuove logiche di esclusione sociale. Di spaccati e di visioni ce se sono tante e a dire la propria ci hanno pensato scrittori e professori. Il 10 Marzo scorso è stato invitato lo scrittore italiano Erri De Luca. Il suo intervento “Mediterraneo, mare dei popoli” è stato un viaggio stimolante da Ulisse all’emigrazione italiana in America, dal regno di Napoli ai nuovi migranti che arrivano nelle nostre coste. Ascoltare Erri De Luca è come vedere la lana “sgomitolarsi” e, un attimo dopo, vederla gomitolo. La sua visione del mondo dovrebbe essere promossa in tutte le piazze del sud.
Condivido il suo essere “numeroso” ed anche il “catasto ancestrale” come lei definisce il nostro gruppo sanguigno trasmesso da una serie di popoli che venendo dal mare hanno conquistato il sud per poi incrociarsi tra di loro. Ha detto che si farebbe fare un analisi del sangue non per sapere quanto colesterolo abbia ma per scoprire quanto di fenicio ci sia. Il dialetto ne è testimone anche se sta scomparendo dalle nostre tavole. È una forma per cancellare le ferite del passato?
Strana idea: cancellare le ferite del passato. I dolori invecchiano, insieme agli amori, ai rancori. Il passato si cura da sé. Il dialetto , nel mio caso madrelingua, è per me un callo in bocca, come quelli del lavoro manuale. Il dialetto fa stringere meglio l’utensile parola.
Qualche secolo fa , nella Catalogna esistevano “els cercadors de paraules” cioè i cercatori di parole che si dedicavano a raccogliere e recuperare parole per infine farne un vocabolario. Crede che questo potrebbe accadere in Italia?
Negli anni sessanta c’erano ricercatori di canti popolari, uno per tutti Roberto De Simone , quello della Gatta Cenerentola. Un dialetto si conserva coi canti non con i vocabolari, che sono cataloghi di termini spesso scaduti.
Il sud Italia spera in un suo riscatto ma spesso in ritardo adotta schemi e referenze ormai in disuso da altri perchè fallimentari. Bisogna inorgoglirci dei nostri colonizzatori del passato o pensarci arabi e basta?
Arabi? Da napoletano mi posso dire greco di fondazione, spagnolo per più lunga consuetudine, francese per qualche loro residenza ripetuta nel tempo. Di tutti gli occupanti del passato i più scadenti sono stati i Savoia. Tutti gli altri occupanti ci hanno lasciato qualcosa, loro hanno piuttosto tolto.
Oggi l’individuo pone l’ accento sui suoi diritti come cittadino , tralasciando in ogni caso quelli dell’ essere persona. Nella società si accentua sempre piu il diritto di uguaglianza. Non sarebbe piú sano coltivare una cultura della differenza?
Macchè uguaglianza: oggi chi ha censo accede ai diritti e chi no resta fuori. Oggi i diritti , salute, giustizia,istruzione, sono scaduti a servizi erogati da un’azienda che deve fare profitto. Le differenze di censo e di ceto sono ritornate con prepotenza e con più rigidità a sollevare muri, a separare.
Napoli è una città magica, Maradona secondo lei è stato
l’ultimo re dei napoletani. Chi è oggi il re di Napoli e chi il re dei napoletani?
Maradona è stato il re della domenica. Per il resto della settimana a Napoli non serve nessun re. Napoli è la città più anarchica d’ Italia.
La sua generazione , credo sia stata piú attiva della nostra ,si è mossa , ha creduto in un ideale.Trova un parallelismo con gli “indignados”. Pensa si possa fare oggi una rivoluzione comodamente da casa propria?
L’indignazione è uno scatto civile, punto e basta. Sull’indignazione non si costruisce una comunità. Le rivoluzioni vanno fatte comunque a casa propria, ma non comodamente, perché sono state nel 1900 una maledetta necessità, non uno scatto di nervi, un’intemperanza giovanile.
Montale: “ascoltami,i poeti laureati si muovono soltanto fra le piante dai nomi poco usati : bossi ligustri o acanti”. Il poeta De Luca che rapporto ha con la poesia ?È la propria visione sul mondo o spera un giorno di ritirarsi tra bossi ligustri e acanti?
Abito in campagna, ho un terreno, ci ho piantato alberi, pioppi, mandorli, mimose. Amo i poeti del 1900, quelli che hanno pagato con la loro vita i versi che hanno scritto. Tra loro ci sono pochi italiani.
Dio, nell’ antico testamento , ordina omicidi, organizza guerre, spinge continuamente verso l’incesto . Promette terre e fonda nazioni in cambio del delitto . La bibbia oltre a essere un buon manuale di sociologia pensa sia anche un buon vademecum ?
Quella scrittura sacra è la nostra civiltà religiosa. Sono non credente,non posso rivolgermi a una divinità, ma non posso fare finta che sia un libro come gli altri. Noi proveniamo da quelle pagine che a lei suonano come un catasto di crimini.
Tutti siamo Rafaniello?
Nessuno è Rafaniello , i ciabattini sono estinti.