Il retroscena sulle comunali 2018: «Sono stata contattata da alcune persone… Poi ho lasciato»
Sulla politica provinciale: «L’essere folgorati sulla via di Damasco come San Paolo mi può stare anche bene. Ma quando questi San Paolo diventano centinaia, incomincio a pensare che c’è qualcosa che non va»
Sedici anni fa. Tanti, ma la passione per la politica è sempre quella di un tempo. Bisogna ricordare le date, gli anni, quando si parla di storia. E lei è una donna che è entrata a pieno titolo nella storia di Tropea, perché gli anni che vanno dal il 1993 al 2005 l’hanno vista protagonista in un momento importante per le sorti della città. Basta ricordare che è stata per ben due mandati l’ombra del prof. Gaetano Vallone, il vicesindaco, l’assessore, la sua più stretta collaboratrice. Poi, nel 2002 è stata eletta sindaco della Perla del Tirreno con la lista “Uniti per Tropea”, che aveva ottenuto 2.252 voti. «Abbiamo stravinto» ricorda con una punta d’emozione. La seconda sindachessa della città di Tropea, dopo l’esperienza politica di Lidia Toraldo Serra: un pezzo della storia, certo non solo politica della città, la dottoressa Mimma Cortese. Abbiamo voluto ricordare il passato, parlare del presente e guardare al futuro di Tropea. Lo abbiamo fatto con lei. Scusate se è poco. Pensiamo come R. A. Heinlein che “Una generazione che ignora la storia non ha passato… né futuro”.
La storia è importante per il nostro presente e per il nostro futuro. Mimma Cortese ha una storia politica di una certa importanza e noi siamo davvero orgogliosi che lei ha accettato di regalarci anche solo una parte del suo modo di vedere la politica, un punto di vista, la sua personale opinione, qualche considerazione, un silenzio, anzi alcuni silenzi, che a parer nostro sono stati di gran lunga più significativi di tante parole. Sì, sono sensazioni nostre: nient’altro. Oppure, sono emozioni che anche qualcun altro, leggendo questa intervista, può condividere, può rivivere, può fare sue, perché dopo anni tante cose possono riemergere dal profondo del cuore. Iniziamo.
Le elezioni del 2002 sono state un trionfo. 2.252 voti con “Uniti per Tropea”.
«Sì, abbiamo stravinto. 5 liste ma non c’è stata storia, per la terza volta consecutiva si è affermata la nostra lista. E poi…2.252 voti!»
Infatti. Alle ultime comunali molta gente non ha votato. Cosa ne pensa?
«Quella gente che non ha ritenuto opportuno andare a votare e quella gente che ha votato scheda nulla rappresenta, a mio modo di pensare, un segnale importante. È quella gente che va recuperata. Perché questi cittadini non si ritrovano più in questo panorama politico. Io mi occupo di associazionismo, io sono cofondatrice insieme all’Onorevole Angela Napoli di un’associazione che si chiama “Risveglio ideale” e faccio parte dell’associazione “Unitrè”, promuovo azioni che riguardano la tenuta culturale e sociale per far riflettere la gente su problemi importanti. Il recupero di una città lo si fa sia con le opere strutturali ma anche col recupero del senso di appartenenza e con il ripristino del concetto di responsabilità e di legalità. Deve finire il Far West che c’è stato in questi anni: esistono delle regole che vanno seguite e rispettate. Nell’ultima competizione elettorale, per la prima volta nella mia vita non sono andata a votare perché non ho riscontrato in nessuno dei candidati e in alcune parti dei loro programmi la volontà di cambiare, che non è il solito riempirsi la bocca del cambiamento, ma andare a fare una disamina del periodo e delle azioni che ci hanno portato a questo punto per quanto riguarda la nostra città ».
Cosa ha significato per lei essere il sindaco di Tropea?
«Rappresentare con orgoglio la mia città a livello nazionale e internazionale. Sono felice di non aver fatto cadere la città in dissesto, perché noi l’avevamo trovata in dissesto economico e i cittadini e noi abbiamo fatto dei sacrifici per uscirne fuori.
Io sono dichiaratamente di Destra, ma non mi riconosco certo nella Destra di oggi. Ho le mie idee e non le cambio, le posso modificare ma sono sempre provenienti da una radice ben definita. Appartengo ad una scuola di pensiero che ha tre punti fermi: la responsabilità, la legalità e il senso civico. Oggi non ci sono, non sono rappresentati bene né a livello locale né a livello provinciale e regionale. Non c’è senso civico perché l’abbiamo perso strada facendo; non c’è più il senso della legalità vista come civismo e responsabilità perché ci hanno insegnato in questi anni il concetto di impunità. Tutto questo si ripercuote a livello generale. Io nell’ultima competizione elettorale e in quelle precedenti non ho preso parte attiva presentandomi al giudizio dei cittadini seppur con rammarico, perché non ho trovato niente che mi spingesse a fare questo».
Anche il neo sindaco di Tropea è di Destra, è di Forza Italia. Si aspettava la vittoria della lista “Forza Tropea” guidata dall’avvocato Giovanni Macrì? Da quello che il sindaco Macrì dice, pare abbia le idee molto chiare, anche se ancora è troppo presto per dare un giudizio sul suo operato. A suo avviso, il sindaco Macrì può essere l’uomo della svolta?
«Non è la mia Destra. Ma lui è il sindaco della città. Lui è il primo cittadino e ha il diritto di portare avanti quello che ha dichiarato essere il suo progetto. Non appartengo al suo modo di concepire la Destra, non sono mai stata di FI. Spero che nell’ambito di questi suoi progetti ce ne sia qualcuno che possa richiamare la vecchia progettualità, magari adattandola alle esigenze di oggi. È cambiata anche la struttura economica di Tropea: ci sono oltre 300 B&B. Tutto ciò che porta lavoro va bene. Certo è che tutto deve essere controllato. Auguri al neo sindaco. Spero possa portare avanti quelle che sono le idee sul progetto politico che lui ha in mente».
Cosa pensa della politica tropeana e provinciale? E della elezione del nuovo presidente della Provincia Salvatore Solano (Centrodestra) con i voti del PD?
«Non mi ritrovo in questo modo di fare politica. L’essere folgorati sulla via di Damasco come San Paolo mi può stare anche bene. Ma quando questi San Paolo diventano centinaia, incomincio a pensare che c’è qualcosa che non va. Niente da dire sul sindaco che è stato scelto per fare il presidente della provincia, tra l’altro io sono favorevole alla cancellazione delle province e ho votato “sì” al Referendum. Le province non servono a niente, hanno semplicemente complicato le cose e hanno ulteriormente creato burocrazia, perché la burocrazia è il male maggiore della politica. Che ci siano state queste convergenze non le stiamo scoprendo ora, perché evidentemente c’è nella mente dei politici nostri un pensiero che oggi si definisce col termine “riposizionamento” mentre una volta si chiamava “inciucio”. Ci saranno dei pensieri di riposizionamento nei vari partiti e staremo a vedere cosa succede. Non so quali poteri possa avere il presidente della provincia di Vibo Valentia in questo sfascio totale sia economico che strutturale. Non so che cosa possa dare di meglio rispetto agli altri. Spero con tutto il cuore che possa mettere mano alle poche competenze che gli sono rimaste e spero possa ottenere i finanziamenti per il territorio».
Veniamo alla politica tropeana. Se fosse andato in porto l’accordo tra le liste “Rinascita per Tropea” e “L’altra Tropea” di Romano e L’Andolina a conti fatti avrebbero battuto Macrì. Ma secondo il dottore L’Andolina in politica «non sempre due più due fa quattro, tante volte fa tre». Cosa pensa di questo mancato accordo?
«L’Andolina è un mio collega stimatissimo, gli voglio molto bene e siamo legati da grande amicizia. Lo stimo molto sia dal punto di vista umano sia da quello professionale. Stessa cosa dicasi per Peppino Romano, uomo degno di rispetto. Non mi interessa nulla degli inciuci altrui. Questo Paese doveva ripartire da un presupposto molto importante: era il momento in cui quelli che avevano in mente di dare qualcosa al Paese, a prescindere dalla sindacatura, si dovevano mettere intorno ad un tavolo e discutere della situazione. Qui hanno sbagliato tutti a prescindere dai nomi. Si veniva dallo scioglimento per infiltrazioni mafiose del comune di Tropea e si era arrivati al punto in cui si poteva ritornare ad una competizione elettorale. A mio onesto parere le persone di buona volontà dovevano mettersi intorno ad un tavolo a prescindere dai pennacchi e mettere la faccia oltre che le idee».
E chi poteva essere la figura che avrebbe potuto unire intorno a sé questo gruppo di persone di buona volontà?
«Quando tu devi andare a prendere le redini del comune sciolto per infiltrazioni mafiose, un comune importante come quello di Tropea, devi capire che andrai ad affrontare tali e tante di quelle situazioni particolari, allora devi avere un pensiero unico ma non unico nel senso dittatoriale, unico: il bene della città. Davanti al bene della città tutti devono fare un passo indietro, anche per andare a cercare un’altra persona».
Chi doveva essere questa persona?
«Una persona che deve avere una caratteristica: deve essere una persona onesta e una persona che ha onestà intellettuale. Una persona che deve pensare solo ed esclusivamente al bene della città, una persona che deve fare da portavoce alle esigenze che vengono fuori dal dialogo e dalle necessità della gente. Se questo non è, se questo non è stato, ci ritroviamo in questa situazione».
Il neo consigliere di minoranza L’Andolina ha detto che il sindaco Macrì è stato votato da alcuni componenti della compagine dell’ex sindaco Rodolico, Macrì ha risposto: “Io sono orgoglioso e fiero di aver avuto tra i miei sostenitori esponenti della passata compagine amministrativa di Maggioranza, che mi hanno riconosciuto– e forse questo dà fastidio a L’Andolina – il merito per prima cosa di aver difeso la città”. Ci dica la sua opinione in merito.
«E L’Andolina chi aveva nella lista? Lei mi provoca… Torniamo al discorso originario. Quando io dico che bisogna mettersi a parlare tutti insieme, quelli di buona volontà, quelli che vogliono metterci la faccia, e trovare una via d’uscita per fare qualcosa di positivo per la città, proprio io avevo avuto alcuni incontri con persone di buona volontà…»
Cioè, era stata proposta la sua candidatura alle comunali del 21 ottobre scorso?
«Si sapeva in giro che avevo una mezza idea di presentarmi. Sono stata contattata da alcune persone… Poi ho lasciato, ho abbandonato il progetto lasciando agli altri libertà assoluta. Perché il passato non si rinnega, dal passato si traggono delle lezioni per gli errori commessi. Ma esiste anche quel passato che è positivo e quello lo devi tenere sempre presente. E poi c’è il concetto di verità: per me la verità è dire le cose come stanno e come le senti. E prima di dirle, se sono particolari vanno documentate. E allora, la verità è dire, politicamente parlando, la situazione com’è, a che cosa andiamo incontro, quali conseguenze dobbiamo trarre e possiamo subire da ciò che è successo, e dirlo soprattutto alla gente. Credo che la gente abbia il diritto e il dovere di ascoltare dalle cose quotidiane (esempio il problema delle buche, dell’acqua) alle cose più complesse. Questo perché la gente non può dirti dopo “Io non sapevo”. Quindi, se questo concetto di verità e di passato non coincide, ognuno trae le conseguenze del caso. E quando a questo si aggiunge l’imbruttimento e l’imbarbarimento del tessuto sociale ed economico di questo Paese, mi sono resa conto che ho fatto bene a parlare con gente perbene – perché era un requisito importante – ma ho fatto anche bene a pensare che era meglio starsene a casa».
Potrebbe ricandidarsi in futuro e ritornare a fare politica attiva?
«Perché no? Sempre, però, se si incomincia ad intravedere una chiarezza di posizioni».
Ma ha pensato di “starsene a casa” perché ha capito che non avrebbe vinto le elezioni, oppure ha deciso di “starsene a casa” perché, come ha detto prima, a Tropea sono cambiate alcune dinamiche politiche?
«La seconda. Io non avevo alcun problema a candidarmi ed ad ottenere un buon risultato…»
Allora perché qualcuno, tipo Romano, L’Andolina o altri non hanno proposto la sua candidatura? O meglio, perché non si sono fidati di una persona con esperienza?
«Ecco, appunto, ho già risposto a questa domanda. Le spiego perché non credo nella politica attuale, fatta da correnti, da movimenti, fatta da cose che sono liquide. È il tempo, magari. Io non mi ci ritrovo in questo tipo di politica, perché davanti al buonsenso, davanti alla voglia di fare qualcosa di positivo per la gente, non si ottengono assolutamente delle aggregazioni ma si guarda tanto per cambiare a ciò che succede a Roma, quando a Roma della Calabria e di Tropea non gliene può fregare di meno. Una cosa ho imparato nei miei tredici anni di attività politica, e cioè che sei tu in prima persona con la gente che ti sta dietro e con quello che rappresenti che puoi essere protagonista. Lo devi fare e volere tu, non devi aspettare che ti arrivi l’imprimatur da Roma».
Il sindaco Macrì – riassumo brevemente – dice che “Forza Tropea” fa parte di un progetto politico sulla linea che è stata indicata dal Senatore Mangialavori. Quindi per il sindaco di Tropea è importante il partito a tutti i livelli. Per lei, invece, bisogna staccarsi dai partiti per risolvere i problemi “locali”. È così?
«Sì, il tuo pensiero politico non te lo toglierà mai nessuno. Di fronte a questo conformismo che è negativo tu ti devi distinguere per quello che puoi dare tu alla tua gente e al tuo territorio. Se ci sono degli esponenti politici (ministri, deputati e senatori) che si mettono a disposizione del territorio, tanto di cappello. È positivo. Ma chi sta nel territorio è colui che vive la quotidianità».
Quindi a prescindere dal partito…
«A prescindere! Sono loro, deputati, senatori che si devono mettere a disposizione, perché loro sono l’espressione istituzionale del territorio. Noi paghiamo le discese “dall’alto dei cieli” degli esponenti politici nazionali. Noi paghiamo questo: l’assenza dell’esponente istituzionale del territorio».
CONTINUA…
L’intervista all’ex sindaco di Tropea Domenica Cortese (II parte)