Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
L’importanza dell’elemosina.
– Una delle pratiche spirituali della Quaresima raccomandate dalla Chiesa è l’elemosina.
– Papa Francesco nella catechesi generale di alcuni anni fa (2016) diceva: “Può sembrare una cosa semplice fare l’elemosina, ma dobbiamo fare attenzione a non svuotare questo gesto del grande contenuto che possiede. Infatti, il termine ‘elemosina’, deriva dal greco e significa proprio ‘misericordia’.
– L’elemosina, quindi, dovrebbe portare con sé tutta la ricchezza della misericordia. E come la misericordia ha mille strade, mille modalità, così l’elemosina si esprime in tanti modi, per alleviare il disagio di quanti sono nel bisogno”.
– L’elemosina non è semplicemente la monetina che si dà al mendicante, ma anche anche la forma di carità che soccorrei bambini poveri e abbandonati, gli anziani bisognosi e tutti coloro che si trovano in condizioni di necessità, come sta avvenendo nella guerra in corso tra Russia e Ucraina.
– L’importanza dell’elemosina sta soprattutto in questo: fa bene non solo a chi la riceve, ma anche a chi la fa, se la fa con vera misericordia. La buona elemosina è un mezzo di santificazione, perché ci aiuta a vincere uno dei peggiori peccati capitali, l’avarizia, che provoca tanto male nel mondo. – Ecco, di seguito, alcune risorse per orientarsi spiritualmente.
La Sacra Scrittura parla molto dell’elemosina:
♦ “Chi ha pietà del povero presta al Signore, che gli contraccambierà l’opera buona” (Proverbi 19,17).
♦ “La tua elemosina sia proporzionata ai beni che possiedi: se hai molto, da’ molto; se poco, non esitare a dare secondo quel poco” (Tobia 6,8).
♦ “ Da’ in elemosina quanto ti sopravanza e il tuo occhio non guardi con malevolenza, quando fai l’elemosina” (Tobia 4, 16).
♦ “Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia” (2 Corinzi 9, 7).
♦ “Quando dunque fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. In verità vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Quando invece tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra,perché la tua elemosina resti segreta; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà”. (Matteo 6, 2-4).
Testimonianze
San Leone Magno (400-461) valorizzava molto l’elemosina:
♦ “La mano del povero è la banca di Dio. Deposita in cielo il suo tesoro chi nutre Cristo nel povero. Spegne qualsiasi colpa contratta in questa dimora terrena, visto che ‘la carità copre una moltitudine di peccati’ (1 Pietro 4,8).
♦ Senza dubbio, beneficiamo la nostra anima ogni volta che soccorriamo per misericordia l’indigenza altrui. Compatiscono i poveri quelli che vogliono essere risparmiati da Cristo. Non dubitiamo che quello che si offre all’indigente venga dato a Dio.
♦ Nulla è più profittevole che unire digiuni ragionevoli e santi alle opere caritative”.
Sant’Agostino ha detto:
♦ “Se fai l’elemosina con tristezza, perdi sia l’elemosina che l’amore. Quello che fai al mendicante, Dio lo farà a te. Le nostre elemosine sostengono le anime del Purgatorio.
San Giovanni Crisostomo, dottore della Chiesa (†406), ha affermato:
♦ “Oh! Se sapessimo il bene che fanno ai nostri defunti l’elemosina che diamo al mendicante e la preghiera che gli chiediamo!”
L’esempio di Nonno Dobri.
♦ “Nonno Dobri”, come era chiamato in Bulgaria, ha vissuto sempre di elemosina ed è morto all’età di 103 anni, nel monastero di San Giorgio a Kremikovtsi
♦ Egli ha dedicato l’ultima parte della sua vita a raccogliere elemosine per il restauro di chiese e monasteri in tutto il paese.
♦ Precedentemente aveva elemosinato per aiutare gli orfanatrofi. Quando morì fu un lutto generale: un povero che ha voluto vivere di elemosine ed ha fatto tanto bene con le elemosine raccolte.
Una piccola storia di ammonimento per tutti.
♦ Un giorno di molto tempo fa, in Inghilterra, una donnetta infagottata in un vestito lacero percorreva le stradine di un villaggio, bussando alle porte delle case e chiedendo l’elemosina.
Molti le rivolgevano parole offensive, altri le incitavano contro il cane per farla scappare. Qualcuno le versò in grembo tozzi di pane ammuffito e patate marce.
♥ Solo due vecchietti fecero entrare in casa la povera donna.
«Siediti un po’ e scaldati», disse il vecchietto, mentre la moglie preparava una scodella di latte caldo e una grossa fetta di pane.
♥ Mentre la donna mangiava, i due vecchietti le regalarono qualche parola e un po’ di conforto.
♦ Il giorno dopo, in quel villaggio, si verificò un evento straordinario.
Un messo reale portò in tutte le case un cartoncino che invitava tutte le famiglie al castello del re.
L’invito provocò un gran trambusto nel villaggio, e nel pomeriggio tutte le famiglie, agghindate con gli abiti della festa, arrivarono al castello.
Furono introdotti in una imponente sala da pranzo e ad ognuno fu assegnato un posto.
♦ Quando tutti furono seduti, i camerieri cominciarono a servire le portate.
♥ Immediatamente si alzarono dei borbottii di disappunto e di collera. I solerti camerieri infatti rovesciavano nei piatti bucce di patata, pietre, tozzi di pane ammuffito.
♥ Solo nei piatti dei due vecchietti, seduti in un angolino, venivano deposti con garbo cibi raffinati e pietanze squisite.
♥ Improvvisamente entrò nella sala la donnetta dai vestiti stracciati. Tutti ammutolirono.
«Oggi – disse la donna – avete trovato esattamente ciò che mi avete offerto ieri».
Si tolse gli abiti malandati. Sotto indossava un vestito dorato. Era la Regina.
(fonte: Bruno Ferrero, Cerchi nell’acqua).