Il romanzo, pubblicato nel 1947, considerato dal Times “un capolavoro”
Una storia triste, cruda, emozionante; un racconto asciutto, semplice, a tratti dolce e ironico; un romanzo che è un processo, quasi certamente il processo più affascinante nella storia del giallo
«Uno psicologo saprebbe spiegare gli errori di Groome; un uomo di mondo saprebbe giustificarli. Io, dal canto mio, non ho bisogno di fare né una cosa né l’altra. Non sono cose che mi riguardano né – concedetemi rispettosamente di aggiungere – che riguardano voi. Il fatto che un uomo guidi dalla parte sbagliata della strada non significa necessariamente che sia più incline a falsificare un assegno o a rapinare una banca. Allo stesso modo, il fatto che intrattenga una relazione extraconiugale non implica che sia particolarmente portato per l’omicidio. […] Se la condotta morale di Groome fosse irreprensibile, ciò basterebbe forse a garantirgli l’assoluzione?» Sono le parole dell’avvocato difensore Clive Bedford, a margine dell’arringa finale nel processo dove il suo assistito, Arthur Groome, è l’unico imputato nell’omicidio della prostituta Kate Haggerty. Groome è sposato e ha due figli, ma si è innamorato di Kate e vorrebbe farle “cambiare vita”. È ossessionato da lei, vuole aiutarla, vuole salvarla. La donna viene assassinata e brutalmente mutilata, e Groome è accusato dell’omicidio: le prove a suo carico sono schiaccianti.
Una storia triste, cruda, emozionante; un racconto asciutto, semplice, a tratti dolce e ironico; un romanzo che è un processo, quasi certamente il processo più affascinante nella storia del giallo. Non una pagina in più, non una riga in più, non una parola in più, perché l’opera perderebbe tutto il suo fascino. Signori della corte… (A case to answer, titolo dell’edizione inglese; One more unfortunate, titolo dell’edizione americana) è una pietra miliare del legal-thriller; e l’autore, Lustgarten, il “nonno” di John Grisham. Un romanzo che si legge tutto d’un fiato. Superbo. Memorabile. Il finale è un autentico capolavoro.