L’opera, pubblicata nel 1928, è tra le più popolari dello scrittore di Providence
È impossibile descrivere cosa sia questo colore, questo raggio luminoso. Eppure il lettore sarà catturato come sempre dalla forza straripante del suo racconto, da questo “orrore” venuto dallo spazio
«Era soltanto un colore venuto dallo spazio, messaggero spaventoso degli informi reami dell’infinito, al di là della natura che noi conosciamo; luoghi la cui semplice esistenza ci colpisce e ci paralizza con la visione dei neri golfi al di là del cosmo che si apre, improvvisa, di fronte ai nostri occhi terrorizzati». Pur non appartenendo al Ciclo di Cthulhu, questo racconto è uno dei più popolari dello scrittore di Providence e uno dei meglio riusciti. La voce narrante è quella di un tecnico che deve fare dei sopralluoghi in una vallata del New England detta la “valle folgorata”, per via della messa in servizio di una diga, dove tra gli abitanti della zona circolano strane storie. Il narratore incontra Ammi Pierce, per saperne di più sulla tragica fine di una famiglia della zona sterminata in circostanze davvero strane. Tutto ebbe inizio con la caduta di un meteorite, finito nel terreno vicino al pozzo della fattoria di Nahum Gardner, una casa circondata da fertili frutteti, situata accanto alla terra folgorata. La notizia ebbe una certa eco e dopo poco arrivarono tre professori dall’università per esaminare il meteorite ancora caldo, e gli abitanti della fattoria dissero agli scienziati che di notte emetteva una debole luminescenza, e dissero anche che la pietra sembrava essersi rimpicciolita dal giorno della caduta. Come notarono gli scienziati, il materiale meteoritico era destinato a scomparire, e in capo a pochi giorni non ne restò più neanche un pezzetto. Il caso venne archiviato dai ricercatori e al successivo raccolto le pere e le mele arrivarono a dimensioni eccezionali e non erano commestibili. Allora gli scienziati, tornati sul posto, si convinsero che il problema era stato causato da alcuni minerali presenti nel meteorite che si erano sciolti e avevano inquinato il terreno. La famiglia Gardner era in pericolo e gli abitanti della zona la evitavano, tranne Ammi, che non li abbandonò. E proprio Ammi accompagnerà la polizia e il medico a capire chi ha ucciso i Gardner: un’essenza malefica, giunta sulla terra con il meteorite, che sembrava prosciugare la vita e il senno degli esseri viventi, e tingere tutto con quel colore assurdo, indescrivibile. Questo essere, si scoprirà, ha sede nel pozzo della casa, e nell’inquietante finale ritornerà nello spazio, non prima di aver portato a termine il suo maligno disegno: dopo aver ucciso gli animali, trasformato frutta e ortaggi, sterminato la famiglia Gardner e bruciato la casa, non abbandonerà per sempre quel posto. No. Ammi capisce, vede che quel mostro indescrivibile, quel colore che distrugge tutto si nasconde ancora in quel terreno. È ancora lì. Sarà questo che gli farà perdere l’equilibrio mentale, ed era proprio per questa ragione che gli anziani del posto non amavano parlare dell’argomento. In questo racconto il tragico ha un’origine impersonale e al limite dell’indescrivibile, ma le conseguenze sono presentate con un’impressionante capacità drammatica. Lovecraft è uno scrittore geniale, un mago che riesce con la sua sintassi ad avvolgerti in un vortice di suggestioni. Qui non descrive, lo dice lo stesso autore che è impossibile descrivere cosa sia questo colore, questo raggio luminoso. Eppure il lettore sarà catturato come sempre dalla forza straripante del suo racconto, da questo “orrore” venuto dallo spazio.