Riceviamo e pubblichiamo
Il messaggio di Pino Rombolà
Al Sindaco
di Drapia
Caro Sindaco,
sento il dovere e la necessità di scriverti per evidenziarti un fatto che, per quanto possa sembrare di poco conto, è molto grave.
Ed infatti io ritengo che rappresenti in modo evidente come spesso sia facile riempirsi la bocca di belle parole (democrazia, legalità, giustizia ecc.), ma quando dalla teoria si passa alla pratica, le belle parole, nella migliore delle ipotesi rimango tali o come molto più spesso accade vengono tradite e calpestate in nome anche di piccoli interessi.
Tu sai perfettamente che il mio modo di pensare ed il mio modo di agire, mi impediscono di mandarle a dire, e mi impongono, di dire “pane al pane e vino al vino”.
Tu sai che faccio parte di quella categoria di persone che pensa che c’è un limite oltre il quale il silenzio diventa complicità.
Questa lettera nasce quindi dalla necessità di non essere complice.
L’anno scorso proprio in questo periodo sono venuto a conoscenza da alcuni cittadini di una iniziativa che la tua amministrazione aveva realizzato, cioè quella di creare due borse di studio a favore dei ragazzi drapiesi che avessero conseguito i migliori risultati al termine della scuola media.
Devo dire la verità gli amici/cittadini che mi hanno riferito di questa iniziativa erano assai critici e dubbiosi sulla reale bontà della stessa.
Loro sostenevano, infatti, che era stata voluta solo per accontentare qualche consigliere di maggioranza ed a riprova di ciò sostenevano che era stata fatta a scrutini già avvenuti e cioè quando ormai si conoscevano esattamente i due giovani studenti più bravi dell’anno 2010.
All’epoca io sostenevo, devo dire anche con un certa forza, che si trattava di una iniziativa che pur bisognosa di qualche aggiustamento, in primis l’istituzionalizzazione della stessa (è palese che non può essere lasciata alla discrezionalità della giunta p.t. o addirittura creata a scrutini avvenuti), era da ritenersi lodevole.
L’anno scorso giustificavo il ritardo con il fatto che si trattava della prima edizione e che pertanto presentava le difficoltà di ogni “primo”.
Ai nostri concittadini che continuavano a malignare sul fatto che almeno uno dei vincitori della borsa di studio sarebbe stato il figlio di un consigliere della tua maggioranza a te assai vicino ed al contempo insegnante presso la unica scuola media del comune, ribattevo che di sicuro, visto il possibile conflitto di interessi, il consigliere si sarebbe astenuto dal partecipare al bando.
Aggiungevo in ogni caso che quel ragazzo non poteva essere pregiudicato dal fatto di essere figlio di consigliere comunale al contempo insegnate presso la scuola media da lui frequentata e che se davvero era il più bravo forse era anche giusto che ottenesse il premio in denaro.
Non ti nascondo che sono stato deriso ed accusato di essere un ingenuo, il quale misura con il proprio metro le vicende del mondo e di non voler vedere ciò che agli occhi di tutti era invece evidente e cioè che la borsa di studio era stata creata “ad personam”.
Tanto e tale fu la mia contrarietà a quei ragionamenti, che ribadisco ritenevo assolutamente infondati, che alla fine con quei concittadini abbiamo fatto una scommessa: e cioè che l’anno successivo (quest’anno) di certo avresti riproposto per tempo la borsa di studio a favore dei giovani studenti meritevoli.
La posta in gioco? Una cena per 5 al ristorante.
Pensa ero cosi sicuro di vincere e riponevo cosi tanta fiducia nel tuo agire che la puntata fu di uno a quattro, nel senso che se avessi vinto io in quattro avrebbero dovuto pagare la mia cena al ristorante, al contrario se avessi perso io da solo avrei dovuto pagare la cena a loro quattro.
Ahimè! quest’anno la borsa di studio, non solo non è stata proposta e deliberata con anticipo, ma non è stata proposta neppure in ritardo.
Gli scrutini sono stati fatti ed i quadri sono stati affissi da oltre una settimana ed è evidente che la borsa di studio non può più essere proposta.
Peccato veramente poiché poteva essere una ottima iniziativa.
Peccato veramente poiché la mia ingenuità mi ha fatto nuovamente perdere, questa volta una cena per quattro.
Peccato veramente poiché l’ingordigia di taluno ti ha fatto rimediare una pessima figura.
Saluti.
Caria di Drapia, lì 09.07.11
Pino Rombolà