Riceviamo e pubblichiamo
Naturale epilogo di un contingente accordo elettorale privo di fondamenta
A questo punto, ritengo doveroso esprimere il punto di vista di “Forza Tropea” sulla vicenda dell’assessore Bretti, affaire sul quale abbiamo ritardato ad esternare la nostra posizione sol perché volevamo avere un quadro completo e, possibilmente, sentire il Sindaco e il diretto interessato nell’annunciata conferenza stampa al vetriolo. Di fronte alla sconcertante latitanza di quest’ultimo e alle dichiarazioni pilatesche del primo, abbiamo valutato, comunque, necessario un nostro intervento onde fugare il campo da fantasiose congetture.
Riteniamo la defenestrazione dell’assessore Bretti il naturale epilogo di un accordo elettorale il cui unico scopo era, per qualcuno, la vittoria ad ogni costo, per qualcun altro, una poltrona dove accomodare il deretano, il tutto a prescindere dal governo della città, quindi, dal bene di Tropea. Un patto elettorale privo di un progetto condiviso e di un programma ove a tenere unita la lista era solo la voglia di vincere ovvero l’odio nei miei confronti e il conseguente desiderio di abbattermi ad ogni costo anche sostenendo il nemico storico da sempre descritto come il male assoluto ed apostrofato con aggettivi irripetibili (per chi non l’avesse capito mi riferisco al noto “regista occulto”).
Ricorderete tutti le vicissitudini che hanno accompagnato la discesa in campo di Bretti. Le riassumo brevemente: nel mese di ottobre/novembre 2013 si propone al sottoscritto come candidato a sindaco e, alla notizia della mia determinazione a correre in tale veste, fa un passo indietro intimandomi, però, con i suoi più stretti amici, di staccare la spina all’amministrazione Vallone entro fine anno. A tale richiesta opponevo un netto rifiuto poiché, a mio avviso, politicamente, umanamente e personalmente errato. Rilevavo, infatti, come, tralasciando gli aspetti familiari, una simile condotta avrebbe legittimamente provocato una guerra vera e propria da evitare. Al contempo, rilevavo come il carattere di Vallone non fosse compatibile con la situazione che si era venuta a determinare in consiglio di talchè nel giro di poco avrebbe – lui e solo lui – fatto saltare il banco così da mandarci al voto in primavera. Di lì a poco le mie previsioni si concretizzavano: Vallone si dimette! Ebbene, a quel punto, Bretti e i suoi mi davano il ben servito chiedendomi di fare un passo indietro poiché “non volevano essere coinvolti in una guerra di famiglia” e temevano quello che Vallone avrebbe potuto dire sul mio conto. Tale (per me inimmaginabile) presa di posizione a fronte del verificarsi dell’evento da loro auspicato e sollecitato, mi lasciava letteralmente basito ragion per cui, da allora, chiudevo ogni forma di dialogo con Bretti e la sua squadra poiché a mio avviso umanamente inaffidabili oltre che moralmente riprovevoli.
Dopo il misero fallimento del velleitario progetto che lo vedeva candidato a Sindaco, Bretti iniziava un serrato pellegrinaggio lungo tutti i tavoli politici: da Vallone, a Romano, a Rodolioco con un lunga serie di inversioni ad “U” e “stop and go”. Le pagine dei giornali dell’epoca, che conservo gelosamente e che possono ancora essere visionate sul sito di “Forza Tropea”, sono estremamente eloquenti di talchè ritengo superfluo dilungarmi ulteriormente sul punto invitando eventuali lettori dalla memoria corta ad andare a rinfrescarsela. Non mi soffermo, di poi, sui retroscena in quanto verrei certamente querelato per diffamazione.
Ebbene, le minacce dell’ex assessore di una conferenza stampa nella quale avrebbe fatto tremare Palazzo Sant’Anna, alimentano il giudizio non propriamente positivo che potevamo avere sul politico Bretti in quanto rappresentano un’implicita confessione di complicità in ventilate losche questioni che non è dato sapere se avrebbe mai denunciato qualora non fosse stato defenestrato. In altri termini, stando a quanto è dato desumere, si sarebbero già consumate in seno all’amministrazione comunale indicibili nefandezze alle quali, evidentemente, Bretti avrebbe partecipato senza battere ciglio. Consigliamo, pertanto, all’assessore di chiarire al più presto e senza tentennamenti il senso delle sue gravissime affermazioni; il suo è un dovere, prima che politico, morale e civile al quale non può sottrarsi!
Tale doverosa e grave considerazione preliminare ha un peso rilevante anche nella valutazione della vicenda che ha portato al ritiro delle deleghe all’assessore. Riteniamo, infatti, che un personaggio delle istituzioni non debba commettere certe – definiamole – leggerezze o ingenuità, specie se gli accadimenti sono destinati a proiettarsi oltre i confini cittadini. Una tale persona, nella migliore delle ipotesi, è inadeguata a ricoprire ruoli apicali nella pubblica amministrazione. Del resto, tralasciando l’attivismo di Bretti o per meglio dire, la sua irrefrenabile fame di protagonismo, di risultati tangibili, a parte l’acquisto del palco posizionato, a mo’ di elemento decorativo, in Piazza Vittorio Vento, non ne vediamo, al contrario registriamo come importati impegni assunti siano stati disattesi, Agenzia delle Entrate docet.
Tali considerazioni, ovviamente, non sono un plauso al contraddittorio e parziale gesto del sindaco (a dire del quale Bretti si sarebbe trovato inconsapevolmente coinvolto in una situazione da evitare) giammai all’azione amministrativa della sua maggioranza che valutiamo come inadeguata e assai mediocre, non propriamente trasparente ed in molti casi inopportuna ed illegittima (diversi atti prodotti negli ultimi tempi lo sono di certo), ragion per cui non possiamo che auspicare, nell’interesse superiore della nostra amata Tropea, la fine anticipata di questa infelice esperienza benedetta da un noto “regista occulto” che, ancora oggi, s’ingerisce negli affari comunali reclamando il pagamento di cambiali elettorali.