Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Le ragioni della speranza
di fronte alla strumentalizzazione dei bambini da parte delle organizzazione terroristiche e criminali.
Infanzia rubata, vita stravolta… Nonostante tutto “ogni bambino che nasce è il segno che Dio non è ancora stanco degli uomini”. E rimangono di monito le parole di Papa Francesco: “Un popolo che non si prende cura dei bambini e degli anziani è un popolo in declino”.
La sfida del terrorismo va ormai oltre ogni cinismo e ferocia. Tutti abbiamo visto il terribile filmato nel quale un bambino kazako spara alla nuca a due presunte spie russe.
I terroristi del cosiddetto Stato Islamico hanno profanato la sua infanzia trasformandolo in boia. Un destino condiviso purtroppo dalle bambine usate in Nigeria da Boko Haram per compiere attentati suicidi.
L’informazione globalizzata propone ormai una tragica realtà che ha superato le pratiche già conosciute del reclutamento di bambini soldato e di manovalanza criminale, dell’uso brutale di droghe e terrore, dell’asservimento sessuale.
E in tutto il mondo all’orrore e alla pietà si somma il timore per una degenerazione incontrollata della ferocia e del cinismo. Una degenerazione favorita appunto dai mezzi di nuova comunicazione sociale che permettono di esibire l’orrore come un trofeo.
Eppure le ragioni della speranza non mancano. Lo dimostra l’opera svolta senza clamore dal volontariato religioso e civile che si dedica al recupero e alla protezione dei bambini liberandoli da tanto orrore.
E lo dimostrano pure gli sforzi educativi di tante famiglie e di tante comunità; il dialogo mai interrotto tra le religioni e le culture.
(Cf Osservatore Romano, 14 gennaio 2015).
Bibbia. Vangelo di Marco.
Dice Gesù: «Chi scandalizza uno di questi piccoli che credono, è meglio per lui che gli si metta una macina da asino al collo e venga gettato nel mare» (cap.9, 42).