Sos KORAI e La Calabria delle Donne ricordano le partigiane tropeane
É stata una fortunata casualità ad avviare il percorso di riappropriazione comunitaria della meritoria vicenda umana di due donne tropeane che, aderirono alla Resistenza contro il nazifascismo
Bice e Maria Di Tocco hanno contribuito alla lotta non solo per la libertà ma anche per un’Italia più civile, più democratica, capace di spingersi verso una cultura di parità, di uguaglianza e di rispetto degli altri.
L’Organizzazione Di Volontariato sos KORAI, presieduta da Beatrice Lento grazie ad un’accurata ricerca, alimentata dalle preziose informazioni dei familiari, ha ricostruito la storia delle due valorose e, nell’ambito de La Calabria delle Donne, Festival del Genio Femminile Calabrese, che ha in Mariangela Preta la Direttrice Artistica, ha narrato agli Studenti dell’Istituto Superiore di Tropea, diretto da Nicolantonio Cutuli, la loro straordinaria avventura di libertà.
Bice e Maria di Tocco, erano le figlie maggiori di Ignazio e Aurora Scrugli, nati entrambi a Tropea a fine Ottocento, che, sposatisi nel 1921, si erano trasferiti a Torino dove Ignazio era ufficiale degli Alpini. Aurora volle far nascere nell’amata terra d’origine i quattro figli, così Beatrice, detta Bice, la primogenita, vide la luce a Reggio Calabria nel 1922, Maria a Vibo Valentia nel 1925, Orsola a Tropea nel 1926 e Antonio, unico maschio, anche lui a Tropea nel 1929.
Durante i feroci bombardamenti su Torino, degli inizi del ‘43, la famiglia venne sfollata ad Agliano, a circa 19 km da Asti. Dopo l’8 settembre il colonnello di Tocco rifiutò di aderire alla Repubblica Sociale Italiana per cui fu posto agli arresti domiciliari e, per una seria cardiopatia, aggravatasi a causa delle tensioni vissute, nel 1944 cessò di vivere. I suoi resti mortali, tumulati nel cimitero di Agliano, furono poi traslati a Tropea dalla moglie.
I fratelli Bice, Maria e Antonio entrarono nel movimento partigiano con una motivazione sconvolgente, nella sua lapidaria incisività, non c’era altro da fare, la scelta era obbligata: lottare per la libertà e la giustizia…nelle loro considerazioni non emerse mai una parola d’odio. La sorella Orsola non condivise la loro straordinaria avventura, che aveva le radici nell’educazione familiare e nel coraggio del padre pienamente condiviso dalla madre, solo perché era rimasta a Tropea con lo zio materno Ottavio Scrugli e la moglie Ines Russo Caputo che l’avevano adottata non avendo avuto figli.
Appartenevano alla formazione partigiana IX Divisione Garibaldi “Alarico Imerito” comandata da Giovanni Rocca, nome in codice Primo, a cui Antonio, giovanissimo, faceva da scorta imbracciando uno sten, un mitra inglese a canna corta.
Bice, nome in codice Beba e Maria, chiamata Prima, erano staffette, il loro compito consisteva nel portare informazioni, armi, viveri, esplosivo…stabilendo collegamenti tra i vari gruppi partigiani. Staffette è il titolo di un toccante documentario realizzato per la RAI dalla figlia di Maria, Paola Sangiovanni. Il filmato mette in luce le sofferenze patite da molte di loro ed evidenzia il loro grande sogno di libertà e di emancipazione femminile. Il titolo Staffette è provocatorio perché certa storia maschilista ha usato il termine con tono riduttivo mentre, in realtà, attraversando a piedi e in bicicletta i boschi era alto il rischio di incontrare posti di blocco e più volte le ragazze furono fermate dai repubblichini, rischiando violenze, il carcere, torture e deportazioni a Ravensbrück, il più grande campo di concentramento femminile, a 90 km da Berlino
Nella loro casa Bice, Maria e la madre Aurora ospitarono più volte gli incontri dei Gruppi di Difesa delle Donne, diretti da Caterina Picolao, che miravano a unire e a dare consapevolezza del momento vissuto e dell’importanza della lotta, come testimonia Marisa Ombra, Dirigente dell’Unione Donne Italiane, Grande Ufficiale della Repubblica, scomparsa nel 2019.
La loro casa diede anche rifugio a partigiane in pericolo tra cui Claudia Balbo, nome di battaglia “Breda“, che trasmise a Bice la scabbia, frequente tra chi, come i partigiani, viveva in clandestinità.
La casa di Agliano, narrata con nostalgia dalle due valorose, aveva al centro del piano terra una botola coperta da un tappeto, nascondiglio per armi, munizioni, volantini, viveri e per gli stessi partigiani in momenti di pericolo. Ad essere custodita nel nascondiglio era anche la seta dei paracadute inglesi, perfetta per confezionare le camicie dei resistenti. Il segnale convenuto tra i partigiani della zona, che dava il via alla possibilità d’incontro, era un fischio di quattro note che sembrava riprodurre il nome “Aristide“.
Dopo la Liberazione Bice, ritornata a Tropea, sposò giovanissima il tropeano Franco Coccia, professore di Lettere, ed ebbe cinque figli, Maria si unì in matrimonio con Nino Sangiovanni di Mileto, che fu anche segretario di Saragat, ebbe tre figli e fu Dirigente Nazionale dell’Azione Cattolica.
Le due sorelle di Tocco erano creature assai sensibili e riservate, segnate dalle sofferenze patite non parlarono della straordinaria impresa vissuta, successivamente si aprirono alla testimonianza solo in famiglia e, per modestia, né loro né i familiari ne hanno fatto mai menzione pubblica prima d’ora. Ma c’é un tempo per il silenzio così come c’é un momento in cui il cuore è pronto per il ricordo condiviso.
La loro impresa eccezionale, così come quella di altre partigiane, sembrava essersi persa finché il caso favorevole ha fatto sì che il loro eroismo venisse alla luce. Riconoscerlo, valorizzarlo e offrirlo alla comunità significa arricchire la nostra storia, rafforzare il senso d’appartenenza e proporre a tutti, particolarmente alle giovani generazioni, modelli validi di riferimento per guardare all’oggi e al domani con maggiore fierezza e fiducia.
Due bellissime, giovani donne, a cui nulla sembrava mancare nella sicurezza di una famiglia agiata e affettuosa, raccolgono la sfida che si presenta e scendono in campo per dimostrare che nessun compito é precluso alla donna e che la donna non ha niente in meno dell’uomo in termini di forza, di coraggio e di determinazione.
Il loro sogno di libertà fu il sogno di tante altre che entrarono sulla scena della storia da protagoniste e dimostrarono che quando uomini e donne sono stati insieme, come nella Resistenza abbiamo vinto.
Ecco perché sos KORAI, Organizzazione Di Volontariato per i diritti della Donna, é orgogliosa di aver contribuito a questo prezioso recupero identitario avviato con gli Studenti dell’ultimo anno di corso dell’Istituto Superiore di Tropea anche con il contributo dei familiari presenti all’incontro.
Un ringraziamento caloroso va alle famiglie di Tocco, Scrugli, Sangiovanni e Coccia che, con fiducia, hanno offerto le informazioni necessarie alla ricostruzione delle vicende e al prof. Luciano Meligrana che, il 14 gennaio u.s., quale partecipante al seminario Anthropos sulla Resistenza al femminile, ha fatto menzione delle sorelle di Tocco divenendo la scintilla fortunata di una ricerca fruttuosa.
La Presidente di sos KORAI ODV
Beatrice Lento