Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
Le gallette di Natale:
piccola storia di guerra
Anche le guerre hanno le loro piccole grandi storie e i loro piccoli grandi miracoli. Quando ci sono di mezzo i bambini le sorprese non finiscono mai.
Tanti anni fa, nella guerra del 1914, poco lontano dalle sponde dell’Adige, c’era una donna che aveva visto partire suo marito per la guerra, e c’erano i suoi due figli. La più piccola aveva poco più di due anni. Insieme a loro c’erano zie, cugini e nonni. Vivevano tutti in una cascina grande al centro del paese, e sarebbero stati molto comodi, se non fossero arrivati i tedeschi qualche tempo prima.
Disse l’ufficiale tedesco: «Questa casa è perfetta per noi: qua ammasseremo tutte le vettovaglie per le truppe di passaggio. A voi lasceremo quelle due stanze là in fondo». Non avevano potuto dire di no, e solo il profondo ottimismo e la voglia di vita e di pace aveva permesso alle donne della famiglia di continuare a crescere i figli nella speranza, nonostante la presenza silenziosa di quattro uomini in divisa e il via vai di soldati dalla porta principale.
Un giorno, mancava pochissimo a Natale, la bimba più piccola della famiglia stava giocando nel corridoio, quando a un tratto vide la porta del magazzino dei tedeschi aperta. Aveva ancora a tracolla la borsina a quadretti rosa e bianchi che usava per andare a scuola dalle suore dall’altra parte della strada. Con i suoi passi leggeri si avvicinò alla stanza, guardò dentro e poi lanciò un’occhiata veloce attorno a sé. Non c’era nessuno. O meglio, lei non vide nessuno.
Allungò una gambetta, e poi l’altra, e in un attimo si trovò di fronte a due sacchi enormi di gallette.
Rimase un attimo incantata a guardare quel paradiso di biscotti e poi, senza nemmeno accorgersene, cominciò a riempire la sua borsina. Una, poi due, poi tantissime gallette, e alla fine proprio non ce ne stavano più e allora in silenzio scappò fuori dalla porta. Di corsa, raggiunse la sua camera e nascose il suo bottino sotto al letto.
Avrebbe tanto voluto offrire agli altri bambini le gallette e la felicità, ma non poteva, perché tutti le avevano detto di stare lontana da quella parte di casa, e allora quella sera, quando i suoi cugini accanto a lei si furono addormentati, si ritrovò da sola, al buio, a sgranocchiare una galletta che in realtà era il suo più grande tesoro, e a guardare i grossi fiocchi di neve che si stavano appiccicando alla sua finestra.
Il giorno dopo era con gli altri bimbi in cortile, quando a un tratto si sentì chiamare. «Vieni subito qua». – Si avvicinò con le scarpe bianche di neve, e la sua mamma la guardò fissa negli occhi.
«Ti avevo detto di non avvicinarti a quella stanza. E tu invece non solo ci sei andata, ma hai anche rubato le gallette. Dovrei sgridarti e metterti in punizione, però ora non abbiamo tempo. I soldati, quelli che ti hanno vista ieri intrufolarti nella loro dispensa…ci hanno invitate a pranzo, oggi. Vieni, ti cambio le scarpe, sono tutte bagnate»
E così, a ventiquattro ore dal Natale, con il paese imbiancato e i camini accesi, quella bimba piena di riccioli e la sua mamma si trovarono intorno a un tavolo, senza parlare e senza capire nulla delle poche parole che quegli uomini si scambiavano. Mangiarono tanto, e poi, alla fine, uno dei quattro soldati fermò la bimba e le diede un grande cestino pieno, pienissimo di gallette, che finalmente lei avrebbe potuto condividere con i suoi cugini.
Non ci furono mai più gallette o sorrisi regalati, e la guerra continuò a farsi sentire fuori e dentro quella casa, ma quel pranzo rimase per anni nei ricordi di tutti, perché fu una piccola, inaspettata magia di Natale, di quelle che forse solo i sorrisi e gli occhi dei bimbi riescono a far accadere davvero.
(storia raccolta in internet)
Bibbia. Dal profeta Isaia
Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse… Poiché un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. (cap. 9,1.5)