Una grande tradizione storico-popolare
Il libro di Corrado L’Andolina
Il titolo breve“Ayay” incuriosisce e “pesca” il lettore sin da subito mentre il sottotitolo specifica chiaramente l’interessante tematica trattata: “incursioni nelle tarantelle calabresi e dintorni”. Stiamo parlando del libro di Corrado L’Andolina a cura del centro studi umanistici e scientifici “Aramoni” pubblicato proprio a pochi giorni dalla quinta edizione del “Tamburello Festival” che si tiene annualmente a Zambrone. Ayay, quasi cento pagine che ripercorrono, in modo ricercato e preciso, un’indagine inedita effettuata direttamente sul campo sulla rappresentazione e sul simbolismo più profondo del Sonu a ballu in Calabria. Duemila anni di storia, un segmento della tradizione popolare che, più volte, è stato purtroppo travolto e stravolto, ma anche fortunatamente recuperato e rigenerato, rielaborato. Un sonu a ballu definito da Corrado L’Andolina “punta di diamante della cultura popolare, una danza, la tarantella, che è entrata nel dna del popolo calabrese, fino ad assumere anche connotati di religiosità profonda”. L’Andolina effettua un vero e proprio scavo archeo-antropologico all’interno delle feste popolari più arcaiche dai forti richiami ed antiche radici e tradizioni (Gioiosa Superiore, Polsi, San Sosti, Reggio Calabria, Riace). C’è tanta sensualità tra i significati più immediati di questa musica Sonu a ballu, ma anche immediatezza, spontaneità, ritmo, passione. L’Andolina in questo suo scritto più volte avverte con forza la necessità di una seria ricerca, di riflessione, di studio e di una conoscenza che deve combattere l’approssimazione e la banalizzazione che molte volte pervade anche questo genere musicale e che, in modo distorto, arriva sui palchi o per le strade dei nostri paesi. In fondo è l’eterno battersi del folklorico con il folkloristico per far emergere la cultura popolare senza inserimenti di comodo rispettando le modificazioni dovute alla storia e alle interferenze culturali che sono invece naturali col passare del tempo. Tra i capitoli dell’elegante volume “Tarantella e mito”, con in primo piano le tarantelle calabresi e la loro lettura tra storia e leggenda; “l’origine storica della Tarantella” dal morso della Lycosa tarentula alla “Casa di San Paolo”; “Ammaliati dalle tarantelle” con riferimento anche a musicisti, pittori e danze popolari. Corrado L’Andolina effettua poi una comparazione con cenni sulle diverse tarantelle del Sud Italia. In particolare di quella napoletana, della ‘ndrezzata amalfitana, del saltarello, della Pizzica de core e della danza delle spade di derivazione salentina. Un particolare capitolo è dedicato alla Viddhaneddha, una danza di derivazione greca, e al ruolo del mastru d’abballu segue poi la tarantella riggitana e quella maffiusa.
Alla tematica della danza tradizionale grecanica e a quella arberesh vengono dedicati altri due interessanti capitoli del volume. Per chi volesse approfondire sul tema degli strumenti musicali utilizzati nelle tarantelle calabresi, Corrado L’Andolina cura alcune schede, dalla chitarra battente all’organetto, dalla zampogna alla ciaramella, dal tamburello alle castagnette, dal triangolo alla fidula ad arco. Interessante nel lavoro, il capitolo sull’attualità del Sonu a ballu tra reminescenze e prospettive dove Corrado L’Andolina denuncia, in modo forte, come in molte, troppe manifestazioni pseudoculturali si attinge alla retorica dei luoghi comuni su; “la riscoperta delle tradizioni musicali, la valorizzazione delle radici popolari, l’esaltazione dell’identità culturale”. Alla fine, tra le righe del capitolo conclusivo, L’Andolina spiega il motivo “semplice” della pubblicazione: “amo le tarantelle e penso che la loro storia meriti di essere conosciuta e diffusa”.