“Il dibattito sul trasferimento del reparto di urologia da Tropea a Vibo è un falso problema”
“L’Asp 8 è gestita sì da uomini nuovi, ma assolutamente incapaci attraverso l’elaborazione autonoma di idee e di progetti di poter rispondere ai bisogni del cittadino utente. L’incapacità è attribuibile a vari fattori, primo fra tutti le nomine politiche”
“Il dibattito che si sta sviluppando sulla sanità del comprensorio vibonese, in particolare sull’ospedale di Tropea, è del tutto strumentale e fuorviante. I responsabili politici e istituzionali locali, le forze sociali e del volontariato, tutti assieme appassionatamente, non tralasciano di abbandonarsi a vacue sortite e a bizzarre invenzioni allo scopo recondito di rilanciare l’ospedale di Tropea che fino a qualche tempo addietro era una bandiera per l’area territoriale in cui gravita.
La sortita più spiritosa e degna di nota ci sembra quella che configura lo scempio della sanità vibonese e il degrado dell’ospedale di Tropea unicamente nello spostamento dell’unità operativa di Urologia presso il P.O. di Vibo Valentia. Niente di più destabilizzante. Il trasferimento di Urologia si impone perché una struttura complessa, quale è appunto l’Urologia, non può essere allocata in un presidio da tempo declassato a struttura semplice e quindi ad assistenza primaria territoriale, in secondo luogo perché un reparto afferente all’area chirurgica, per legge, non può essere collocato in un presidio ospedaliero sprovvisto di rianimazione.
Ci sono poi delle considerazioni d’ordine tecnico-sanitario per cui il differirne lo spostamento sine die, mantenendo il reparto a Tropea, non equivarrebbe a risollevare le sorti del nosocomio. Come è noto soprattutto agli operatori sanitari l’Urologia di Tropea, per ragioni varie, non è una unità operativa che sforna prestazioni di elevata complessità. Trattasi per di più di interventi di piccola e media chirurgia a volte trattati in regime ambulatoriale. I DRG, i parametri, cioè, che scaturiscono dagli interventi effettuati, non raggiungono livelli tali da poterli registrare come altamente qualitativi oltre che quantitativi che possano, in ogni caso, costituire un valore aggiunto tale da giustificare l’esistenza in vita del nosocomio quale struttura pubblica abilitata al ricovero e alla cura dei malati.
L’Urologia pertanto non è altro che un falso problema, lo specchietto per le allodole per cui alcuni personaggi che in passato di fronte allo scempio della sanità che si stava consumando si sono lavati le mani, tentano oggi di darsi una verginità.
Se a questo si aggiunge il fumo negli occhi che la venuta a Tropea del Commissario dell’Asp ha elargito a piene mani, soprattutto nel promettere in cambio del trasferimento dell’Urologia la creazione nel P.O. di Tropea di nuovi reparti e servizi, si ha allora la consapevolezza che siamo all’interno di una Torre di Babele, in un contesto dilettantistico allo sbaraglio, assolutamente inadeguato a dirigere una Asp. Bisogna smetterla una volta per tutte di somministrare retorica insulsa e populismo di basso profilo al solo scopo di cercare una qualche effimera visibilità o. peggio, per attenuare la protesta oggi montante e procrastinare all’infinito la risoluzione dei problemi.
Spesso per il solo gusto di voler essere una voce fuori del coro si perde completamente il senso della misura, si prendono posizioni di comodo, si avallano iniziative illusorie e si dicono cose che non hanno senso e inattuabili, offendono l’intelligenza, si ripercuotono negativamente sui cittadini con l’ovvio risultato che alla fine risulteranno un boomerang oltre che un insanabile danno per tutti gli utenti. Una Asp in crisi di identità di così vasta dimensione si poteva salvare soltanto se uomini nuovi e capaci fossero riusciti ad estirpare con tempestività i mali che l’affliggono. L’Asp 8 è gestita sì da uomini nuovi, ma assolutamente incapaci attraverso l’elaborazione autonoma di idee e di progetti di poter rispondere ai bisogni del cittadino utente. L’incapacità è attribuibile a vari fattori, primo fra tutti le nomine politiche.
Le nomine dei responsabili della Asp per la cui conduzione è richiesta una specifica e alta competenza professionale, oltre che il possesso dei titoli, dovrebbero sottrarsi ad una applicazione rigida del cosiddetto spoil system. Una Regione che sa guardare avanti deve avere la forza di rispettare le competenze sottraendole al mercimonio politico. La politica può e deve stabilire il quadro delle finalità verso cui orientare risorse ed obiettivi, ma non le è consentito di discriminare attraverso lo spoil system per opinini politiche quanti nel possesso di esperienze e competenze professionali rappresentano al meglio i talenti individuali di cui la comunità dispone.
E’ la solita storia:la politica può tutto, anche inventare carrierismo, distorte interpretazioni di norme,inquadramenti e nomine illegittime, elargizioni di prebende, ma non può, in assenza di scelte trasparenti, determinare quel salto di qualità che consente di dotare l’azienda di un sistema tale da consentire il riordino del servizio sanitario su tutto il territorio provinciale per dare ad esso criteri di competitività ed efficienza attraverso una pianificazione delle strutture organizzative in grado di fissare obiettivi, programmi e modalità di svolgimento delle attività sanitarie nell’esclusivo interesse del cittadino. Alla politica poi non può più essere consentito di innalzare sugli altari personaggi il più delle volte mediocri e affidare loro due, tre incarichi di alta responsabilità e di grande valenza professionale. A nessun dirigente può essere consentito più di essere uno e trino, di essere al tempo stesso titolare di tre incarichi fiduciari in aree diverse, non equipollenti tra loro,soprattutto se in assenza di titoli specifici. Ecco spiegato il motivo per cui la sanità del comprensorio vibonese, anche in virtù di queste anomalie, sta andando a rotoli.
In quest’ultimo periodo, poi, stiamo assistendo al proliferare di “comitati pro ospedale” che nascono come funghi e si arrogano il diritto di avere la primogenitura sulla proposizione di iniziative da intraprendere per far uscire il P.O. di Tropea dall’immobilismo in cui è stato indotto. Niente di più errato e fuorviante dal momento che ogni comitato ritiene di avere la soluzione in tasca, la ricetta magica, di tenere in vita l’ospedale, soluzione spesso contrastante con le soluzioni degli altri comitati. Nel settore sanitario, invece, c’è bisogno di univocità di giudizio e di valutazione oltre che di specifica competenza,di conoscenza delle problematiche ospedaliere e territoriali e della legislazione sanitaria vigente, sia regionale che nazionale, pena l’instaurarsi di situazioni di caos che nuocerebbero alla causa, disorientando i cittadini, oltre che a dar man forte ai vari management che sul “divide et impera” spesso hanno costruito le loro fortune.
Oggi più che mai, vista la grave situazione di degrado in cui versano tutte le strutture sanitarie del comprensorio di VV, è necessario che quanti hanno a cuore le sorti della sanità provinciale, a qualsiasi livello, si consocino e tutti assieme invochino una sanità che deve essere lo strumento di servizio dei cittadini, che abbia come unico fine la tutela della loro salute.”
(Ex Direttore Sanitario P.O. Tropea)
Dr. Tino Mazzitelli