Sardegna terra misteriosa da scoprire
Vestita di nero, portava sotto il grembiule un martello di legno
Accabare nella lingua sarda significa portare a termine, pertanto accabadora è colei che metteva fine ad una vita nel momento in cui veniva ritenuta umanamente insopportabile.
Era solitamente la levatrice, la stessa donna che aiutava le donne a mettere al mondo i numerosi figli, prezioso aiuto nella società agropastorale in cui servivano braccia valide per la coltivazione della terra e l’allevamento del bestiame, e le femmine per i lavori domestici. Tra lei e le famiglie si instaurava pertanto un fortissimo legame.
Arrivava in silenzio, di notte, vestita di nero, portando sotto il grembiule caratteristico del costume sardo, un martello di legno di olivo, si accertava che sotto il letto del moribondo fosse posizionato un giogo e altri oggetti simbolici, veniva lasciata sola qualche minuto e poi, come un fantasma, scompariva. La sua missione era compiuta e la famiglia poteva liberamente piangere il congiunto.
Questa pratica è esistita in alcuni paesi dell’interno della Sardegna sino agli anni 50, ma nessuno ha mai osato parlarne: era una pratica dolorosa, necessaria, che aveva quasi un carattere di sacralità, un atto di amore per interrompere una sofferenza non più sopportabile. Ovviamente queste pratiche non erano legali, ma come dare la vita, così dare la morte era ritenuto un atto di amore (un atto di oraziana pietas, un gesto sacro, doloroso, necessario): era solo un evento naturale di cui non si doveva parlare e l’idea che si potesse chiamare omicidio non ha mai sfiorato la coscienza di alcuno.
Questa usanza, sconosciuta alla stessa maggioranza dei sardi, è stata pubblicizzata pochi anni fa da uno studioso ed ora si possono vedere in alcuni musei gli strumenti usati dall’accabadora.