Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
La tua casa spirituale.
Spesso mi ritrovo in chiesa aspettando che qualcuno venga a confessarsi. Col tempo ho notato persone che ogni giorno si dirigono verso le immagini sacre e accennano una preghiera. Alcune fanno il giro delle immagini sacre, fanno un rapido segno di croce e mettono una piccola offerta nel candelabro. Ad altre basta un semplice inchino. Gesti ripetitivi che nascondono (o rivelano) una qualche forma di fede. E questo gesto le fa sentire bene, li fa sentire come a casa propria. S. Alfonso, vescovo e dottore della Chiesa morto a 91 anni, nella sua età avanzata, ogni giorno prendeva il manualetto di preghiere della mamma e le pregava tutte: si sentiva proprio a casa. – La graziosa storia di oggi mostra come la preghiera possa essere la via per non perdersi e smarrire i propri affetti. La preghiera forma una sorta di “casa paterna” dentro cui mai ci si sentirà smarriti. Lo si potrebbe chiedere a quelle persone che fedelmente, ogni giorno, fanno le loro preghiere e sperimentano di stare bene, come a casa propria.
Una bambina viveva felice con il suo papà e la sua mamma.
♦ Ma per una meschina vendetta, alcuni uomini perfidi la rapirono. Arrivarono un giorno nei loro grandi mantelli e, sulla strada che portava alla scuola, s’impadronirono della bambina.
Galoppando di gran carriera su cavalli neri si allontanarono ben presto dal villaggio e presero la strada della foresta. La buia e tenebrosa foresta che ingoiava per sempre gli incauti che vi si avventuravano senza guida.
Quegli uomini dal cuore di pietra portarono la bambina nel cuore della foresta. Volevano che si perdesse per sempre nella foresta. La bambina piangeva terrorizzata. E ripeteva, quasi gridava, la preghiera che la mamma le aveva insegnato: «Ave Maria, piena di grazia…».
Giunsero dove la foresta era più intricata e impenetrabile. Là abbandonarono la bambina.
♥ La poverina si accucciò ai piedi di un grande albero, continuando a ripetere tra i singhiozzi: «Ave Maria… Ave Maria…».
Improvvisamente, fra le lacrime, proprio ai suoi piedi scorse una rosa. Una rosa dai petali teneri come una carezza.
Poco più avanti, ben visibile, tra l’erba e le foglie, c’era un’altra rosa, poi un’altra, un’altra ancora… formavano un sentiero che si snodava tra gli alberi.
♥♥ La bambina cominciò a camminare da una rosa all’altra, prima esitante, poi quasi di corsa. Dopo un po’ arrivò al margine della foresta e si trovò nelle braccia della mamma e del papà. Anche loro avevano visto il sentiero di rose ed erano partiti alla sua ricerca.
♥♥ Perché anche la mamma e il papà avevano continuato a dire l’Ave Maria. E tutte quelle Ave Maria, quelle dei genitori e quelle della figlia, erano diventate un sentiero di rose, che li aveva riportati tutti insieme.
(fonte: racconto di Bruno Ferrero)
♥♥ Anche le nostre “piccole” Ave Maria possono formare il sentiero che ci aiuta a non perderci nelle foreste di questo mondo, e che ci riporta al sicuro nelle braccia del Padre celeste. Una buona abitudine pregare l’Ave Maria!