Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
La storia di Mariangela Crea.
– “La vita di mia figlia è degna di essere vissuta”: sono le parole accorate del calabrese Giuseppe Crea, papà di Mariangela.
– Ultima di quattro figli, oggi ha 27 anni. Dal 1998 si trova in stato vegetativo, “ma non per questo – sottolinea il papà, medico in pensione – ha smesso di essere una persona”.
– Il racconto è esempio della tenerezza di un padre, la stessa di cui scrive Papa Francesco nella Lettera Apostolica Patris corde. Un padre che ama la propria figlia e ne ha cura, fin dai primi giorni di vita. Una vita che gli chiederà, poi, di curarla in un altro senso, il meno auspicato: di assisterla ed amarla nel suo stato vegetativo in cui si ritrova da anni.
– Una storia di vera intimità, bene prezioso, difficile da descrivere, ma conosciuto a tutti e che in famiglia si manifesta in più modi: sguardi, gesti, ricordi, una carezza, l’ascolto, un’attenzione, frammenti di vita vissuta che onorano la vita e la dignità della persona.
I genitori di Mariangela.
♦ Giuseppe Crea, 68 anni da compiere questo mese. Secondo di tre figli, nipote di un sacerdote che lo crescerà come un padre, dopo che Giuseppe è rimasto orfano a soli 8 anni. Siamo nella Calabria del dopoguerra. Il bambino mostra fin da subito una grande predisposizione allo studio. Sensibile, attento ai bisogni del prossimo, decide di entrare in seminario.
La vocazione, però, muta con il passare degli anni e lo porterà a diventare medico, marito e padre. ♦ ♦ Laureato con lode, sposa il suo primo amore, Mariagrazia, conosciuta nel coro della parrocchia. Medico anche lei, dopo gli studi alla Sapienza di Roma decidono di tornare a Palmi, nel reggino. Qui formano una bellissima famiglia: i primogeniti sono due gemelli, Francesco e Giacomo; poi Alessandro, infine Mariangela, nata il primo aprile del 1994: il papà Giuseppe sta per compiere 41 anni.
La malattia di Mariangela.
♦ I problemi di salute di Mariangela hanno inizio nel gennaio 1998. A marzo il primo ricovero ospedaliero, a Reggio Calabria. Lo specialista che la visita afferma: “Questa bambina mi fa ricordare le meningiti tubercolari che si vedevano un tempo”.
Nei successivi cinque mesi saranno altrettanti i ricoveri: due a Reggio, tre a Trieste. È qui che viene diagnosticata una infezione da bartonella.
♦ Mariangela torna a casa, ma la situazione peggiora: le lesioni cerebrali appaiono più consistenti, a giugno un primo giorno di coma che si risolve spontaneamente. Da Trieste a Bruxelles, dove viene esclusa la bartonella: si tratta di un’infezione tubercolare.
♦ Gli interventi chirurgici si moltiplicano in estate. Ai primi di ottobre di nuovo coma che esiterà in stato vegetativo, condizione in cui Mariangela si trova ancora oggi.
La piccola resterà sette mesi con la mamma a Bruxelles, per fare ritorno a casa nel maggio del 1999. Ha da poco compiuto 5 anni.
La tenerezza di un padre.
♦ Nella Lettera Apostolica Patris Corde, pubblicata in occasione del 150.mo anniversario della dichiarazione di San Giuseppe quale Patrono della Chiesa universale, Papa Francesco dedica un paragrafo al ‘Padre nella tenerezza’.
♥ “Anche attraverso l’angustia di Giuseppe passa la volontà di Dio, la sua storia, il suo progetto. Giuseppe ci insegna così che avere fede in Dio comprende pure il credere che Egli può operare anche attraverso le nostre paure, le nostre fragilità, la nostra debolezza.
♥ E ci insegna che, in mezzo alle tempeste della vita, non dobbiamo temere di lasciare a Dio il timone della nostra barca. A volte noi vorremmo controllare tutto, ma Lui ha sempre uno sguardo più grande”.
♥ Essere genitori significa donare al mondo una nuova vita, custodirla, lasciarla poi libera di andare. Una libertà che implica coraggio, responsabilità, maturità.
♥ Tutte qualità ancor più necessarie a chi si trova dinanzi ad una figlia malata, che ha bisogno di essere custodita perché fragile, oggi come nei primi anni di vita. E che chiede tenerezza.
“Mia figlia è una persona”. Una ferma rivendicazione.
♥ Una vita diversa quella di Mariangela, che però non ne cancella quella dignità che papà Giuseppe difende ad ogni costo: “Ora lei è nel suo mondo, ma non per questo ha smesso di essere una persona”, dice a Vatican News raccontando la sua storia che è quella di una famiglia alla quale la vita ha chiesto di essere forte. Anzi, fortissima.
♥ “Se non le do da mangiare e da bere, mia figlia muore. Lasciar morire di fame e di sete chi è nella sua situazione vuol dire offendere il genere umano, perché quello che è accaduto in più più parti del mondo ha fatto perdere la dignità di persona a mia figlia”.
La vita normale.
♥ La tenerezza di papà Giuseppe verso Mariangela si manifesta nella quotidianità, fatta di piccole attenzioni. Le stesse che ogni giorno mostrano nei suoi confronti la mamma Mariagrazia, le nonne, i fratelli. Mariangela non è sola, mai lo è stata in questi vent’anni e più di malattia.
♦ A Palmi, città dove vive da sempre, c’è Villa Mazzini, uno dei luoghi più incantevoli della provincia di Reggio Calabria. Da qui sembra di toccare la Sicilia, lo stretto è ben visibile, così come lo sono le isole Eolie. In questa villa, specie d’estate, i genitori portano Mariangela nelle ore più tarde del mattino, quando il sole è già caldo, ma l’aria si mantiene fresca. Quella passeggiata, con da un lato il blu del mare e dall’altro il verde della vegetazione, è per papà Giuseppe “un paradiso”.
♥ “C’è il sole, l’aria fresca, vero Mariangela?”, dice il padre alla figlia, sfiorandola con una tenera carezza. Poi va via, dopo aver rivelato quel dolore che porta dentro dicendo: “E facciamo finta che la vita sia normale”.
Auguri Mariangela, a te ed alla tua splendida famiglia.
(fonte: vaticannews,18 maggio 2021).