Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio< /h4>
La sedia di legno per Papa Francesco.
Papa Francesco domenica mattina 27 settembre, è entrato nel carcere Curran-Fromhold di Philadelphia, che ospita circa 2.800 detenuti per incontrarli come fratello e pastore. Ha parlato a sessantotto di loro, tra cui undici donne, alcuni con condanne per reati gravi, come l’omicidio. E si è seduto sulla sedia di legno che i detenuti hanno costruito per lui.
Papa Francesco lo ha detto subito. È venuto come pastore e ancor più come fratello, per condividere la condizione di chi è recluso e farla anche sua. Ma soprattutto li ha incontrati uno a uno per salutarli. Una stretta di mano, uno sguardo, una parola di conforto, e molta commozione.
E prima di iniziare a parlare anche un gesto di ammirazione per il dono ricevuto: la sedia di legno — sulla quale si è poi seduto — realizzata da una dozzina di ospiti che lavorano nella falegnameria, uno dei laboratori in cui vengono occupati e imparano un lavoro.
L’incontro con il Papa si è svolto nella palestra dove sono stati riuniti i detenuti e alcuni loro famigliari. Ma le immagini sono state trasmesse in diretta anche negli altri locali del carcere, per permettere a tutti i detenuti di poter assistere alla visita.
Ma quello con i carcerati non è stato l’unico incontro significativo dell’ultima mattinata di Francesco negli Stati Uniti. Infatti, prima di accogliere i vescovi che hanno partecipato all’Incontro mondiale delle famiglie, il Papa ha ricevuto nel seminario San Carlo Borromeo cinque persone, tre donne e due uomini, vittime di abusi sessuali. A compierli, quando loro erano minorenni, membri del clero, loro famigliari o loro educatori.
Francesco si è intrattenuto con loro per circa mezz’ora, ascoltandone le testimonianze, rivolgendo loro parole di incoraggiamento, poi salutandoli singolarmente e invitandoli a pregare insieme. Il Pontefice, che ha ringraziato le vittime per il loro contributo a ristabilire la verità, ha manifestato la sua partecipazione alla loro sofferenza, il suo dolore e la vergogna per le ferite loro arrecate da membri del clero e collaboratori ecclesiali. E ha rinnovato il suo impegno e quello della Chiesa perché tutte le vittime siano ascoltate e trattate con giustizia, i colpevoli puniti e i crimini di abuso combattuti con un’efficace opera di prevenzione nella Chiesa e nella società. (Gaetano Vallini 28 settembre 2015).
(fonte: Osservatore Romano)