Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
La santità del Venerabile Vito Michele Di Netta.
Il nome del Venerabile P. Vito Michele di Netta è legato ormai indissolubilmente alla storia di Tropea per il grande apostolato svolto da questo santo sacerdote per 37 anni ha fatto nella città e nel resto della Calabria ed anche per l’influsso che egli ha lasciato sulla vita religiosa e sociale dopo la sua morte, avvenuta il 3 dicembre 1849 a Tropea, nella stanza dell’attuale Municipio che si appoggia alla chiesa del Gesù, un tempo facente parte del Convento liguorino. – Ecco il sapore della semplice santità del Venerabile P. Vito Michele di Netta.
♦ La santità è possibile.
Del P. Di Netta la tradizione ci rimanda un’immagine come di un “serafino d’amore”, un uomo perennemente con le mani giunte, se non sollevato in estasi. Un uomo capace di estenuanti viaggi missionari, alcuni della durata di vari giorni. Un uomo che ha lavorato in Chiesa a Tropea pur con la malattia addosso. Ma quest’immagine non deve farci dimenticare la sua semplice e nascosta fedeltà nella vita quotidiana. P. Di Netta è stato un religioso che ha vissuto in maniera sobria e regolare la sua vocazione. Questa è stata per lui la strada su cui vivere i due comandamenti dell’amore di Dio e del prossimo. Semplicemente, egli ha fatto della sua vita un dono a questi due grandi amori. Un programma di vita accessibile, oltre che doveroso, per ogni cristiano. In qualunque stato di vita.
♦ La santità è un cammino.
Niente s’improvvisa, soprattutto quando abbiamo a che fare con traguardi belli e importanti. La santità esige la nostra cura, una doverosa attenzione anche ai dettagli. P. Di Netta ha osservato la Regola di vita dei Redentoristi, ma – come se non bastasse – aveva per sé un minuzioso programma, che egli chiamò La Settimana Santificata. Giorno dopo giorno, questa lo aiutava ad essere fedele al suo Dio, a salvaguardare la preghiera, a rendere il suo carattere più conforme al vangelo.
Scrupolosa era anche la sua preparazione all’agire missionario, come esigente era il programma del “dopo missione” che egli lasciava al suo passaggio. Nel bene si persevera e si cresce con un programma metodico e costante, altrimenti il male continua a disorientarci più del dovuto.
♦ La pace si decide nella coscienza.
Un grande ruolo fu svolto dal P. Di Netta nel campo della pace sociale: faide familiari e conflitti tra le persone furono sanati con la sua predicazione, con la sua presenza nei focolari e soprattutto attraverso il sacramento della Riconciliazione. Le ore da lui spese al confessionale sono un monito ancora urgente per il per il nostro tempo, quando facilmente si cerca la soluzione alla guerra e all’odio nelle strategie sociali, negli accordi politici o in una semplice stretta di mano. Solo un cuore convertito dalla misericordia di Dio può costruire ponti duraturi di pace. Solo l’esperienza di chi si scopre perdonato da Dio può riversare sugli altri clemenza e compassione.
♦ Si è missionari col cuore.
Di P. Di Netta non sono passate alla storia presunte, straordinarie qualità personali o un particolare ingegno. Non aveva una voce tuonante né una figura imponente. Egli però attirava le masse e convertiva i cuori, semplicemente a partire dal suo cuore.Un cuore zelante, desideroso di trasmettere agli altri ciò che lui in prima persona aveva sperimentato: l’amore di Dio in Gesù Cristo. Un cuore sereno e disponibile, che molto lo aiutò quando dovette vivere – in pratica da laico – in un ambiente antireligioso. ♥ Anche noi oggi, sacerdoti, religiosi o laici che siamo, abbiamo una missione da compiere nella nostra vita quotidiana. Non aspettiamo di essere ricchi per poter donare: non lo faremmo mai. Riusciremo a trasformare la realtà che ci circonda facendo leva su ciò che di più prezioso abbiamo: il nostro cuore, lì dove abita Dio
(a cura della Postulazione generale).