Non è certo chiudendo gli ospedali che si migliora la sanità
Serve discontinuità. Innovazione, merito ed efficienza i valori chiave
Sono profondamente indignato per la situazione a cui si è arrivati nella sanità calabrese. Chi ne fa le spese purtroppo sono le persone normali, che vedono di giorno in giorno la propria dignità messa in secondo piano, fino a scomparire del tutto tra le mille discussioni sull’argomento. La nostra sanità è diventata un grande business, fatto di clientelismo e inefficienza, e la politica ha delle gravi responsabilità in questo.
L’idea degli ospedali pubblici è una grandissima conquista di civiltà. Il concetto di assistenza, di aiuto e cura del malato, è un traguardo etico e sociale tra i più importanti della storia.
Questa idea si è evoluta nei secoli ma il valore che sta alla base è sempre lo stesso: aiutare il prossimo, la persona che ha bisogno di sostegno e di cure. Questo valore è una ricchezza inestimabile, e come tale va riscoperto e tutelato. Infatti, mentre si discute di bilanci, di strutture ospedaliere vecchie e nuove, di nomine dirigenziali e posti letto, spesso ci si dimentica dell’elemento centrale che dà senso a tutto questo discorso: la dignità della persona. Chiudiamo reparti e ospedali perché non funzionano, bene, e poi cosa dovrebbero fare tutte quelle persone che non possono permettersi di andare a curarsi fuori?
In questi giorni c’è un gran parlare del decreto Scura, del buco di bilancio, del piano di rientro, dell’inquietudine di dirigenti e primari, specialmente a Tropea e in tutta la provincia. E tra la gente c’è grande sconforto e preoccupazione. A mio avviso, uno dei problemi principali è soprattutto la mancanza di visione strategica a livello dirigenziale. Non è certo chiudendo gli ospedali che si migliora la sanità. E costruirne di nuovi, in un’epoca di grande difficoltà economica e in un paese che detiene il record di opere incompiute, è un’idea che lascia perplessi. Va bene se arrivano i fondi per costruire una nuova struttura qui sul territorio, e quando questa è conclusa, chiudere quella vecchia. Ma è impensabile privare del tutto cittadini e turisti dell’ospedale di Tropea. Un bravo manager, come un bravo imprenditore, sa che deve ottenere il massimo dalle risorse che ha a disposizione, mettendole a regime, in produzione, con efficienza ed efficacia. Del resto era lo spirito iniziale della spending review avviata anni fa, aumentare l’efficienza ottimizzando le risorse.
Per questo io credo che prima di tutto serve una potente innovazione di mentalità, a Tropea come nel resto della Calabria. Bisogna migliorare l’esistente, e valorizzare le risorse che abbiamo. Per rendere efficiente la rete sanitaria regionale e aumentare il livello qualitativo dei servizi occorre professionalità, rispetto delle regole e onestà intellettuale. Serve forte discontinuità.
Quello che dobbiamo smantellare non sono gli ospedali, ma il sistema della mediocrità imperante. Dobbiamo iniziare a parlare la lingua della qualità, del merito e dell’innovazione, e per far questo io sono convinto che i giovani siano la chiave di lettura e parte della soluzione. Far entrare nella sanità i giovani laureati, con la loro visione moderna e al passo coi tempi, può veramente contribuire a cambiare le cose. Non ci possiamo stupire se nelle cliniche del nord o all’estero troviamo giovani medici e primari calabresi, e non si riesce a farli tornare qui. Per farlo dobbiamo investire in innovazione tecnologica, cioè in macchinari nuovi e strumenti diagnostici all’avanguardia, dobbiamo modernizzare le infrastrutture e fare innovazione organizzativa e di servizio.
Tutto questo migliorerebbe l’offerta sanitaria nel suo complesso, ridurrebbe i tempi di attesa, la pressione sugli ospedali, velocizzerebbe la prestazione dei servizi e aumenterebbe la loro qualità. Senza contare che una sanità funzionante eviterebbe ai calabresi di dover viaggiare per essere curati; questo produrrebbe maggiori entrate per le nostre ASP, creando ricchezza che rimane sul nostro territorio.
Giovani, merito, efficienza, innovazione, sono questi i valori su cui puntare e con cui agire in una strategia di medio e lungo termine, ponendo sempre al centro della propria visione l’unico elemento che dà senso al tutto, la motivazione principale dell’esistenza stessa degli ospedali: l’uomo e la sua dignità. È questa la sanità che vogliamo.
Presidente dei giovani imprenditori di Confindustria Calabria e Mezzogiorno
Mario Romano