Il no di Drapia, dell’Ascot e della Pro loco di Tropea
La Regione Calabria chiude gli uffici di rappresentanza a Milano
Gli enti locali si mobilitano contro l’imminente chiusura degli uffici di rappresentanza della Regione Calabria. In un comunicato stampa Il Comune di Drapia ha voluto analizzare e rendere presente a tutti gli effetti negativi di questa decisione presa il 14 aprile scorso dal dirigente generale del Dipartimento organizzazione e personale, Antonio Izzo. L’iniziativa è stata promossa anche dall’Associazione Commercianti ed operatori turistici e dalla Pro Loco di Tropea, particolarmente sensibili alle problematiche riguardanti il turismo. Tra le motivazioni della decisione di chiudere gli uffici milanesi della Regione Calabria vi sarebbero «ragioni di opportunità e di contenimento della spesa corrente che è presuntivamente valutabile in circa 400.000 euro su base annua». Agli enti promotori dell’iniziativa invece risulta da una nota ricevuta da tali uffici, i costi di gestione e mantenimento ammonterebbero a 80.000 euro (una metà per il funzionamento dell’Ufficio e l’altra per il canone di locazione). Contro alla soluzione della serrata permanente, i sottoscrittori del comunicato hanno voluto manifestare il loro dissenso e la loro preoccupazione per una scelta che non agevolerà la Calabria che ha bisogno di sfruttare gli eventi come la Bit, ma soprattutto l’Expò 2015 che sarà sede di grandi contrattazioni ed investimenti con visibilità a livello mondiale. Gli uffici di rappresentanza della Regione, come sottolinea il comunicato, «sono situati da oltre trent’anni nel cuore della città di Milano e rappresentano un punto di riferimento per potenziali turisti ed anche per gli operatori turistici , oltre che una vetrina permanente di esposizione delle nostre bellezze». Perciò, gli enti locali sopra citati intendono chiedere al Presidente della Giunta Regionale, Agazio Loiero, di «rivedere tale decisione e modificare le proprie posizioni nel senso o di una riduzione della spesa, laddove fosse eccessiva, o di un incremento della stessa, laddove fosse insufficiente., salvaguardando, in ogni caso, il principio che tale importante presidio debba rimanere attivo in una realtà, aperta verso l’Europa, quale è la città di Milano».