Le riflessioni dell’ex Sindaco di Zungri Dr Tino Mazzitelli
“E’ proprio vero: al peggio e al ridicolo non c’è mai fine!!”!
Dacchè mondo è mondo la politica non la fanno i terziari francescani. La fanno gli uomini, spesso i peggiori, scelti dai cittadini i quali, prendendo per buone le loro promesse e giudicandoli onesti, li mandano nelle Istituzioni dove questi signori, come è accaduto fino ad oggi, mostrano il loro vero volto: quello di marpioni e di cialtroni. E’ l’amara riflessione che scaturisce a seguito della ormai stantìa telenovela che da tempo immemorabile vede protagonista il signor “Panna Montata”, al secolo Matteo Salvini, tutto proteso nella dura e accesa discussione sui migranti, tralasciando le vere problematiche che attanagliano ormai da lungo tempo il Paese.
Meglio l’etologo del politologo per capire il ministro Salvini, artefice ogni giorno di nuove polemiche indifferentemente con alleati e avversari. E’ appunto nella scienza del comportamento animale la spiegazione dello strano caso di un neo senatore molto più mordace con i suoi alleati che con i suoi avversari. L’intento è quello di fuorviare l’attenzione dei cittadini verso le mirabolanti e fantasmagoriche promesse elargite durante la campagna elettorale o verso la spartizione a piene mani delle presidenze delle commissioni parlamentari -(17 ai 5 stelle,11 al carroccio)- secondo la migliore tradizione democristiana, codificata con il manuale Cencelli, tenendo così accesa la miccia del pericolo e della paura a causa dell’invasione di poveri “Cristi” dall’Africa.
Non è tanto una questione di cattivo carattere, quanto di istinto di sopravvivenza. La sopravvivenza politica del sen. Salvini ha poco da temere dalla sinistra, nulla dal centrodestra e tanto dal ministro Di Maio e dal suo raggruppamento. Il rapporto tra i due, spesso somigliante ai polli di Renzo, è paragonabile a quello esistente un tempo in Australia tra il lupo marsupiale e il dingo. Entrambi predatori della stessa specie, ma il secondo più veloce del primo. E’ andata a finire, come bene ha desritto Konrad Lorenz, che il dingo ha predato tutto il predabile e il lupo è rimasto a bocca asciutta.
Quei pochi scampati alla fame hanno trovato protezione nelle riserve faunistiche, come curiosità naturali. E’ il caso della variegata armata Brancaleone che ormai orbita nella sfera dei nuovi padroni alla spasmodica ricerca dell’unico “ideale” che li accomuna, la conservazione del potere. In natura come in politica il concorrente alleato può essere più pericoloso del nemico.
Il sen. Salvini da vecchio e furbo politicante vede lucidamente il pericolo mortale e si regola di conseguenza. Non avrebbe mai stretto un patto con Di Maio, tradendo i suoi mentori Bossi e Berlusconi, se non vi fosse stato costretto. Lo ha anche dimostrato con la rozza franchezza che lo distingue. Da alleato con il centro destra poteva difficilmente sperare di aggiudicarsi la vittoria, mentre da isolato l’ha riagguantata affrontando la prova con il potente alleato pentastellato. Non avendo potuto o saputo cambiare stile per adattarsi alle mutate circostanze il sen. Salvini oggi non può fare altro che fare il “bullo”, cercare la rissa per esaltare la sua presunta diversità e salvare il notevole consenso insidiato dall’on. Di Maio. Preferisce vincere nella sconfitta della destra ormai scaricata che perdere nella vittoria dello schieramento di cui continua a far parte. Salvini sa anche bene che se in un partito padronale viene fatto fuori il padrone -(Belusconi)- è come se in un appartamento si abbattesse il muro portante.
In quello schieramento non c’era dibattito, nè dissenso, non perchè tutti fossero d’accordo ma perchè né il dibattito, nè il dissenso erano possibili,anzi non erano neppure contemplati fra le opzioni possibili. Per questo oggi al sen, Salvini interessa rifarsi una verginità e da buon politicante millanta credito distorcendo la verità. Sbatte la porta al PD perchè “antidemocratico”, non più modello di proposizione di politica nuova e autentica, affermando con l’ambiguità gesuitica che lo contraddistingue di non abbandonare mai gli italiani per rimanere arroccato su posizioni di potere che, peraltro, non producono alcun vantaggio per la collettività.
Delle due l’una: il sen Salvini sogna o vaneggia. Conosciamo ormai a fondo la sua strategia che continua ancora oggi ad illudere tanta gente,ma che presto non pagherà più,vedasi Renzi. A fronte di tutto questo pensa di riuscire ancora a mantenere la ormai sterile posizione di un potere vuoto e parolaio ricorrendo anche al classico gioco delle parti e all’ormai abituale rimpallo di accuse. Anche quelle che potrebbero, a prima vista, apparire come il frutto di una indignata contestazione nei confronti di quanti si frappongono al suo nuovo progetto politico, in realtà non sono altro che uno scaltro tentativo di sottrarsi alle conseguenze di una stolta e irresponsabile gestione di un ruolo al quale, evidentemente, non è capace di assolvere.
Viviamo di espedienti,di bugie e di mezze verità in un groviglio di demagogia,di retorica che dà l’orticaria e il voltastomaco. Ma non c’è niente da fare. La politica, che determina tutto,è quella che è perchè i politici sono quello che sono. Che tristezza, pertanto, e quale rammarico constatare che il sen. Salvini oltre a parlare del nulla ha seri problemi nella ricerca ossessiva di una strategia che possa essere vincente nel futuro. Di pifferai della politica ormai gli italiani ne hanno piene le tasche.
Fintanto che la nostra classe politica sarà costituita da politicanti di tale rango,questo nostro martoriato Paese non avrà mai l’agognato riscatto.
Abbiano allora questi signori, quantomeno, il pudore di non apparire o tacere soprattutto quando si tratta di perorare cause indifendibili e abbiano anche ritegno nell’usare la demagogia mista a populismo con l’utilizzo strumentale della politica. Stupisce, infine, e sconcerta l’atteggiamento aleatorio di Giorgia Meloni che nel recente passato assieme a molti altri amici ha indossato con coerenza e dignità la stessa casacca facendo parte integrante di quella straordinaria “comunità di fedeli” che credeva per dogma e agiva per fede,secondo l’insegnamento di Almirante. Mai avrebbe dovuto vestirsi da Dulcinea del Moboso e affiancarsi ad un funambolico Don Chisciotte i cui postulati sono solo prodotti illusori di una fantasia eccessiva e alterata e mai e poi mai avrebbe dovuto avallare iniziative spesso in netto contrasto con il patrimonio ideale, morale e politico che in passato ci ha caratterizzato.
Come è stato possibile cancellare con un semplice colpo di spugna quel patrimonio? Come è stato possibile che quei principi e quelle idealità che anche oggi sono alla base della formazione umana e politica di quanti fino a ieri si sono abbeverati a quelle fonti,siano oggi caduti nel dimenticatoio?Come è possibile,dopo essersi alimentati di quei valori,al solo scopo di ingraziarsi il potente di turno e ottenerne la benevolenza,magari qualche strapuntino,coartare la propria coscienza?
E’ proprio vero: al peggio e al ridicolo non c’è mai fine!!!
(Ex Sindaco di Zungri)
Dr. Tino Mazzitelli