Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
La lezione dell’elemosina.
Senza dubbio ci sono falsi mendicanti, organizzati a dovere, che sfruttano con malignità il senso della pietas della gente. Ma, ahimé, con il pretesto che i mendicanti che chiedono l’elemosina ci possano imbrogliare, l’elemosina, più che sembrare un’opportunità di fare del bene, comincia ad essere vista con diffidenza e senso di fastidio. E’ vero: a volte è il momento poco opportuno che ci fa reagire con fastidio alla richiesta, a mettere qualche soldo nella mano tesa. E a volte… non si hanno pronti gli spiccioli che si vorrebbero donare. Mi è capitato ultimamente di essere fermato educatamente da un giovane immigrato, negro e pieno di salute, al vederlo: “Per mangiare un panino… grazie”. Ho messo la mano in tasca e non trovavo gli spiccioli. Il giovane guardava speranzoso. Ho preso una banconota di piccolo taglio e offrendola gli ho detto: “Fratello mio, con questo puoi comprarti un panino per te ed anche per un altro tuo amico. Fa’ anche tu la buona azione!” Mi ha sorriso, dicendo di sì.
– Per il resto della mattinata ho pensato alla elemosina: saprei chiedere io l’elemosina? O proverei vergogna? E perché i poveri la chiedono con facilità e con la fiducia di averla? – Poi nel corso della giornata mi sono imbattuto in una pagina molto bella sulla elemosina e sulla lezione che può dare. Eccola: è proprio da leggere e da considerare.
Nei pressi di una grande città, lungo una strada di transito, se ne andava un vecchietto cadente.
♦ Il suo passo era vacillante: le gambe magre lo reggevano a stento e si muovevano debolmente e a fatica, quasi non fossero le sue; il vestito che indossava era tutto a brandelli; il capo, scoperto, gli cadeva sul petto… Era stanco, sfinito.
Sedette sopra una pietra miliare, appoggiando i gomiti sulle ginocchia, e si nascose il volto tra le mani; tra le dita discoste colavan giù lacrime sull’arida polvere grigia.
♦ Egli ricordava…
Ricordava di essere stato un tempo sano e ricco; poi aveva perso la salute; aveva prodigato le proprie ricchezze a chiunque, amici e nemici… Ora non aveva un tozzo di pane, e tutti lo avevano abbandonato, gli amici ancor prima dei nemici…
Doveva forse abbassarsi ancora fino a chiedere l’elemosina? Il suo cuore traboccava di amarezza e di sconforto. E le lacrime gli colavano giù senza posa, macchiando la sabbia grigia.
♦ Ad un tratto si sentì chiamare per nome; sollevò la testa stanca e vide davanti a sé uno sconosciuto. Aveva un viso tranquillo e grave, ma non rigido; occhi non sfolgoranti, ma chiari; lo sguardo penetrante, ma non cattivo.
– Tu hai prodigato tutte le tue ricchezze – disse con voce uniforme. – Ma dimmi, non ti penti ora di aver fatto del bene?
♥ – Non mi pento – rispose il vecchio sospirando; – soltanto, adesso, io muoio…
– Se non ci fossero stati al mondo mendicanti che ti avessero steso la mano – proseguì lo sconosciuto – come avresti potuto dimostrare coi fatti la tua anima benefica?
♦ Il vecchio non rispose nulla, e rimase pensieroso.
♥ – Così non essere neppure adesso superbo, pover’uomo! – riprese lo sconosciuto. – Cerca, porgi la mano, e darai così, ad altri buoni la possibilità di mostrare coi fatti che sono realmente buoni.
Il vecchio trasalì, alzò gli occhi… ma lo sconosciuto era già scomparso.
♦ Lontano, nella via, vide un passante.
Il vecchio gli mosse incontro e gli tese la mano. Il passante si voltò con viso arcigno e non diede nulla.
♥ Ma dopo di lui venne un altro, e questo, fece al vecchio una piccola elemosina.
E il vecchio, con la monetina ricevuta, si comprò del pane, e quel pezzo di pane, frutto di elemosina, gli parve dolce.
Né egli provò vergogna di se stesso; al contrario: sentì una gioia serena.
( fonte: Ivan Turgenjev in “Almanacco di fiabe”, Gribaudi).