La lettera che chiede giustizia per il mondo dei dializzati
Quanti casi analoghi nella nostra regione?
Pubblichiamo una accorata lettera giunta in redazione dal Preside Rocco Cantafio, che tratta un problema di alta valenza sociale. Si spera che il messaggio sia recepito da chi conta per il bene di tutti i calabresi che soffrono portando la croce.
Eccellenza il Prefetto di Vibo Valentia,
e p. c. Commissario Azienda Sanitaria Vibo Valentia
Organi di Stampa
Oggetto: Insufficienza periodale Dialisi Vibo Valentia
Il reparto Dialisi di Vibo Valentia, nonostante la buna volontà dei medici e del primario, manifesta una insufficienza periodale, consolidata nel tempo.
Premetto che già è stato chiuso il reparto di Nefrologia, appena otto posti, eppure i valenti medici ed il primario li ho visti sul campo in prima persona. Ci sono medici di eccellenza in tutti i reparti dell’ospedale di Vibo Valentia, ma ahimè, la situazione mediatica getta fango sul nosocomio, dimenticando che anche al Gaslini di Genova alcuni giorni fa c’è stato un decesso.
Arrivo al punto: una volta mancava l’acqua, altre volte i riscaldamenti, e si sa che la sala dialisi – fredda in inverno e calda in estate – rappresenta una situazione pessima per i dializzati.
Altre volte ancora disservizi diversi: bilance di letti non funzionanti, nonostante più volte sia stato segnalato, specie la bilancia di mio figlio; poggia cartelle mobili divelte; inaccettabile la raccolta dei bidoni di porta rifiuti speciali accumulati nella stanza accanto per oltre una settimana.
Da mercoledì 5 gennaio 2011 un altro grave episodio: i letti dei dializzati non sono puliti e sistemati. Venerdì 7 gennaio 2011 la medesima cosa. Lo scrivente ha tentato di colloquiare con sua eccellenza. Lo sportello del poliziotto ha impostato una diversa procedura: fare domanda, mettersi in attesa. Ma l’urgenza, che solo Ella può affrontare, non ha deleghe.
Possiamo rimandare le passerelle e gli incontri di gran galà, assegnare titoli e benemerenze, ma non possiamo trascurare un problema di somma urgenza a cui, per oggi, hanno sopperito gruppi di volontari, formati ad hoc. la Dialisi è un semi ambulatorio di rianimazione.
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Eccellenza! La tutela e salute del cittadino è garantita dalla Costituzione.
Assenti per malattia le due uniche unità ausiliarie al reparto di Dialisi, i responsabili amministrativi e sanitari, avrebbero dovuto rimpiazzarli con altre due unità di altri reparti. Informo sua Eccellenza e quanti hanno a cuore la sanità di Vibo che sono reduce da un intervento di carcinoma a Firenze, presso il Careggi, splendido ospedale (ove è stato fatto anche il primo intervento mondiale di trachea), ma i letti venivano fatti dagli infermieri.
È assurdo pensare al bene degli extracomunitari, portare l’esercito fuori dai patri confini per aiutare quei popoli, quando all’interno del nostro paese e della nostra provincia ci sono sacche di macroscopica inefficienza, né si venga a dire (come predica dal giorno del suo insediamento il presidente Scopelliti) che il Piano di rientro sanitario consente anche queste cose, cioè chiudere i reparti o addirittura l’ospedale, come qualcuno tenta di fare. Già questa idea di chiudere l’ospedale di Vibo era in embrione con Loiero, ma ciò non è ammissibile ed è un peccato che grida vendetta al cospetto di Dio. I calabresi poveri e meno agiati non devono pagare per gli speculatori ed i “nuovi mostri”. In nome di quella Costituzione italiana, che tutela la salute del cittadino, inviterò i vibonesi, non volendo essere il tribuno della plebe di oggi, a ribellarsi in malo modo ove occorresse anche con la violenza. Non è possibile assistere ancora sotto l’alibi della crisi ballerina tremontiana ad ulteriori nefandezze. Ritirino i soldati delle pseudo missioni di pace e si eviteranno morti di poveri figli di madri e si recupereranno i capitali italiani il cui sperpero sta dissanguando l’Italia. So che questa denuncia disturba gli addetti ai lavori di cui alcuni infermieri, per fortuna pochi, vessano costantemente mio figlio: lo attaccano per ultimo, gli fanno l’ironia, ecc.. Ma non importa, è un problema morale che investe il mondo immaturo di paramedici in contrasto con le regole. La prego, anzi, la imploro, chiami la sua concittadina, commissario Asp, dottoressa Sarlo, per la gestione dell’ordinario, in attesa della ormai famosa triade al fine di sistemare la situazione in modo definitivo. Cioè senza più disservizi e riapertura degli otto posti di Nefrologia. Con ciò non mi permetterei di darle suggerimenti, ma a volte la via maestra indicata accorcia anche le scorciatoie per il bene degli altri.
Preside Rocco Cantafio,
padre del dializzato Giovanni Cantafio
e di tutti i dializzati del reparto