Il Consiglio di Stato si è pronunciato in merito al ricorso proposto da Libero Padula.
Condannano «a rimborsare, in favore delle controparti, le spese di causa»
Il Consiglio di Stato si è pronunciato in merito al ricorso proposto da Libero Padula per la revocazione della precedente sentenza grazie alla quale la lista “Uniti per la Rinascita” si è vista riconoscere la vittoria alle passate consultazioni elettorali.
È la terza volta che la legge dà ragione allo schieramento del sindaco Gaetano Vallone.
La richiesta di Padula, difeso dall’avvocato Domenico Sorace, è stata dichiarata inammissibile poiché, «come correttamente osservato – si legge nella sentenza – dalle difese del Comune e di Vallone e altri, viene in rilievo una questione di puro diritto che non rientra in nessuna delle ipotesi contemplate nell’articolo 395 Cpc […]». La sentenza si basa, tra l’altro, anche sul ricorso proposto dal consigliere Paolo Ceraso, anch’esso dichiarato inammissibile. Per i magistrati del Consiglio di Stato (il presidente Luciano Barra Caracciolo, i consiglieri Marzio Branca, Carlo Schilardi, Raffaele Prosperi e Marco Buricelli) «i motivi di ricorso proposti costituiscono insomma un surrettizio tentativo di superare i limiti di revocabilità della sentenza» del Consiglio di Stato n. 4607/2011 e quindi, oltre a dichiarare inammissibile il ricorso di Padula, lo condannano «a rimborsare, in favore delle controparti, le spese di causa», che ammontano a 3mila 500 euro più Iva e contributo obbligatorio previdenziale in favore del Comune di Tropea e altrettanti in favore delle altre parti.