Profilo storico della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea -2-
Dalle origini ai nostri giorni
Il primo vescovo di cui si ha memoria è Proclo, anche se la sede è certamente più antica. Detto vescovo, forse per trascuratezza amministrativa, venne sospeso dall’ufficio. Nel luglio 596, infatti, il Papa Gregorio Magno incarica Rufino, vescovo di Vibona, di scegliere tra il clero della massa Nicoterense un soggetto in grado di sostituire Proclo.
Scontata la pena, Proclo ritornò però al governo della sua chiesa. Nel 599 venne incaricato con altri vescovi di intervenire in una vicenda che vide coinvolti l’arcivescovo di Reggio con il suo clero (1).
Nel 787 vi è vescovo Sergio, presente al Concilio di Nicea II. Tra l’884-902 la diocesi è governata da Cesareo, il quale rimase ucciso durante una incursione saracena, in cui la stessa città rimase distrutta. Dopo la sua morte la sede rimase a lungo vacante, o per lo meno non si conoscono i vescovi, fin quando nel 1065 Roberto il Guiscardo ricostruì la città spostandola più a Nord, sul sito attuale. Non è noto il vescovo del rilancio.
Nel 1173 vi troviamo Pellegrino, che nel 1179 si firma al Concilio Lateranense II.
Momento drammatico della storia della diocesi fu l’uccisione del vescovo Antonio (o Tancredi) nel 1304, accusato di aver parteggiato per gli Aragonesi, contro gli Angioini. In contrasto con le direttive del papa, infatti, aveva partecipato a Palermo all’incoronazione di Giacomo d’Aragona. La diocesi venne soppressa ed aggregata prima a Mileto e poi a Reggio.
Per interessamento del feudatario Enrico Sanseverino la sede venne ripristinata dal papa Bonifacio IX nel 1392 con la nomina del vescovo Giacomo de Ursa (2). La diocesi venne sottoposta alla metropolia di Reggio Calabria.
Una vicenda tutta singolare quanto strana visse il vescovo Francesco de Branca nel 1462 quando, creduto morto, gli venne nominato come successore Pietro Balbo. Chiarite le cose, il Balbo venne trasferito alla sede di Tropea, mentre il De Branca potè continuare tranquillo il suo governo fino al 1479 (3).
Nel 1537 il cappuccino Ludovico Cumi muore nel convento da lui fondato a Motta Filocastro nel 1531. Il Cumi, secondo alcuni, è il vero promotore della riforma cappuccina, che anticipa di qualche tempo quella ritenuta ufficiale delle Marche (4).
Il Concilio di Trento portò dovunque una ventata di novità. Il vescovo Luca Antonio Resta (1579.82) celebra il primo Sinodo Diocesano, mentre il vescovo Ottaviano Capece nel 1583 edifica l’Episcopio e si preoccupa di restaurare la Cattedrale ampliandola e modificando l’orientamento con la facciata rivolta verso il mare (5).
In questa fase non si hanno notizie sulla istituzione del Seminario. Nel 1645 ancora non risulta istituito ed il vescovo Camillo Baldo riceve l’ingiunzione proprio di erigere il seminario, il Monte di Pietà e le prebende canonicali del Teologo e del Penitenziere (6).
Trovandosi sul mare, Nicotera è ripetutamente saccheggiata dai Turchi. Nel 1639, per esempio, il tesoriere della Cattedrale Giuseppe Liviano è autorizzato a prelevare per un triennio la rendita della tesoreria per liberare le molte persone cadute nelle mani dei Turchi (7).
Altro episodio. increscioso avvenne nel 1669, quando, il vescovo Giovanni Francesco Biancolella è ucciso in un agguato mentre in lettiga rientrava in Episcopio.da Motta Filocastro (8). L’inchiesta seguita chiarì che l’attentato non era diretto contro il vescovo, ma contro il Vicario Giuseppe Corso, che viaggiava nella stessa lettiga, per cui venne scongiurato il pericolo di una nuova soppressione, come avvenuto nel passato. La vicenda si concluse con la condanna e la scomunica dell’assassino.
Per un altro episodio criminoso, l’uccisione del Tesoriere della Cattedrale, avvenuto nel 1688, dovette intervenire il tribunale dell’Inquisizione, mentre era vescovo Francesco Aricò (1670-90) (9).
Il secolo XVIII si apre col vescovo portoghese Bartolomeo de Ribero (1691-1702), che mise a disposizione 400 ducati di suo per il restauro della Cattedrale. Altri interventi sull’edificio vennero effettuati da Mons. Mansi (1703-13) e da Eustachio Entreri (1738-45). Ma lo sforzo si rivelò inutile perché nel 1759 la Cattedrale venne devastata da un` terribile incendio partito dalla sagrestia e da qui si estese anche al vicino Palazzo Vescovile. L’incendio, dovuto forse all’incuria del sagrestano, è descritta dal vescovo Francesco Franco nella Relazione “ad limina” del 1767 (10). I lavori di recupero, a cui contribuì anche il Papa con la pingue offerta di 2500 ducati (11), vennero completati dallo stesso vescovo nel 1772.
Lo sforzo risulterà, purtroppo, di nuovo inutile perché il terremoto del 1783 devastò il sacro tempio. Questo verrà rifatto su progetto dell’Arch. Ermenegildò Sintes, allievo del Vanvitelli, e completato nel 1788.
Tra il 1784-92 la diocesi è retta dal Vicario Capitolare Giuseppe Valenti. Il 27 febbraio 1792 sarà nominato vescovo a Nicotera l’arcidiacono di Reggio Mons. Giuseppe Vincenzo Marra (1792-1816), che si trovò ad affrontare le difficoltà del decennio francese (1806-15) con notevoli disagi. Alla sua morte la diocesi restò vacante fino al 1818, anno in cui, a seguito del Concordato tra Regno di Napoli e S. Sede, in forza della Bolla “De utiliori” la diocesi venne unita “aeque principaliter” a Tropea. Pur mantenendo certe autonomie (Seminario, Capitolo Cattedrale, ecc.), le due diocesi furono governate dallo stesso vescovo.
Il primo dei vescovi del nuovo ciclo fu il napoletano Giovanni Tomasuolo (1818-24).
Tra il 1832-54 le diocesi furono governate da Michelangelo Franchini, che seppe coniugare entrambe le due situazioni. Dopo aver rilanciato il Seminario, nel 1834 potè completare i restauri della Cattedrale, resa splendida in tutte le sue componenti. Rimise ordine nel patrimonio della diocesi rivendicando alla mensa vescovile alcuni terreni di Limbadi, di cui si era appropriato indebitamente quel Comune.
Da ricordare nel 1845 la nascita a Caroniti di Ioppolo di fra Carmine Falduto, il fondatore del Santuario della Madonna del Carmine di Monte Poro, la cui prima pietra venne posta nel 1887 e l’inaugurazione il 1° luglio 1894 (12).
Intorno al Santuario si svilupperà l’Opera, affidata da Mons. Cribellati a don Francesco Mottola e alle sue Oblate, dove per decenni si organizzarono campi estivi di formazione per sacerdoti e laici.
Tra il 1952-53 la diocesi venne retta come Amministratore Apostolico da Mons. Enrico Nicodemo, vescovo di Mileto.
Un nuovo impulso venne da Mons. Agostino Saba, che rinnovò i due Episcopi, ristrutturò il Santuario di Monte Poro e pertinenze, corresse fanatismi ed abusi che si verificavano soprattutto nelle feste religiose.
L’ultimo vescovo fu Giuseppe Bonfiglioli (1961-63), che promosse un piano organico di pastorale unitaria tra la diocesi di Nicotera e Tropea. Trasferito poi a Siracusa, tra il 1963-68 la diocesi venne affidata all’Amministratore Apostolico Mons. Renato Luisi, vescovo di Nicastro, e dal 1968-73 al vescovo di Mileto Mons. Vincenzo De Chiara. Quest’ultimo, tra l’altro, istituì nel Palazzo vescovile di Nicotera il Museo Diocesano, poi ampliato da Mons. Domenico T. Cortese.
L’11 luglio 1973 le tre diocesi di Mileto, Nicotera e Tropea furono unite “in persona Episcopi”, lasciando, però, distinte e separate le Curie, gli Uffici e l’amministrazione.
Alla rinuncia di Mons. De Chiara, tra giugno-settembre 1979, in attesa del nuovo vescovo venne nominato Amministratore Apostolico Mons. Aurelio Sorrentino, arcivescovo di Reggio Calabria. L’8 settembre sarà nominato Mons. Domenico Tarcisio Cortese.
Col decreto Quo aptius del 30 settembre 1986 le tre diocesi vennero definitivamente unite formando la nuova diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea.
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(1) Cf. F. RUSSO, Regesto Vaticano, I, nn. 45. 64-65; D. CORSO, Cronistoria civile e religiosa della città di Nicotera, Napoli 1882, pp. 65-66; D. TACCONE-GALLUCCI, Monografia di Nicotera e Tropea, Reggio Calabria 1904.
(2) Cf. F. RUSSO, Regesto Vaticano, Il (Roma 1974), nn. 8562-63.
(3) Cf. F. RUSSO, Regesto Vaticano, II, n. 11658.
(4) P. Ludovico Cumi e P. Bernardino Molizzi, francescani dei Minori Osservanti, ottennero il Breve pontificio di approvazione della loro riforma nel 1529. Il primo loro convento fu quello di Motta Filocastro, dove attuarono la riforma detta cappuccina dalla forma allungata del cappuccio. Fecero la professione nel convento domenicano di Filogaso il 28 maggio 1532: cf. F. RUSSO, Regesto Vaticano, III (Roma 1975), n. 17111. Di fatto, però, i nostri cappuccini entrarono nella riforma cappuccina di P. Matteo da Bascio, della Provincia religiosa Marchigiana, quando quella era ormai giuridicamente eretta: cf. I Cappuccini, Fonti documentarie e narrative del primo secolo (1525-1619), Roma 1994, p. 31.
(5) Cf. F. RUSSO, Regesto Vaticano, V (Roma 1979), n. 23537.
(6) Cf. F. RUSSO, Regesto Vaticano, VII (Roma 1983), n. 34636.
7 Cf. F. RUSSO, Regesto Vaticano, VI (Roma 1982), n. 32967.
(8) Cf. F. RUSSO, Regesto Vaticano, VIII (Roma 1984), nn. 41649-509 Cf. E RUSSO, Regesto Vaticano, IX (Roma 1985), n. 45838.
(10) Cf. F. RUSSO, Regesto Vaticano, XII (Roma), n. 65178.
(11) Cf. F. RUSSO, Regesto Vaticano, XII, nn. 64587. 64872.
(12) Cf. N. PAGANO, Fra’ Carmelo Falduto e il Santuario di Monte Poro, Cosenza 2005, pp. 47-50.
(ricerca fotografica e pagina scelta da Salvatore Brugnano da
LUIGI RENZO, La Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea
Adhoc Edizioni, Vibo Valentia 2010)