Profilo storico della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea -4-
Breve ed intensa escursione storica nel passato cristiano della regione
La diocesi di Mileto venne eretta dal Conte Ruggero nel 1073-74, ma ebbe la conferma dal Papa Gregorio VII nel 1081. Il 4 febbraio di detto anno, infatti, su richiesta del Normanno, trasferì l’antica sede vescovile di Vibona, ormai quasi inesistente ed in abbandono, a Mileto, consacrandovi come vescovo Arnolfo, che venne sottoposto, lui e i suoi successori, sotto la diretta dipendenza della Sede Apostolica (1).
Nel 1086 lo stesso Ruggero, col diploma Sigillum Aureum, dotava la diocesi di un ricco patrimonio di beni e di numerosi privilegi, poi confermati ed ampliati dai suoi eredi (2).
Il 3 ottobre 1093 Urbano II allargò il territorio della diocesi sopprimendo ed annettendole la vetusta sede di Tauriano, anch’essa come Vibona da tempo in desolante stato di abbandono. Il provvedimento non fu scontato al punto che il vescovo Eberardo nel 1099 riceve mandato di comminare la scomunica ai renitenti (3).
Fatto rilevante di questi anni è la fondazione a Mileto tra 11063-71 dell’abbazia benedettina della SS. Trinità e S. Michele Arcangelo. Sempre da parte di Ruggero venne dotata di un cospicuo patrimonio di beni, di diritti e di privilegi, confermati all’abate Urso nel 1098 da Urbano II e successivamente anche da Pasquale II (1101) e Callisto II (1122) (4).
Nei secoli successivi questi privilegi, soprattutto la giurisdizione su Monteleone, furono motivo di continue lotte tra il vescovo di Mileto e l’abate (5).
In questi anni primicerio della Cattedrale è Gerlando, originario di Besançon, che nel 1086 da Urbano II venne promosso Arcivescovo di Agrigento (6). Nel 1095, poi, nella cappella di S. Martino, da S. Bruno venne battezzato il secondogenito di Ruggero, Ruggero II, futuro Re di Napoli e di Sicilia (7).
È da ricordare, ancora, tra gli eventi significativi la morte nel 1105 di S. Pietro Spina (o Spano) nel monastero di Ciano di Gerocarne, sorto qualche decennio prima (8).
Il sec. XIII si apre con uno scenario politico delicato che vide protagonisti diversi vescovi di Mileto e che richiese spesso l’intervento del papa. Intorno al 1200, per esempio, il vescovo Nicola (1198-1207) riceve facoltà da Innocenzo III di revocare con autorità a sé e alla sua Chiesa i beni sottratti illecitamente durante gli intrighi politici che coinvolsero i Re Tancredi, Guglielmo II ed Enrico VI (9). Addirittura il vescovo Pietro (1207-15) è costretto a fuggire da Mileto per le intemperanze del Conte Anfuso de Rotis, che si era appropriato abusivamente di alcune terre della mensa vescovile e della stessa abitazione del vescovo (10).
Il vescovo Domenico (1252-81) venne sospeso dalle sue funzioni perché accusato di aver parteggiato prima per Federico II contro Carlo d’Angiò e poi per il figlio Manfredi, nemici dichiarati della Chiesa. Verrà reintegrato nel 1274 dal Papa Gregorio X (11).
Non meno problematica fu la sorte riservata a Saba Malaspina (1286-98), il quale, per essersi schierato a favore delle indicazioni date dal Papa durante le lotte dei Vespri Siciliani, subì ritorsioni dagli avversari fino ad essere spogliato dei suoi beni e a doversi allontanare dalla sede. La situazione si calmò solo dopo che nel 1295 il Papa Nicolò IV invitò i vescovi diseredati a riconoscere a Napoli i1 Re Carlo d’Angiò ed in Sicilia Giacomo d’Aragona (12).
Dal 1396 e per tutto il periodo dello Scisma d’Occidente (1378-1418) anche Mileto fu interessata dalle lotte intestine tra sostenitori del Papa di Roma e degli antipapi di turno. Si assiste, pertanto, che ai vescovi canonici (Tommaso Buccamungellis, Andrea d’Alagni, Card. Corrado Caracciolo, Domenico II) vengono contrapposti vescovi illegittimi: Enrico di Solana (1396-1415), Card. Astagio Agnese (1411-13), Giacomo Barriale (1413-27), nominati volta per volta dagli antipapi Clemente VII, Benedetto XIII, Clemente VIII, che mantennero la residenza ad Avignone (13).
Caso sintomatico fu il Card. Corrado Caracciolo (1402-08), il quale passò ad appoggiare l’antipapa Benedetto XIII, per cui venne deposto da legittimo vescovo di Mileto e privato del titolo di Cardinale. Al suo posto venne nominato Domenico II (1408-37).
Dopo il Concilio di Costanza che riportò l’unità nella Chiesa, il vescovo Domenico venne difeso per la sede da Martino V contro le pretese del vescovo illegittimo Giacomo Barriale (14).
Vescovo illuminato fu Antonio Sorbilli (1437-64), originario di Monteleone, che nel 1438 prova ad erigere nella Cattedrale una scuola di grammatica e canto, ottenendo dal Papa Eugenio IV la facoltà di reperire le risorse dalle rendite di alcuni monasteri della diocesi, ormai dati in Commenda. L’esperienza di questo piccolo Seminario “ante litteram” non ebbe fortuna, per cui nel 1447 lo stesso vescovo rinunciò all’impresa restituendo i beni ai monasteri (15).
Tra i vescovi precedenti il Concilio di Trento sono da ricordare ancora il Card. Andrea della Valle (1508-23) che intraprese lavori di restauro alla Cattedrale dotandola di un pregevole Organo a canne (16); il vescovo Quinzio de Rusticis (1523-66), che eresse nel 1548 la confraternita del SS. Corpo di Cristo nella chiesa di S. Michele in Monteleone e donò alla Cattedrale l’imponente statua marmorea di S. Nicola, poi trasportata illesa nella nuova Cattedrale dopo il terremoto del 1783 (17).
Tra i vescovi della Riforma cattolica si segnalano nel sec. XVII il Card. Inico Avalos d’Aragona (1566-73), a cui si deve nel 1570 la Platea generale dei beni della diocesi. Il successore Giovanni Mario D’Alessandris (1573-85) provvide alla riforma del Capitolo Cattedrale.
Chi, comunque, si distinse particolarmente fu Marco Antonio Del Tufo (1585-1606), che intraprese con vigore e zelo la riforma della diocesi. Fece la prima Visita Pastorale nel 1586, celebrò tre Sinodi Diocesani di grande spessore, istituì il Seminario tra il 1586-92. Fu particolarmente duro nella lotta contro l’usura (18) e confermò a Monteleone l’erezione del monastero di S. Chiara. Interessanti e ricche. di informazioni sono le sue numerose Relazioni “ad limina”, conservate nell’Archivio Segreto Vaticano (19).
Non mancano gli interventi sociali, come l’istituzione del Monte di. Pietà di Monteleone (1619) e di Mileto (1621) ad opera del vescovo Virgilio Capponi (1613-31) (20).
Altri vescovi che si distinsero nel sec. XVII furono Maurizio Centini (1631-39), a cui si deve il completamento del Seminario e l’abbellimento della Cattedrale; Gregorio Panzani (1640-60) che dovette ricostruire la Cattedrale gravemente danneggiata dal terremoto del 1638 ed acquistò a Ionadi una casa come residenza estiva; Diego Morelli Castiglione (1662-80), che celebrò un Sinodo nel 1666 ed intervenne sulla Cattedrale e sul Palazzo vescovile danneggiati dal terremoto del 1659 (21).
Nel 1715, dopo secoli di lotte e vertenze varie, l’abbazia della SS. Trinità venne incorporata alla mensa vescovile con l’obbligo di corrispondere annualmente 2400 scudi al Collegio Greco di Roma (22).
Altro evento importante fu l’istituzione del Noviziato degli Agostiniani a Francavilla Angitola nel 1736. Il vescovo Marcello Filomarini (1734-56) nella Relazione “ad limina” del 1741 traccia la situazione della diocesi, formata da 146 parrocchie, 24 vicariati, 120 abitanti, 62 conventi, 6 monasteri di clarisse, 3 ospedali, 2 Monti di Pietà, 40 confraternite laicali (23).
Giorno fatale per Mileto e per tutto il centro-Sud della Calabria fu il 5 febbraio 1783 quando un terrificante terremoto mise in ginocchio l’intero territorio provocando, secondo alcune stime, 40 mila morti, oltre alla distruzione di interi paesi. Mileto in particolare subì i danni più rilevanti al punto che la città dovette essere trasferita sull’attuale sito, distante qualche chilometro dall’antico. La Cattedrale, l’Episcopio, il Seminario, i numerosi conventi, l’antica maestosa abbazia della SS. Trinità vennero rasi al suolo.
Vescovo era Giuseppe Maria Carafa (1756-85), che al momento si trovava a Roma come Segretario della Congregazione dei Vescovi. Nel 1785 rinunciò alla sede. La vacanza seguita durò 7 anni, durante i quali la diocesi venne retta da Vicari Capitolari.
Il vescovo Enrico Capece Minutolo al suo arrivo nel 1792 trovò la diocesi in una desolazione generale. La popolazione era ridotta a 111.208 abitanti con 700 sacerdoti, 145 parrocchie; il Seminario ricostruito in parte, i beni dei luoghi pii incamerati, i conventi quasi del tutto soppressi.
La ricostruzione post-sisma era iniziata, ma i tempi furono lunghi. Né facilitò la ripresa l’istituzione nel 1784 della Cassa Sacra, a cui venne affidata l’amministrazione dei beni degli enti ecclesiastici soppressi dal governo napoletano proprio per soccorrere le popolazioni colpite dal terremoto. L’operazione, però, per vari motivi risultò fallimentare e senza alcun giovamento, per cui nel 1796 venne soppressa. Le cose non migliorarono, anzi si aggravarono con l’arrivo dei francesi, che trovarono fuori diocesi il vescovo Capece Minutolo, a cui per di più fu impedito di rientrare prima del 1813.
Una volta rientrato si mosse per riprendere la ricostruzione della città e della diocesi, ma ci volle il 1823 per poter consacrare la nuova Cattedrale, tra l’altro ancora incompleta ed insufficiente per le esigenze. Sarà il vescovo Filippo Mincione (1847-82) a rifare, ingrandire ed abbellire la Cattedrale, riaperta al culto nel 1859 e a riprendere anche i lavori del Seminario.
Con l’Unità d’Italia ripresero le ostilità contro la Chiesa, accusata di aver parteggiato per i Borboni di Napoli. Lo stesso vescovo venne processato ed allontanato. Il Seminario venne chiuso e molti beni della mensa sequestrati. Saranno poi restituiti su richiesta del vescovo Luigi Calvelli (1882-88) dopo oltre una ventina di anni. Il successore Antonio M. De Lorenzo (1889-98) provvederà a rilanciare il Seminario, arricchito di due nuove camerate, del refettorio e della sala Biblioteca (24).
Proficua ed efficace fu l’opera di Mons. Giuseppe Morabito (1898-1922), il cui episcopato fu nuovamente sconvolto dai terremoti del 1905 e 1908. Fondò Asili infantili a Mileto e Palmi, un Orfanotrofio a Polistena, un Ospizio per anziani a Mileto, un Ospedale-sanatorio a Nao di Ionadi.
L’intensa opera venne proseguita dal vescovo Paolo Albera (1924-43), che provvide a ricostruire ben 118 chiese distrutte dal terremoto del 1908, tra cui la Cattedrale, da lui consacrata ed inaugurata il 25 ottobre 1930. Aprì un Seminario estivo a Nao di lonadi ed acquistò la tonnara di S. Irene di Briatico per destinarla anch’essa a Seminario estivo di mare (25).
Tra gli ultimi vescovi della diocesi di Mileto si ricordano Mons. Enrico Nicodemo (1945-52), poi trasferito Arcivescovo di Bari nel 1952 e Vincenzo De Chiara (1953-79). Il primo portò in diocesi una carica pastorale eccezionale: celebrò nel 1950 il Congresso Catechistico diocesano, rinnovò gli Uffici di Curia, dotò la diocesi di un nuovo Episcopio. Il secondo continuò l’opera in campo liturgico e catechetico, partecipò al Concilio Vaticano Il, celebrò nel 1959 l’ultimo Sinodo Diocesano.
Il 10 giugno 1979, in forza del decreto Quo aptius di Giovanni Paolo II, la diocesi di Mileto venne decurtata dei paesi ricadenti nella provincia di Reggio Calabria, che andarono a costituire la diocesi di Oppido Mamertina-Palmi (26).
La diocesi scorporata, già unita “in persona Episcopi” con le diocesi di Nicotera e Tropea fin dal 1973, venne affidata alla cura pastorale di Mons. Domenico Tarcisio Cortese.
Dal 30 settembre 1986, infine, in applicazione del rescritto Quo aptius della Congregazione dei Vescovi, le tre diocesi separate sono state unificate coni la nuova denominazione Mileto-Nicotera-Tropea. Primo vescovo della nuova diocesi è stato Mons., Domenico T. Cortese, cui nel 2007 è succeduto Luigi Renzo, autore di queste memorie.
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(1) Cf. F. RUSSO, Regesto Vaticano, I, nn. 153.173-74.
(2) Sul diploma Sigillum Aureum esiste un’ampia letteratura. Scritto in greco, venne fatto tradurre in latino nel 1621 dal vescovo Capponi. Sulla sua autenticità non manca qualche perplessità avanzata da alcuni studiosi. Per il testo greco e latino cf. V. CAPIALBI, Memorie per servire alla storia della santa Chiesa Militese, Napoli 1845 (edizione in ristampa anastatica aggiornata a cura di V. E. LUZZI, Polistena 1980), pp. 116-135.
(3) Cf. F. RUSSO, Regesto Vaticano, I, nn. 208. 225.
(4) Cf. F.. RUSSO, Regesto Vaticano, I, nn. 220.232.291. Primo abate fu Roberto. Nel 1081 la chiesa dell’abbazia venne consacrata dal vescovo Arnolfo.
(5) L’abbazia andò distrutta nel terremoto del 1783. Qui vennero seppelliti il Conte Ruggero e la moglie Eremburga. Il loro sarcofago marmoreo nel 1840 da Mileto venne trasferito a Napoli, dove ancora è conservato. Sull’abbazia cf. lo studio di G. OCCHIATO, La Trinità di Mileto nel romanico italiano, Cosenza 1994.
(6) Venerato come santo, morì il 25 febbraio 1100 (o, 1104, secondo altri) dopo aver convertito al Cristianesimo il signore arabo Chamud. Con S. Fortunato è compatrono di Mileto.
(7) Ruggero II nel 1113 trasferì la sede normanna da Mileto a Messina e poi a Palermo nel 1127. Sarà incoronato Re di Sicilia nel 1130.
(8) Nativo del luogo, o forse di Torre Spatola, venne accolto nel monastero fondato dal figlio Gerasimo. Si rese famoso per aver guarito dalla lebbra il signore di Arena Giovanni Conclubeth, che, per gratitudine, fece molti donativi al monastero. Alla sua santa morte, il figlio intitolò il monastero al padre Pietro: cf. N. FERRANTE, Santi Italogreci in Calabria, Reggio Calabria 1981, p. 184.
(9) Cf. F. RUSSO, Regesto Vaticano, I, n. 458.
(10) Cf. V. E. LUZZI, I Vescovi di Mileto, Pro loco Mileto 1989, p. 53.
(11) Cf. F. RUSSO, Regesto Vaticano, I, n. 1070.
(12) Cf. F. RUSSO, Regesto Vaticano, I, nn. 1261. 1271. Per venirgli incontro nel 1291 ottenne dal Papa l’amministrazione della diocesi di Larino: cf. ibidem, n. 1311.
(13) I Papi romani in contemporanea furono Urbano VI; Bonifacio IX, Innocenzo VII, Gregorio XII. Lo scisma venne sanato dal Concilio di Costanza (1418), in cui venne dichiarata la decadenza di tutti. Si elesse come unico Papa con residenza a Roma Martino V. (14) Cf. F. RUSSO, Regesto Vaticano, Il, nn. 9179.9186; anche V. E LUZZI, I Vescovi di Mileto, pp. 327-338,
(15) Cf. F. RUSSO, Regesto Vaticano, II, nn. 10399.11070.11104.
(16) Cf. V. CAPIALBI, Memorie…Chiesa Miletese, p. 51.
(17) Cf. V. CAPIALBI, Memorie…, p. 53.
(18) Cf. F. RUSSO, Regesto Vaticano, V, n. 24372.
(19) Cf. V. E LUZZI, I Vescovi…, pp. 187-88.
(20) Cf. V. E. LUZZI, I Vescovi…, p. 205. Al vescovo Capponi, che morì di cancrena a Palmi nel 1631, si deve la ricopertura della Cattedrale ed il consolidamento del Palazzo vescovile. Aveva scelto come luogo di residenza Monteleone, dove acquistò nel 1614 un palazzo e pose la cattedra vescovile nella chiesa dello Spirito Santo, che funzionò da Duomo: cf. V. CAPIALBI, Memorie …della Santa Chiesa Miletese, pp. 64-65. .
(21) Cf. F. RUSSO, Regesto Vaticano, VIII, n. 39618; V. F. LUZZI, I Vescovi…, pp. 211-224.
(22) Cf. F. RUSSO, Regesto Vaticano, X (Roma 1990), n. 52792. Vescovo è Domenico Antonio Bernardini (1696-1723).
(23) Cf. V. E. LUZZI, I Vescovi…, p. 247.
(24) Interessante per entrare nel cuore di Mons. De Lorenzo la monografia Antonio Maria De Lorenzo. Diario, a cura di D. Filippo Ramondino, Vibo Valentia 2005.
(25) A Mons. Paolo Albera è dedicata la monografia Un Vescovo Agricoltore Costruttore. Mons. Paolo Albera, curata da Domenico Sparpaglione, Godiasco (Pv) 2004.
(26) I paesi che passarono con la diocesi di Oppido-Palmi sono: Palmi, Anoia, Candidoni, Cinquefrondi, Cittanova, Feroleto della Chiesa, Galatro, Gioia Tauro, Giffone, Laureana di Borrello, Maropati, Melicuccà, Melicucco, Polistena, Rizziconi, Rosamo, S. Eufemia d’Aspromonte, S. Ferdinando, S. Giorgio Morgeto, S. Pietro di Carità, S. Procopio, Seminara, Serrata, Sinopoli, Taurianova, la parrocchia S. Michele di Acquaro di Cosoleto.
(ricerca fotografica e pagina scelta da Salvatore Brugnano da
LUIGI RENZO, La Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea
Adhoc Edizioni, Vibo Valentia 2010)