Cristianesimo in Calabria
nel primo Millennio
La diffusione del Cristianesimo in Calabria, o più correttamente nel Bruzio, ha offerto spunti ad una ricca e varia letteratura. A dire di P. Russo, il più illustre studioso della storia della Chiesa in Calabria, sono prive di fondamento le asserzioni secondo cui la penetrazione del Cristianesimo nella regione sia avvenuta fin dai tempi apostolici.
Senza minimizzare l’importanza del passaggio di S. Paolo da Reggio registrato negli Atti degli Apostoli (At. 28, 13) e della tradizione ad essa seguita, c’è da considerare che una documentazione concreta sulla organizzazione ecclesiastica nel Bruzio si ha soltanto a partire dal III-IV secolo dell’era cristiana. È pur vero, comunque, che nel sec. Il la fede cristiana doveva pur esservi presente, se Thurio può dare alla Chiesa il papa S. Telesforo (125-134).
Tra i primi indizi cristiani figurano alcuni amuleti e talismani, detto “abraxas”, o “abrasax”, rinvenuti in Calabria e conservati nel Museo di Vibo Valentia, che si rifanno all’eresia gnostica di Basilide (sec. III). Al sec. IV è assegnata un’iscrizione cristiana rinvenuta in località Tornice di Rossano e conservata dalla famiglia Amarelli.
Le testimonianze archeologiche paleocristiane dicono che la predicazione del Vangelo, favorita anche dagli scambi commerciali con l’oriente cristiano, attecchì prima di tutto nelle città costiere, da cui poi gradualmente penetrò nell’interno.
Tra III-IV secolo la geografia ecclesiastica ha visto affermarsi numerose sedi vescovili, che, fatta eccezione di Reggio, Locri, Crotone, Nicotera e Cosenza, ben presto scomparvero del tutto o vennero rimpiazzate da città vicine più emergenti, come nel caso di Thurio, che nel sec. VIII-IX ha dato origine alle sedi di Rossano e Cassano Ionio.
Ai bizantini si deve nel sec. VII-VIII la ristrutturazione religiosa che, ritoccata all’epoca della latinizzazione normanna (sec. XI) e con l’aggiunta nel 1437 di Cariati, costituì il quadro delle diocesi calabresi fino al Concordato del 1818 tra Regno di Napoli e Papato.
Le diocesi che nel corso del primo millennio dell’era cristiana scomparvero o vennero rimpiazzate verranno elencate secondo un ordine cronologico di comparsa.
Blanda Julia – La città oggi non esiste più. Probabilmente era ubicata nel territorio Tortora-Praia a Mare, sul Tirreno. La presenza del vescovo vi è documentata nei secoli III-IV. In una iscrizione tombale rinvenuta qualche anno fa nella zona, vi è ricordato il vescovo Giuliano, a cui la moglie Feliciana e i figli avevano dedicato il sepol
cro a seguito della morte.
Nel 451 Elia, “episcopus Blandensis”, partecipa al Concilio di Calcedonia. Nel 592 la sede è vacante, mentre subito dopo il vescovo Pasquale partecipa ai Sinodi romani del 595 e 601. A partire da queste date non si hanno più notizie della diocesi.
Tauriano – Sorta nel III-IV secolo, era ubicata nella Piana di Gioia Tauro. Dell’epoca è pervenuta una discreta raccolta di iscrizioni provenienti dalla zona, in una delle quali è richiamato un certo Leucosio, vescovo coniugato.
Nel 590 la diocesi è priva di vescovo perché Paolino, per sfuggire ai Longobardi, si era rifugiato con i suoi preti in Sicilia. Nel 603 la sede è ancora vacante, per cui papa Gregorio Magno incarica i vescovi Venerio di Vibona e Stefano di Tempsa a provvedere quella chiesa di un vescovo idoneo. Nel 649 il vescovo Lorenzo partecipa al Concilio di Martino I; nel 68o al Sinodo di papa Agatone è presente il vescovo Giorgio; al Concilio Niceno II (787) e Costantinopolitano (870) par
tecipano rispettivamente Teodoro e Paolo.
La diocesi di Tauriano insieme a quella di Vibona nel 1078, soppresse dal normanno Conte Ruggero, vennero unite “in perpetuum” per costituire la nuova diocesi latina di Mileto sotto il vescovo Arnolfo.
Vibona — È l’attuale Vibo Valentia. Un suo vescovo partecipa al Concilio di Calcedonia (451). Il vescovo Giovanni da papa Gelasio I ebbe affidati nel 496 diversi incarichi e nel 499 figura al Sinodo di papa Simmaco. Altri vescovi furono: Rufino (589), Venerio (599), Papinio che nel 649 partecipò al Concilio di Martino I, Oreste, presente nel 68o al Sinodo di papa Agatone, Stefano firmatario nel 787 del Niceno II.
Nel 1078, come è stato ricordato, venne soppressa per formare insieme a Tauriano la nuova diocesi latina di Mileto.
Tempsa – Situata probabilmente nel “sinus Lametinus”, o più precisamente nella zona di Amantea, è fiorente nel sec. V. Ad essa è assegnato il vescovo Maiolico, a cui sono dirette alcune “Decretali” di Gelasio I nel 496. Ai Sinodi di papa Simmaco nel 501 e 504 partecipa il vescovo Ilario. Nel 599 il vescovo Stefano con Venerio di Vibona vengono incaricati da Gregorio Magno di sorvegliare la spedizione a Roma del legname della Sila, che doveva servire per le Basiliche dei S.S. Pietro e Paolo.
Da ricordare il vescovo Sergio partecipante nel 649 al Concilio di Martino I. Il vescovo Abbondanzo, inoltre, insieme a Giovanni di Reggio è presente come Legato Pontificio al Concilio di Costantinopoli del 681 e nell’87o Giovanni di Tempsa è tra i vescovi del Costantinopolitano IV, che condannò lo scisma di Fozio.
Da questa data Tempsa non appare più. Venne rimpiazzata da Amantea, che appare nella “Diataposis” del Leone VI (886-911) tra le diocesi suffraganee della Metropolia di Reggio.
Thurio — Patria di S. Telesforo, papa dal 125 al 134. Come sede vescovile appare nel sec. Vin un Decretale di Gelasio I del 492 con cui i vescovi Valeriano e Maiolico vengono incaricati di visitarla perché vacante per la morte del vescovo. A Thurio vengono assegnati i vescovi Giovanni, presente nel 501 al Sinodo di papa Simmaco; Valentino, tra i firmatari nel 649 del Concilio Lateranense; e Teofane, che partecipò al Sinodo di papa Agatone. A partire dal sec. VIII il suo posto venne preso da Rossano e quindi anche Cassano.
Dal sec. VI, infine, fanno la loro comparsa alcune diocesi, il cui nome figura solo poche volte in documenti ufficiali. È il caso di Miria, da ubicare, sembra, sulla costa ionica a Sud di Squillace, che è citata in una Lettera del 595 di papa Gregorio Magno. In essa si dà incarico al notaio Pietro di Reggio di intervenire presso l’arcidiacono Leone e gli ecclesiastici di Miria perché provvedano ad eleggersi il vescovo e a ricuperare la suppellettile sacra lasciata a Squillace dal defunto vescovo Severino.
La chiesa “Statio ad Turres“, secondo le argomentazioni portate da P. Russo, avoca a sé i vescovi citati per Thurio. Nel sec. IX la sede passa a Nicastro.
Una sola volta compare Cirella, sulla costa tirrenica tra Diamante e Scalea, il cui vescovo Romano (“episcopus Ceritellitanus”) si sottoscrive nel 649 al Sinodo di Martino I.
Un discorso a parte merita Malvito, di certa fondazione bizantina, che compare la prima volta nel 983 come suffraganea di Salerno. In un Regesto del 1130-44 figura tra le diocesi calabresi dipendenti dalla S. Sede ed infine nel 1324, scomparsa come diocesi, è nella circoscrizione del vescovo di S. Marco Argentano.
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da Salvatore Brugnano
“Calabria di ieri e di oggi“
Ferrari Editore, Rossano 2007, pp.26-28