Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
La croce e i muri.
Gesti e parole che lasciano il segno – Al confine con gli Stati Uniti, sotto la grande croce a ridosso della frontiera, simbolo della tragedia dei migranti, Papa Francesco ha voluto concludere il suo recente viaggio in Messico e ha consegnato al mondo un chiaro messaggio: non muri, ma ponti occorre costruire, perché nessuna frontiera può separare dalla misericordia.
♦
♦ Messico. Papa Francesco, come già a Lampedusa, nell’ultimo giorno della sua visita in Messico, ha raggiunto la grande croce posta a ricordo della sua visita e delle vittime del traffico di esseri umani e della violenza criminale.
♦ Qui — da oggi questo luogo si chiamerà El punto — ha deposto un mazzo di fiori e ha sostato a pregare in silenzio. Poi ha benedetto tre croci più piccole (destinate alle diocesi di Las Cruz, in New Mexico, El Paso, in Texas, e Ciudad Juárez) e i fedeli dall’altra parte del reticolato.
♦ Un muro lungo settecento miglia, contro il quale ogni anno s’infrangono le speranze di un numero incalcolabile di migranti provenienti da diversi Paesi dell’America latina che sperano di poter realizzare il loro sogno americano, spesso clandestinamente, affidandosi a bande criminali. Ma anche un confine attraverso il quale transitano enormi quantità di droga, con il loro strascico di violenza e di morte. Negli ultimi quindici anni qui sono stati trovati i corpi di oltre cinquemila disperati.
♥ Per questo la presenza del Papa a Ciudad Juárez — la Lampedusa d’America, com’è stata definita, una delle città più pericolose al mondo, particolarmente segnata dalla violenza sulle donne — assume valore immenso. Una tappa, l’ultima del viaggio messicano, attesa, desiderata e perseguita con tenacia, perché da questo luogo simbolo doveva partire un messaggio forte. E così è stato.
♥ Nessuna frontiera separa dalla misericordia. – “Mai più morte e sfruttamento!”: è stato l’accorato appello lanciato dal Papa col pensiero rivolto ai tanti che cercano una nuova speranza al di là della frontiera e invece “carne diventano da macello”.
(fonte: cf Osservatore Romano, 18 febbraio 2016).