Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
La confessione in tempo di coronavirus.
– Il tempo di pandemia, che stiamo vivendo, attraverso le restrizioni date dalle autorità ha ridotto sensibilmente la pratica della confessione.
– Ma diversi fedeli, memori del precetto della Chiesa “confessarsi e comunicarsi almeno una volta all’anno”, chiedono delucidazioni ai sacerdoti, ai vescovi…
– E puntuale è arrivata la lettera ai sacerdoti (ma che interessa anche a tutti noi) mandata dal cardinale Penitenziere Maggiore Mauro Piacenza in questo avvento che ci prepara ad accogliere Gesù che viene a salvarci. L’abbraccio con Lui, nel Natale, deve essere preparato con cuore puro attraverso il sacramento della Confessione.
– In questo incontro i ministri della riconciliazione hanno un ruolo importante: essere disponibili, aperti e tramite perché anche ai cuori più induriti giunga la tenerezza e l’abbraccio consolatorio di Dio. – E l’assoluzione via smartphone? Rimane un aiuto spirituale, attraverso il quale passa la misericordia di Dio che giunge al cuore. Ma ancora non un sacramento in senso pieno. – La Chiesa da sempre insegna che la persona che confessa a Dio il suo pentimento, accompagnato dalla ferma risoluzione di ricorrere, appena possibile, alla confessione sacramentale, ottiene il perdono dei peccati, anche mortali. Alla Misericordia non ci sono ostacoli.
♦ Nella lettera inviata ai confessori il cardinale Mauro Piacenza, ricorda che la confessione è necessaria, che la si deve ricevere il sacramento almeno una volta l’anno. Anche in tempi di pandemia la confessione sacramentale «è e rimane indispensabile, almeno una volta all’anno e comunque sempre in caso di peccato mortale, per potersi accostare degnamente alla santa comunione».
♥ Il cardinale, che è Penitenziere maggiore, nella consueta Lettera inviata in occasione del Natale a tutti i confessori, auspica che il Signore conceda loro la capacità di trasmettere «la tenerezza dell’abbraccio misericordioso» di Dio anche nei «cuori più induriti».
♦ Il porporato si rivolge ai «cari fratelli nel sacerdozio» ricordando che «in questo tempo di pandemia, le parole: “salvezza” e “guarigione” hanno assunto per tutti un nuovo significato, drammaticamente concreto e tangibile». Infatti «l’esigenza di essere salvati, anche per gli uomini che si sentono importanti e autonomi, è riemersa potentemente, e la domanda di salvezza ha bisogno di essere orientata, per poter incontrare una risposta autentica».
♥ Ecco l’invito del cardinale penitenziere: «Oggi più che mai il Signore chiama i cristiani a riporre le personali speranze, di guarigione spirituale e fisica, di consolazione e salvezza, ai piedi del bambino Gesù, ai piedi della Sacra Famiglia. E proprio guardando al Bambino è necessario chiedere un incessante zelo nell’esercizio del nostro ministero di confessori, così ché nessun’anima rimanga chiusa al dono dell’Amore salvifico».
♥ «È necessario chiedere di essere capaci di trasmettere ai fedeli, che a noi si rivolgono, la tenerezza dell’abbraccio misericordioso e consolatorio del bambino Gesù, affinché anche i cuori più induriti si aprano all’Amore e riconoscano il Salvatore».
♥ Così il miglior dono che i confessori possono fare a Gesù Bambino in questo Santo Natale è proprio «il tempo dedicato alla celebrazione del sacramento della penitenza», l’essere sempre disponibili per i fedeli» accogliendoli con «tenerezza» e ricordando loro in modo «sereno» che «il bene spirituale della confessione è sempre superiore anche al pur importante benessere fisico».
♦ Il cardinale Piacenza ringrazia i penitenzieri delle Basiliche Papali a Roma e tutti i confessori per «il prezioso servizio offerto a Cristo e alla Chiesa, e per la dedizione che riservate alla cura delle anime», affidandoli alla Vergine Madre e a san Giuseppe nel 150° anniversario dalla sua proclamazione a protettore della Chiesa universale.
♦ Il compito dei ministri della Confessione è proprio questo: dedicare tempo alla celebrazione del sacramento e disponibilità ai fedeli alla cui salvezza il Signore ha offerto se stesso, e mostrare tenerezza nell’accoglienza perché il “bene spirituale della Confessione è sempre superiore anche al pur importante benessere fisico”.
♥ Ogni male “riparato” dal sacramento della penitenza, affretta l’avvento del Regno, frena il potere del male e ci rende partecipi dell’unica Redenzione operata da Cristo. Un’opera ecologica spirituale importante.
La confessione attraverso il telefono?
♦ Riguardo alla questione di come celebrare il sacramento nelle circostanze più drammatiche di questi tempi di Covid in una intervista rilasciata nei giorni scorsi all’Osservatore Romano il cardinale Piacenza aveva sottolineato «la probabile invalidità» della assoluzione impartita attraverso uno smartphone o altri mezzi di comunicazione sociale.
♦ In questi casi infatti manca «la presenza reale del penitente e non si verifica reale trasmissione delle parole della assoluzione; si tratta soltanto di vibrazioni elettriche che riproducono la parola umana».
♥ La tradizione della Chiesa – Il cardinale comunque aveva ricordato che laddove «i singoli fedeli si trovassero nella dolorosa impossibilità di ricevere l’assoluzione sacramentale», si deve tener presente che «la contrizione perfetta, proveniente dall’amore di Dio amato sopra ogni cosa, espressa da una sincera richiesta di perdono – quella che al momento il penitente è in grado di esprimere – e accompagnata dalla ferma risoluzione di ricorrere, appena possibile, alla confessione sacramentale, ottiene il perdono dei peccati, anche mortali, come afferma il Catechismo della Chiesa cattolica al numero 1452».
(fonte: Avvenire.it, 10 dicembre 2020 e altro web).