Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
La chiesa trasformata in casa.
Una testimonianza stupenda in risposta alla tragedia di un terremoto che ha sorpreso e sconvolto gli abitanti di Tolentino, una storica cittadina nelle Marche. Don Sergio Fraticelli: «La mia chiesa-dormitorio non è mai stata così bella; lunedì sono arrivate 220 persone. Non avevo programmato nulla, ma certo non potevo chiudere le porte a chi non aveva più una casa dove andare».
Le brandine hanno preso il posto dei banchi da preghiera e arrivano fin sotto all’altare.
♥ «La mia chiesa non è mai stata così bella».
Don Sergio Fraticelli è un prete di poche parole e molta iniziativa.
♦ La sua Tolentino è diventata una città di terremotati domenica mattina, dopo la grande scossa che ha cancellato ogni illusione di essersi messi alle spalle il peggio.
Fino a quel momento c’era stata soprattutto la consapevolezza diffusa di stare proprio sul bordo del cratere sismico, in precario equilibrio tra paura e speranza.
♦ Adesso il centro storico è chiuso. I merli e le mura di Porta Marina sono crollati. Le case lesionate sono più di quattromila. La ciminiera della storica fornace Massi pende in modo inquietante.
Scuole inagibili, chiuse fino al 10 novembre, nella speranza che per quella data vengano trovate sistemazioni alternative.
♦ Uno dei borghi più belli delle Marche, ventimila abitanti a metà strada tra le montagne e il mare, si è ritrovato all’improvviso nel limbo di una esistenza precaria.
La chiesa trasformata in casa
♥ «Prima c’era soltanto paura, per questo avevo messo a disposizione le stanze del catechismo a chi non se le sentiva di dormire a casa propria. Ma erano 10-15 persone al massimo».
Nella notte di lunedì la chiesa si è riempita di 220 persone, che non avevano alcuna intenzione di andare via.
Don Sergio è allievo di don Oreste Benzi, il prete «dalla tonaca lisa» amico dei poveri e delle schiave «vittime delle tratta» in attesa di beatificazione.
«Non avevo programmato nulla, ma certo non potevo chiudere le porte a chi non aveva più una casa».
(fonte: http://www.corriere.it/cronache/ di Marco Imarisio, inviato a Tolentino (Macerata)