Rubrica quotidiana a cura di P. Salvatore Brugnano
Storie belle… per vivere meglio
La Caritas di Ungheria
e i profughi della guerra.
– Tra le tante Istituzioni e Associazioni di Volontariato impegnate a soccorrere i profughi della guerra in questi due mesi e più della “sacrilega guerra” scatenata dalla Russi contro l’Ucraina, un posto di rispetto tocca alle varie Caritas nazionali e diocesane.
– La Caritas di Ungheria ha subito sentito il dovere cristiano di aiutare chiunque fugga dalla guerra.
– Sin dall’inizio del conflitto, l’organismo pastorale ungherese è stato impegnato a fornire aiuto e sostegno a sfollati e profughi, distribuendo quotidianamente beni primari.
– La Chiesa ungherese è molto grata ai suoi fedeli: “Si è vista subito una solidarietà molto forte e noi siamo molto grati per questo segno d’amore e di vicinanza”. Il suo Segretario, Monsignor Tamás Tóth si dice soddisfatto della risposta arrivata dal Paese, e grato per l’amore e la vicinanza dimostrati dagli ungheresi”.
Sin dall’inizio. Il racconto di Monsignor Tamás Tóth.
♦ Quando il Papa ha chiamato a digiunare il mercoledì delle ceneri per la pace in Ucraina, la Chiesa ungherese ha subito raccolto l’appello a rispondere alla tragedia in corso, una risposta spirituale ma, ovviamente, anche materiale.
♦ Monsignor Tamás Tóth, segretario generale della Conferenza episcopale ungherese, la Ceu, ha descritto ai media vaticani il lavoro di Caritas Ungheria in una situazione che vede un Paese di meno di 10 milioni di abitanti confrontarsi con un flusso di profughi che finora è arrivato a circa 700mila, “un numero enorme per un Paese piccolo come l’Ungheria.
♦ Però, grazie a Dio, c’è stata subito una bella collaborazione tra le diverse organizzazioni e le autorità statali, e così ancora oggi facciamo tutto quello che è possibile fare”.
Il dovere cristiano di soccorrere.
♦ Al di là del confine con la Transcarpazia, regione dell’Ucraina occidentale, arriva Caritas Ungheria che ha subito intrecciato un rapporto vivo con Caritas Ucraina. Qui si trovano sia una minoranza ungherese sia i profughi interni arrivati da altre parti dell’Ucraina.
♥ Ed è là che ogni giorno vengono inviati due camion con gli aiuti. “Noi cerchiamo di dare loro un primo aiuto, poi coloro che arrivano in Ungheria sono accolti dalle organizzazioni caritative, tra cui la Caritas”. Un’accoglienza che supera nazionalità, sesso o colore, perché “è nostro dovere cristiano”.
♥ La Chiesa quindi si è fatta carico dell’alloggio per chi resta per un periodo prolungato in Ungheria, garantendo anche la possibilità ai bambini di accedere alle scuole cattoliche ungheresi, coinvolgendo le istituzioni di istruzione secondaria e le parrocchie.
♥ Così si è ovviato al problema della lingua grazie ai tanti volontari “che aiutano nella traduzione, perché in Ungheria vivono molte persone che hanno origini ucraine o slave”, in modo da poter accogliere con dignità le persone che fuggono dalla guerra.
Gratitudine per l’amore e la vicinanza.
♥ Il capirsi non è un problema – spiega ancora il segretario della Ceu – “perché c’è una cosa molto più importante per risolvere i primi passi, che è la lingua dell’amore, in queste situazioni ci si capisce quasi subito, guardando negli occhi degli altri, è così che comincia subito il dialogo, questo è molto importante”.
♥ Ad accogliere chi fugge sono stati gli ungheresi tutti, persone di città e abitanti dei villaggi, per questo la Chiesa ungherese è molto grata ai suoi fedeli, perché finora, conclude monsignor Tóth “abbiamo ricevuto tantissimo aiuto in denaro, e anche in alloggi.
♥ Si è vista subito una solidarietà molto forte e noi siamo molto grati per questo segno d’amore e di vicinanza”.
(fonte: cf vaticannews.it, 9 maggio 2022).