Rubrica religiosa settimanale a cura di P. Salvatore Brugnano
Pensieri sparsi per nutrire la mente e l’anima durante la settimana
Febbraio 2013, quarta settimana: 24 febbraio-2 marzo 2013.
1. Vangelo della domenica 24 febbraio – «Mentre Gesù pregava, il suo volto cambiò d’aspetto».
2. Aspetti della vita – Addio a Papa Benedetto XVI – La sua eredità ecumenica.
3. Le Opere di S. Alfonso = 1745 Visite al SS. Sacramento ed a Maria Santissima.
4. Vivere la settimana con la liturgia = 25 febbraio – 2 marzo2013.
5. Santi calabresi del passato = Santi Modestino, Fiorentino e Flaviano martiri e San Leone vescovo.
1. Vangelo della domenica – (Lc 9,28-36)
Mentre Gesù pregava, il suo volto cambiò d’aspetto
In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. Mentre pregava, il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. Ed ecco, due uomini conversavano con lui: erano Mosè ed Elìa, apparsi nella gloria, e parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme.
Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; ma, quando si svegliarono, videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi essere qui. Facciamo tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elìa». Egli non sapeva quello che diceva.
Mentre parlava così, venne una nube e li coprì con la sua ombra. All’entrare nella nube, ebbero paura. E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!».
Appena la voce cessò, restò Gesù solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.
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Nella Trasfigurazione, Gesù è indicato come la vera speranza dell’uomo e come l’apogeo dell’Antico Testamento. Luca parla dell’“esodo” di Gesù, che contiene allo stesso tempo morte e risurrezione.
I tre apostoli, vinti dal sonno, che rappresenta l’incapacità dell’uomo di penetrare nel Mistero, sono risvegliati da Gesù, cioè dalla grazia, e vedono la sua gloria. La nube, simbolo dell’immensità di Dio e della sua presenza, li copre tutti. I tre apostoli ascoltano le parole del Padre che definiscono il Figlio come l’eletto: “Questi è il Figlio mio, l’eletto, ascoltatelo”. Non c’è altro commento. Essi reagiscono con timore e stupore. Vorrebbero attaccarsi a questo momento, evitare l’attimo seguente della discesa dalla montagna e il suo fardello di abitudine, di oscurità, di passione.
La Gloria, Mosè ed Elia, scompaiono. Non rimane “che Gesù solo”, sola verità, sola vita e sola via di salvezza nella trama quotidiana della storia umana. Questa visione non li solleverà dal peso della vita di tutti i giorni, spesso spogliata dello splendore del Tabor, e neanche li dispenserà dall’atto di fede al momento della prova, quando i vestiti bianchi e il viso trasfigurato di Gesù saranno strappati e umiliati. Ma il ricordo di questa visione li aiuterà a capire, come spiega il Prefazio della Messa di oggi, “che attraverso la passione possiamo giungere al trionfo della risurrezione”(Chiesa.it)
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«M pregava, il suo volto cambiò d’aspetto» – Chi è Gesù? Questo interrogativo se lo ponevano non solo la gente e i capi del popolo, ma anche i suoi discepoli. A questa domanda l’evangelista Luca risponde con l’episodio della Trasfigurazione. Essa ci parla, dunque, dell’identità di Gesù.
Il brano comincia con un’indicazione di tempo: “otto giorni dopo”. Ma, nel primo giorno dopo il sabato, quindi l’ottavo nella settimana ebraica, Gesù è risorto. Una precisazione per far capire come si può trovare la sua vera identità solo nella risurrezione, quando lo si riconoscerà come Figlio di Dio.
Luca fa poi notare che Gesù non sale sul monte per trasfigurarsi, ma per pregare. Ma è nella preghiera che Egli si trasforma, nel suo rapporto intimo con il Padre che il suo volto e le sue vesti rifulgono, anticipando così la gloria della sua risurrezione. (Nicola Gori, in La Domenica).
Una preghiera per restare vigili
«E dalla nube uscì una voce, che diceva: Questi è il Figlio mio, l’amato, ascoltatelo» (Lc 9,35).
Anche la nostra vita è spesso costellata di “nuvole”; sono le preoccupazioni, gli affanni, le paure e i timori che creano ombre nei nostri cuori e ci sentiamo abbandonati. – Fa’ che in questi momenti possiamo anche noi sentire la voce e l’incoraggiamento di Dio.
(Letizia Battaglino)
2. Aspetti della vita
Addio a Papa Benedetto XVI – La sua eredità ecumenica
Giorno 28 febbraio ore 20,00, il mondo intero seguirà in diretta televisiva il ritiro di Papa Benedetto XVI a Castelgandolfo e poi in un monastero all’interno delle mura vaticane.
Sarebbe saggio per noi raccogliere l’eredità ecumenica di questo Papa che ha finito con incantare il mondo con la sua mitezza, eredità ecumenica che traspare in tre gesti rievocati dal Pastore della Chiesa luterana di Roma.
“Desidero ricordare tre gesti di Papa Benedetto XVI perché, secondo la mia percezione e valutazione di pastore luterano a Roma, hanno, per l’ecumenismo, una importanza durevole, capace di indicare il cammino successivo.
- Il primo è costituito dalla visita, il 14 marzo 2010, alla Comunità evangelica luterana di Roma, con cui Benedetto XVI quel giorno celebrò il culto nella nostra chiesa, la Christuskirche. Per noi questo è un segno molto speciale di legame ecumenico. In piccola scala, esprime quale posto occupi, per Benedetto XVI, l’ecumenismo. Perché il Papa, come capo della Chiesa cattolica romana, è stato disponibile a celebrare, con la nostra piccola comunità di Roma, un culto nella nostra tradizione luterana.
- Secondo esempio di tali gesti, che fanno percepire la vicinanza e la comunione, può essere considerata la visita di Benedetto XVI all’ex convento degli Agostiniani a Erfurt, il 23 settembre 2011. Per la prima volta un Papa si è recato nel luogo in cui Martin Lutero (1483-1546) fu consacrato sacerdote e celebrò la prima messa. Qui, il Papa e i vescovi della Chiesa evangelica in Germania si sono radunati per un incontro e hanno celebrato insieme il culto.
- Anche il terzo gesto ecumenico di Papa Benedetto XVI mi ha molto commosso. Durante la preghiera per l’apertura dell’Incontro europeo dei giovani, a Piazza San Pietro il 29 dicembre 2012, al posto dove, di solito, si trova la cattedra del Papa, c’era una croce. Come i fratelli di Taizé, anche il Papa si è inginocchiato davanti a questa croce, rimanendovi per alcuni minuti in preghiera e in meditazione. Un gesto impressionante, della concezione che il Papa ha di sé e indizio chiaro del messaggio fondamentale della fede: c’è un solo Cristo, cui guardiamo insieme.
In effetti già il giorno dopo l’elezione a Papa, avvenuta il 19 aprile 2005, Benedetto XVI dichiarò, nel messaggio ai cardinali, che l’ecumenismo sarebbe stato uno dei temi fondamentali del suo pontificato, definendo suo impegno prioritario “quello di lavorare senza risparmio di energie alla ricostituzione della piena e visibile unità di tutti i seguaci di Cristo”.
Ed era consapevole che, per far questo, non sarebbero bastate le manifestazioni di buona volontà, ma ci sarebbe stato bisogno di gesti concreti, che entrassero negli animi e smuovessero le coscienze, sollecitando ciascuno a quella conversione interiore che è il presupposto di ogni progresso sulla via dell’ecumenismo.
(da L’Osservatore Romano del 22 febbraio 2013).
3. Le Opere di S. Alfonso
1745 Visite al SS. Sacramento ed a Maria Santissima
Il titolo completo originale è Pensieri ed affetti divoti nelle visite al SS. Sacramento ed alla sempre immacolata SS. Vergine (dal 1749: Visite al SS. Sacramento ed a Maria SS., per ciascun giorno del mese).
È l’opera più stampata di S. Alfonso in un incredibile numero di edizioni, molte delle quali già lui vivente. – Sono 31 meditazioni per la visita al SS. Sacramento, seguite ciascuna da un saluto alla SS. Vergine.
S. Alfonso nell’introduzione racconta l’origine di questo lavoro: “Alcune delle riflessioni e degli affetti che si vanno a leggere erano state raccolte da me per aiutare la preghiera dei giovani della nostra umile Congregazione durante la visita quotidiana che essi fanno, secondo il nostro costume, al SS. Sacramento e alla SS. Vergine Maria. Un pio secolare, che faceva i ritiri nella nostra Casa, le ha ascoltate; gli piacquero e volle che fossero stampate a sue spese per il bene comune. Mi ha indotto per il futuro di aumentarne il numero perché le persone devote potessero servirsene ogni giorno del mese“.
Tutti danno come data certa dell’uscita di questo libro l’anno 1745, anche se la più antica edizione menzionata è quella del 1748, presso Gianfrancesco Paci a Napoli; la più antica pervenuta a noi è del 1749, stampata anch’essa a Napoli, presso Alessio Pellecchia. Nel 1756 le Visite hanno oltrepassato le Alpi. In questo anno il censore episcopale di Mainz dà l’imprimatur per la prima edizione tedesca che apparirà l’anno seguente: era opera di un Padre della Compagnia di Gesù. Si può credere che durante la vita del santo Dottore l’operetta fu stampata 80 volte. Innumerevoli sono state le edizioni italiane postume e le traduzioni in oltre quaranta lingue diverse.
Il decreto che conferisce a S. Alfonso il titolo di Dottore della Chiesa sottolinea particolarmente il merito di questo lavoro. “Sarebbe falso dire che S. Alfonso ha inventato le visite al SS. Sacramento, ma suo merito è stato di aver dato a questa pratica una forma determinata, facile e alla portata di tutti. Nello stesso modo che si attribuisce il rosario a san Domenico, la via Crucis ai figli del serafico san Francesco, gli esercizi spirituali a sant’Ignazio, è possibile attribuire le visite al SS. Sacramento ad Alfonso, nel senso che egli ha reso questa pratica accessibile a tutti e gli ha dato una forma popolare“.
Oggi quando si parla di Eucaristia nei riguardi di S. Alfonso il pensiero corre subito alle “Visite” nelle quali sono esattamente definite le dimensioni e fissati in modo inconfondibile i lineamenti della sua esuberante sensibilità eucaristica. Non è possibile non restare impressionati dal tono caldo e sincero delle parole che nell’introduzione al piccolo libro delle “Visite” ci richiamano anche alle origini eucaristiche della sua vocazione sacerdotale.
Per leggere l’opera apri il collegamento.
4. Vivere la settimana con la liturgia = II Settimana di Quaresima
(25 febbraio-2 marzo) Liturgia delle Ore: II Settimana.
25 febbraio (lunedì) – Colore liturgico viola
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Signore, non trattarci secondo i nostri peccati. – La misura ce la costruiamo noi. Chiediamo a Dio comprensione, misericordia, perdono. Ci saranno elargiti secondo la misura dei nostri giudizi e della nostra benevolenza verso il prossimo.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = Dn 9,4b-10; Sal 78,8-9.11.13; Lc 6,36-38.
- – Santi di oggi = San Nestore; San Cesario; Beato Domenico Lentini.
26 febbraio (martedì) – Colore liturgico viola.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = A chi cammina per la retta via mostrerò la salvezza di Dio. – Tempo di purificazione la Quaresima. Anzitutto dall’ipocrisia, dall’incoerenza, dall’ostentazione, dalle sciocche pretese di superiorità. Gesù è il Maestro che ci può guarire.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = Is 1,10.16-20; Sal 49,8-9.16-17.21.23; Mt 23,1-12.
- – Santi di oggi = Sant’Alessandro di Alessandria; San Vittore; Sant’Agricola.
27 febbraio (mercoledì) – Colore liturgico viola
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Salvami, Signore, per la tua misericordia. – Spesso i rapporti tra le persone e tra le nazioni sono rapporti di forza. Purtroppo capita anche dentro la Chiesa. Eppure Gesù è stato chiarissimo: «Tra voi non sarà così». Insegnaci, Signore, il servizio e il dono di noi stessi.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = Ger 18,18-20; Sal 30,5-6.14-16; Mt 20,17-28.
- – Santi di oggi = Sant’Onorina; San Gabriele dell’Addolorata.
28 febbraio (giovedì) – Colore liturgico viola.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Beato l’uomo che confida nel Signore. – L’amore crea ponti, l’egoismo genera abissi. Quello che separa per l’eternità il ricco e Lazzaro è stato prodotto dall’indifferenza del primo. Dio rende a ciascuno il frutto delle sue azioni.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = Ger 17,5-10; Sal 1,1-4.6; Lc 16,19-31.
- – Santi di oggi = San Romano; Sant’Osvaldo di Worcester; Beata Antonia da Firenze.
1 marzo (venerdì) – Colore liturgico viola.- Primo Venerdì
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Ricordiamo, Signore, le tue meraviglie. Il Signore della vigna, come pietra scartata, ne è cacciato fuori e viene ucciso. Ma Dio lo rende pietra angolare del suo tempio santo.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = Gen 37,3-4.12-13a.17b-28; Sal 104,16-21; Mt 21,33-43.45-46.
- – Santi di oggi = San Felice III; Sant’Albino; Beato Cristoforo da Milano.
2 marzo (sabato) – Colore liturgico viola.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Misericordioso e pietoso è il Signore. L’abbraccio del Padre ridona dignità al figlio smarrito, comunica vita a chi l’ha sciupata, trasforma con la misericordia chi ha sperimentato la miseria della vita senza Dio.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = . Mi 7,14-15.18-20; Sal 102,1-4.9-12; Lc 15,1-3.11-32.
- – Santi di oggi = San Troadio; Sant’Angela della Croce; Beato Carlo Bono.
5. Santi calabresi del passato o venerati in Calabria
Santi Modestino, Fiorentino e Flaviano martiri (14 febbraio)
Tutto quello che si sa su questi santi, si deve ad un vescovo di Avellino, Ruggero, che scrisse la biografia dei tre religiosi. Secondo tale opera, Modestino fu vescovo di Antiochia all’inizio del IV secolo; in questo periodo avvenne la persecuzione di Diocleziano e il vescovo fu costretto a ritirarsi in un eremo dove rimase per sette anni. Al suo ritorno, venne arrestato e costretto a sacrificare agli idoli; essendosi rifiutato, Modestino fu tormentato in varie maniere. Durante i supplizi, si scatenò un violento terremoto con tuoni e lampi, che provocò danni e vittime. Imprigionato, il santo venne liberato da un angelo che lo guida in Calabria, precisamente a Locri, insieme al presbitero Fiorentino e al diacono Flaviano.
Qui vennero accolti con molto entusiasmo sia per la predicazione, che per l’amministrazione del Battesimo, ma anche nella città calabrese venne arrestato e trasferito a Sibari insieme ai compagni; vengono liberati nuovamente e guidati in Campania e arrestati.
Ma Dio vegliava su di loro: infatti furono liberati dall’Arcangelo Gabriele e condotti presso Avellino, dove morirono il 14 febbraio 295. Sono considerati martiri non perché morirono di morte violenta, ma per i numerosi tormenti che subirono; le loro reliquie sono tuttora contese da Avellino e Mercogliano. In Calabria i tre santi sono venerati nella diocesi di Locri–Gerace.
San Leone vescovo (20 febbraio)
Nato a Ravenna, sacerdote ed amministratore dei beni della diocesi. Fu collaboratore del vescovo Cirillo di Reggio Calabria, che lo nominò protopresbitero della cattedrale; alla morte del vescovo di Catania, Sabino, Leone venne nominato vescovo della città siciliana, conducendo vita di ascesi e di perfezione. Per queste caratteristiche, si recò sovente a Costantinopoli per desiderio di Costantino VI e Leone IV. Morì nel 785.
In Calabria è venerato nella diocesi di Crotone-Santa Severina.
(da Calabriaecclesia2000.it).