Cultura e Società

La bisaccia del pellegrino

Rubrica religiosa settimanale a cura di P. Salvatore Brugnano

Pensieri sparsi per nutrire la mente e l’anima durante la settimana

Aprile 2011, seconda settimana: 10-16 aprile
1. Vangelo della domenica 10 aprile – Quinta domenica di Quaresima – Anno A – Io sono la risurrezione e la vita.
2. Aspetti della vita – Pensare prima di parlare.
3. Un incontro con S. Alfonso – Malato, ma osservante fino in fondo.
4. Vivere la settimana con la liturgia = 11-16 aprile 2011.
5. Curiosità calabresi del passato = La settimana santa e i suoi riti a Tropea.

1. Vangelo della domenica –   Gv 11,1-45
Io sono la risurrezione e la vita
In quel tempo, un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dire a Gesù: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato».
All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui».
Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».
Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro.
Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?».
Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare».
Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.

Questa domenica ci apre le prospettive della Risurrezione. Il profeta Ezechiele, a nome di Dio, parla agli esiliati di Babilonia, di ritorno e di speranza, come di una risurrezione. Il racconto della risurrezione di Lazzaro presenta Gesù, vincitore della morte e culmina nella frase di Gesù su se stesso: “Io sono la risurrezione e la vita. Chi crede in me non morrà in eterno”. Che Dio abbia il potere di vincere la morte, è già la convinzione dei racconti tardivi dell’Antico Testamento. La visione che ha Ezechiele della risurrezione delle ossa secche – immagine del ristabilimento di Israele dopo la catastrofe dell’esilio babilonese – presuppone questa fede. Il profeta Isaia si aspetta che Dio sopprima la morte per sempre, che asciughi le lacrime su tutti i volti (Is 25,8). Il profeta Daniele prevede che i morti si risveglino – alcuni per la vita eterna, altri per l’orrore eterno (Dn 12,2). Ma il Vangelo va oltre questa speranza futura, perché vede già date in Gesù “la risurrezione e la vita” che sono così attuali. Colui che crede in Gesù ha già una parte di questi doni della fine dei tempi. Egli possiede una “vita senza fine” che la morte fisica non può distruggere. In Gesù, rivelazione di Dio, la salvezza è presente, e colui che è associato a lui non può più essere consegnato alle potenze della morte.  (cf LaChiesa.it).

Alla preghiera di Marta, Gesù risponde: «Tuo fratello risorgerà ». Essa però riafferma la sua fede nella risurrezione futura. E Gesù le dice: «Io sono la risurrezione e la vita». La risurrezione è una realtà possibile già ora nella fede. Poi domanda alla donna: «Credi questo?». Si tratta di credere nel significato nuovo che assumono la morte e la vita dell’uomo quando si ha fede in Cristo. Di fronte al sepolcro dell’amico Lazzaro Gesù scoppia in lacrime, invoca il Padre, e grida: «Lazzaro, vieni fuori!». Lazzaro ritorna in vita. Questo miracolo è un segno che anticipa quello che Gesù farà quando sarà glorificato. Alcuni credono, altri si allontanano. Gesù sarà condannato a morte perché dà la vita.  (Orlando Zambello in “La Domenica”).

2. Aspetti della vita
Pensare prima di parlare
Non c’è da fidarsi di quello che dice la gente, spesso se le inventa le cose, dice quello che le passa per la mente senza pensarci.

Pensare prima di parlare e invece succede il contrario. «Non avere un pensiero e saperlo esprimere: è questo che fa di uno un giornalista». Certo, era esagerato Karl Kraus, il caustico autore austriaco dei Detti e contraddetti (1909), ma in qualcosa indovinava. E la sua “verità” non colpiva solo i giornalisti, che – continuava – spesso «hanno con la vita e la verità all’incirca lo stesso rapporto che le cartomanti hanno con la metafisica», ma soprattutto il chiacchiericcio vano e vacuo di molti. Basta solo salire su un treno e sorbirsi le conversazioni fluviali che i passeggeri affidano ai loro cellulari. Aveva ragione, allora, lo scrittore Luigi Malerba quando – nella nostra citazione da Salto mortale (1968) – registrava un’atmosfera diffusa, quella del parlare col cervello scollegato, emettendo un profluvio di banalità, di stupidità e persino di vere e proprie falsità. Un antico letterato orientale, vissuto nel IX secolo nell’attuale Iraq, di nome Ibn al-Mu’tazz, ricordava che il sapiente esprime le sue idee con accuratezza e col minor numero di parole. Ora, invece, a partire dalla televisione, una logorrea incessante e indefessa si rovescia nelle orecchie degli ascoltatori, miscelando verità e inganno, sostanza e apparenza in una marmellata appiccicosa e fortemente speziata, destinata a palati ormai deformati da un eccesso continuo.
Diventa, così, urgente una purificazione del nostro sguardo dalle troppe brutture e bruttezze e una liberazione del nostro orecchio dalle ortiche del vaniloquio, del cicaleccio inconsistente, del brusio permanente. Sì, bisogna avere il coraggio di creare qualche volta – almeno di domenica – un’oasi di silenzio, introducendo una sorta di dieta dell’anima e della mente, perché abbia spazio la riflessione, il pensiero, il raccoglimento (Mons. Gianfranco Ravasi, in Avvenire del 27/03/2011).

3. Un incontro con S. Alfonso
Malato, ma osservante fino in fondo
Nei Processi per la beatificazione di Alfonso interessante è la testimonianza di D. Antonio Romano Arciprete della Collegiata S. Andrea Apostolo in Arienzo: “Il Servo di Dio dimostrò una eroica giustizia circa il risiedere in questa sua Diocesi: per cinque anni dimorò sempre nella Città di Sant’Agata, per altri poi otto anni in questa Terra di Arienzo per le sue gravi corporali infermità, e per ordine de’ Medici. Né egli uscì da questa sua Diocesi, se non poche volte e per pochi giorni e per cause urgenti, come mi consta di udito ed è pubblica voce e fama. Dovendo egli mangiar di grasso nella Quaresima, ed in altri giorni di digiuno, viste le sue gravi infermità per ordine de’ Medici, domandava a me, come Arciprete Curato di questa Collegiata, la licenza scritta dal Medico, quale poi voleva, che si fosse da me sottoscritta, come Parroco del luogo per dimostrare la sua cieca obbedienza alla Santa Chiesa” (dai Processi).

4. Vivere la settimana con la liturgia =  11-16 aprile – Quinta settimana di Quaresima – Liturgia delle Ore: I settimana

11 aprile (lunedì) – Colore liturgico = viola
– Pensiero dalle letture bibliche di oggi  = Con te, Signore, non temo alcun male.  – Il racconto di Susanna ci presenta una donna che preferisce morire innocente pur di non acconsentire al male e Dio, in cui ha posto la propria fiducia, la premia con un intervento potente.
– Letture bibliche alla Messa di oggi  =   Daniele 13,1-9.15-17.19-30.33-62; Salmo 22,1-6; Giovanni 8,1-11.  .
– Santi di oggi  =  San Stanislao; Santa Gemma Galgani; Beata Elena Guerra.

12 aprile (martedì) – Colore liturgico = viola
– Pensiero dalle letture bibliche di oggi  =  Signore, ascolta la mia preghiera. – Senza la fede il cammino nel deserto sembra un cammino verso la morte, così senza la fede non si comprende chi sia Cristo..
– Letture bibliche alla Messa di oggi  = Numeri 21,4-9; Salmo 101,2-3.16-21; Giovanni 8,21-30.
– Santi di oggi  =  San Zeno; San Giuseppe Moscati.

13 aprile (mercoledì) – Colore liturgico = viola
– Pensiero dalle letture bibliche di oggi  =  A te la lode e la gloria nei secoli.  – Chi fa di Dio il senso della propria vita non vive con meno preoccupazioni e sofferenze, ma viene ad avere una comprensione nuova della propria vita.
– Letture bibliche alla Messa di oggi  = Daniele 3,14-20.46-50.91-92.95; Cantico Dn 3,52-56; Giovanni 8,31-42..
– Santi di oggi  =  San Martino I; Sant’Ermenegildo; Beata Ida.

14 aprile (giovedì ) – Colore liturgico = viola
– Pensiero dalle letture bibliche di oggi  Il Signore si è sempre ricordato della sua alleanza. – Abramo è il modello del credente che ripone in Dio tutta la propria vita e per questo riceve una promessa certa da parte di Dio.
– Letture bibliche alla Messa di oggi  =   Genesi 17,3-9; Salmo 104,4-9; Giovanni 8,51-59.
– Santi di oggi  =  Santi Tiburzio, Valeriano e Massimo; Santa Liduina.

15 aprile (venerdì) – Colore liturgico = viola
– Pensiero dalle letture bibliche di oggi  = Nell’angoscia t’invoco: salvami, Signore. – Sempre vi sono persone che credono in Cristo e altre che non lo vogliono riconoscere, ma anche in chi ha fede vi sono momenti di sconcerto quando vacilla il fondamento basato sulla Sacra Scrittura.
– Letture bibliche alla Messa di oggi  =  Geremia 20,10-13; Salmo 17,2-7; Giovanni 10,31-42..
– Santi di oggi  =  San Marone; Beato Cesare de Bus; San Damiano de Veuster.

16 aprile  (sabato) – Colore liturgico = viola
– Pensiero dalle letture bibliche di oggi  Il Signore ci custodisce come un pastore il suo gregge. – Nonostante i segni che Gesù compie i farisei lo vogliono uccidere, ma così facendo portano a compimento il disegno del Padre.
– Letture bibliche alla Messa di oggi  =  Ezechiele 37,21-28; Cantico. Ger 31,10-12b.13; Giovanni 11,45-56.
– Altri Santi di oggi  =  Santa Maria Bernarda Soubirous; San Benedetto Giuseppe Labre; San Drogone.

5. Curiosità calabresi del passato
La settimana santa e i suoi riti a Tropea

  •  Domenica delle Palme, che ci ricorda l’entrata in Gerusalemme, fra il popolo osannante, del Principe della pace Gesù Cristo, si portano a far benedire in chiesa le palme variamente intrecciate ed i rami dell’ulivo, che i marinai usano mettere sulla ruota di prua dei loro navigli.I contadini traggono gli auspici dell’annata agricola in corso osservando lo stato meteorologico della giornata, che poi mettono in relazione al contenuto di antichi adagi, come il seguente: Parma chiovusa, gregna gravusa.
  • Ed eccoci alla così detta settimana maggiore con le sue funzioni liturgiche di massima importanza. A partire da mercoledì santo, nelle ore vespertine i ragazzi si recano in chiesa per fare ‘u terrimotu. Essi, non appena vien spenta l’ultima candela, si mettono a picchiare il suolo, le porte ed altro con bastoni o sassi.
  • Giovedì santo, di buon mattino, tutti i fratelli della Confraternita del Santissimo, al canto dell’inno: Sacro Convito, vanno a comunicarsi in Cattedrale e il popolo segue il loro esempio. In questo giorno N. S. Gesù Cristo vien messo in Sepolcro. Si liganu le campane ed in loro vece si adoperano i trocculi (crepitacoli) fino all’ora in cui sabato santo suonerà la gloria. In segno di lutto i negozi stanno con la porta semichiusa e tutte le famiglie non coprono la tavola da pranzo col solito mensale. Nel pomeriggio le confraternite vanno a visitare i santi Sepolcri. Tutti i fratelli portano la corona di spine sul capo e incedono a passi lenti disposti in ordine dai maestri di cerimonie recitando il Miserere.
  • Verso le ore 15 del Venerdì santo un musicante va in giro per le vie suonando lugubremente il tamburo, onde avvertire le mamme che l’ora della processione del Cristo morto s’approssima. Le pie donne non perdono tempo e fanno indossare alle loro figliole l’abito ed il velo nero da Veronica e poi le conducono alla chiesa dei gesuiti. La processione, che è un avanzo delle antiche rappresentazioni sacre, s’inizia a sera ed è qualche cosa di fantastico e commovente. Segue la bara del Cristo morto la musica, che suona una straziante marcia funebre e tien dietro una folla immensa di popolo. Gli uomini reggono in mano delle fiaccole resinose e le donne cantano un tradizionale lamento. Lungo la via dei Latini (oggi detta via della Libertà) e al Borgo, al passaggio della processione, vengono accesi dei falò. In piazza Ercole ha luogo la così detta affrontata; la statua della Addolorata viene ad incontrarsi con la varetta di Gesù, fra la più viva commozione di popolo.
  • Mattina di Sabato santo in Chiesa vien benedetta l’acqua lustrale e le famiglie ne approfittano per farsi benedire l’acqua contenuta in bùmbuli e cuccumi nuovi. Primo a bere in detti recipienti dev’essere un maschio, poiché soltanto così vieti distrutto ipso facto il loro caratteristico puzzo di creta.
    Verso mezzodì le campane della Cattedrale, squillando a festa, danno al popolo il lieto annunzio della resurrezione del Redentore del mondo. La musica in piazza intona la marcia reale ed i ghiottoni addentano avidi le salsicce, memori al detto: Gloria sonandu e sotizzi mangiando. Dopo ciò i macellai (detti guccèri) conducono al macello un bel toro e delle grasse giovenche, infiorati e ornati di nastri dai vari colori, onde sacrificarli assieme a parecchi agnelli. Nel pomeriggio i Parroci vanno a benedire le case e ricevono in dono dai fedeli danaro e uova.

(Giuseppe Chiapparo, in Etnografia di Tropea – Scritti demologici e storici, M.G.E. 2009, p. 186-187).

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