Rubrica religiosa settimanale a cura di P. Salvatore Brugnano
Pensieri sparsi per nutrire la mente e l’anima durante la settimana
Dicembre 2011, terza
settimana: 11-17 dicembre
1. Vangelo della domenica 11 dicembre – Domenica III Avvento – Anno B – «In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete».
2. Aspetti della vita – Il valore cristiano del presepe e dell’albero.
3. Un incontro con S. Alfonso – Il giornale letto da S.Alfonso.
4. Vivere la settimana con la liturgia = 12-17
dicembre 2011.
5. Curiosità calabresi del passato =
Allestimundi cari amici.
1. Vangelo della domenica – (Gv 1,6-8.19-28)
In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete.
Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce.
Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elia?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando..
Il messaggero, annunciato nel vangelo di domenica scorsa, è descritto in modo più dettagliato dall’evangelista Giovanni. Egli ci ricorda, infatti, i dialoghi che Giovanni Battista ebbe con sacerdoti e leviti, venuti da Gerusalemme per interrogarlo. Era forse il Messia? No, rispose Giovanni Battista: “ Io sono voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia ” (Gv 1,23).
Sant’Agostino commenta: “Giovanni Battista era una voce, ma in principio il Signore era il Verbo. Giovanni fu una voce per un certo tempo, ma Cristo, che in principio era il Verbo, è il Verbo per l’eternità” (Serm 293)
“ Egli – dice l’evangelista Giovanni – venne come testimone per rendere testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui ”. Vi sentiamo un’eco del prologo: “Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo ” (Gv 1,9).
Anche noi dobbiamo essere suoi testimoni (Gv 15,27) e ciò, prima di tutto, nella santità delle nostre vite perché “ mi ha rivestito delle vesti di salvezza, mi ha avvolto con il manto della giustizia ” (Is 61,10). – (La Chiesa.it).
Rendere testimonianza alla luce. È la missione di Giovanni Battista secondo l’evangelista Giovanni. Egli è venuto al mondo come testimone, affinché per mezzo suo le genti credessero. In chi? Nel Cristo, in Colui che è la luce alla quale Giovanni dona la sua vita.
L’esistenza del Battista, infatti, è tutta orientata verso il Messia: è al suo servizio e a Lui rende onore. La sua posizione nell’economia della salvezza è quella di prestare il suo essere come la cera di una candela. La luce che emana non è riferibile alla forza della sostanza, ma del fuoco che la consuma e della scintilla che l’ha accesa. Allo stesso modo, il Battista ha offerto il suo corpo a Cristo, affinché egli potesse brillare nel mondo.
Per additare il Salvatore, vera luce, Giovanni si è messo da parte per fare spazio al Signore. In questo modo, Dio ha permesso che collaborasse alla salvezza dell’umanità, affidandogli il compito di annunciare la sua opera. Questo è un monito per noi, perché siamo chiamati a essere testimoni della luce ovunque ci troviamo. Dobbiamo diventare dei nuovi precursori per gridare al mondo che Cristo è l’unica salvezza dell’uomo. (Nicola Gori in “La Domenica”).
2. Aspetti della vita
Il valore cristiano del presepe e dell’albero
A Natale oltre a scambiarci dei doni, dobbiamo esser pronti ad accogliere in noi il Figlio di Dio: dono per eccellenza del Padre all’umanità intera. La simbologia natalizia, sia con il presepe che con il tradizionale albero di origine nordica, ci offre un contributo di immagini ed ambientazioni in grado di accompagnarci nella preparazione interiore all’evento gioioso della nascita di Gesù.
Molto suggestiva è la Sacra Rappresentazione della Natività in Piazza San Pietro, dinanzi all’obelisco vaticano, iniziativa lanciata per la prima volta nel 1982 durante il pontificato del beato Giovanni Paolo II, affiancata da un maestoso albero di Natale (abete offerto ogni anno da una regione montana dell’Europa).
Il presepe realizzato nelle nostre case, in forme anche molto creative, è essenzialmente la rievocazione del Mistero storico dell’Incarnazione del Verbo. Aspettando il Natale in famiglia, dinanzi al presepe, si può puntare lo sguardo interiore a Betlemme per vivere insieme con gioia, l’attesa di Gesù che viene. L’albero di Natale inserito nel contesto religioso delle festività è segno di pace e di speranza. L’abete sempreverde inoltre, simbolicamente ci riconduce al Figlio dell’uomo, “il Vivente” (Ap 1,18). Gesù è l’autentico “Albero della vita” (Ap 2,7). Egli, rafforza e rinsalda la comunione tra Dio e l’uomo infranta da Adamo ed Eva nell’Eden, per aver mangiato i frutti dell’albero proibito (Cfr Gn 3,6). (Lucia Giallorenzo)
La novena del santo Natale
con le Antifone Maggiori (sette antichissime antifone al Magnificat alle quali furono aggiunte altre due). Costituiscono il grido dell’umanità che esprime il bisogno di Dio: “Vieni!”).
- 16 dicembre: «Ecco verrà il Re, il Signore della terra, che toglierà il giogo della nostra schiavitù». Il Figlio di Dio si fa figlio dell’uomo per restituire dignità e libertà a chi lo segue. Genesi 3,1-4; Romani 1,18-26.
- 17 dicembre: «O Sapienza, che esci dalla bocca dell’Altissimo, ti estendi ai confini del mondo e tutto disponi con soavità e forza, vieni, insegnaci la via della saggezza». Ci rivolgiamo a Cristo perché ci conduca nella via della giustizia, cioè fino al totale rinnovamento del mondo. Genesi 3,14-20; Romani 5,12-21.
- 18 dicembre: «O Signore, guida della casa d’Israele, che sei apparso a Mosè nel fuoco del roveto e sul monte Sinai gli hai dato la legge, vieni a liberarci con braccio potente». Colui che sta per venire è il Messia, ed è anche colui che viene a ridare la vita al suo popolo. Genesi 17,15-23; Romani 4,13-23.
- 19 dicembre: «O germoglio di Iesse, che ti innalzi come segno per i popoli. Tacciano davanti a te i re della terra e le nazioni ti invochino: vieni a liberarci, non tardare». Il profeta Isaia vede il Messia che si innalza come “segno per i popoli”. Egli porterà la giustizia e la pace. Deuteronomio 15,13-20; Atti 3,18-26.
- 20 dicembre: «O Chiave di Davide, scettro della casa d’Israele, che apri, e nessuno può chiudere, chiudi e nessuno può aprire, vieni, libera l’uomo prigioniero, che giace nelle tenebre e nell’ombra di morte». Al Messia spetta il compito di aprire la porta del regno o di chiuderla. Noi lo chiamiamo. Venga a liberarci. Isaia 28,14-20; Romani 10,5-11.
- 21 dicembre: «O Astro che sorgi, splendore della luce eterna, sole di giustizia, vieni, illumina chi giace nelle tenebre e nell’ombra di morte». È l’immagine del ritorno di Cristo alla fine dei tempi, quando lo splendore della sua luce avrà vinto del tutto le tenebre che ancora offuscano le anime e i cuori. 1Samuele 2,1-10; Luca 1,26-38.
- 22 dicembre: «O Re delle genti, atteso da tutte le nazioni, pietra angolare che riunisci i popoli in uno, vieni e salva l’uomo formato dalla terra». La Chiesa chiede a Cristo di venire a salvare l’uomo che Dio aveva modellato a sua immagine, ma che il peccato aveva rovinato. Isaia 9,1-6; Luca 1,39-45.
- 23 dicembre: «O Emmanuele, nostro re e legislatore, speranza e salvezza dei popoli, vieni a salvarci, o Signore nostro Dio». Il nostro vero legislatore è Cristo che ci ha liberati dal giogo della Legge. Giudei e pagani riuniti lo attendono come loro re e salvatore. Isaia 7,10-16; Matteo 1,18-25. P 24 dicembre: «Quando sarà sorto il sole nel cielo, vedrete il Re dei re, che procede dal Padre, come sposo che sorge dal suo riposo». Il Re, salvatore e sposo, viene da Betlemme per nutrire il suo gregge con il pane del cielo. Michea 5,1-4; Luca 2,1-8.
3. Un incontro con S. Alfonso
Il giornale letto da sant’Alfonso
Nel `700 Napoli come Venezia e come Firenze aveva il suo bravo Giornale, in cui si ripercoteva in compendio la vita del Regno di qua e di là del Faro e delle principali:capitali europee.
Intitolato semplicemente Avvisi dell’anno usciva ogni sette giorni in minuscolo formato presso l’impressore di Sua Maestà, con privilegio. Era un utile bollettino d’informazioni senza articoloni politici e senza illustrazioni sboccate.
Sant’Alfonso come ciascun buon intellettuale napoletano vi era abbonato, non temendo che la cronaca spicciola lo distraesse dalle severe mansioni.
Sollecito del bene delle anime teneva conto del modesto settimanale, che a quell’epoca costituiva una rarità considerevole; l’aspettava con una certa ansia in quell’angolo umido del Sannio e l’accoglieva come un corriere che veniva a riferirgli quanto accadeva nel mondo. Naturalmente i fattacci non erano portati alla ribalta né si dava importanza ai pettegolezzi, che oggi insudiciano tonnellate di carta alimentando tendenze morbose.
L’episcopio non è un romitaggio senza finestre, né il vescovo è un personaggio estraneo al movimento degli uomini e delle idee: spesso anzi ne è il centro.
Nel caso è sufficiente dimostrare l’amore di sant’Alfonso per la stampa periodica: forse è tra i pochissimi Dottori della Chiesa, se non addirittura l’unico, che l’abbia incoraggiata con il suo proprio esempio leggendola. Ed in diverse occasioni se ne servì come di una agenzia pubblicitaria per propagare i suoi libri.
Gli esemplari degli Avvisi dell’anno sono ormai diventati irreperibili; non si trova una sola collezione completa neppure a Napoli nella Biblioteca nazionale e nell’Archivio di storia patria al Maschio Angioino. La perdita è grave senza dubbio per una esatta valutazione dei prodromi del giornalismo italiano. .
Gli Avvisi oltre lo schematico diorama fornivano segnalazione bibliografiche interessanti: vi si riscontravano annunziate con rapide recensioni le opere del Muratori, del p. Natale d’Alessandro, del canonico Sparano, del mariologo gesuita p. Francesco Pepe, di Saverio Mattei, traduttore dei Salmi dall’ebraico in versi italiani, ecc.
Sant’Alfonso ottenne varie inserzioni durante il periodo episcopale, di cui diamo un saggio, che per gli studiosi è una primizia. “È uscita alla luce una Lettera, che serve di avvertimento a’ confessori diretta dal M.R.P.D. Alfonso de Liguori sulla frequente Comunione, trattata dal medesimo nella sua Guida spirituale; e si vende nella stamperia di Raffaele Lanciano sita all’Imbrecciata della Madonna delle Grazie a Toledo: come ancora nella bottega del sig. Giannini ligatore di libri all’incontro del real Teatro: il prezzo è un carlino” (Avvisi, 23 marzo 1762, n. 13).
Il numero 37 del 14 settembre 1762 riportava quest’altro tratto: “Chiunque desidera la risposta apologetica sulla frequente Comunione di Mons. D. Alfonso de Liguori assieme con la replica fatta alla medesima da Cipriano Aristasio si vendono nella stamperia di Raffaele Lanciano..”.
A proposito di questa vetrina libraria il Santo comunicava a Remondini il 18 febbraio 1768: “Ora ho pensato di far mettere agli Avvisi di Napoli questa nuova edizione della Theologia Moralis, perché gli Avvisi vanno poi per tutto il Regno”. Il 3 marzo gli replicava: “La Morale si è cominciata a smaltire, ma ora che ho fatto mettere agli Avvisi la notizia di questa nuova ristampa colla rivocazione di molte sentenze, aggiunte di dottrine e trattati ecc., spero che comincerà ad avere smaltimento più grande, e specialmente per quelli del Regio che senza questo avviso non ne avrebbero avuto notizia; e perciò mi è convenuto di dare una copia di questa Morale a quel ministro che dà fuori gli Avvisi, e non vuole ammettere che si stampino notizie di libri usciti, se non ha il libro di cui si dà la notizia”. (Oreste Gregorio in Monsignore si diverte, p. 113-114).
4. Vivere la settimana con la liturgia = 12-17 dicembre 2011 – III settimana di Avvento – Liturgia delle Ore: III Settimana
12 dicembre (lunedì) – Colore liturgico viola.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Fammi conoscere, Signore, le tue vie. – Quanto è difficile per il nostro orgoglio accettare l’autorità, soprattutto quella di Dio che non lascia vuoto nessuno spazio. La giustificazione del nostro rifiuto non può che essere meschina.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = Numeri 24,2-7.15-17b; Salmo 24,4-9; Matteo 21,23-27.
- – Santi di oggi = B. V. Maria di Guadalupe; B. Giacomo da Capestrano.
13 dicembre (martedì) – Colore liturgico rosso
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Il povero grida e il Signore lo ascolta. – Aderire con le parole è certamente importante, ma alla fine ciò che conta sono i fatti, perché sono essi che dimostrano la sincerità della conversione, ossia il vero pentimento per il male commesso.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = Sofonia 3,1-2.9-13; Salmo 3,32-3.6-7.17-19.23; Matteo 21,28-32.
- – Santi di oggi = Santa Lucia, vergine e martire. Sant’Ottilia; Beato Giovanni Marinoni.
14 dicembre (mercoledì) – Colore liturgico bianco.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Stillate cieli dall’alto e le nubi facciano piovere il giusto. – Schietto Giovanni nella sua richiesta di togliere ogni equivoco sull’identità di Gesù; altrettanto schietto Gesù nelle risposta: è venuto per sanare l’umanità.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = Isaia 45,6b-8.18.21b-25; Salmo 84,9-14; Luca 7,19-23.
- – Santi di oggi = San Giovanni della Croce. Sacerdote e dottore della Chiesa. San Venanzio Fortunato.
15 dicembre (giovedì) – Colore liturgico viola.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Ti esalterò, Signore, perché mi hai risollevato.- Gesù elogia Giovanni e la sua rettitudine. I pubblicani, che lo hanno ascoltato, «hanno riconosciuto che Dio è giusto »; gli altri, invece, «hanno reso vano il disegno di Dio su di loro»..
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = Isaia 54,1-10; Salmo 29,2.4-6.11-13; Luca 7,24-30.
- – Santi di oggi = San Valeriano; B. Maria V. Fornari; B. Carlo Steeb.
16 dicembre (venerdì) – Colore liturgico viola
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Ti lodino i popoli, o Dio, ti lodino i popoli tutti. – Gesù loda la testimonianza di Giovanni; afferma, tuttavia, che la vera testimonianza della sua origine gli viene «dalle opere che il Padre gli ha dato da compiere».
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = Isaia 56,1-3a.6-8; Samol 66,2-3.5.7; Giovanni 5,33-36.
- – Santi di oggi = Santa Adelaide; Sant’Aggeo, profeta; B. Clemente Marchisio.
17 dicembre (sabato) – Colore liturgico viola.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Venga il tuo regno di giustizia e di pace. – Poiché Gesù è stato «generato per opera dello Spirito Santo», la presenza del giusto Giuseppe, “lo sposo di Maria”, è necessaria per garantirgli la discendenza davidica, richiesta per essere riconosciuto come “Cristo”.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = Genesi 49,2.8-10; Salmo 71,1-4.7-8; Matteo 1,1-17.
- – Santi di oggi = San Modesto; San Giovanni de Matha.
5. Curiosità calabresi del passato
Allestimundi, cari amici,
‘N chisti giorni di natali
Oh chi festa triumpali,
E gloria ó Patri.
A lu Celu ‘na festa si faci,
A la chiesia cantanu ancora
E la terra già ndi odora
Di rosi e jhùri.
E nesciutu lu Redenturi
Chi porta beni e porta vita,
Ogni grazia a noi ndi mbita
E a l’unioni.
Porta beni pe’ li Ioni,
Pe’ li mali lu so’ ajutu
Tutti chili chi l’hannu perdutu
Lu jènu a truvari.
E lu vannu pe’ ritruvari,
Cà avènu asciatu ‘na bona via,
Ma a lu celu non nc’èni via
Nc’è lu siggillu.
Non guardati ch’è piccirillu,
Cà èni ‘randi e ‘nnipotenti
Servi puru pe’ nui ‘ssistenti,
Fina la morti.
E fu natu di rnezzanotti
Ma friddu, nudo e povarellu
Comu tantu rispettusellu
‘Nta quella paglia,
Fu ‘ccuppatu cu ‘na tuvaglia
Fu ‘ccuppatu cu veru amuri,
La sua Mamma cu tantu sbrenduri
Lu stringia ar petto.
O Divinu mio Pargolettu,
Li Santi Angiuli calaru
E a Maria la cumbitaru
A la capanna,
Di lu celu, ca chiovi manna
Quella notti desiderata
La jerba ancora non era nata
E spandeva mele.
O risbrendente chi siti a li celi,
risbrendenti chi” siti a la grutfa
O , risbrendenti pe’ l’aria tutta
Ch’è tutta maistusa.
Quella nottata sua, groliusa,
Non era ‘mbernu, ca primavera,
E lu tempu non è com’era,
lo mi ndi ‘ngannu.
Nci ndi jamu pe’ la capanna
Cu Maria Matri e Sant’Anna,
San Giusep.pi, ch’è venerato
Ed è becchiarellu,
E lu voi cu l’asinellu
Chi aduravanu lu Messia,
San Giuseppi, Sant’Anna, Maria
E lu Bambinellu. (n. 2909).
(S. Costantino Briatico)
Raffaele Lombardi Satriani
In “Canti popolari calabresi” Volume IV
Napoli, Eugenio De Simone editore, 1933