Rubrica religiosa settimanale a cura di P. Salvatore Brugnano
Pensieri sparsi per nutrire la mente e l’anima durante la settimana
Settembre 2011, seconda settimana: 11-17 settembre
1. Vangelo della domenica 11 settembre – XXIV Domenica T.O. – Anno A – «Signore, quante volte dovrò perdonare mio fratello?».
2. Aspetti della vita – L’11 settembre e le polemiche anti-religione.
3. Un incontro con S. Alfonso – Una crociata contro lo strozzinaggio.
4. Vivere la settimana con la liturgia = 12-17 settembre 2011.
5. Curiosità calabresi del passato = Desiderio di Gesù.
1. Vangelo della domenica – ( Mt 18,21-35)
“Signore, quante volte dovrò perdonare mio fratello?”
In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
Il perdono è al centro della Liturgia della Parola di questa domenica. Il libro del Siracide (prima Lettura) afferma che il rancore e l’ira sono un abominio e invita a non lasciare che la “ruggine” dei disaccordi e delle liti avveleni i rapporti interpersonali. Il Signore non vuole che i contrasti tra persone si protraggano nel tempo. A questo proposito, nel Vangelo di oggi,, la risposta di Gesù alla domanda di Pietro su quante volte si deve perdonare al prossimo non lascia ombra di dubbio: “settanta volte sette”, cioè un numero infinito.
Addirittura, Cristo pone il perdono vicendevole come condizione essenziale affinché l’uomo si riconcili con Lui. E vuole che tale perdono sia effettivo e sincero e non solamente un’operazione di facciata con tanti “se” e tanti “ma”. Il rischio è quello di considerarsi a posto con Dio mentre si è in netto conflitto e disaccordo con i fratelli. Gesù non nega che nell’intrecciarsi dei rapporti umani vi siano motivi di disaccordo, ma vuole che non prendano il sopravvento e che il loro potenziale di distruzione venga soffocato sul momento.
Un brano del Vangelo certamente impegnativo, che vincola l’autenticità del nostro rapporto con Dio. (Nicola Gori, in “La Domenica”).
Quante volte devo perdonare? Buon senso, opportunità, giustizia umana sono termini insufficienti per comprendere adeguatamente la morale cristiana; e non solo perché Cristo è venuto a perfezionare la legge. “Occhio per occhio e dente per dente”, come fu detto agli antichi è una norma che Cristo, nella sua autorità di legislatore supremo, dichiara superata.
Ma c’è qualche cosa di più. Dopo la morte redentiva di Cristo l’uomo si trova in una situazione nuova: l’uomo è un perdonato. Il debito gli è stato rimesso, la sua condanna cancellata. “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio” (2Cor 5,21). Il Padre ormai ci vede in Cristo: figli giustificati. Il mio peccato può ancora indebolire il mio rapporto filiale con il Padre, ma non può eliminarlo. Più che dal suo peccato l’uomo è determinato dal perdono infinitamente misericordioso di Dio: “Il peccato dell’uomo è un pugno di sabbia – così san Serafino di Sarov – la misericordia divina un mare sconfinato”. La miseria umana s’immerge nell’accoglienza purificatrice di Dio.
Se questa è la novità portata da Cristo, anche il perdono umano deve adeguarsi ai parametri divini: “Siate misericordiosi come misericordioso è il Padre vostro” (Lc 6,36). Se il Padre guarda l’uomo come perdonato in Cristo, io non lo posso guardare come un condannato. Se il Padre ci accoglie in Cristo così come siamo per trasfigurarci in lui, l’accoglienza benevola diventa un bisogno della vita, una beatitudine. La comunità cristiana non pretende di essere una società di perfetti, ma vuole essere un luogo di perdono, una società di perdonati che ogni giorno gusta la gioia della benevolenza paterna e desidera renderla manifesta nel perdono reciproco. (La Chiesa.it).
2. Aspetti della vita
L’11 settembre e le polemiche anti-religione
Perché togliere senso alla commemorazione? C’è qualcosa di strano, che aleggia attorno al decimo anniversario dell’attacco terroristico alle Torri Gemelle di New York. Ha cominciato lo scorso 5 agosto l’associazione American Atheists con una sorprendente azione legale. Patrocinata dal noto avvocato Edwin Kagin, fondatore del Quest Camp, primo campo estivo per ragazzi atei, e vincitore nel 2005 e 2008 del premio «Ateo dell’Anno», l’American Atheists si è rivolta all’autorità giudiziaria per chiedere la rimozione della grande croce che campeggia a Ground Zero. Sì, proprio quella croce formata da due putrelle d’acciaio che Frank Silecchia, uno dei volontari che per mesi ha lavorato a rimuovere corpi e macerie in quell’area, scoprì tra le rovine delle Torri il terzo giorno dopo l’attacco.
Ai piedi di quella croce si sono spesso radunati gli eroici pompieri di New York, e in tanti hanno pregato per le anime di tutte le vittime coinvolte nell’immane tragedia dell’11 settembre 2001. Quella croce è oggi oggetto di una controversia giudiziaria intrapresa in nome del sempre più abusato «criterio di laicità», quello che ha fatto dichiarare a Dave Silverman, presidente dell’American Atheists, che il simbolo religioso posto a Ground Zero «deve ritenersi incostituzionale, in quanto viola il principio di separazione tra Stato e Chiesa». Come se nulla valesse il fatto che proprio quella croce abbia rappresentato e rappresenti per (quasi) tutti i newyorchesi il simbolo della speranza, della rinascita e della vittoria della vita sulla morte.
È poi seguita, nelle settimane successive all’iniziativa legale, una serie di incomprensibili polemiche sulla presenza cristiana nell’area in cui sorgeva il Word Trade Center, fino all’inspiegabile decisione del Comune di New York di non far partecipare nessun religioso, né di far recitare alcuna preghiera alla commemorazione funebre che si svolgerà il prossimo 11 settembre.
In tutto questo assurdo accanimento contro ogni possibile riferimento religioso, parole di buon senso sono state espresse da John Long, direttore della Federazione dei Cappellani dei Vigili del Fuoco per il Medio Atlantico, in un’intervista rilasciata al Christian Post: «Non può esistere nemmeno una commemorazione funebre senza religione. Se non ci fosse Dio e il suo disegno sull’uomo, non avrebbe neppure senso iniziare un servizio funebre».
E qui sta il punto. Com’è possibile sopportare una tragedia come quella delle Torri Gemelle, se non riconoscendo l’esistenza di un Mistero buono, capace di far intravedere una prospettiva positiva anche di fronte al dolore più straziante, capace di donare una speranza anche dinanzi alla più cupa disperazione, capace di essere una Presenza vincitrice sulla morte e sul male, una Presenza cui l’uomo può affidare il suo desiderio di vita e la sua sete di significato? Senza tale prospettiva, l’ultima parola spetterebbe alla morte, al vuoto, al nulla. E allora, solo allora, come avverte il cappellano John Long, commemorare i defunti sarebbe un atto senza senso. (Gianfranco Amato in Avvenire, 7 settembre 2011 )
3. Un incontro con S. Alfonso
Una crociata contro lo strozzinaggio
Strascico non ultimo della carestia perdurava lo strozzinaggio nei contratti e l’usura che dissanguava le famiglie. Il Santo si affliggeva, nota il suo biografo, pel “monopolio espresso e tacito che per i prezzi alterati rilevò nei possessori o ricettatori dei grani”. Indomito avversò questo “mercato nero” o “borsa nera”, come diciamo con frase moderna.
Non avendo una competenza tecnica per regolarsi con esatta valutazione interrogò l’Abate Antonio Genovesi (1712-1769), che sin dal 1754 ricopriva a Napoli la prima cattedra di economia istituita in Europa. L’illustre professore stampò nel 1765 le Lezioni di commercio, ove tratta della moneta, del cambio, credito e interesse: col suo senso pratico ebbe notevoli intuizioni e anticipazioni circa l’agricoltura fonte di ricchezza e la libertà commerciale.
Sant’Alfonso conosceva il Genovesi e ne apprezzava il sapere economico, pur censurandone l’anticurialismo giannoniano e certe idee illuministe sparse nell’opera De iure et ofciis epitome..Nel 1756 nella Breve dissertazione contro i materialisti e deisti raccomandava la dotta Metafisica di lui, e pubblicato nel 1759 il Gran mezzo della preghiera, gliene inviò in omaggio un esemplare, che l’economista menzionò nelle Lettere filosofiche ad un amico provinciale, edite nel medesimo anno.
Peccato che sia andata, come sembra, smarrita la corrispondenza epistolare tra il grande moralista e il professore che riscuoteva applausi nelle aule universitarie pel suo nuovo insegnamento! Se si scoprissero tali lettere, avremmo sotto gli occhi una pagina di storia d’indiscusso valore.
Comunque, il Santo accolse i suggerimenti di Genovesi e vagliatili sulla bilancia della teologia morale incaricò i predicatori di combattere dal pulpito gli esosi incettatori con sodi argomenti.
Giovanni Getto scriveva nel 1946 a proposito dell’ opera svolta dal Liguori nel periodo della carestia: “In tutta questa attività sant’Alfonso ci appare nella luce dei grandi vescovi dell’ antichità, le cui figure significative non solo nella storia della Chiesa, ma anche in quella tanto più uniforme e oscura e dimenticata delle povere popolazioni affamate di pane e di giustizia, s’innalzano insostituibili ed essenziali in quella missione di difensori e di pacificatori che avevamo dimenticato, e che solo la tragedia di questi anni di angoscia in cui viviamo, con l’istintivo conforto di questa e di quell’età, ci ha talora richiamato suggestivamente alla memoria, ridonandoci il senso vivo di quella loro perenne e vitale funzione”. (Oreste Gregorio in Monsignore si diverte, pp. 63-64).
4. Vivere la settimana con la liturgia = (12-17 settembre) XXIV Settimana del Tempo Ordinario Liturgia delle Ore: IV Settimana
12 settembre (lunedì) – Colore liturgico bianco.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Sia benedetto il Signore, che ha dato ascolto alla voce della mia supplica. – Una fede incrollabile è il segreto per aprire il cuore di Dio. Lo prova il centurione romano che grazie alla sua fiducia in Cristo ottiene la guarigione del servo.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = 1Timoteo 2,1-8; Salmo 27,2.7-9; Luca 7,1-10.
- – Santi di oggi = Santissimo Nome di Maria.
13 settembre (martedì) – Colore liturgico bianco.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Camminerò con cuore innocente. – Gesù ha compassione delle sofferenze del suo popolo e non è lontano da quanti sono nel dolore. Al suo passaggio, l’uomo viene sanato nell’anima e nel corpo.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = 1Timoteo 3,1-13; Salmo 100,13ab.5-6; Luca 7,11-17.
- – Santi di oggi = San Giovanni Crisostomo, vescovo e dottore della Chiesa.
14 settembre (mercoledì) – Colore liturgico rosso.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Non dimenticare le opere del Signore! – Come nel deserto il popolo eletto si salvò dai morsi dei serpenti velenosi guardando il serpente di rame, innalzato da Mosè, allo stesso modo, chiunque contempla e crede nel sacrificio del Figlio di Dio sulla croce avrà la vita eterna.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = Numeri 21,4b-9; Salmo 77,1-2.34-38; Filippesi 2,6-11; Giovanni 3,13-17.
- – Santi di oggi = Esaltazione della santa Croce. (Festa)
15 settembre (giovedì) – Colore liturgico bianco.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Salvami, Signore, per la tua misericordia. – La Vergine Maria è stata associata alla redenzione operata da Cristo. «Una spada trafiggerà la tua anima», le disse Simeone durante la presentazione di Gesù al Tempio. E, infatti, Maria partecipò con i suoi dolori alla salvezza dell’umanità.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = Ebrei 5,7-9; Salmo 30,2-6.15-16.20; Giovanni 19,25-27.
- – Santi di oggi = Beata Vergine Maria Addolorata.
16 settembre (venerdì) – Colore liturgico rosso.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. – Durante la predicazione del Regno, Gesù era accompagnato dagli Apostoli, ma anche da alcune donne. Esse erano state da lui guarite e liberate da quanto le affliggeva ed erano diventate così le testimoni viventi della salvezza operata da Cristo.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = 1Tmoteo 6,2c -12; Salmo 48,6-10.17-20; Luca 8,1-3.
- – Santi di oggi = Santi Cornelio, papa e Cipriano, vescovo, martiri.
17 settembre (sabato) – Colore liturgico verde.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = SPresentatevi al Signore con esultanza. La Parola di Dio è come un seme gettato nel cuore dell’uomo che darà buoni frutti in proporzione all’impegno personale. Nasce da qui la consapevolezza della grande responsabilità che ognuno ha di fronte a Dio.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = 1Tmoteo 6,13-16; Salmo 99,2-5; Luca 8,4-15.
- – Santi di oggi = San Roberto Bellarmino; Santa Colomba; San Satiro.
5. Curiosità calabresi del passato
Desiderio di Gesù
Me vòrra fare aggiellu, si potissi,
Mi jissi Paradisu e rn’ammucciassi,
Mu vidèra a Gesù, quandu durmissi,
Lu core de lu piettu cci arrubbassi.
(Aprigliano)
Gesù mio, ti staju aspettandu,
Ccu ‘nu grandi disideriu,
E cu l’occhi lacrimandu.
Gesù mio, quandu mi veni?
Figghja mia, non dubitari,
Ca’ ti vegnu a ritrovari.
Cu lu toi durc’intellettu
Traserò ‘nta lu to’ petto.
Cu li toi durci palori
Traserò ‘ntra lu toi cori.
(Parghelìa).
Raffaele Lombardi Satriani
In “Canti popolari calabresi” Volume IV
Napoli, Eugenio De Simone editore, 1933 (n. 2868).