Rubrica religiosa settimanale a cura di P. Salvatore Brugnano
Pensieri sparsi per nutrire la mente e l’anima durante la settimana
Febbraio 2012, prima settimana: 5-11 febbraio
1. Vangelo della domenica 5 febbraio – Guarì molti che erano affetti da varie malattie.
2. Aspetti della vita – Giornate della Vita 5 feb. e del Malato 11 feb.
3. Un incontro con S. Alfonso – Lettere ad un caporale.
4. Vivere la settimana con la liturgia = 6-11 febbraio 2012.
5. Curiosità calabresi del passato = Il pane del calabrese.
1. Vangelo della domenica – (Mc 1,29-39)
Guarì molti che erano affetti da varie malattie.
In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, subito andò nella casa di Simone e Andrea, in compagnia di Giacomo e Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli si avvicinò e la fece alzare prendendola per mano; la febbre la lasciò ed ella li serviva.
Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano affetti da varie malattie e scacciò molti demòni; ma non permetteva ai demòni di parlare, perché lo conoscevano.
Al mattino presto si alzò quando ancora era buio e, uscito, si ritirò in un luogo deserto, e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce. Lo trovarono e gli dissero: «Tutti ti cercano!». Egli disse loro: «Andiamocene altrove, nei villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!».
E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demòni.
Gesù passa tra noi e ci guarisce. Ci ha rigenerati e guariti con la grazia del battesimo e ci rinnova ogni giorno con la sua misericordia. Siamo dei salvati, ma lo siamo per essere segno del Cristo presso i nostri fratelli e le nostre sorelle.
La suocera di Pietro dà ad ognuno di noi l’esempio di chi, guarito dal Cristo, sceglie di servire.
Le folle cercano Gesù attirate da ciò che egli dice e dai segni che opera. È la carità che le richiama e la carità è certamente il segno più luminoso e distintivo di ogni comunità cristiana.
Ma per essere davvero testimoni e annunciatori del Cristo occorre ancorare la propria vita nella preghiera e nella contemplazione: Gesù si ritira a pregare solo in un luogo deserto e indica la strada maestra che dobbiamo seguire se vogliamo essere suoi veri discepoli. (La Chiesa.it).
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«Tutti ti cercano!», dicono Simone e altri discepoli a Gesù, dopo essersi messi sulle sue tracce (Vangelo). Giobbe (I Lettura) riflette sul mistero, oscuro e incomprensibile, della sofferenza, e trova sollievo nella fiducia totale in Dio.
Nel Vangelo notiamo invece che Gesù, Medico delle anime e dei corpi, guarisce la suocera di Pietro da una febbre maligna, operando fino a sera altre guarigioni, scacciando i demoni a beneficio della grande folla dei pazienti che sperano ciò che solo lui può fare. E noi come possiamo dar sollievo agli infelici? Imitando Gesù, che il mattino dopo si ritira a pregare il Padre.
Inoltre, come Pietro e i discepoli, cercando Gesù per presentargli i fratelli più bisognosi di sostegno, di conforto e di guarigione. Infine facendo nostro il programma apostolico di Paolo (II Lettura). Pur potendo vantare diritti e privilegi personali, l’Apostolo sente impellente il dovere di annunciare il Vangelo, sia per farne parte lui stesso, sia per avvicinare i deboli a Gesù, venuto sulla terra proprio per curvarsi su di loro, prenderli per mano e sollevarli guariti. (Sergio Gaspari, smm in “La Domenica”).
2. Aspetti della vita
– 5 febbraio: XXXIV Giornata mondiale per la vita: Educare alla vita
Venne istituita nel 1978 l’indomani dall’approvazione della legge 194 riguardante la volontaria interruzione di gravidanza nel nostro paese. Questa giornata si presenta come un’occasione di riflessine opponendosi alle molte forme di decadenza e svilimento della nostra epoca.
Sono molte le situazioni e i problemi sociali a causa dei quali il dono della vita è vilipeso, avvilito, caricato di fardelli spesso duri da sopportare. Educare i giovani alla vita significa offrire esempi, testimonianze e cultura che diano sostegno al desiderio di impegno che in tanti di loro si accende appena trovano adulti disposti a condividerlo
Per questo occorre volgersi a Cristo, che è la vera vita, ripercorrere i suoi passi: la speranza nella sofferenza, la fede per accogliere la volontà del Padre, l’amore incondizionato verso ogni uomo avendo cura e rispetto delle sue espressioni più fragili.
«L’uomo – afferma Benedetto XVI – è veramente creato per ciò che è grande, per l’infinito. Il desiderio della vita più grande è un segno del fatto che ci ha creati Lui, che portiamo la sua impronta».
L’esistenza umana non è un prodotto delle nostre abilità, possesso della coscienza o del nostro volere. Esistiamo perché amati da sempre e per sempre da Dio. Il Creatore non può smettere di amare. Smarrito il senso di questo mistero, l’uomo smarrisce il suo fine. (Cristina Santacroce).
– 11 febbraio – XX Giornata Mondiale del Malato. – Il saluto del Papa
Cari fratelli e sorelle! In occasione della Giornata Mondiale del Malato, che celebreremo il prossimo 11 febbraio 2012, memoria della Beata Vergine di Lourdes, desidero rinnovare la mia spirituale vicinanza a tutti i malati che si trovano nei luoghi di cura o sono accuditi nelle famiglie, esprimendo a ciascuno la sollecitudine e l’affetto di tutta la Chiesa. Nell’accoglienza generosa e amorevole di ogni vita umana, soprattutto di quella debole e malata, il cristiano esprime un aspetto importante della propria testimonianza evangelica, sull’esempio di Cristo, che si è chinato sulle sofferenze materiali e spirituali dell’uomo per guarirle.
3. Un incontro con S. Alfonso
Lettere ad un caporale
Nella folta schiera dei destinatari delle Lettere di S. Alfonso s’inserì verso il 1771 un oscuro giovanotto dello Stato Pontificio, dimorante a Camerino. Si trovava costui inquadrato nella gendarmeria, al servizio del Prelato Governatore Giovanni Battista Nicolai di Canneto, un meridionale del1’arcidiocesi di Bari. Brava persona, sveglia la sua parte, abbastanza inclinata alla devozione sognava un quieto convento, per cui maneggiava senza trasporto l’archibugio. Il confessore posato non condividendo l’idea di cambiare col saio la casacca l’andava dissuadendo con plausibili ragioni. Il penitente da autentico marchigiano non si arrendeva ai lunghi suggerimenti.
Dagl’impiegati più prossimi al Governatore aveva sentito più volte discorrere di Mons. Liguori, il grande vescovo illuminato, che reggeva una piccola diocesi nel Regno. Sembrava che avesse letto pure qualcuna delle sue popolari opere ascetiche, la Via della salute (1766) o la Pratica di amar Gesù Cristo (1768).
Procuratosi l’indirizzo, l’ardito militare gli espose in un foglio le difficoltà incontrate nel mondo, interrogando se era obbligato a seguire al più presto la vocazione religiosa nonostante il parere sfavorevole del confessore.
Sant’Alfonso con garbo signorile spedì all’ignoto corrispondente una comunicazione affettuosa; lo confortava senza però assumere una posi-zione netta. Il militare incoraggiato dalla benevolenza dimostratagli inviò una seconda e terza lettera per ricevere più precisi schiarimenti circa l’avvenire ed uscire dalle angustie, nelle quali si era cacciato.
Il Santo per approfondire il problema richiese notizie più dettagliate intorno alla condotta giornaliera, ai parenti e alle mansioni in corso. E il pio giovane si affrettò a notificargli con disinvolta franchezza: “Monsignore illustrissimo, io sono un caporale“.
Alla inattesa informazione il vescovo non interruppe il carteggio, riputando quasi sciupato il proprio tempo prezioso. C’erano già tante personalità che impegnavano le sue energie. Non guardava che all’anima, desiderandone la salvezza, per cui lo continuò, anzi “con maggior attenzione” secondo attesta in un suo scritto il segretario don Verzella. Si regolò col criterio soprannaturale che non fa alcuna discriminazione, trattando il modesto soldatino con lo zelo che avrebbe usato in simile congiuntura con un colonnello o generale di armata.
(da Oreste Gregorio, Monsignore si diverte, p. 128-129)
4. Vivere la settimana con la liturgia = V Settimana del Tempo Ordinario (6-11 febbraio) Liturgia delle Ore: I Settimana.
6 febbraio (lunedì) – Colore liturgico rosso.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Sorgi, Signore, tu e l’arca della tua potenza. – Chi tocca il Signore, viene guarito dai suoi mali. Nella comunione eucaristica, noi siamo salvati dal corpo, sangue, anima e divinità di Gesù, col quale entriamo in reale contatto.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = 1Re 8,1-7.9-13; Salmo 131,6-10; Marco 6,53-56.
- – Santi di oggi = Santi Paolo Miki e c. martiri. Beato Alfonso M. Fusco.
7 febbraio (martedì) – Colore liturgico verde.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Quanto sono amabili, Signore, le tue dimore! – Fra le osservanze eseguite per pura tradizione e la conversione del cuore, Gesù preferisce la riforma interiore: bisogna osservare quanto è comandato dalla parola di Dio, senza travisamenti.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = 1Re 8,22-23.27-30; Salmo 83,3-5.10-11; Marco 7,1-13.
- – Santi di oggi = San Partenio; Beata Rosalia Rendu; Beato Pio IX.
8 febbraio (mercoledì) – Colore liturgico verde.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi – La bocca del giusto medita la sapienza. – Non sono i cibi e le osservanze esteriori a contaminarci, ma quanto esce dall’impurità del nostro cuore quando cova propositi di male e c’induce ai furti, agli adultèri, alla superbia, all’invidia e alla calunnia.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = 1Re 10,1-10; Salmo 36,5-6.30-31.39-40; Marco 7,14-23.
- – Santi di oggi = San Girolamo Emiliani; Santa Giuseppina Bakhita.
9 febbraio (giovedì) – Colore liturgico verde.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Ricòrdati di noi, Signore, per amore del tuo popolo. – Diversità di lingua ed origini etniche differenti non fermano l’azione evangelizzatrice del nazareno Gesù.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = 1 Re 11,4-13; Salmo 105,3-4.35-37.40; Marco 7,24-30.
- – Santi di oggi = Sant’Apollonia; San Marone; San Sabino; Beata Anna K. Emmerick.
10 febbraio (venerdì) – Colore liturgico bianco. – Foibe: Giornata del Ricordo.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Sono io il Signore, tuo Dio: ascolta, popolo mio. – Il gesto di Gesù sul sordomuto della Decàpoli è diventato un segno della liturgia battesimale: Signore, fa’ udire ai sordi la tua parola e fa’ annunciare ai muti il tuo Vangelo!
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = 1Re 11,29-32; 12.19; Salmo 80,10-15; Marco 7,31-37.
- – Santi di oggi = Santa Scolastica, vergine. San Silvano; Beato Luigi Stepinac.
11 febbraio (sabato) – Colore liturgico bianco – XX Giornata Mondiale del Malato.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Ricòrdati di noi, Signore, per amore del tuo popolo. – Per non venir meno durante il cammino, bisogna mangiare il cibo messoci a disposizione da Gesù ogni domenica: l’Eucaristia.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = 1Re 12,26-32; 13,33-34; Salmo 105,6-7b.19-22; Marco 8,1-10.
- – Santi di oggi = B. Maria Vergine di Lourdes; San Pasquale I.
5. Curiosità calabresi del passato
Il pane del calabrese
Detti popolari come Chi tena pane e cerca pisci a Diu rincrisci (chi ha pane e cerca anche pesce a Dio rincresce), oppure Salute e pane sciuttu (solo pane,ma buona salute) stanno ad indicare da una parte la situazione di povertà e precarietà della società contadina, in cui avere assicurato il pane era già una grossa provvidenza, dall’altra l’importanza del pane nella comune dieta alimentare.
L’uomo del Sud non è in grado di rinunciare al pane e ai suoi derivati e non drammatizza se non dispone di altro e per indigenza è costretto a mangiare pane e curtiellu (pane e coltello, cioè senza altro), come si dice.
Il pane in questione, ovviamente, è quello dei poveri, cioè quello nero di segala (pane d’assisa, o di risulta), o giallo di granturco, di castagne, di orzo: pane questo che si indurisce facilmente e quindi è d’obbligo “ammollarlo” con acqua per consumarlo, quando va bene, con un pugno d‘olive, un peperoncino piccante, un pomodoro, sardellina salata o mezza cipolla. Da qui il detto del contadino Fazzu la vita mia pane e cipulle; quannu fazzu scialata pane e agliu (passo la mia vita a mangiare pane e cipolla; quando faccio festa pane e aglio!).
Dalla tempra forte, il lavoratore calabrese non si scompone se mangia pane nero; al contrario si preoccupa se è messo a pane jancu (pane bianco di farina), perché è segno che è malato e deve mangiare delicato.
Elemento basilare e di uso comune, il pane con gli annessi e connessi è segnato da usanze e consuetudini ataviche da rispettare con religioso assenso.
Il pane è sacro e si bacia quando cade per terra; stando a tavola è proibito rivoltare la faccia superiore perché è quella dedicata a Dio; per lo stesso motivo non vi si lascia mai infilzato il coltello.
(Luigi Renzo in Calabria di ieri e di oggi, Ferrari Editore 2007, pp.151).