Rubrica religiosa settimanale a cura di P. Salvatore Brugnano
Pensieri sparsi per nutrire la mente e l’anima durante la settimana
Gennaio 2012, quinta settimana: 29 gennaio – 4 febbraio.
1. Vangelo della domenica 29 gennaio – Insegnava loro come uno che ha autorità.
2. Aspetti della vita – Ciò che più ci manca – Oltre il frastuono “informativo”.
3. Un incontro con S. Alfonso – Un asilo infantile ante litteram.
4. Vivere la settimana con la liturgia = 30 -4 febbraio 2012.
5. Curiosità calabresi del passato = Padre Catanoso, missionario sull’Aspromonte.
1. Vangelo della domenica – (Mc 1,21-28)
Insegnava loro come uno che ha autorità.
In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, [a Cafàrnao,] insegnava. Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!».
La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.
Gesù inizia il suo ministero annunciando il vangelo del regno di Dio (Mc 1,15). Si ha un regno quando c’è un popolo governato da un’autorità sovrana che esercita il suo potere per mezzo della legge. Dio è Santo ed esercita il suo dominio per mezzo della potenza dello Spirito Santo; la sua unica legge è l’amore.
Vive nel regno di Dio chi, nella libertà dell’amore, si sottomette all’azione potente del suo Spirito che “è Signore e dà la vita”. Adamo ed Eva con il peccato si sono ribellati a Dio sottraendosi alla sua sovranità, ed a causa loro tutti gli uomini sono stati costituiti peccatori (Rm 5,12) per cui “giacciono sotto il potere del Maligno” (1Gv 5,15), il quale regna sull’uomo con la forza della menzogna e con la legge del peccato.
Gesù Cristo, nuovo Adamo, sottomesso al Padre con una obbedienza spinta fino alla morte di croce (Fil 2,8), ripieno di Spirito Santo e rivestito di potenza dall’alto al battesimo del Giordano, inizia la sua missione instaurando il regno di Dio con autorità. I demoni si sottomettono a lui, manifestando così che il loro potere sull’uomo ormai volge al termine e che il regno di Dio è entrato nel mondo.
La parola di Gesù, al contrario di quella degli altri maestri del tempo, non tende a diffondere delle opinioni dottrinali, chiama invece gli uomini all’obbedienza a lui (1Pt 1,2) per mezzo della fede(cf. Rm 1,5; 6,16-17), la pratica dei suoi comandamenti(Gv 14,21) e la guida del suo Santo Spirito. Oggi è compito della Chiesa, cioè di ogni cristiano, far arrivare il regno di Dio ad ogni uomo su questa terra. (La Chiesa.it).
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La Liturgia della Parola di oggi può esser denominata, come insegna Benedetto XVI, “sacramentalità della Parola” (Verbum Domini n. 56). Che significa: la Parola realizza ciò che dice.
Difatti il Vangelo presenta Gesù come un Profeta superiore ad ogni maestro umano, perché insegna con autorità: impone ad uno spirito impuro di tacere e di uscire, e questi obbedisce. Signore, che si impone su tutte le forze del male, sconfigge anche i demoni. I presenti, pur non capendo, hanno una conferma di ciò dal fatto che l’indemoniato effettivamente è liberato.
Ne scaturisce un duplice insegnamento che trova conferma nella I Lettura: 1) Mosè, l’uomo della Parola, è il portavoce di Dio: egli va ascoltato; 2) il profeta deve esser fedele al Signore, perché la Parola di Dio che produce la vita, potrebbe provocare la morte, se non viene accolta docilmente e applicata alla vita.
La Parola efficace chiede ai credenti, siano essi celibi per il regno di Dio o sposati (II Lettura), di non «anteporre nulla all’amore di Dio, poiché neppure Lui ha preferito qualcosa a noi» (san Cipriano di Cartagine). (Sergio Gaspari, smm in “La Domenica”).
2. Aspetti della vita
Ciò che più ci manca – Oltre il frastuono “informativo”.
Un mese fa in un monastero benedettino, nel gran silenzio della clausura, avevamo chiesto alla madre badessa cosa arriva, lì dentro, delle voci e delle paure di noi che stiamo fuori. Ho l’impressione, aveva risposto la monaca, che arrivi tutto, perfino ciò che non viene detto: «In questo silenzio si sente anche ciò che non è pronunciato».
Viene in mente questa risposta nel leggere Benedetto XVI nel Messaggio per la Giornata delle comunicazioni sociali. Il Papa dice che per comunicare occorre «imparare ad ascoltare, a contemplare, oltre che a parlare». E usa, e ripete la parola “silenzio”. Senza il silenzio, dice, «non esistono parole dense di contenuto».
Nel silenzio si approfondisce il pensiero, tacendo si permette all’altro di parlare. Nel silenzio si colgono «il gesto, l’espressione del volto, il corpo, come segni che manifestano la persona». La sofferenza, si esprime con forza nel silenzio. E là dove i messaggi e l’informazione abbondano, «il silenzio diventa essenziale per discernere ciò che è essenziale da ciò che è inutile»…
Ma cosa troveremmo, il giorno che spegnessimo la tv, staccassimo le cuffie dell’iPod, e lo schermo del pc restasse per qualche ora buio? (Magari, al principio, una crisi di astinenza, una sofferenza in quel vuoto che assorda; e che forse vuoto non è affatto, anzi è colmo di qualcosa che affascina e spaventa). Forse, soli con noi stessi, facendoci coraggio come viandanti che imbocchino un sentiero non battuto, intuiremmo la bellezza della contemplazione, e uno spazio interiore grande dentro di noi, che ignoravamo.
E avanti ancora, in quel silenzio reverente avvertiremmo infine la “sorgente” evocata ieri da Benedetto XVI; quello scorrere di acque sotterranee che nel profondo ci lega gli uni agli altri. Misteriosa sorgente «che ci conduce verso il nostro prossimo, per sentire il suo dolore e offrire la luce di Cristo», ha detto il Papa.
Ma, vogliamo noi arrivare a quella sorgente?
(Marina Corradi in Avvenire del 25/01/2012)
3. Un incontro con S. Alfonso
Un asilo infantile ante litteram
S.Alfonso somiglia ad un sottosuolo ricco di giacimenti preziosi. Ogni tanto chi lo scruta con impegno, scopre sorpreso un nuovo filone che aggiunge altra luce alla sua personalità insigne.
Chi ha pensato mai alle sue iniziative sociali? Siamo soliti immaginarlo tappato nel suo studio, affondato sopra un seggiolone, accanto ad una pila di volumi teologici, intento a leggere o a meditare. Faceva anche questo durante la sua giornata lavorativa di circa dodici ore di occupazioni pastorali. a forse nessuno saprebbe figurarsi il settantenne moralista nel cortile soleggiato dell’episcopio tra una frotta di bimbi mocciosi, a cui dispensava carezze o una fetta di pane.
Il missionario redentorista ,Angelo Gaudino, di passaggio a S. Agata dei Goti, un giorno si imbatté in un bracciante, che facendosi eco di altri operai, si lagnava per la rinunzia della Diocesi avanzata nel 1775 da sant’Alfonso: “Quando noi andavamo alla montagna, lasciavamo i nostri figliuoli nel palazzo di Monsignore, ed eravamo sicuri di esser alimentati; ora che ha rinunziato, e se ne parte, a chi dobbiamo ricorrere?”.
Non esistevano allora gli asili gratuiti, i giardini d’infanzia, o altre istituzioni; i ragazzi scorazzavano per le strade, quando in casa mancava qualche vecchio per custodirli. Il Santo andò incontro al bisogno dei lavoratori, che usciti all’alba tornavano verso l’imbrunire. Benché sporadica, era un’anticipazione sintomatica di assistenza sociale..
Quei marmocchi sbrindellati non erano acqua morta: giocavano, si bisticciavano, piagnucolavano, mandavano in pezzi qualche oggetto o impiastricciavano i muri con scarabocchi. Monsignore li sopportava; non mandava il domestico Alessio a distribuire scapaccioni ai più sbarazzini. Passando tra loro li benediceva, godendo d’insegnare qualche preghieruccia magari per i genitori che si arrampicavano per le pendici del Taburno a raccogliere fieno o a trasportare fascine e carboni.
Non c’erano a quei tempi né banche del latte né aiuti nazionali o internazionali: il vescovo se ne occupava con ispirazione evangelica. Fratel Francesco pensava ad allestire la mensa “aziendale” per sfamare i figli degli operai, i quali oggi evoluti sembrano dimenticare con disinvolta ingratitudine ciò che la Chiesa cattolica ha fatto per essi in passato. (da Oreste Gregorio, Monsignore si diverte, p. 108-109).
4. Vivere la settimana con la liturgia = IV Settimana Tempo ordinario
Liturgia delle Ore: IV Settimana.
30 gennaio (lunedì) – Colore liturgico verde.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Sorgi, Signore! Salvami, Dio mio! – Uno spirito impuro, proveniente dal regno dei morti, si aggira tra le tombe come una bestia indomabile: Gesù ne conosce la potenza, ma lo domina e lo espelle dalla sfera umana, attestando così la vicinanza e la misericordia di Dio.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = 2Samuele 15,13-14.30; 16,5-13a; Salmo 3,2-7; Marco 5,1-20.
- – Santi di oggi = Santa Martina; Santa Giacinta Marescotti; B. Sebastiano Valfré.
31 gennaio (martedì) – Colore liturgico bianco.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Signore, tendi l’orecchio, rispondimi. – Su due donne, l’una adolescente e l’altra adulta, Gesù esercita senza strepito il suo potere di guarigione. Rivolgiamoci con fiducia al Medico dell’anima e del corpo, per essere guariti dal male del peccato!
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = 2Samuele 18,9-10;14b.24-25a.30 – 19,3; Salmo 85,1-6; Marco 5,21-43.
- – Santi di oggi = San Giovanni Bosco, sacerdote. San Gimignano; Santa Marcella.
1 febbraio (mercoledì) – Colore liturgico verde.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi – Togli, Signore, la mia colpa e il mio peccato. – Nella sua patria Gesù si comporta come un devoto ebreo, andando in sinagoga e commentando la Toràh; ma, con meraviglia, trova tra i suoi grande incredulità. Signore, noi vogliamo riconoscere in te la sapienza e la potenza di Dio!
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = 2Samuele 24,2.9-17; Salmo 31,1-2.5-7; Marco 6,1-6.
- – Santi di oggi = San Trifone; San Severo; B. Carlo Ferrari.
2 febbraio (giovedì) – Colore liturgico bianco. – (Candelora) – Benedizione delle candele e processione – Giornata mondiale della vita consacrata.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Vieni, Signore, nel tuo tempio santo. – Come il giusto e pio Simeone, adoriamo il Cristo vera luce di tutte le genti, che Maria e Giuseppe portano al Tempio di Gerusalemme per consacrarlo all’Altissimo.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = Malachia 3,1-4; Salmo 23,7-10; Luca 2,22-40.
- – Santi di oggi = Presentazione del Signore. – Santa Caterina de’ Ricci.
3 febbraio (venerdì) – Colore liturgico verde. – Primo Venerdì.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Sia esaltato il Dio della mia salvezza. – La fama di Gesù, che molti chiamano “profeta” o “Giovanni redivivo”, giunge fino ad Erode e gli ricorda la tragica vicenda di Giovanni il Battista, che il crudele re aveva fatto decapitare per compiacere Erodiade e sua figlia.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = Siracide 47,2-11; Salmo 17,31.47.50-51; Marco 6,14-29.
- – Santi di oggi = San Biagio; Sant’Oscar. San Celerino; Santi Simeone e Anna.
4 febbraio (sabato) – Colore liturgico verde.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Insegnami, Signore, i tuoi decreti. – Come il Maestro, gli apostoli lavorano instancabilmente per la diffusione del Vangelo e, in un momento d’intimità, raccontano a Gesù tutto quanto hanno annunciato e operato. Bisogna spendersi integralmente per la salvezza di tutti.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = 1Re 3,4-13; Salmo 118,9-14; Marco 6,30-34.
- – Santi di oggi = San Nicola Studita; San Gilberto; San Giuseppe da Leonessa.
5. Curiosità calabresi del passato
Padre Catanoso, missionario sull’Aspromonte.
Il 23 ottobre 2005 papa Benedetto XVI, in Piazza S. Pietro, proclamò Santo il beato P. Gaetano Catanoso.
L’evento esaltò non solo la sua Chiesa di Reggio, ma la Calabria tutta, che vede un altro suo figlio sugli onori degli altari. Nato a Chorio di S. Lorenzo (RC) il 14 febbraio 1879, fu ordinato sacerdote dal Card. Gennaro Portanova il 20 settembre 1902.
Fin d’allora manifestò senza mezzi termini il proposito di voler essere fino alla morte un degno ministro di Cristo scegliendo la santità e la croce come sua strada obbligata.
Promise a se stesso che non avrebbe commesso mai alcun peccato mortale o veniale deliberato per stare permanente mente alla presenza di Dio.
Lieto di lavorare per la gloria di Dio, dopo due anni di ministero nel locale Seminario, dal 1904 a11921 fu parroco a Pentedattilo, paese dell’Aspromonte dove la gente, abbandonata a se stessa, esperimentava sulla pelle il dramma dell’emarginazione, dell’ignoranza religiosa, della prepotenza.
“Il Servo di Dio — si legge nel decreto pontificio di proclamazione a Venerabile — senza attardarsi in teorizzazioni pastorali o sociologiche, si dedicò immediatamente ed interamente alla missione di pastore, facendosi tutto a tutti, affinché nessuno fosse rimasto estraneo alla materna sollecitudine della Chiesa e privo dei beni della Redenzione”.
Con loro condivise privazioni, disagi, sofferenze di ogni genere mostrandosi sempre quale “padre” premuroso. E l’appellativo di “padre” gli rimase come qualificativo del suo sacerdozio anche quando nel 1921 l’arcivescovo lo chiamò a reggere la parrocchia S. M. della Purificazione (detta Candelora) di Reggio Calabria, dove, fino al 1940 profuse le sue energie di pastore avveduto e lungimirante.
La sua esperienza pastorale a volte traumatica — soprattutto negli anni trascorsi in Aspromonte — ed il grande amore alle anime nel cui stato di abbandono morale ed umano vedeva il Volto sofferente di Cristo, che lo portò nel 1934 a fondare la Congregazione delle Suore Missionarie Veroniche del Volto Santo, che nel giro di pochi anni popolarono con le loro opere assistenziali i paesi più interni del reggino.”Il vostro posto è quello che gli altri hanno rifiutato, tra la gente più povera e più umile”, soleva ricordare alle sue suore.
L’idea di fondare una Congregazione religiosa femminile l’aveva maturata in anni di sofferenza pastorale a contatto con una realtà sociale e religiosa difficile e dolorosa. Già nel 1920 scriveva: “Visitando molti paesi sperduti sui monti della Calabria e predicando in quasi tutte le parrocchie dell’arcidiocesi ho sentito una stretta al cuore nel vedere tanti bambini innocenti esposti alla corruzione, tanti giovinetti senza guida e senza orientamento nella vita, troppe Chiese povere spoglie e tanti Tabernacoli senza il dovuto decoro, Sacerdoti sofferenti e senza assistenza“.
(Luigi Renzo in Calabria di ieri e di oggi, Ferrari Editore 2007, pp.140-141)