Rubriche

La bisaccia del pellegrino 48-2012

Rubrica religiosa settimanale a cura di P. Salvatore Brugnano

Pensieri sparsi per nutrire la mente e l’anima durante la settimana

 

 

Novembre 2012, quarta settimana: 25-novembre – 1 dicembre.

1. Vangelo della domenica 25 novembre –  “Tu lo dici: io sono re”.
2. Aspetti della vita  – È lecito disperdere le ceneri?
3. Un incontro con S. Alfonso –  La preghiera in S. Alfonso/4.
4. Vivere la settimana con la liturgia =  25-nov.-1dic. 2012.
5. Santità calabrese del passato  =  Santa Caterina d’Alessandria (25 novembre) – Sant’Umile da Bisignano (26 novembre ).

1. Vangelo della domenica –  (Gv 18,33-37)
“Tu lo dici: io sono re. “.
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

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Per festeggiare Cristo, re dell’universo, la Chiesa non ci propone il racconto di una teofania splendente. Ma, al contrario, questa scena straziante della passione secondo san Giovanni, in cui Gesù umiliato e in catene compare davanti a Pilato, onnipotente rappresentante di un impero onnipotente. Scena straziante in cui l’accusato senza avvocato è a due giorni dal risuscitare nella gloria, e in cui il potente del momento è a due passi dallo sprofondare nell’oblio.
Chi dei due è re? Quale dei due può rivendicare un potere reale? Ancora una volta, secondo il modo di vedere umano, non si poteva che sbagliarsi. Ma poco importa. I giochi sono fatti. Ciò che conta è il dialogo di questi due uomini. Pilato non capisce niente, né dei Giudei, né di Gesù, né del senso profondo del dibattito.
Quanto a Gesù, una sola cosa conta, ed è la verità . Durante tutta la sua vita ha servito la verità, ha reso testimonianza alla verità. La verità sul Padre, la verità sulla vita eterna, la verità sulla lotta che l’uomo deve condurre in questo mondo, la verità sulla vita e sulla morte. Tutti campi essenziali, in cui la menzogna e l’errore sono mortali. Ecco cos’è essere re dell’universo: entrare nella verità e renderle testimonianza.
Tutti i discepoli di Gesù sono chiamati a condividere la sua regalità, se “ascoltano la sua voce”. È veramente re colui che la verità ha reso libero. (La Chiesa.it). 

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Pilato disse a Gesù «Sei tu il re dei giudei?» – La solennità di Cristo Re, che corona e chiude l’anno liturgico, celebra Gesù inizio e fine, Signore e sovrano della vita e della storia. Egli è Re crocifisso, che anche da risorto si manifesta con la Croce sulle spalle.
Il suo trono è la Croce, la sua reggia il Calvario. Pilato chiede a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». (Vangelo) Nel rispondergli: «Il mio regno non è di questo mondo », il Signore sgombera il campo da ogni equivoco. Ma Pilato insiste: «Dunque tu sei re?», cioè: «In che modo sei re?».
Così si rivela l’opposizione dei due regni: Gesù è Re che, assiso nel trono dei cieli, abbraccia, guida e governa il cosmo. Quale «primogenito dei morti e principe dei re della terra», ha un potere eterno ed infinito.
Pilato invece è il procuratore romano della Palestina. Gesù è Re-pastore, che nutre il suo gregge a prezzo del suo corpo e del suo sangue. Pilato per governare ha bisogno di menzogna e di sopraffazione. Gesù è Re nell’umiltà della sua Passione redentrice. Pilato è forte della sua autorità. Il regno di Cristo unisce nella solidarietà il Dio del cielo con gli uomini sulla terra
. (Sergio Gaspari, ssm, in “La Domenica”).

 2. Aspetti della vita
È lecito disperdere le ceneri?
La domanda: “Una mia conoscente, amante della montagna, ha espresso nel suo testamento il desiderio che le sue ceneri siano sparse su un preciso monte. È possibile?” (Bruno P. – Torino)

Una risposta – Una circolare del ministero della Sanità già nel 1993 prevedeva l’eventualità di spargere le ceneri del defunto, ma in un preciso spazio comune all’interno del cimitero.
Dal 2001 la legge civile permette la dispersione delle ceneri anche in natura e in aree private, ma determinate con precisione dall’autorità competente locale. Le norme pastorali presenti nel nuovo Rito delle Esequie (2011), con molto rispetto verso il mistero della morte e altrettanta delicatezza verso la volontà della persona defunta, evitano di pronunciare una drastica condanna, ma cercano con forza di dissuadere i fedeli dallo scegliere questa prassi. «Nel caso di spargimento delle ceneri o di sepolture anonime si impedisce la possibilità di esprimere con riferimento a un luogo preciso il dolore personale e comunitario. Inoltre, si rende più difficile il ricordo dei morti estinguendolo anzitempo.
Per le generazioni successive la vita di coloro che le hanno precedute scompare senza lasciare tracce» (Rito delle Esequie, 165). Una corretta catechesi dovrebbe dissuadere dal cancellare così presto ogni segno del nostro passaggio su questo pianeta. (Silvano Sirboni su Famiglia Cristiana del 04/11/2012)

 

Una preghiera per restare vigili
O Cristo Gesù, Re dei nostri cuori, aiutaci con la tua grazia a vivere la tua Parola, poiché incarnandola nelle nostre azioni quotidiane, contribuiamo a gettare le basi del tuo regno, che non essendo di questo mondo, avrà il suo compimento nella vita ultraterrena. Fa’ che diventiamo testimoni della tua Verità, per camminare alla sequela di te, che sei la Via, e per vivere in unione con te, che sei la Vita, la quale appaga la nostra sete di felicità, di amore e di pace. (d. Mariano Grosso, osb.)

 

3. Un incontro con S. Alfonso
La preghiera in S. Alfonso/4

  • Chi prega certamente si salva, chi non prega certamente si danna. (S. Alfonso in Il Gran Mezzo della Preghiera, Cap. I pag. 529. Torino 1846).
  • L’orazione è un tesoro: chi più prega più ne riceve. (S. Alfonso in – Il Gran mezzo della Preghiera, pag. 534, cap. 11 – Torino 1846).

S. Alfonso in tutta la sua vita pregava sempre senza mai stancarsi. Era così convinto che la salvezza di un’anima dipendeva unicamente dalla preghiera, che continuamente predicava la necessità di pregare e si lamentava che i predicatore ed i confessori troppo poco ne parlavano. Pubblicò a tal fine il libro intitolato: «Il Gran mezzo della Preghiera» in cui fa vedere che tutta la nostra salute dipende dalla preghiera. Preso da santo zelo, esclamava: «Io non ho questa possibilità, ma se potessi vorrei di questo libretto stamparne tante copie quanti sono i fedeli che vivono sulla terra, e dispensarlo ad ognuno, acciocché ognuno intendesse la necessità che abbiamo tutti di pregare per salvarci».

S. Alfonso fin da giovane avvocato faceva una lunga visita a Gesù Sacramentato nelle Chiese, dove si tenevano le Quarantore. Per mostrare a Gesù la sua tenerezza, gli offriva sempre un mazzetto di fiori, e dopo aver offerto quel dono, si inginocchiava avanti all’Ostia Santa e rimaneva in adorazione ore intere, raccolto ed immobile. Negli ultimi anni di sua vita le malattie lo confinarono a vivere nella sua povera cella, però gli permettevano di visitare Gesù Sacramentato e di trattenersi lunghe ore con lui. Quando poi a causa della sua salute gli fu proibito di scendere in Chiesa, il santo vecchio ubbidì ma gli costò tanto il non andare a pregare ai piedi del suo Gesù. Spesso, dimenticandosi della proibizione, si trascinava fino alla scala, come attirato da forza irresistibile, provava invano a scendere, e tornava piangendo nella sua cella.

La preghiera di S. Alfonso doveva essere molto accetta al Signore come ne fanno fede diverse grazie ottenute, per suo mezzo, in tempo di pubblici flagelli. Così quando il popolo di Pagani, per sua intercessione, ottenne un’abbondandissima pioggia, mentre la terra, dopo 6 mesi di siccità, era completamente inaridita. Parimenti allorché il Vesuvio spargeva sui paesi circostanti la desolazione ed il terrore, Iddio si degnava placarsi appena il Santo accorso alla finestra tracciava, in direzione del monte, un semplice segno di Croce. Le fiamme all’istante si abbassavano e l’eruzione cessava.

 

4. Vivere la settimana con la liturgia = XXXIV Settimana Tempo Ordinario
25 novembre- 1 dicembre  –  Liturgia delle Ore: II settimana. 

26  novembre  (lunedì) – Colore liturgico verde.

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore. – Dio non ha bisogno di noi; siamo noi che abbiamo bisogno di lui. Con Dio non è la quantità del dono che fa la differenza, ma la disponibilità generosa di tutto il nostro essere e avere.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  = Ap 14,1-3.4b-5; Sal 23,1-6; Lc 21,1-4.
  • – Santi di oggi  =  San Siricio; San Leonardo da Porto Maurizio; B. Giacomo Alberione, Fondatore della Famiglia Paolina.

 

27  novembre  (martedì) – Colore liturgico verde.

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  = Vieni, Signore, a giudicare la terra. –  L’ammirazione per la grandiosità e bellezza del tempio è grande. Si dimentica, tuttavia, che non è l’edificio in se stesso che garantisce e condiziona la presenza di Dio; Gesù, come già i profeti nel passato, ne annunzia la totale rovina.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  = Ap 14,14-19; Sal 95,10-13; Lc 21,5-11.
  • – Santi di oggi  =  San Valeriano.

 

28  novembre  (mercoledì) – Colore liturgico verde.

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  = Grandi e mirabili sono le tue opere, Signore Dio onnipotente. – Il “Nome” di Dio, che dimora ora nei discepoli di Gesù, li rende inespugnabili contro tutti i nemici, esterni e interni, che li combatteranno “a causa del suo Nome”. La loro salvezza dipende tutta dall’unione con lui.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  = Ap 15,1-4; Sal 97,1-3.7-9; Lc 21,12-19.
  • – Santi di oggi  =  Santa Teodora; San Giacomo della Marca.

 

29  novembre  (giovedì) –   Colore liturgico verde.

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi =Beati gli invitati al banchetto di nozze dell’Agnello. – “I giorni della vendetta” sono per Gerusalemme e per coloro che hanno rifiutato la salvezza. Gli altri saranno liberi e vedranno la potenza e la gloria del “Figlio dell’uomo”.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  = Ap 18,1-2.21-23; 19,1-3.9a; Sal 99,2-5; Lc 21,20-28.
  • – Santi di oggi  =  San Saturnino; Santa Illuminata.

 

30  novembre  (venerdì) – Colore liturgico rosso.

  • – Pensiero dalle letture bibliche di oggi  = Per tutta la terra si diffonde il loro annuncio. – Gesù chiama gli uomini alla sua sequela attraverso la mediazione di altri uomini, “da lui” chiamati con la scelta immediata dei primi anelli di una lunga catena, che i discepoli devono responsabilmente prolungare.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  =   Rm 10, 9-18; Sal 18,2-5; Mt 4,18-22.
  • – Santi di oggi  = Sant’Andrea, apostolo.

 

1  dicembre  (sabato) – Colore liturgico verde.

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  =  Maránatha! Vieni, Signore Gesù! – «Comparire davanti al Figlio dell’uomo» è la nostra meta finale. “Sfuggire” da quanto continuamente “appesantisce” il nostro cuore è il nostro impegno. «Vegliate pregando in ogni momento » è il segreto per ottenere la forza..
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  = Ap 22,1-7; Sal 94,1-7; Lc 21,34-36.
  • – Santi di oggi  = Naum, profeta; Santa Fiorenza.

 

5. Santità calabrese del passato
Santa Caterina d’Alessandria (25 novembre)

Le notizie su questa Santa provengono da una “Passio” scritta in greco ma conosciuta nella traduzione latina. Secondo questa opera, Massenzio imperatore romano, si recò ad Alessandria per far compiere al popolo sacrifici alle divinità pagane. Fra la gente vi era anche una giovane di nome Caterina appartenente ad una nobile famiglia. Entrando nel tempio, anziché sacrificare, si fece il segno della croce. Arrivata al cospetto dell’imperatore, lo redarguì e lo invitò alla conoscenza del vero Dio. Massenico ordinò alla giovane di sacrificare ma si sentì opporre un netto rifiuto. Convocò tutti i sapienti con l’intento di persuadere Caterina ad apostatare ma avvenne il contrario: i saggi si convertirono venendo però condannati a morte. L’imperatore ricorse alle lusinghe, alle promesse ma fu tutto inutile. La giovane venne così imprigionata e condannata alla flagellazione. Durante la prigionia, Caterina venne nutrita da una colomba e ricevette anche apparizioni di Cristo. L’imperatrice volle recarsi in visita accompagnata da un ufficiale di nome Porfirio, il quale udendo le parole della giovane, si convertì insieme a duecento soldati.

Si ripetè di nuovo il gesto delle lusinghe e delle promesse che vennero logicamente respinte. Per terrorizzarla, Massenzio fece costruire uno strumento di tortura consistente in quattro ruote fornite di punte acuminate. Caterina venne posta dentro questo strumento; improvvisamente questo si ruppe provocando la morte di moltissimi soldati. L’imperatrice cercò di intercedere per salvare la giovane ma quando Massenzio seppe della conversione della moglie, non esitò a farle tagliare le mammelle e condannarla alla decapitazione insieme a Porfirio e ai duecento soldati.

Caterina infine venne anch’essa condannata alla decapitazione; dal suo collo non scaturì sangue, ma latte, simbolo della sua ineffabile purezza.

Il suo corpo venne trasportato dagli angeli sul monte Sinai e deposto in un sepolcro dal quale ogni 25 novembre, giorno liturgicamente dedicato alla Santa, uscivano latte e olio che sanavano ogni malattia.

Il culto per S. Caterina si diffuse a partire dalla seconda metà del X secolo. Nel XIII secolo la festa della Santa venne celebrata dagli ordini monastici più antichi. Santa Caterina è patrona della Università di Parigi, degli studenti, dei filosofi, dei prigionieri, della ragazze da marito e di coloro che adoperano ruote: carrettieri, mugnai, arrotini. Protegge inoltre le balie e le nutrici, i ciclisti, le filatrici, le modiste e le apprendiste sarte. Viene invocata contro il pericolo di essere morsi dagli scorpioni. L’abbondante diffusione del culto spiega la sua presenza nella letteratura e nell’iconografia. Nella nostra regione è venerata a Reggio dove un quartiere e una parrocchia sono a lei dedicati, a Locri di cui è compatrona e a Motta San Giovanni che le ha intitolato una chiesa.

Sant’ Umile da Bisignano (26 novembre )
Umile nacque a Bisignano in provincia di Cosenza, da Giovanni Pirozzo e Ginevra Giardino il 26 agosto 1582. Si fece ammirare sin da fanciullo per straordinaria pietà, ascoltava la Messa tutti i giorni, riceveva la Santa Comunione tutte le feste, e pregava e meditava la passione del Signore anche nei campi.

Si iscrisse alla confraternita dell’ Immacolata Concezione e da tutti gli aggregati era indicato come modello di ogni virtù. Una volta a chi gli diede sulla pubblica piazza un solenne ceffone, per tutta risposta presentò umilmente l’ altra guancia. A 18 anni sentì la chiamata di Dio alla vita religiosa, ma dovette differire per nove anni la realizzazione dei suoi ideali, frattanto condusse una vita austera e fervente. A 27 anni entrò tra i Frati Minori nel noviziato di Mesoraca (Catanzaro), dove erano preposti alla formazione dei giovani due santi religiosi. Superate per intercessione della Vergine non poche difficoltà, emise la professione il 4 settembre 1610.

Ebbe fin da giovane il dono di continue estasi, tanto da essere chiamato il “frate estatico”, le quali dal 1613 cominciarono a diventare pubbliche, e furono per lui occasione di una lunga serie di prove e di umiliazioni, a cui i superiori lo assoggettarono allo scopo di assicurarsi che provenissero realmente da Dio e che non vi fosse inganno diabolico. Queste prove, felicemente sostenute, accrebbero la fama della sua santità, presso i confratelli e presso il popolo.

Fu privilegiato di altri doni singolari: della scrutazione dei cuori, della profezia, dei miracoli e della scienza infusa. Benché analfabeta e di tardo ingegno, dava risposte sulla Sacra Scrittura e sulla dottrina cattolica, da far meravigliare insigni teologi. L’ arcivescovo di Reggio Calabria, presiedendo un’ assemblea di teologi e di sacerdoti, gli sottopose dubbi ed obiezioni che egli risolvette con grande facilità. Fu citato all’inquisitore di Napoli Monsignor Campanile, ma Umile rispose sempre con grande semplicità.

Il ministro generale dei Frati Minori Padre Benigno da Genova lo volle compagno nella visita di varie province dell’ Ordine; godette della fiducia dei Sommi Pontefici Gregorio XV ed Urbano VIII, che ripetutamente lo chiamarono a Roma e lo fecero rigorosamente esaminare, si giovarono delle sue preghiere e dei suoi consigli.Si trattenne a Roma parecchi anni nel convento di San Francesco a Ripa.

Le virtù nelle quali si distinse furono l’orazione, l’obbedienza e l’umiltà. Morì a Bisignano dove era vissuto negli ultimi anni, il 26 novembre 1637 all’età di 55 anni.
Le sue virtù furono dichiarate eroiche da Pio VI il 4 ottobre 1780, fu beatificato da Leone XIII il 29 gennaio 1882 ed è stato canonizzato da Giovanni Paolo II il 19 maggio 2002.
(da Calabriaecclesia2000.it).

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