Rubrica religiosa settimanale a cura di P. Salvatore Brugnano
Pensieri sparsi per nutrire la mente e l’anima durante la settimana
Novembre 2012, seconda settimana: 11-17 novembre.
1. Vangelo della domenica 11 novembre – “ Nella sua povertà ha dato tutto quello che aveva”.
2. Aspetti della vita – Idolatria delle cose: l’avida disperazione..
3. Un incontro con S. Alfonso – La preghiera in S. Alfonso/2.
4. Vivere la settimana con la liturgia = 12-17 novembre 2012.
5. Santità calabrese del passato = San Leonardo di Noblac, eremita (6 novembre) – San Bartolomeo il Giovane, abate (11 novembre).
1. Vangelo della domenica – (Mc 12,38-44)
“Nella sua povertà ha dato tutto quello che aveva.”.
In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».
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Gesù contrappone qui due tipi di comportamento religioso. Il primo è quello degli scribi pretenziosi che si pavoneggiano ed usano la religione per farsi valere. Gesù riprende questo atteggiamento e lo condanna senza alcuna pietà. Il secondo comportamento è invece quello della vedova povera che, agli occhi degli uomini, compie un gesto irrisorio, ma, per lei, carico di conseguenze, in quanto si priva di ciò di cui ha assolutamente bisogno. Gesù loda questo atteggiamento e lo indica come esempio ai suoi discepoli per la sua impressionante autenticità.
Non è quanto gli uomini notano che ha valore agli occhi di Dio, perché Dio non giudica dall’apparenza, ma guarda il cuore (1Sam 16,7). Gesù vuole che guardiamo in noi stessi. La salvezza non è una questione di successo, e ancor meno di parvenze. La salvezza esige che l’uomo conformi le azioni alle sue convinzioni. In tutto ciò che fa, specialmente nella sua vita religiosa, l’uomo dovrebbe sempre stare attento a non prendersi gioco di Dio. Scrive san Paolo: “Non vi fate illusioni; non ci si può prendere gioco di Dio. Ciascuno raccoglierà quello che avrà seminato” (Gal 6,7).
Il Signore chiede che si abbia un cuore puro, una fede autentica, una fiducia totale. Questa donna non ha nulla. È vedova, e dunque senza appoggio e senza risorse. È povera, senza entrate e senza garanzie. Eppure dà quello che le sarebbe necessario per vivere, affidandosi a Dio per non morire. Quando la fede arriva a tal punto, il cuore di Cristo si commuove, poiché sa che Dio è amato, e amato per se stesso. L’avvenire della Chiesa, il nostro avvenire, per i quali le apparenze contano tanto, è nelle mani di questi veri credenti.. (La Chiesa.it).
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Due vedove sono protagoniste della Liturgia della Parola di questa domenica. Nella prima lettura, la vedova di Sarèpta accoglie Elìa, condividendo con lui la farina e l’olio rimastole. La sua generosità, che dona tutto, ha un effetto sorprendente: farina e olio non si esauriscono. Sembra già proporsi la dinamica che si manifesterà nei vangeli: il poco che si possiede – cinque pani e due pesci – se condiviso, basta per tutti e sovrabbonda!
In Marco, agli scribi che cercano lo sguardo ammirato degli altri, Gesù contrappone il proprio sguardo, che ammira il gesto con cui un’altra vedova povera getta nel tesoro del tempio tutto ciò che possiede. Perché, se si dona tutto ciò che si ha, è come se si donasse la propria vita.
In questo gesto Gesù riconosce una profezia di quanto egli stesso vivrà a Gerusalemme, offrendo la propria vita per la nostra salvezza, annullando il peccato mediante il sacrificio di se stesso. Il dono totale di sé, che queste due donne vivono, ci rende partecipi del modo di essere di Dio e hanno una fecondità misteriosa: generano vita per sé e per gli altri. (Fr Luca Fallica,in “La Domenica”).
2. Aspetti della vita
Idolatria delle cose: l’avida disperazione.
Molti anni fa, nel suo diario di ricercatore spirituale, autentico e innovativo, Thomas Merton scriveva una pagina che, mettendo al centro una parola antica, «idolatria», non potrebbe essere più contemporanea.
La si trova in un libro il cui titolo italiano, Scrivere è pensare, vivere, pregare, riprende, un po’ variata, una sua annotazione del 27 settembre 1958: «Scrivere è pensare e vivere, persino pregare». Viene eliminato il «persino», che invece è significativo.
In quella pagina, datata 17 aprile 1965, si legge: «Il grande peccato, fonte di tutti gli altri, è l’idolatria: non è mai stata più grande che oggi, più prevalente. È quasi misconosciuta perché è così totale e travolgente. Entra in ogni cosa, nulla ne è immune. Feticismo del potere, delle macchine, della proprietà, della medicina, dello sport, della moda ecc., il tutto mosso dall’avidità per il denaro e per il dominio. La bomba atomica è solo un aspetto accidentale di questo culto, e paradossalmente neppure il peggiore.
Dovremmo tenerne conto come di un segno, una rivelazione dello scopo a cui punta l’insieme della nostra civiltà: l’auto-immolazione dell’uomo alla propria avidità e disperazione. Dietro vi sono i prìncipi e i poteri che l’uomo serve nella sua idolatria. I cristiani vi sono coinvolti quanto chiunque altro». Già, nessuno escluso.
(Laura Bosio in Avvenire del 03/11/2012 )
Una preghiera per restare vigili
O Gesù, tu che ti sei umiliato fino alla morte di croce, sostieni i nostri sforzi, affinché ti seguiamo nella via dell’umiltà, lottando contro lo spirito di superbia, che ci spinge ad ambire i primi posti nella società e ad ostentare le nostre buone qualità, dimenticando che sono doni elargiti da te. Concedici di praticare il santo distacco dai beni terreni e di aiutare tanti fratelli che sono privi del necessario e che ancora oggi muoiono a causa del nostro egoismo.
(d. Mariano Grosso, osb).
3. Un incontro con S. Alfonso
La preghiera in S. Alfonso/2
Non si deve andare all’orazione per sentire le dolcezze dell’amore divino; chi ci va per tale fine, perderà il tempo, o poco profitto ne caverà. Invece la persona deve mettersi ad orare solo per dare gusto a Dio, cioè solo per intendere ciò che Dio vuole da lei, e per domandargli l’aiuto per eseguirlo. (S. Alfonso).
S. Alfonso fin da giovane avvocato faceva una lunga visita a Gesù Sacramentato nelle Chiese, dove si tenevano le Quarantore. Per mostrare a Gesù la sua tenerezza, gli offriva sempre un mazzetto di fiori, e dopo aver offerto quel dono, si inginocchiava avanti all’Ostia Santa e rimaneva in adorazione ore intere, raccolto ed immobile.
Negli ultimi anni di sua vita le malattie lo confinarono a vivere nella sua povera cella, però gli permettevano di visitare Gesù Sacramentato e di trattenersi lunghe ore con lui. Quando poi a causa della sua salute gli fu proibito di scendere in Chiesa, il santo vecchio ubbidì ma gli costò tanto il non andare a pregare ai piedi del suo Gesù. Spesso, dimenticandosi della proibizione, si trascinava fino alla scala, come attirato da forza irresistibile, provava invano a scendere, e tornava piangendo nella sua cella.
4. Vivere la settimana con la liturgia = XXXII Settimana Tempo Ordinario
12-17 novembre – Liturgia delle Ore: IV settimana.
12 novembre (lunedì) – Colore liturgico rosso.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore. – Gesù pronuncia parole terribili all’indirizzo di chi si facesse causa di scandali per i piccoli e i deboli. Dobbiamo tutti coltivare una fede genuina e forte.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = Tt 1,1-9; Sal 23,1-2.4b.5-6; Lc 17,1-6.
- – Santi di oggi = San Giosafat, vescovo e martire. San Macario; San Diego.
13 novembre (martedì) – Colore liturgico verde.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = La salvezza dei giusti viene dal Signore. – Chi decide di accettare l’invito ad essere discepolo di Gesù, si dedica totalmente alla causa del Regno di Dio, senza risparmio di tempo e di energie.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi Tt 2,1-8.11-14; Sal 36,3-4.18.23.27.29; Lc 17,7-10.
- – Santi di oggi = Sant’Imerio; Santa Agostina Livia Pietrantoni; Sant’Omobono.
14 novembre (mercoledì) – Colore liturgico verde.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla. – La vera fede in Gesù non dipende dall’etnia o dalle condizioni sociali e personali. Chi da Lui riceve il dono della purificazione e della guarigione integrale, non può che provare gioia e gratitudine.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = Tt 3,1-7; Sal 22,1-6; Lc 17,11-19.
- – Santi di oggi = San Rufo; Santo Stefano da Cuneo; Beata Maria Luisa Montesinos.
15 novembre (giovedì) – Colore liturgico verde.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Beato chi ha per aiuto il Dio di Giacobbe. – Il Regno di Dio non accade in modo da attirare l’attenzione, anzi il Figlio di Dio viene come un guizzo o una folgore. Nel silenzio e nel nascondimento, il Salvatore sta già operando nella nostra storia.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = Fm 7-20; Sal 145,7-10; Lc 17,20-25.
- – Santi di oggi = Sant’Alberto Magno. San Leopoldo il Pio.
16 novembre (venerdì) – Colore liturgico verde.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Beato chi cammina nella legge del Signore. – Mediante gli antichi episodi di Noè e del diluvio, di Lot e di Sodoma, Gesù ci parla della seconda venuta del Figlio dell’uomo. Ci faremo trovare pronti?
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = 2Gv 1a.3-9; Sal 118,1-2.10-11.17-18; Lc 17,26-37.
- – Santi di oggi = Santa Margherita di Scozia; Santa Geltrude di Helfta.
17 novembre (sabato) – Colore liturgico bianco.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Beato l’uomo che teme il Signore. – Come la vedova che importuna il giudice per chiedere giustizia, gli eletti di Dio non possono mai stancarsi di pregare e di rivolgersi in ogni tempo all’Altissimo.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = 3Gv 5-8; Sal 111,1-6; Lc 18,1-8.
- – Santi di oggi = Santa Elisabetta di Ungheria, religiosa. Sant’Aniano; Santa Ilda.
5. Santità calabrese del passato
San Leonardo di Noblac, eremita (6 novembre)
È uno dei santi più popolari dell’Europa centrale. Secondo alcuni studiosi, in suo onore, furono erette non meno di 600 chiese e cappelle ed il suo nome ricorre frequentemente nella toponomastica. Particolare devozione ebbe al tempo delle crociate; tra i devoti ci fu il principe Boemondo di Antiochia che, preso prigioniero dagli infedeli nel 1100, attribuì la liberazione nel 1103 al Santo, verso il quale, come riconoscenza, donò delle catene di argento simili a quelle di cui era stato caricato durante la prigionia.
Il suo culto si diffuse in Aquitania, Inghilterra e Germania. I prigionieri dovunque lo invocassero vedevano miracolosamente frantumarsi le catene. Il santo morì in un anno imprecisato, forse alla metà del VI secolo. La grande affluenza di pellegrini al sepolcro con le relative offerte aveva consentito la formazione di una grande comunità religiosa attorno a cui si era sviluppata una cittadina, Nobiliacum, poi Saint Leonard de Noblat.
San Leonardo è anche molto venerato in Italia: degne di menzione sono la chiesa di Siponto di stile romanico, la chiesa di Procida e di Trebisacce, di cui è patrono, come lo è contemporaneamente di Campobasso ed Ardore. Patrono dei prigionieri, dei fabbricanti di catene, dei fabbri ferrai, agricoltori e fruttivendoli. Invocato contro i briganti, contro la grandine e l’obesità e per ottenere un parto tranquillo. A Cremona nella chiesa di san Michele Vecchio si venera un quadro a olio su tela raffigurante il Santo; una sua statua è venerata nella chiesa di Trebisacce.
San Bartolomeo il Giovane, abate (11 novembre)
Nacque a Rossano nel 980 circa da una nobile famiglia discendente da Costantinopoli. Venne battezzato con il nome di Basilio, manifestando sin da piccolo molto interesse per la vita religiosa.
A sette anni venne affidato dai genitori ai monaci del monastero di san Giovanni Calibita di Caloveto ove ricevette un’ istruzione così profonda da superare i colleghi. Dopo cinque anni si recò a Vallelucio, presso Montecassino; in quel monastero vi era San Nilo, dal quale non si allontanò più. Nel 994 lo seguì a Serperi (Gaeta) dimorandovi per dieci anni e osservando digiuni e astinenze e dormendo poco.
Sei anni dopo Bartolomeo e Nilo si recarono a Roma per ottenere pietà dal papa Gregorio V nei confronti di Giovanni XVI nato a Rossano; la missione non ebbe però l’effetto sperato, poiché Filogato, dopo atroci tormenti, morì in carcere.
Nel 1004 muore Nilo a Grottaferrata, dove entrambi si erano stabiliti; qui Bartolomeo fece costruire il monastero e la chiesa dedicata alla Madonna consacrata da papa Giovanni XIX nel 1024.
Intervenne anche al Concilio Lateranense dell’anno 1044; diede prova anche di ottime capacità diplomatiche, riuscendo a placare i dissidi nati tra il duca Adenolfo e il principe di Salerno.
Fu molto amico dei pontifici Benedetto VIII e Benedetto IX, riuscendo a convincere ad abdicare quest’ultimo, che si ritirò poi nel monastero di Grottaferrata.
Bartolomeo morì forse nel 1055, venne sepolto accanto a san Nilo nella cappella a loro intitolata nel monastero laziale.
I loro resti rimasero a Grottaferrata fino al 1300; dopo questa data è scomparsa ogni traccia delle loro reliquie.
Nella biografia del Santo, si narra anche un miracolo che sottolinea il suo amore per i poveri, accaduto pochi anni dopo la morte. Il protagonista di questo evento è un monaco di nome Franco, il quale in fin di vita ed incapace di parlare guarisce miracolosamente. Costui raccontò ai confratelli ormai pronti per la sepoltura che nel sonno aveva visto due colombe, una bianca e una nera, avvicinarsi a lui e guidarlo in un campo pieno di luce in cui vi era Bartolomeo con una moltitudine di poveri. A tutti diede del pane, entrando poi in un bellissimo palazzo nel quale vi era una donna di irripetibile bellezza, cioè la Vergine Maria. Qui Bartolomeo rivolgendosi al monaco Franco lo consiglia di ricordare ai rimanenti monaci di Grottaferrata di essere misericordiosi nei confronti dei poveri.
La festa di san Bartolomeo è celebrata a Rossano e Grottaferrata l’11 novembre. Nel 1858 venne estesa a tutta la Calabria. Pio XII nel nono centenario della morte dell’abate, in un messaggio all’abate di Grottaferrata definiva san Bartolomeo “luminare della Chiesa ed ornamento della sede apostolica”.
(da Calabriaecclesia2000.it).