Rubrica religiosa settimanale
a cura di P. Salvatore Brugnano
Febbraio 2011, terza settimana: 13-19 febbraio
1. Vangelo della domenica 13 febbraio – Sesta domenica del Tempo Ordinario – Anno A – «Così fu detto agli antichi; ma io vi dico.».
2. Aspetti della vita – La giusta misura.
3. Un incontro con S. Alfonso – Una piaga andata in cancrena.
4. Vivere la settimana con la liturgia = 14-19 febbraio.
5. Curiosità calabresi del passato = Zingari di Calabria nel ‘700.
1. Vangelo della domenica – Mt 5,17-37
Così fu detto agli antichi; ma io vi dico.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli. Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna.
Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono.
Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo!
Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore.
Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna.
Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».
L’ideale religioso degli Ebrei devoti consisteva nell’osservare la legge, attraverso la quale si realizzava la volontà di Dio. Meditare, adempiere la legge, era per l’Israelita la sua “eredità”, “una lampada per i suoi passi”, suo “rifugio”, la sua “pace” (cf. Sal 119). Gesù è la pienezza della legge perché egli è la parola definitiva del Padre (Eb 1,1). Paolo ci dice che “chi ama il suo simile ha adempiuto la legge… Pieno compimento della legge è l’amore” (Rm 13,8-10). Ed è anche in questo senso che Gesù è la pienezza di ogni parola che esce dalla bocca di Dio: “Perché Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito… perché il mondo si salvi per mezzo di lui” (Gv 3,16-17).
Il cristiano è prima di tutto il discepolo di Gesù, non colui che adempie la legge. I farisei erano ossessionati dalla realizzazione letterale e minuziosa della legge; ma ne avevano completamente perso lo spirito. Di qui la parola di Gesù: “Se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei farisei…”.
L’amore non è prima di tutto un sentimento diffuso per fare sempre quello di cui abbiamo voglia, ma al contrario il motore del servizio del prossimo, secondo i disegni divini. Ed è per questo che Gesù enumera sei casi della vita quotidiana – il vangelo di oggi ricorda i primi tre – in cui si manifesta questo amore concreto: la riconciliazione con il prossimo, non adirarsi, non insultare nessuno, non commettere adulterio neanche nel desiderio, evitare il peccato anche se vi si è affezionati come al proprio occhio o alla propria mano destra, non divorziare da un matrimonio valido…
Il contrasto con i criteri che reggono il mondo attuale non potrebbe essere maggiore. Per quali valori i cristiani scommetterebbero? Ancora una volta siamo confortati dalla affermazione di Cristo: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Mt 24,35). (cf LaChiesa.it)
Gesù non è venuto ad abolire la Legge o i Profeti, cioè l’antica rivelazione ebraica, che ha accompagnato Israele nel suo cammino di fede, ma è venuto a darle compimento. Citando ripetutamente l’Antico Testamento e soprattutto il Decalogo, Gesù radicalizza la Legge estendendo il suo influsso all’interno dell’uomo. Essa impegna il pensiero, lo sguardo, il cuore dei discepoli. Ciò costituisce la Legge nuova e definitiva. (Sergio Gaspari in “La Domenica”).
2. Aspetti della vita
La giusta misura
Capita, a volte, di provare la nostalgia della povertà. Non parlo di miseria, ma di un attento uso delle cose. Forse è perché è stato per molti di noi il mondo dell’ infanzia, quando avevamo soltanto il necessario e ogni cosa aveva il suo preciso valore. È questo il fascino di quel mondo: la misura e la riconoscenza. Allora la vita assume un ritmo di raccoglimento, una concretezza che sfugge a chi sperpera.
Oltrepassato un certo livello nell’uso delle cose, passato anche solo di poco, le cose perdono il loro specifico valore, quello per cui sono state create o costruite, fatte nascere con pazienza dall’uomo.
Il valore sta nella giusta misura per ogni cosa. Ogni cosa, ogni oggetto, sia esso costruito come una sedia o creato come un albero o una sonata di Bach, ha un suo preciso valore che è tanto e non di più, e non meno di tanto. Il grande segreto, ma anche la grande difficoltà per l’uomo che voglia vivere una vita che abbia valore, sta nel dare alle cose create o costruite il loro giusto valore.
Abbiamo bisogno per vivere che le cose, la realtà, abbiano un significato, magari più di uno, molteplice, complesso, ma riconoscibile, come un promettente, meraviglioso mistero.
Ogni creazione, dalla più semplice alla più complessa, è un guscio che racchiude il tenero seme della vita. (Ferruccio Parazzoli in Avvenire del 23/03/2010)
3. Un incontro con S. Alfonso
Una piaga andata in cancrena
L’eroica fortezza dimostrata da Alfonso nei suo vari malanni e acciacchi sorprendeva tutti. Tra questi malanni soffrì incredibilmente per una piaga creata nel petto dalla pressione piuttosto violenta del mento, in seguito alla artrosi. Testimoia il suo segretario, don Felice Verzella: “Per l’obbedienza datagli dal Padre Villani il Servo di Dio volle fossero venuti da Napoli Don Francesco Dolce ed un altro Medico di Casa. Questi entrando nella sua stanza sentirono un certo fetore,che si rendeva più sensibile all’avvicinarsi al di lui letto. Avendolo osservato videro, che da sotto le mascella vicino all’esofaco calava un gran marciume da una piaga avanzata e profonda… Si congetturò da’ Professori, che quella piaga aveva potuto nascere o dall’aversi tagliato con qualche punto di forbice mentre egli si tagliava li peli della barba, oppure da’ medesimi peli, che fatti irsuti, lo pungevano su quella parte. Restarono stupiti li Professori di Napoli in sentire che il Servo di Dio in tutto il tempo di tale infermità di tutt’altro aveva parlato, fuorchè di questa piaga. Stimarono perciò di dare riparo alla medesima, che li minacciava la morte imminente per causa della cancrena, che si andava a momenti avanzando. Intanto stimossi opportuno farli amministrare il Sagramento della Estrema Unzione, che ricevè con straordinaria divozione. Inoltre egli aveva dettati sentimenti divoti e varie giaculatorie, che voleva gli fossero ricordate in tempo dell’Agonia… In tutto il tempo di questo dolorosa e mortale infermità, non aprì mai bocca, o lamento, ma tutto soffrì con invitta pazienza, né per tutto quel tempo, che stiede immobile sopra una sedia, domandò qualche ristoro, ma si contentava di quello che li suoi familiari facevano per sollevarlo. In questo tempo si vide stare il Santo Vecchio in una continua unione con Dio, con tenere dirimpetto sopra l’Altare il suo gran Crocefisso e l’Immagine di Maria Santissima del Buon Consiglio. Dalla mattina alla sera per buona porzione anche della notte si faceva a turno da me, dal Fratello Francesco Antonio e da Don Francesco Cosenza leggere libri divoti, e vite de’ Santi”. (dai Processi).
4. Vivere la settimana con la liturgia = 13-19 febbraio Sesta settimana del Tempo Ordinario – Liturgia delle Ore: II settimana
14 febbraio (lunedì)
– Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo. – L’invio in missione dei discepoli e l’ordine di pregare per l’aumento degli operai indicano che l’annuncio del regno di Dio è destinato a tutto il mondo e che a questo impegno tutti siamo impegnati.
– Letture bibliche alla Messa di oggi = Atti 13,46-49; Salmo 116,1-2; Luca 10,1-9.
– Santi di oggi = Santi Cirillo, monaco e Metodio, vescovo, patroni d’Europa.
15 febbraio (martedì)
– Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Il Signore benedirà il suo popolo con la pace. – Attenti agli equivoci! Gesù parla di un “lievito” che sviluppa false illusioni o attese nel campo della “salute” spirituale; i discepoli, e chi ha il cuore indurito, rimangono chiusi, invece, nell’orizzonte della “salute” fisica.
– Letture bibliche alla Messa di oggi = Genesi 6,5-8; 7,1-5.10; Salmo 28,1-4.9-10; Marco 8,14-21.
– Santi di oggi = San Faustino e Giovita; San Claudio de La Colombière.
16 febbraio (mercoledì)
– Pensiero dalle letture bibliche di oggi = A te, Signore, offrirò un sacrifico di ringraziamento. – Se dovesse sembrare strano questo miracolo della vista operato in “due tempi”, ricordiamoci che la vista della fede si offusca ripetutamente fino al momento della “visione” beatifica.
– Letture bibliche alla Messa di oggi = Genesi 8,6-13.20-22; Salmo 115,12-15.18-19; Marco 8,22-26.
– Santi di oggi = Santa Giuliana; B. Giuseppe Allamano.
17 febbraio (giovedì )
– Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Il Signore dal cielo ha guardato la terra. – Tra i discepoli Pietro è quello che “vede” meglio degli altri Gesù, ma anche la sua vista, troppo umana, è ancora offuscata per riconoscere i lineamenti “sofferti” della vita del Maestro.
– Letture bibliche alla Messa di oggi = Genesi 9,1-13; Salmo 101,16-21.29.22-23; Marco 8,27-33.
– Santi di oggi = Santi Sette Fondatori, ord. Servi della B.V. Maria.
18 febbraio (venerdì)
– Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Beato il popolo scelto dal Signore. – “Se qualcuno vuole venire dietro di me” non significa che la sequela di Gesù è “facoltativa”, come se si trattasse di una “proposta” da valutare, ma che ci sono precise condizioni da adempiere.
– Letture bibliche alla Messa di oggi = Genesi 11,1-9; Salmo 32,10-15; Marco 8,341.
– Santi di oggi = Sant’Elladio; Santa Geltrude C.; B. Giovanni da Fiesole.
<em19 febbraio (sabato)
– Pensiero dalle letture bibliche di oggi = O Dio, voglio benedire il tuo nome in eterno. – La figura di Pietro è emblematica: ora che vede i lineamenti “gloriosi” di Gesù trasfigurato, rimane “spaventato”; quando vedrà Gesù “disprezzato”, dirà alla serva di non averlo mai visto.
– Letture bibliche alla Messa di oggi = Ebrei 11,1-7; Salmo 144,2-5.10-11; Marco 9,2-13.
– Santi di oggi = San Mansueto; San Frodo; B. Corrado Confalonieri.
5. Curiosità calabresi del passato
Zingari di Calabria nel ‘700
* Gli zingari calabresi non stabiliscono rapporti con nessun’altra categoria di persone, ma si sposano fra di loro. Non è possibile dire dove risiedono poiché non hanno fissa dimora e di conseguenza non possiedono né casa, né terra; pertanto si attendano dovunque credono conveniente. Vivono col ricavato di piccoli lavori di artigianato, ma soprattutto barattando asini e cavalli anche in cambio di cose di poca importanza. Si dice, a riguardo, che uno zingaro abbia scambiato il suo asino per un boccale di vino. Generalmente lavorano il ferro e fanno treppiedi, ferri da calza, punteruoli e altri oggetti. Vestono abiti estremamente cenciosi; si radono il volto, ma portano molto lunghi i capelli che solo qualche volta disturbano col pettine o con le forbici.
La loro religione è un segreto impenetrabile. Sembra che non abbiano una grande venerazione per la Vergine Maria, ma forse credono in Cristo. Tutte le prove che abbiamo della loro fede sono fondate sulle apparenze e su una conformità occasionale con le cerimonie della Chiesa Cattolica Romana nei matrimoni, nei funerali eccetera. Ma se i preti frappongono qualche difficoltà, essi fanno a meno del loro intervento e celebrano i riti secondo le loro usanze che per molti versi assomigliano a quelle pagane. I matrimoni sono accompagnati da fiaccolate, e i paraninfi consegnano la sposa al marito con riti particolari. E quasi assurdo parlare di religione per persone la cui condotta è così depravata da non tollerare alcun freno. Sono considerati da tutti ladruncoli, imbroglioni, senza fede, sfacciati e disponibili a ogni genere di dissolutezza.(Henry Swinburne, inglese 1743-1803, in “Travels in the Two Sicilies 1783-1785, riportato da “Le vie del Mondo: Calabria”, a cura di Gianni Guadalupi, 2000 Touring Editore, pp. 9).