Rubrica religiosa settimanale a cura di P. Salvatore Brugnano
Pensieri sparsi per nutrire la mente e l’anima durante la settimana
Marzo 2011, seconda settimana: 6-12 marzo –
IL 9 MARZO HA INIZIO LA QUARESIMA
1. Vangelo della domenica 20 febbraio – Ottava domenica del Tempo Ordinario – Anno A – La casa costruita sulla roccia e la casa costruita sulla sabbia.
2. Aspetti della vita – Il perdono, indispensabile condizione.
3. Un incontro con S. Alfonso – Eroica temperanza per il dominio di sé.
4. Vivere la settimana con la liturgia = 7-12 marzo.
5. Curiosità calabresi del passato = Il Carnevale nella Tropea di altri tempi
1. Vangelo della domenica – Mt 7,21-27
La casa costruita sulla roccia e la casa costruita sulla sabbia.
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
In quel giorno molti mi diranno: Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi? Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia.
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
In questo brano del Vangelo riconosciamo due parti. Nella prima Gesù ci dice che non farà nessuna distinzione fra gli uomini: non è perché avremo detto: “Signore, Signore”, profetato e compiuto miracoli nel suo nome che saremo riconosciuti da lui in quel giorno, ma solo perché avremo fatto la volontà del Padre, proprio come lui. La volontà del Padre è che noi ascoltiamo e crediamo colui che egli ha inviato, perché soltanto con la fede in Gesù Cristo riceveremo la giustizia di Dio. Se non avremo fede, invece, ascolteremo questa risposta: “Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità”.
Nella seconda parte Gesù dice che noi possiamo reagire in due modi diversi alle sue parole. Dobbiamo capire che questo discorso, insieme a quello della montagna, è una sintesi del suo insegnamento; infatti la giustizia, l’elemosina, la preghiera, l’abbandonarsi fra le braccia della Provvidenza costituiscono la regola d’oro del suo insegnamento: “Fate agli altri quello che vorreste facessero a voi”, regola che Giovanni ci trasmetterà in questo modo: “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati”. Noi possiamo mettere in pratica le parole di Gesù e, in questo caso, costruiamo sulla roccia, appoggiandoci non sulle nostre forze o sulle nostre opere, ma su Cristo. “Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo” (1Cor 3,11). Ma possiamo anche non mettere in pratica le sue parole e allora costruiamo sulla sabbia, votandoci a soccombere alle prime difficoltà. Possa Gesù Cristo essere sempre per noi una roccia e un baluardo dove essere al riparo. (cf LaChiesa.it).
Il Vangelo di Matteo, proposto in questa domenica, è essenzialmente un invito non solo ad avere fede, ma a trasformarla in opere. Il brano evangelico riferisce che quanti busseranno al regno dei cieli invocando il Signore non vi entreranno se non avranno compiuto anche le opere. È necessario che la fede sia tradotta in fatti concreti e non sia solo teoria o semplice credenza in Dio.
(Nicola Gori in “La Domenica”).
2. Aspetti della vita
Il perdono, indispensabile condizione.
Avete notato come nei casi più strazianti di violenza ci sia sempre qualcuno tra i cronisti televisivi che, con aria preoccupata e insistente, chiede ai genitori, ai parenti delle vittime, a chi, insomma, abbia in quel momento il cuore più a pezzi: «Ha perdonato? Avete perdonato? Perdonerà? Perdonerete?». Così, come si trattasse di rilasciare una quietanza a caldo. Ma che cos’è, in che consiste il perdono? Andatelo a chiedere in giro, vi faranno dei lunghi discorsi più o meno edificanti, ma senza venirne a capo. Il perdono, del resto, è una scoperta cristiana, ha soltanto poco più di duemila anni, un niente di fronte agli abissi di vendetta e di sangue della Storia. – Nei Vangeli è solo Gesù a parlarne, come necessità, come condizione indispensabile per ottenere noi stessi il perdono del Padre: «Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori». Una pretesa da parte di Gesù che non può, data la condizione umana, che è poi quella che è, non destare meraviglia perfino negli apostoli che, in questo caso, fanno domande a capocchia come i nostri cronisti televisivi: «E quante volte dovremo perdonare? Sino a sette volte?», si affannano a chiedere. «Settanta volte sette» risponde Gesù, prendendoli, come meritano, graziosamente per il naso. (Ferruccio Parazzoli in Avvenire del 24/02/2010)
3. Un incontro con S. Alfonso
Eroica temperanza per il dominio di sé.
Il padre Domenico Corsano, confessore del Santo per 12 anni, all’età di 72 anni testimoniò ai Processi: “Da quanto ho ricavato dalle confessioni per tanti anni da lui con me fatte, mi sono bene accertato, che egli mirabilmente soppresse tutte le sue passioni dell’irascibile e concupiscibile, con tal pace e mansuetudine, che non ostante che fosse di natura inclinato alla bile ed al risentimento, fu osservato sempre da quanti lo conobbero, e specialmente da me, un uomo santo, e come fosse impastato di pace, che diffondevasi perennemente nella di lui anima. Uomo amicissimo di mortificazioni, penitenze ed asprezze, e nel tempo stesso gelosissimo nel celarle agli occhi degli uomini. Uomo devotissimo, e che seppe mirabilmente ingerire la vera devozione nelle anime di quanti ebbero la sorte di vivere sotto la di lui direzione”. (dai Processi).
4. Vivere la settimana con la liturgia = 7-12 marzo – Nona settimana del Tempo Ordinario e inizio della Quaresima da mercoledì – Liturgia delle Ore: I settimana
7 marzo (lunedì)
– Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Beato l’uomo che teme il Signore. – A tutti quelli che lavorano nella vigna del Signore, Gesù ricorda che i frutti sono di Dio e a Lui vanno riconsegnati. Ricordiamocelo: siamo solo servitori. Così non correremo il rischio di metterci al suo posto.
– Letture bibliche alla Messa di oggi = Tobia 1,3; 2,1b-8; Salmo 111,1-6; Marco 12,1-12.
– Santi di oggi = Sante Perpetua e Felicita, martiri. .
8 marzo (martedì)
– Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Saldo è il cuore del giusto che confida nel Signore. – Anche gli avversari di Gesù sono costretti a riconoscere che egli insegna la via di Dio con verità. E difatti la sua celebre risposta all’ingannevole domanda sul tributo a Cesare smaschera la loro ipocrisia: essi non rendono a Dio ciò che è di Dio!
– Letture bibliche alla Messa di oggi = Siracide 35,1-15; Salmo 49,5-8.14.23; Marco 10,28-31.
– Santi di oggi = San Giovanni di Dio; San Ponzio.
9 marzo (mercoledì) LE CENERI – Astinenza e digiuno. – Liturgia delle Ore: IV Settimana
– Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Perdonaci, Signore: abbiamo peccato. – Pietà di me, o Dio, nel tuo amore; nella tua grande misericordia cancella la mia iniquità. Lavami tutto dalla mia colpa, dal mio peccato rendimi puro.= Giole 2,12-18; Salmo 50,3-6.12-14.17; 2Corinzi 5,20 – 6,2; Matteo 6,1-6.16-18.
Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro, altrimenti non c’è ricompensa per voi presso il Padre vostro che è nei cieli. Dunque, quando fai l’elemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipòcriti nelle sinagoghe e nelle strade, per essere lodati dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, mentre tu fai l’elemosina, non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra, perché la tua elemosina resti nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando pregate, non siate simili agli ipòcriti che, nelle sinagoghe e negli angoli delle piazze, amano pregare stando ritti, per essere visti dalla gente. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu preghi, entra nella tua camera, chiudi la porta e prega il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà.
E quando digiunate, non diventate malinconici come gli ipòcriti, che assumono un’aria disfatta per far vedere agli altri che digiunano. In verità io vi dico: hanno già ricevuto la loro ricompensa. Invece, quando tu digiuni, profùmati la testa e làvati il volto, perché la gente non veda che tu digiuni, ma solo il Padre tuo, che è nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà».
10 marzo (giovedì)
– Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Beato l’uomo che confida nel Signore. – In questa Quaresima appena iniziata, risuona l’appassionato appello di Dio: scegli me se vuoi la vita e la benedizione! E Gesù, il Figlio, ci invita tutti: seguite me, se volete ritrovare voi stessi!
– Letture bibliche alla Messa di oggi = Deuteronomio 30,15-20; Salmo 1,1-4.6; Luca 9,22-25.
– Santi di oggi = Santi Caio e Alessandro; San Simplicio.
11 marzo (venerdì) – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Tu non disprezzi, o Dio, un cuore contrito e affranto. – Siamo chiamati a riscoprire l’importanza del digiuno, ma come lo vuole Dio: un digiuno che ci rende attenti alla fame e al dolore dell’altro, che si traduce in solidarietà, che ci fa davvero partecipare alla passione di Gesù nelle sue membra sofferenti.
– Letture bibliche alla Messa di oggi = Isaia 58,1-9a; Salmo 50,3-6.18-19; Matteo 9,14-15. – Venerdì di Quaresima.– Santi di oggi = San Pionio; San Sofronio; San Costantino; Sant’Eulogio.
12 marzo (sabato)
– Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Mostrami, Signore, la tua via. – Ecco il tempo di grazia: Dio ci dà la possibilità di cambiare, di rinnovarci, di ricominciare. Gesù lascia la compagnia dei giusti, o meglio: di chi si ritiene tale, e mangia e beve con noi peccatori, perché il suo amore misericordioso guarisca il nostro peccato.
– Letture bibliche alla Messa di oggi = Isaia 58,9b-14; Salmo 85,1-6; Luca 5,27-32.
– Santi di oggi = San Luigi Orione; Sant’Innocenzo I.
5. Curiosità calabresi del passato
Il Carnevale nella Tropea di altri tempi
«Il Carnevale trae origini dall’antica festa pagana dei Saturnali e comincia il 17 gennaio. La consuetudine vuole che il giovedì grasso (da noi detto Gazata) le famiglie calabresi preparino un pranzo, in cui non deve mancare la carne di maiale e se non hanno il danaro per comprarsela se lo fanno prestare, come vien confermato dal detto: Giovidi di l’orzarolu cu non havi carni si ‘mpigna ‘u figghiolu.
In Tropea il Carnevale raggiunge il suo culmina l’ultimo giorno. Allora i ragazzi si vestono da bautta, da zingarelle e da pacchiane, mentre i giovani assumono i più strani travestimenti. – Semel in anno licet insanire.
Citiamo quanto scrive in proposito il Segretario Generale della Intendenza della Calabria Ult. II nel vol. V del Cirella «Il Regno delle Due Sicilie» alla voce Tropea: «Durante il Carnevale le maschere nelle gallerie fanno rappresentazioni, e ne è spesso commendevole la riuscita. Le note dell’orchestrina si accomodano alle movenze della mimica, e ne esprimono l’idea con più effetto e precisione. Talvolta pure rappresentano una specie di spartito buffo, ispirato dal genio de’ rappresentanti medesimi, o da quel-lo del poeta dal quale essi vengono diretti».
I popolani fanno altresì le loro rappresentazioni nei larghi della Città divisi in vari drappelli in ogni strada, ogni vicolo, preceduti e seguiti da numerosissima folla. Nel giorno poi che chiude i baccanali sollazzi, si moltiplicano le maschere, e si sentono fino a mezzanotte altissimi urli co’ i quali fingono di piangere la morte del Carnevale cui il popolo simboleggia in un omaccione di paglia goffamente vestito, al quale in ultimo finiscono coll’appiccargli il fuoco fra le grida e gli schiamazzi dei monelli, i quali cantan pure:
Carnalevari moriu di notti / e dassau quattru ricotti: / Du’ frischi e du’ salati / Pi li poviri malati; / Du’ frischi e du’ stantivi / Pi li poviri cattivi (vedovi).
Quando sta per spirare detto giorno, cioè a mezzanotte, la campana maggiore della Cattedrale, col suo suono ammonitore, dà l’annunzio della fine dei bagordi e del principio del periodo di penitenza. Allora ognuno si toglie la maschera e da un addio alle crapule ed ai balli. E così entra la Quaresima, la quale caccia il Carnevale dicendogli: “Nesci tu, porcu luntruni! Trasu io, netta e pulita!”». (Giuseppe Chiapparo, in Etnografia di Tropea – Scritti demologici e storici, M.G.E. 2009, p. 184-185).