Rubriche

La bisaccia del pellegrino 41-2013

Rubrica religiosa settimanale a cura di P. Salvatore Brugnano

Pensieri sparsi per nutrire la mente e l’anima durante la settimana10ott

 

 

Ottobre 2013, seconda settimana:  6-12  ottobre.

1. Vangelo della domenica 6 ottobre – Se aveste fede!».
2. Aspetti della vita:  Naufragio di Lampedusa: è l’ora delle decisioni!
3. Le Opere di S. Alfonso = 1760 – Fede e umiltà..
4. Vivere la settimana con la liturgia =  7-12 ottobre 2013.
5. La Calabria e i suoi santi  = San Bruno (6 ottobre).

1. Vangelo della domenica –  (Lc 17,5-10)
« Se aveste fede! ».

In quel tempo, gli apostoli dissero al Signore: «Accresci in noi la fede!».
Il Signore rispose: «Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “Sràdicati e vai a piantarti nel mare”, ed esso vi obbedirebbe.
Chi di voi, se ha un servo ad arare o a pascolare il gregge, gli dirà, quando rientra dal campo: “Vieni subito e mettiti a tavola”? Non gli dirà piuttosto: “Prepara da mangiare, stríngiti le vesti ai fianchi e sérvimi, finché avrò mangiato e bevuto, e dopo mangerai e berrai tu”? Avrà forse gratitudine verso quel servo, perché ha eseguito gli ordini ricevuti?
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».

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È un male molto diffuso tra i credenti quello di considerare la fede come un atteggiamento puramente intellettuale, come la semplice accettazione di alcune verità. Cioè una fede che si traduce in una presa di posizione teorica, senza una vera incidenza sulla vita.
Questo squilibrio ha come conseguenza lo scandalo della croce: l’esitazione davanti alle difficoltà che incontriamo ogni giorno e che sono sovente insormontabili se noi non siamo abbastanza radicati in Dio. Allora ci rivoltiamo con la stessa reazione insolente e insultante che scopriamo nelle parole del libro di Abacuc.
Le due brevi parabole del testo evangelico ricordano due proprietà della fede: l’intensità e la gratuità. Per mettere in rilievo il valore di una fede minima, ma solida, Cristo insiste sugli effetti che può produrre: cambiare di posto anche all’albero più profondamente radicato.
Per insistere sulla fede come dono di Dio, porta l’esempio del servitore che pone il servizio del suo amore prima di provvedere ai suoi propri bisogni. È l’esigenza del servizio del Vangelo che ci ricorda san Paolo (1Tm 1,1), ma questo stesso apostolo ci avverte che “i lavori penosi” trovano sempre l’appoggio della grazia di Dio.
(da Chiesa.it).

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Gli apostoli al Signore: «Accresci in noi la fede!» – «Fino a quando, Signore?» è il grido del profeta. «Fino a quando?» verrebbe da ripetere anche a noi. Abbiamo alzato le nostre mani verso il cielo, ma ci sembra che Dio «resti spettatore inerte».
Nulla mette alla prova la nostra fede quanto il silenzio di Dio. È lo scandalo della fede. Credere è dar credito all’amore di Dio per noi, anche quando non si riesce a capire. «Signore, aumenta la nostra fede!» è la preghiera dei discepoli e Gesù ancora una volta li coglie di sorpresa con la sua risposta (Vangelo). Di fede ne basta «quanto un granello di senape».
La parabola del servo è un’illustrazione della fede semplice e umile. L’uomo scopre di essere semplicemente un servo con un servizio da compiere. La fede consiste nel realizzarlo, confidando che sia un seme che germoglia, anche se non sappiamo come e quando. E qui sta il pericolo per la fede. Il fare ciò che ci dà soddisfazione. Può spingerci a fare la conta dei nostri meriti. «Dite: siamo servi inutili. Abbiamo fatto quello che dovevamo fare».
Questa è la fede che trasforma il mondo. Quella di chi agisce, in obbedienza a Dio, senza farsi pubblicità. La fede di chi agisce per amore.
(Filippo Rappa ssp, in La Domenica).

Una preghiera per restare vigili
Signore aumenta in me la fede! Aumenta prima di tutto la mia fede in te. Accresci la fiducia per le tue parole che a volte mi sembrano troppo antiche e impossibili da vivere. Tu mi hai chiamato alla vita anche se non avevi bisogno di me. Io sono un servo inutile, non lo devo dimenticare! Ma mi hai chiamato! E questo mi dona fiducia.
Dammi la fede grande anche come un granellino di senape e diventerò capace di superare il pessimismo e la pigrizia che mi paralizzano, e diventerò capace di fare cose che sembrano impossibili prima di tutto a me stesso. Diventerò capace di amare di più, di perdonare di più e di costruire un pezzetto del tuo regno attorno a me. (F. R.).

 2. Aspetti della vita
Naufragio di Lampedusa: è l’ora delle decisioni!

“Oggi è un giorno di pianto!” ha detto Papa Francesco ad Assisi, ricordando la terribile e immane tragedia del naufragio al largo di Lampedusa. L’Italia ha proclamato un giorno di lutto nazionale. Quanti i morti? Quanti i dispersi? I numeri, al di là della enormità del disastro, potranno stuzzicare i curiosi o far rabbrividire  i più sensibili. Secondo gli esperti, in questi ultimi anni il Mediterraneo ha inghiottito circa 25.000 persone avventuratesi in cerca di liberà e di dignità per sé e per i propri cari.
È tempo che l’Europa intera si fermi a riflettere e prendere decisioni sensate. Perché non si può lasciare questa croce a pochi (l’isola di Lampedusa è benemerita e merita a riguardo un riconoscimento internazionale). Ci sono scelte precise, nazionali e internazionali da prendere in quella che Papa Francesco ha chiamato globalizzazione dell’indifferenza.

“È un orrore”, ha ripetuto più volte tra le lacrime il sindaco di Lampedusa Giusy Nicolini, assistendo sul molo Favarolo all’arrivo delle barche cariche di cadaveri. In un messaggio inviato al Governo il sindaco manifesta il suo “cordoglio per le centinaia di vite spezzate alla ricerca di un futuro migliore proclamando il lutto cittadino”, e aggiunge che “accanto al profondo dolore, c’è lo sgomento e la rabbia per l’atteggiamento delle istituzioni italiane e dell’Europa che continuano a considerare il fenomeno dei migranti come un’emergenza” e non come una realtà epocale da affrontare con politiche lungimiranti di accoglienza e di cooperazione internazionale.

Il Presidente Napoletano ha riconosciuto: “Il drammatico crescere di fenomeni di fuga da Paesi in guerra e da regimi oppressivi ci obbliga ad affrontare specificamente con assai maggiore sensibilità i problemi di una politica dell’asilo…”
Monsignor Francesco Montenegro, arcivescovo di Agrigento e presidente della commissione Cei per le migrazioni oltre che della fondazione Migrantes, ha sottolineato: “Questo triste evento fa sorgere sentimenti di tristezza e indignazione perché non possiamo continuare a contare morti come se fossimo semplicemente testimoni… Si parla sempre di emergenza, ma forse dobbiamo cambiare il senso di questa parola. Questa è storia, la storia di ogni giorno, è quella storia dove vediamo nei volti di bambini, di donne. Non possiamo fare gli spettatori”.

 

3. Le Opere di S. Alfonso
1760 – Fede e umiltà.

Bisogna che ci guardiamo dal gloriarci di qualunque bene che succede per opera nostra…
Chi sta nei luoghi alti, facilmente patisce giravolte di testa. Quanti, anche sacerdoti, per non essere umili son miseramente caduti in precipizi. Montano giunse a far miracoli e poi per l’ambizione divenne eresiarca. Taziano scrisse tanto e così bene contro gl’idolatri, e similmente per la superbia divenne eretico. Fra Giustino Francescano giunse ai gradi più alti della contemplazione, e per l’alterigia morì apostata e dannato.
Narrasi nella vita di s. Palemone che un certo monaco, camminando sulle brace, se ne vantò dicendo: «Chi di voi cammina sui carboni senza bruciarsi?» Lo corresse s. Palemone: ma il misero, restando gonfio di sé, cadde poi in peccato e morì in cattivo stato.
L’uomo spirituale ch’è superbo è un ladro peggiore degli altri, perché usurpa, non le robe, ma la gloria di Dio. Perciò san Francesco pregava: Signore, se mi date qualche bene, custoditevelo voi, perché altrimenti io ve lo rapirò.
E così ancora bisogna che preghiamo anche noi, e diciamo con s. Paolo: “Per la grazia di Dio sono quello che sono“. Giacché noi non siamo capaci, non dico a fare opere buone, ma neppure ad avere un buon pensiero da per noi.
Quindi ci avvertì il Signore: “Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”.
Tutte le opere nostre qual utile mai posson recare a Dio? Che bisogno mai può avere Dio dei nostri beni? Che cosa può ricever da te Iddio che lo renda più ricco?
Siamo servi inutili, perché tutto è niente quanto facciamo per un Dio, che merita un infinito amore e che tanto ha patito per amor nostro. Quanto operiamo per Dio, a tutto siamo tenuti per obbligo e per gratitudine.
Tanto più che quanto facciamo è più opera sua che nostra. Chi non deriderebbe le nubi, se si vantassero delle piogge che mandano? Così nelle opere dei santi bisogna lodare non tanto i santi che le fanno, quanto Iddio che opera per loro mezzo.
(da Selva di materie predicabili – Parte seconda – Delle istruzioni, Istruz. VI. Circa l’umiltà).
Leggi tutto il capitolo

 

4. Vivere la settimana con la liturgia = XXVII Settimana del Tempo Ordinario
(7-12 ottobre) – Liturgia delle Ore: III Settimana. 

7  ottobre (lunedì) – Colore liturgico bianco

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  – ). Signore, hai fatto risalire dalla fossa la mia vita. – In questo giorno con la corona del Rosario s’invoca la protezione della Madre di Dio per meditare sui misteri di Cristo, sotto la sua guida, che fu associata in modo tutto speciale alla vita del Figlio di Dio.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  =  Atti 1,12-14, Sal Cfr Lc 1,46-55; Lc 1,26-38.
  • – Santi di oggi  =  Beata Maria Vergine del Rosario. Memoria. Santa Giustina; S. Augusto.

8  ottobre (martedì) – Colore liturgico verde.

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  =  Se consideri le colpe, Signore, chi ti può resistere? – Nella parabola del buon Samaritano è uno straniero a vivere la legge della carità, non a quelli a cui è stata data. È una immagine di tanti pagani con lo spirito del Regno.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  =  Gn 3,1-10; Sal 129,1-4.7-8; Lc 10,38-42.
  • – Santi di oggi  =  Santa Pelagia; San Felice; S. Ugo.

9  ottobre (mercoledì) – Colore liturgico verde

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  = Signore, tu sei misericordioso e pietoso. – Vedendo Gesù in preghiera uno dei discepoli gli domanda di insegnare loro a pregare. Il Padre nostro è il culmine della preghiera cristiana.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  =  Gn 4,1-11; Sal 85,3-6.9-10; Lc 11,1-4.
  • – Santi di oggi  =  Santi Dionigi e c.; San Giovanni Leonardi; B. John Henry Newman.

10 ottobre (giovedì) – Colore liturgico verde.

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  = Beato l’uomo che confida nel Signore. – La parabola dell’amico importuno mostra la necessità di insistere nella preghiera. Tre esempi fanno poi risaltare la bontà del Padre celeste, che concede il suo Santo Spirito a quelli che glielo domandano.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi =  Ml 3,13-20; Sal 1,1-4.6; Lc 11,5-13.
  • – Santi di oggi  =  San Cernobio; Santa Tanca; San Daniele Comboni.

11 ottobre (venerdì) – Colore liturgico verde

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  = Il Signore governerà il mondo con giustizia. – Gesù scaccia i demoni non certo per la forza di Satana: sarebbe una contraddizione; lo fa invece con il potere di Dio. Occorre però essere attenti e vigilanti.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  =  Gl 1,13-15; 2,1-2, Sal 9,2-3.6.16.8-9; Lc 11,15-26.
  • – Santi di oggi  =  San Firmino; S. Alessandro Sauli; B. Giovanni XXIII.

12 ottobre (sabato) – Colore liturgico verde.

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  = Gioite, giusti, nel Signore. – La beatitudine non consiste nell’avere un vincolo di parentela fisica con Gesù, come è quello di sua madre, Maria, ma nell’ascoltare e mettere in pratica la Parola di Dio. Quanta strada ancora dobbiamo fare nell’accogliere la Parola di Dio!.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  = Gl 4,12-21; Sal 96,1-2.5-6.11-12; Lc 11,27-28.
  • – Santi di oggi =   San Rodobaldo; San Serafino da Montegranaro.

 

5. La Calabria i suoi santi.
San Bruno (6 ottobre )

Nacque a Colonia dalla nobile famiglia Hartefaust; compì gli studi nella celebre scuola di Reims sotto la guida di Erimanno; venne ordinato sacerdote a Colonia ed ottenne un canonicato nella chiesa di San Cuniberto.
Nel 1075 l’arcivescovo Manasse I lo nominò cancelliere dell’arcivescovo; durante il concilio di Autun, Bruno denunciò il comportamento simoniaco ed anticanonico di Manasse. Questi reagì violentemente privandolo delle cariche e dei benefici costringendolo a rifugiarsi a Colonia. Poté tornare a Reims solo dopo la deposizione di Manasse decretata dal concilio di Lione del 1080. In questo periodo Bruno sentì sempre più il desiderio di vita eremitica. Si recò presso Molesmes in diocesi di Langres ove vi era S. Roberto con alcuni seguaci, ma ben presto si accorse che la vita eremitica di quei monaci non era completa come lui desiderava; con sei compagni abbandonò Molesmes arrivando a Grenoble presso Sant’ Ugo di Chateauneuf suo discepolo che, intuite le intenzioni di Bruno, lo condusse in una valle solitaria chiamata Cartusia.

Qui nel 1078 costruirono un piccolo ed austero eremo, la prima Certosa, che diverrà poi la Grande Chartreuse. Fu questo l’inizio dell’ordine dei Certosini; nelle loro celle essi trascorrevano nello studio e nella preghiera le ore libere dall’ufficio in comune; i monaci si dedicavano anche alle principali attività lavorative manuali con sapiente perseveranza.

Dopo sei anni, il suo discepolo Ottone di Chatillon, papa con il nome di Urbano II, lo volle a Roma come suo consigliere. Le forze vittoriose dell’antipapa costrinsero il pontefice a rifugiarsi in Italia Meridionale al seguito del Santo. Il richiamo della vita eremitica portò Bruno a chiedere al papa di liberarlo dall’incarico ricevuto; il desiderio venne esaurito con molto dispiacere.

Questa volta il Santo scelse una località solitaria e alpestre chiamata Serre, nella diocesi di Vibo Valentia; su un terreno donatogli dal conte Ruggero di Calabria fece costruire, ispirandosi alla prima Certosa, un austero eremo. Nel 1095, dato il gran numero di seguaci, si costruì un altro eremo dedicato a S. Stefano, inaugurato quattro anni dopo. Sentendo ormai prossima la morte, Bruno fece una solenne professione di fede in cui è proclamata la fede nel mistero trinitario ed in quello eucaristico. Morì il 6 ottobre 1101.

Il culto fu immediato sia in Francia come in Calabria.
Presso la Certosa francese vi è una grotta ove pregava; a Serre, ora chiamata Serra S. Bruno, c’è una grotta circondata da un bosco e da un laghetto dove il Santo si immergeva per non essere posseduto dal demonio. Ogni anno, durante la festa di Pentecoste, gli abitanti con una solenne processione portano la statua argentea del Santo dalla Certosa alla chiesetta di S. Maria del Bosco; durante la processione, i fedeli si bagnano nelle acque del laghetto beneficiando della potenza taumaturgica del Santo.
(da Calabriaecclesia2000.it).

La tragedia di Lampedusa dove centinaia di morti  sono annegati mentre erano in cerca di una vita migliore, è risuonata in tutto il mondo e chiede risposte concrete dalla coscienza di tutti. Papa Francesco da Assisi lo ha gridato ancora una volta!
La tragedia di Lampedusa dove centinaia di morti sono annegati mentre erano in cerca di una vita migliore, è risuonata in tutto il mondo e chiede risposte concrete dalla coscienza di tutti. Papa Francesco da Assisi lo ha gridato ancora una volta!

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