Rubrica religiosa settimanale a cura di P. Salvatore Brugnano
Pensieri sparsi per nutrire la mente e l’anima durante la settimana
Gennaio 2013, quarta settimana: 20-26 gennaio 2013.
1. Vangelo della domenica 20 gennaio – « A Cana di Galilea fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù.».
2. Aspetti della vita – Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
3. Le Opere di S. Alfonso = Massime eterne cioè meditazioni per ciascun giorno della settimana, 1728.
4. Vivere la settimana con la liturgia = 20-26 gennaio 2013.
5. Santi calabresi del passato = Sant’Antonio abate (17 gennaio).
1. Vangelo della domenica – (Gv 2,1-12)
A Cana di Galilea fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù.
In quel tempo, vi fu una festa di nozze a Cana di Galilea e c’era la madre di Gesù. Fu invitato alle nozze anche Gesù con i suoi discepoli.
Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno vino». E Gesù le rispose: «Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora». Sua madre disse ai servitori: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela».
Vi erano là sei anfore di pietra per la purificazione rituale dei Giudei, contenenti ciascuna da ottanta a centoventi litri. E Gesù disse loro: «Riempite d’acqua le anfore»; e le riempirono fino all’orlo. Disse loro di nuovo: «Ora prendetene e portatene a colui che dirige il banchetto». Ed essi gliene portarono.
Come ebbe assaggiato l’acqua diventata vino, colui che dirigeva il banchetto – il quale non sapeva da dove venisse, ma lo sapevano i servitori che avevano preso l’acqua – chiamò lo sposo e gli disse: «Tutti mettono in tavola il vino buono all’inizio e, quando si è già bevuto molto, quello meno buono. Tu invece hai tenuto da parte il vino buono finora».
Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui.
_____________
«L’inizio dei segni compiuti da Gesù» – Il brano evangelico della liturgia odierna propone l’episodio di Cana dichiarando aperto «l’inizio dei segni compiuti da Gesù».
Ancora una manifestazione del Signore che si aggiunge a quella che abbiamo contemplato e celebrato nel tempo di Natale: Un avvenimento chiamato “inizio dei segni” a cui interviene Maria, la Madre di Gesù, che il 1° gennaio abbiamo celebrato con il titolo di “Madre di Dio”.
Non si tratta solo di una manifestazione limitata ad un tempo e ad una situazione particolare, ma piuttosto del segno che esprime e illumina per noi il rapporto personale profondissimo che Dio Padre ci offre nel suo Figlio Gesù.
Gesù invitato ad una festa, si rivela come colui che è accolto. Nella gioia delle nozze è adombrato il volto della nostra alleanza con Dio e tra di noi. Il tempo che ci è dato è illuminato dalla sua grazia che, come vino nuovo, dà forza e vigore.
Il profeta Isaia annuncia gioia e speranza per il popolo che Dio vuole costituire e salvare. Paolo ai Corinzi ricorda i doni che lo Spirito offre ad ognuno: sono per aiutare la comunità a crescere nella fede e nella vita cristiana.
(Fr Luca Fallica, Comunità Ss. Trinità di Dumenza in “La Domenica”).
________________
Non è venuta la mia ora, dice Gesù alla Madre che, a tutta prima, sembra essere stata importuna dicendo: “Non hanno più vino”.
Cos’è l’“ora”?
Per Giovanni è il momento cruciale, del Calvario anzitutto; la cruna dell’ago attraverso cui deve passare per essere rivoltata tutta quanta la storia, di tutti gli uomini e di tutti i tempi; ma l’ora è anche il tempo della missione pubblica che la prepara: quello è il tempo dei segni, dei miracoli!
Anche Gesù obbedisce ad un tempo che non è il suo, che il Padre gli ha assegnato, di cui egli non è più in un certo senso padrone perché, pur essendo Dio, ha lasciato la sua forma divina presso il Padre e non vuole disporne come uomo.
L’umanissimo miracolo di Cana è un miracolo della fede di Maria. Come sarà per la cananea, come avverrà per il centurione, la fede di Maria ottiene dal Padre che Gesù anticipi l’ora. E si vede allora la forza della “donna” che apre qui al banchetto di Cana e chiude sotto la croce gli estremi dell’“ora”. La forza della fede brilla pure nella gioia del maestro di tavola mentre gusta il buon vino: la compagnia di Dio all’uomo è umanissima ed integrale. “Non di solo pane”, dirà Gesù, ma intanto fornisce ai commensali, che allietano gli sposi, dell’ottimo vino. (cf. La Chiesa.it).
2. Aspetti della vita
È in corso la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani.
«Quel che il Signore esige da noi: praticare la giustizia, ricercare la bontà e vivere con umiltà davanti al nostro Dio.
Quest’anno la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani ci invita a riflettere sull’importantissimo e ben noto testo del profeta Michea: “Quale offerta porteremo al Signore, al Dio Altissimo, quando andremo ad adorarlo? Gradirà il Signore migliaia di montoni e torrenti di olio? Gli daremo in sacrificio i nostri figli, i nostri primogeniti per ricevere il perdono dei nostri peccati? In realtà il Signore ha insegnato agli uomini quel che è bene quel che esige da noi: praticare la giustizia, ricercare la bontà e vivere con umiltà davanti al nostro Dio” (6, 6-8).
Come molti altri profeti vissuti nel periodo della monarchia d’Israele, Michea ricorda al popolo che Dio li ha salvati dalla schiavitù dell’Egitto e li ha chiamati, attraverso l’alleanza, a vivere in una società costruita sulla dignità, sull’uguaglianza e sulla giustizia.
La vera fede in Dio, perciò, è inseparabile dalla santità personale e dalla ricerca della giustizia sociale. La salvezza di Dio dalla schiavitù e dall’umiliazione quotidiana, più che semplicemente culto, sacrifici e offerte richiede da noi il «praticare la giustizia, ricercare la bontà e vivere con umiltà davanti al nostro Dio».
Una preghiera per restare vigili
Signore, anche noi come a Cana ci sentiamo invitati a partecipare con gioia al banchetto. Concedici di osservare con attenzione mariana gli episodi della nostra vita perché nulla possa rovinare la festa dell’incontro con Te e con i fratelli. La tua presenza rinnova ogni cosa. Rendici capaci di guardare con fiducia oltre le difficoltà perché l’amore trionfi. (Lucia Giallorenzo).
3. Le Opere di S. Alfonso
Massime eterne cioè meditazioni per ciascun giorno della settimana, 1728.
Oggi le “Massime eterne” sono un manualetto di preghiere del cristiano, che nel corso del tempo ha avuto innumerevoli edizioni e trasformazioni. Pochi sanno che l’origine di questo manualetto è dovuto a S. Alfonso Maria de Liguori.
Questo testo risale all’epoca in cui il Santo era ancora prete secolare, agli inizi del suo ministero sacerdotale a Napoli, intorno all’anno 1728.
Le sette meditazioni sui Novissimi, intitolate da s. Alfonso Massime eterne, costituiscono la sua produzione ascetica più antica, come i bibliografi ritengono pacificamente: 1. Fine dell’uomo – 2. Importanza del fine – 3. Peccato mortale – 4. Morte – 5. Giudizio – 6. Inferno – 7. Eternità delle pene.
A noi non è arrivata la prima redazione del 1728. Il libretto venne stampato in migliaia di esemplari distribuiti in quegli anni nei quartieri popolari di Napoli e durante le sacre missioni predicate nei paesi vesuviani e poi nella Puglia.
Antonio Tannoja, biografo del Santo, testimonia: “Alfonso ingiungeva ai penitenti di ascoltar la messa ogni mattina meditando tra quella la passione di Gesù Cristo, o qualche massima de’ novissimi al quale effetto ristretto aveva queste meditazioni in un libriccino che soleva donare” .
S. Alfonso parla di questo opuscolo in una lettera nel dicembre 1753 a don Luigi Sagliano: “Le invio ancora un altro libretto di Massime eterne con certe belle considerazioni per la devozione verso Maria Santissima”.
Dopo il 1831 le Massime hanno in media due edizioni all’anno in Italia. Pio Brunone Lanteri ne fece stampare 36.000 copie in una sola edizione.
Tra quanti nell’Ottocento, in Italia, curarono le edizioni più abbondanti e meno costose del libricino alfonsiano per divulgarlo fra il popolo minuto, oltre s. Giovanni Bosco e il ven. Lanteri, merita un particolare ricordo san Vincenzo Pallotti (+1850). Il fondatore dell’Apostolato cattolico nel 1835 si preoccupò anche di una versione in arabo e, stampatala, spedì migliaia di copie ai missionari dell’Asia minore. Nel 1848, d’accordo con la pia principessa Borghese, ristampò in francese le Massime eterne e distribuì gli esemplari ai soldati residenti a Roma.
4. Vivere la settimana con la liturgia = II Settimana del Tempo Ordinario
(20-26 gennaio) Liturgia delle Ore: II Settimana.
Testi per la Settimana di preghiere per l’Unità dei Cristiani
(18-25 gennaio)
20 gennaio Domenica Terzo giorno: Camminare verso la libertà.
Siamo invitati a riconoscere gli sforzi delle comunità oppresse in tutto il globo, come i Dalits in India, mentre protestano contro tutto ciò che rende schiavo l’essere umano. Come cristiani impegnati verso un’unità sempre più ampia e condivisa, impariamo che eliminare ciò che separa le persone l’una dall’altra è un elemento essenziale della pienezza di vita e della libertà nello Spirito.
- – Esodo 1,15-22: Le levatrici ebree obbediscono a Dio, non al comando del faraone.
- – Salmo 17 (16), 1-6: La preghiera confidente di chi è aperto allo sguardo di Dio.
- – 2Corinzi 3, 17-18: La libertà dei figli di Dio nella gloria.
- – Giovanni 4, 4-26: La conversazione con Gesù porta la donna samaritana ad una vita più libera.
- – Santi di oggi: San Fabiano, San Sebastiano.
21 gennaio (lunedì) – Quarto giorno: Camminare come figli della terra.
La consapevolezza del nostro posto nella creazione di Dio ci avvicina, poiché ci rendiamo conto dell’interdipendenza fra noi e con la terra. Contemplando l’urgente appello alla salvaguardia ambientale e ad una condivisione giusta dei frutti della terra, i cristiani sono chiamati a vivere una vita di testimonianza attiva, nello spirito dell’anno del giubileo.
- – Levitico 25, 8-19: La terra è per il bene comune, non per guadagno personale.
- – Salmo 65 (64),6b-4: L’abbondante effusione della grazia di Dio sulla terra.
- – Romani 8,18-25: Il desiderio di redenzione di tutta la creazione.
- – Giovanni 9,1-11: Gesù guarisce: fango, corpo e acqua.
- – Santi di oggi = Sant’Agnese.
22 gennaio (martedì) – Quinto giorno: Camminare come amici di Gesù.
Riflettiamo sulle immagini bibliche dell’amicizia e dell’amore umano come modelli dell’amore di Dio verso tutti. Comprendere noi stessi come diletti amici di Dio ha conseguenze sulle relazioni all’interno della comunità di Gesù. Nella Chiesa, comunità in cui tutti, in pari misura, sono i diletti amici di Gesù, ogni barriera di esclusione è incoerente.
- – Cantico dei cantici 1, 5-8: L’amore e l’amato.
- – Salmo 139 (138), 1-6: Tu mi scruti e mi conosci.
- – 3Giovanni, 2-8: Ospitalità agli amici in Cristo.
- – Giovanni: 15,12-17: Vi chiamo amici.
- – Santi di oggi = San Vincenzo martire.
23 gennaio (mercoledì) – Sesto giorno: Camminare oltre le barriere.
Camminare con Dio significa camminare oltre le barriere che dividono e feriscono i figli di Dio. Le letture bibliche di questo giorno citano i vari modi in cui vengono superate le barriere umane, e culminano nell’insegnamento dell’apostolo Paolo: “Con il battesimo infatti siete stati uniti a Cristo, e siete stati rivestiti di lui come di un abito nuovo. Non ha più alcuna importanza l’essere Ebreo o pagano, schiavo o libero, uomo o donna, perché uniti a Gesù Cristo tutti voi siete diventati un sol uomo” (Gal 3,28).
- – Rut 4, 13-17 I discendenti di Rut e Booz.
- – Salmo 113 (112), 1-9: Dio, aiuto dei bisognosi.
- – Efesini 2, 13-16: Cristo ha demolito quel muro che li separava.
- – Matteo 15, 21-28: Gesù e la donna cananea.
- – Santi di oggi = Sant’Emerenziana.
24 gennaio (giovedì) – Settimo giorno: Camminare nella solidarietà.
Camminare umilmente con Dio significa camminare in solidarietà con coloro che lottano per la giustizia e per la pace. Camminare nella solidarietà ha implicazioni non solo per il singolo credente, ma anche per la stessa natura e per la missione dell’intera comunità cristiana. La Chiesa è chiamata e resa capace di condividere la sofferenza di tutti, attraverso il sostegno e la cura dei poveri, dei bisognosi, degli emarginati. Questo è implicito nella nostra preghiera per l’unità dei cristiani.
- – Numeri 27,1-11: Figlie con diritto di eredità.
- – Salmo 15 (14), 1-5: Chi è degno, Signore, di stare nella tua casa?
- – Atti 2, 43-47: I discepoli mettevano in comune tutto.
- – Luca 10, 25-37: Il buon samaritano.
- – Santi di oggi = San Francesco di Sales.
25 gennaio (venerdì) – Ottavo giorno: Camminare insieme nella celebrazione.
I testi biblici parlano in questo giorno di una celebrazione, non nel senso di celebrare un traguardo di successo, ma come segno di speranza in Dio e nella sua giustizia. In modo analogo, la ricorrenza della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani è il nostro segno di speranza che l’unità sarà raggiunta nei tempi e con i mezzi di Dio.
- – Abacuc 3, 17-19: Celebrare in un momento di difficoltà.
- – Salmo 100 (99), 1-5: Il culto al Signore in tutta la terra.
- – Filippesi 4, 4-9: Siate sempre lieti nel Signore.
- – Luca 1, 46-55: Il cantico di Maria…
- – Santi di oggi = Conversione di san Paolo.
Anno della fede: Oggi, venerdì 25 gennaio: Celebrazione ecumenica nella Basilica di san Paolo fuori le Mura: preghiera perché attraverso la comune professione del Simbolo della fede (il Credo) i cristiani che hanno ricevuto lo stesso battesimo non dimentichino la via dell’unità come segno visibile da offrire al mondo.
___________
26 gennaio (sabato) – Colore liturgico bianco.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Annunciate a tutti i popoli le meraviglie del Signore. – Gesù prepara i discepoli alla missione. L’unica preoccupazione sarà la testimonianza del Regno con piena libertà di spirito.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = 2Tm 1,1-8.; Sal 95,1-3.7-8.10: Lc 10,1-9.
- – Santi di oggi = Santi Timoteo e Tito, vescovi.
5. Santi calabresi del passato o venerati in Calabria
Sant’Antonio abate (17 gennaio)
Nacque intorno al 250 sulla riva occidentale del Nilo da una famiglia benestante di profonda fede cristiana. Alla morte dei genitori, si privò di tutti i beni tenendo per se solamente il necessario per il sostentamento di una sorella donando il resto ai poveri.
Si ritirò in un luogo vicino al suo villaggio per condurre vita eremitica dedicandosi contemporaneamente al lavoro, alla preghiera e alla lettura della Sacra Scrittura.
All’inizio del IV secolo, cominciò la persecuzione contro i cristiani; Antonio abbandonò prontamente il suo eremo recandosi ad Alessandria per assistere i martiri, desideroso di subire il martirio. Venne risparmiato perché suscitava rispetto e timore anche ai Romani.
Terminata la persecuzione, decise di ritirarsi in un luogo più isolato del precedente: la Tebaide; qui viveva coltivando un campicello per non dipendere da nessuno e, anzi, poter nutrire anche chi venisse a chiedergli aiuto e conforto.
Sant’Atanasio, suo biografo, afferma che in questo periodo, si moltiplicarono i miracoli, le guarigioni e le visioni. Il resto della sua lunghissima vita, lo trascorse esclusivamente nella Tebaide; negli ultimi anni aveva accolto due monaci che in seguito lo accudirono nella sua estrema vecchiaia: morì infatti più che centenario il 17 gennaio 356 e venne seppellito in un luogo segreto perché non aveva voluto essere seppellito nel suo romitorio secondo l’usanza egizia.
Nel 561 fu scoperto il suo sepolcro e le reliquie cominciarono una lunga migrazione che da Alessandria e Costantinopoli si sarebbe conclusa nell’XI secolo in Francia.
La sua vita narrata da S Atanasio, che fu suo discepolo, diventò presto la Regola di tanti monaci orientali ed occidentali. In occidente egli assunse persino funzioni collegabili parzialmente alla biografia; lo si invocava e, lo si fa ancora oggi, come guaritore di varie malattie fra cui l’herpes zoster, popolarmente chiamato “fuoco di S. Antonio”.
Il grasso del maiale serviva a curare il “fuoco di S. Antonio”. Per questo motivo nella religiosità popolare, il maiale, cominciò ad essere unito al Santo: nell’iconografia diventò un suo attributo insieme con il bastone a tau, simbolo dell’anacoreta, e con la campanella.
Per la sua fama di vincitore del demonio venne definito “custode dell’Inferno”, dal quale traeva alcune anime. Divenne anche patrono degli animali domestici, prova ne sia che il 17 gennaio di ogni anno si usa benedire sul sagrato delle chiese, ogni genere di animali.
(da Calabriaecclesia2000.it).