Rubrica religiosa settimanale a cura di P. Salvatore Brugnano
Pensieri sparsi per nutrire la mente e l’anima durante la settimana
Settembre 2012, seconda settimana: 9-15 settembre.
1. Vangelo della domenica 9 settembre – “Fa udire i sordi e fa parlare i muti”.
2. Aspetti della vita – La Madonna di Tropea: Maria SS. Di Romania.
3. Un incontro con S. Alfonso – Mortificazione: una palestra di allenamento.
4. Vivere la settimana con la liturgia = 10-15 settembre 2012.
5. Curiosità calabresi del passato = San Francesco di Paola e il re di Francia”.
1. Vangelo della domenica – (Mc 7,31-37)
“Fa udire i sordi e fa parlare i muti”.
In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli.
Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente.
E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».
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Un sordomuto. Assomiglia molto a noi, quando siamo nel peccato.
Possiamo avere accanto Dio, che ci sussurra le parole più dolci e imperiose. Non lo sentiamo. Possiamo aver vicino le persone più acute e più buone, che desiderano aiutarci. Non prestiamo attenzione. O passiamo davanti a chi ha bisogno di un conforto, di una speranza. È come se fossimo soli al mondo, chiusi nel nostro egoismo.
Ma se il sacramento di Cristo ci raggiunge… Può essere la Chiesa che battezza o ci offre il perdono a nome del Signore Gesù. Le dita, la saliva, l’“apriti” possono essere l’acqua o la mano benedicente che si leva su di noi: “Io ti battezzo”; “Io ti assolvo”.
Allora avviene nuovamente il “miracolo”.
Diventiamo capaci, per grazia, di udire le consolazioni e i suggerimenti e gli imperativi di Dio. Diventiamo capaci di rispondergli con la preghiera e con la vita.
E il prossimo è colui che dev’essere ascoltato e confortato. Nasce la fraternità.
Se ci lasciamo salvare dal Signore. Se aderiamo a lui con tutte le forze.
(La Chiesa.it).
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Con Gesù anche per i pagani si rende vicina la salvezza. – «La potenza divina, che nessuno poteva raggiungere, Dio stesso ha fatto in modo che l’uomo la potesse sperimentare attraverso Gesù Cristo. La liturgia di oggi (Vangelo) ci presenta un uomo sordomuto, incapace di chiedere aiuto e di udire parole anche solo di consolazione.
Gesù, toccandolo, gli apre le orecchie e la bocca, manifestandogli così che Dio gli è vicino, non l’ha abbandonato, anzi è colui che guarisce le infermità umane. Quest’uomo non aveva preso l’iniziativa da solo, altri l’hanno condotto da Gesù. Questo è il compito della Chiesa: infondere coraggio agli smarriti per le molte debolezze e sofferenze umane, annunciando la liberazione di Dio (I Lettura); e questo senza favoritismi, partendo da coloro che per diversi motivi sono i più poveri e dimenticati nel mondo (II Lettura), perché Dio non fa preferenze di persone (Cfr. At 10, 34)!
Il cristiano diviene, così, come un sacramento, segno e strumento della presenza del Signore nella storia e ogni uomo può aprirsi alla sua luce e alla sua forza per camminare, come quel sordomuto risanato, raccontando le meraviglie che Dio compie per la salvezza dell’umanità. (Tiberio Cantaboni in “La Domenica”).
2. Aspetti della vita: La Madonna di Tropea
Maria Santissima di Romania
Il 9 settembre a Tropea (VV) si celebra solennemente la festa della Madonna di Romania. Grande e la devozione dei tropeani e tanti sono i siti che ne ricostruiscono la storia.
La leggenda dice che al tempo delle lotte iconoclaste che l’icona, fu trafugata da marinai tropeani ad una imbarcazione proveniente dall’Oriente-bizantino sospinta da una tempesta nel porto di Tropea: per questo venne denominata Madonna della Romania.
Riparate le avarie, il capitano cercò di ripartire ma la nave rimaneva ferma in rada. Nella stessa notte il Vescovo della città Ambrogio Cordova sognò la Madonna che gli chiedeva di rimanere a Tropea e diventarne la Protettrice. Il sogno si ripeté per varie notti. Alla fine il Vescovo, convocati gli alti funzionari e i cittadini, si recò al porto a prendere il quadro della Madonna. Non appena il quadro fu portato a terra la nave ripartì.
La Madonna venne ancora in sogno al vescovo, avvertendolo di un terremoto che avrebbe devastato la Calabria. Questi il 27 Marzo 1638 istituì una processione di penitenza, che coinvolse tutto il popolo tropeano. Durante la processione si scatenò il terremoto che non procurò alcun danno ai tropeani. Successivamente, da un altro terremoto, molto più forte e più tragico furono salvati i tropeani: quello del 1783 che investì la Calabria intera, ridisegnandone il volto geo-fisico visibile ancora oggi.
Da questo avvenimento si rafforzò la devozione di Tropea per questa Madonna, a cui i tropeani riconoscendone la sua intercessione benefica, la proclamarono Protettrice, e tutt’oggi i tropeani ricordano quel 27 di marzo 1638.
Attribuite alla Madonna di Romania furono anche la salvezza dall’epidemia di peste che nel 1660 si espanse a Tropea e in tutto il regno di Napoli e che portò migliaia di vittime e poi, durante la seconda guerra mondiale, la non esplosione di 2 grandi ordigni bellici, anch’essi custoditi nella cattedrale di Tropea a ricordo di quella tragedia evitata.
Il 9 settembre di ogni anno, anniversario della incoronazione della sacra Icona, si svolge la processione che accompagna la venerata Immagine per le vie cittadine insieme a tutte le confraternite religiose e alle associazioni. La partecipazione popolare è altissima e la devozione alla Madonna è confermata dagli innumerevoli fedeli, che nei giorni della Novena che precede la festa, partecipano con entusiasmo e devozione, celebrando con inni e canti le lodi alla Madre di Dio.
Dal sito “Tropea per amore.it” leggi la storia della Madonna in una versione dialettale.
Una preghiera per restare vigili
«Effatà! (Apriti!), disse Gesù. E subito le orecchie si aprirono e il nodo della sua lingua si sciolse » (Mc 7,34-35). Ripetici ancora questo comando perché troppo spesso le nostre orecchie sono “sorde” al grido di chi ci chiede aiuto e le nostre labbra “mute”, condannano l’uomo all’ingiustizia, alla violenza, alla solitudine e all’indifferenza. Apri le nostre orecchie alla tua parola perché le nostre labbra sappiano proclamarla. (Letizia Battaglino).
3. Un incontro con S. Alfonso
Mortificazione: una palestra di allenamento.
Da giovane, nella comunità detta dei “Cinesi” del P. Matteo Ripa, S. Alfonso si diede alla mortificazione con l’austerità di un S. Pietro d’Alcantara. La regola passava loro a desinare del lesso e dei legumi, ma la carne vi si mangiava di rado per mancanza di mezzi, o quando compariva a tavola, erano poveri avanzi mezzo andati male e comprati per pochi centesimi. Spesso anche dovevano contentarsi di un brodo di rape cole nell’orto o d legumi o di qualche radice. Quantunque allevato in mezzo ad ogni delicatezza Alfonso rendeva peggiore questo misero pasto mescolandovi alcune erbe amare, mangiando quasi sempre in ginocchio o seduto sulla nuda terra, come un povero peccatore, indegno del pezzo di pane nero che gli era concesso.
Alla mortificazione della gola aggiungeva i cilizi e le discipline spesso a sangue e mille altri modi con cui si studiava di crocifiggere il suo corpo, con lo studiare sempre in piedi e il mettersi nelle scarpe delle pietruzze,che lo tormentavano incessantemente e alla fine della giornata si sdraiava su di un’asse di legno o per terra, come Gesù Cristo che non aveva nemmeno una pietra dove posare il capo.
Anche da vescovo, e ormai anziano, S. Alfonso con le mortificazioni destava l’ammirazione di quanti lo avvicinavano. Diceva il vicario generale Rubini: «Quanto era buono con gli altri, altrettanto era crudele con se stesso. Vi farei rabbrividire se vi narrassi le sue macerazioni, se vi parlassi dei suoi strumenti di penitenze, dei suoi cilizi, e catenelle di ferro, che tenevano quel corpo in una continua crocifissione, delle sue sanguinose flagellazioni, delle sue veglie prolungate in una parola di tutti i mezzi inventati da lui per affliggere la sua carne».
Un priore dei domenicani, venuto a S. Agata dei Goti per gli esami, aveva abitato due giorni in una camera contigua a quella di Alfonso. Terminati gli esami, volle partire all’istante, e siccome fu pregato di rimanere, rispose: «No, vado via, non mi sento la forza di continuare a udire le flagellazioni di questo santo vecchio».
«O l’anima si ha da mettere sotto i piedi il corpo, o il corpo si metterà sotto i piedi l’anima. Dobbiamo pertanto noi trattare il nostro corpo come un cavaliere tratta un cavallo furioso, tenendolo sempre con la briglia tirata acciocché non lo precipiti». (S. Alfonso)
4. Vivere la settimana con la liturgia = XXIII Settimana Tempo Ordinario
10-15 settembre – Liturgia delle Ore: III settimana.
10 settembre (lunedì) – Colore liturgico verde.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Guidami, Signore, nella tua giustizia. – Gesù guarendo il malato afferma che far prevalere il legalismo sul bene dell’uomo equivale a tradire la volontà di Dio.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = 1 Cor 5,1-8; Sal 5,5-7.12; Lc 6,6-11.
- – Santi di oggi = San Nemesio; San Nicola da Tolentino; San Agabio.
11 settembre (martedì) – Colore liturgico verde.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Il Signore ama il suo popolo. – Crediamo sulla base della Parola e della testimonianza degli apostoli, che furono testimoni oculari di Cristo risorto e tali si proclamarono.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = Ez 1Cor 6,1-11; Sal 149,1-6; Lc 6,12-19.
- – Santi di oggi = San Massimiliano Maria Kolbe, martire. B. Elisabetta Renzi. Santi Proto e Giacinto; San Paziente.
12 settembre (mercoledì) – Colore liturgico bianco.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = In te, Signore, ho posto la mia gioia. – Il nome di Maria è motivo di gioia e di speranza. Lo invochiamo perché sia dato «di vivere oggi e sempre operosi e sereni». Maria è il nome di Colei che è “la nuova Eva”, “la madre di tutti i credenti”.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = 1 Cor 7,25-31; Sal 44,11-12.14-17; Lc 6,20-26.
- – Santi di oggi = Santissimo Nome della Beata Vergine Maria; Sant’Alberto; San Guido.
13 settembre (giovedì) – Colore liturgico bianco.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Guidami, Signore, per una via di eternità. – Diceva san Bernardo: «La misura dell’amore è amare senza misura». Le beatitudini non sono per i paurosi e gli apatici, ma per i valorosi, per i prodi, per i pazienti, che decidono di rompere la spirale dell’odio e della vendetta, imitando Cristo.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = 1Cor 8,1b-7.11-13; Sal 138,1-3.13-14.23-24; Lc 6,27-38.
- – Santi di oggi = San Giovanni Crisostomo, vescovo e dottore della Chiesa.
14 settembre (venerdì) – Colore liturgico rosso.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Non dimenticate le opere del Signore! – Festa della esaltazione della Santa Croce, che, il giorno dopo la dedicazione della basilica della Risurrezione, eretta sul sepolcro di Cristo (a Gerusalemme), viene esaltata e onorata come trofeo della sua vittoria pasquale e segno che apparirà in cielo ad annunciare la seconda venuta di Cristo.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = Nm 21,4b-9; Sal 77,1-2.34-38; Fil 2,6-11; Gv 3,13 -17.
- – Santi di oggi = Esaltazione della Santa Croce.
15 settembre (sabato) – Colore liturgico bianco.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Salvami, Signore per la tua misericordia.- Memoria della beata Maria Vergine Addolorata , che, ai piedi della croce di Gesù , fu associata intimamente e fedelmente alla passione salvifica del Figlio e si presentò come la nuova Eva, perché, come la disobbedienza della prima donna portò alla morte, così la sua mirabile obbedienza porti alla vita.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = Eb 5,7- 9, Sal 30,2-6.15-16.20; Gv 19,25-27.
- – Santi di oggi = Beata Vergine Maria Addolorata.
5. Curiosità calabresi del passato
San Francesco di Paola e il re di Francia
Francesco giunge a Lione il mercoledì 24 aprile 1483, dove si ferma poco più di una giornata in una locanda chiamata ostel du Griffon, e la popolazione, per avere appreso dei prodigi operati in terra francese più che per l’ordine dato dal re, lo accoglie con le medesime entusiastiche manifestazioni già verificatesi ovunque egli sia transitato […].
Appena Luigi è informato del suo avvicinarsi al castello di Plessis-du-Parc dove risiede, indossa il mantello reale e con tutti i dignitari di corte va a riceverlo nel vasto piazzale, dove sono schierati per rendere onore tutto il clero regolare e secolare di Tours, i nobili e i cavalieri del regno.
Luigi XI di Francia, il re più potente d’Europa, si prostra davanti a Francesco, ne chiede la benedizione e, come ci riferisce lo storico Philippe de Commynes testimone oculare, gli chiede di pregare per lui Dio che gli conceda vita più lunga. Francesco, che conosceva il volere di Dio sull’imminente morte di quell’uomo, gli risponde con saggezza senza spaventarlo […]
Ogni giorno il re fa visita al bonhomme, come lui e i suoi nobili chiamano ormai Francesco, si inginocchia per chiedere la benedizione e rinnova la supplica di avere prolungata la vita. Ma riceve sempre la medesima risposta: che la vita di ogni uomo è nelle mani di Dio e che è necessario mettere ordine nella propria condotta per essere sempre pronto […].
Un giorno, istigato dal suo medico Jacques Coittier, geloso della stima che godeva Francesco presso il re, gli fa visita nella sua cella e, quando sono soli, gli offre una borsa di monete d’oro chiedendogli di accettarle per sostenere le spese di costruzione di un convento in Francia. Francesco rifiuta e invita il re a restituire quel denaro tolto con ingiuste tasse ai suoi sudditi. Luigi si ritira confuso, senza più insistere, ormai l’umile fraticello calabrese ne ha conquistato l’affetto e la fiducia.
Assistito amorevolmente da Francesco, Luigi comincia gradatamente a perdere il terrore della sua morte e, ascoltando i suoi consigli, comincia a mettere ordine nei suoi affari.
Risolve ogni controversia con la Santa Sede : restituisce i territori di Valentinois e Die, appoggia la bolla di Interdetto verso la Signoria di Venezia, che teneva in assedio Ferrara, facendola pubblicare e licenzia l’ambasciatore veneto, bloccando col suo veto la richiesta di Venezia di convocare un concilio contro Sisto IV.
Risolve i dissidi con i vicini che avevano funestato la vita del suo regno. Sottoscrive tre trattati di pace : a Etapes con Arrigo VII d’Inghilterra, per un indennizzo di 75.000 scudi d’oro, a Senlis con Massimiliano I d’Austria, per la restituzione della Franche-Contée e del paese di Châlons, a Narbonne con Ferdinando V il Cattolico, per la restituzione delle contee di Roussillon e di Cerdagna.
Rimette per quanto è possibile ordine nel governo del suo regno, ripristina la giustizia fino allora vilipesa, mostra maggiore disposizione al perdono e rispetto per i subordinati.
Ha preso l’abitudine a salutare chiunque incontri con le parole di Francesco, Ave Maria, e tutti a corte lo imitano. Il mutamento è così profondo da lasciare interdetti quanti lo incontrano.
Su consiglio di Francesco, sapendo che la fine è ormai vicinissima, convoca al castello di Plessis-du Parc il Delfino Carlo per comunicargli le sue ultime volontà. Fra l’altro, obbliga Carlo a ridurre sensibilmente, quando ne avrà il potere, le imposizioni di tasse e gabelle, che lui era arrivato a quadruplicare, e fa iscrivere questa decisione al parlamento di Bourgogne, da lui recentemente istituito, e alla camera dei conti di Parigi. Nomina Carlo re e gli fa consegnare dal cancelliere i sigilli reali. Raccomanda a Francesco i suoi figli, perché li assista con la preghiera e il consiglio.
Il lunedì 25 agosto un’improvvisa crisi aggrava le condizioni del re Luigi, che perde la parola, e a fatica riesce a riprendersi. Il medico Jacques Coittier, per ripicca contro il re che aveva in tanta stima il frate, gli comunica brutalmente che non sarebbe vissuto fino al giorno dopo. Appena Francesco ne viene a conoscenza fa sapere al re che vivrà fino al sabato, con profonda consolazione del re che, devotissimo della Santa Vergine, l’aveva sempre implorata che gli concedesse la grazia di farlo morire nel giorno a Lei dedicato.
Il sabato 30 agosto, nel pieno possesso di tutta la sua lucidità mentale, dopo essersi confessato ed avere ricevuto i sacramenti, cristianamente rassegnato, invocando la Santa Vergine Maria “Nostra Signora d’Embrun, mia buona Madre, aiutatemi”, rende l’anima a Dio da buon cristiano, come certamente non aveva vissuto. Francesco non partecipa ai funerali solenni, ma si ritira nella sua cella per alcuni giorni in preghiera e penitenza per intercedere per l’anima del defunto sovrano.
(tratto da http://www.paginecattoliche.it/SanFra_diPaola.htm)