Rubrica religiosa settimanale a cura di P. Salvatore Brugnano
Pensieri sparsi per nutrire la mente e l’anima durante la settimana
Giugno 2013, quarta settimana: 23-29 giugno.
1. Vangelo della domenica 23 giugno – «Tu sei il
Cristo di Dio. Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto».
2. Aspetti della vita – Papa Francesco: La povertà è la carne
di Gesù povero.
3. Le Opere di S. Alfonso = L’amore che ci ha dimostrato Cristo.
4. Vivere la settimana con la liturgia = 24-30 giugno 2013.
5. Santi calabresi del passato = Santi Pietro e Paolo
apostoli.
1. Vangelo della XII domenica del T.O. C- (Lc 9,18-24)
«Tu sei il Cristo di Dio. Il Figlio dell’uomo deve soffrire molto».
Un giorno Gesù si trovava in un luogo solitario a pregare. I discepoli erano con lui ed egli pose loro questa domanda: «Le folle, chi dicono che io sia?». Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elìa; altri uno degli antichi profeti che è risorto».
Allora domandò loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Pietro rispose: «Il Cristo di Dio».
Egli ordinò loro severamente di non riferirlo ad alcuno. «Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno».
Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà».
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La confessione di Pietro, l’annuncio della passione di Gesù e l’invito a seguire il suo esempio costituiscono un’unità organica. Gesù è il Messia, ma non come quello di cui fantasticavano gli uomini. Egli segue il cammino tracciato da Dio, che è il cammino della croce. Chiunque vuole essere con lui, deve seguirlo in questo cammino. Rispetto agli altri evangelisti, Luca introduce alcuni cambiamenti ed accenti caratteristici. Non cita il luogo della conversazione di Gesù con i discepoli, lega questa conversazione alla preghiera di Gesù e, soprattutto, rivolge a tutti l’invito ad imitare Cristo.
È un invito importante, che non è rivolto solo agli eletti, ai santi e agli uomini pronti all’eroismo. Tutti i credenti sono discepoli di Cristo. Egli non li tratta come mercenari, ma come amici, vuole che lo accompagnino nel suo cammino e prendano parte alle sue sofferenze. Il suo destino deve essere anche il loro. Che essi portino ogni giorno la loro croce. Gesù non parla del martirio, che può capitare una sola volta, ma delle sofferenze che ognuno incontra nell’adempimento serio del proprio dovere e delle difficoltà quotidiane che devono essere sopportate pazientemente grazie all’amore per lui. (da Chiesa.it)
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«Il Figlio dell’Uomo deve soffrire molto» – La Liturgia odierna ci esorta a contemplare la missione salvifica di Gesù con gli occhi di Dio. Altrimenti sarà quasi impossibile seguire il Maestro che cammina verso Gerusalemme per un destino di sofferenza e di morte.
Nel Vangelo Gesù sta pregando in un luogo solitario e i discepoli, ignari della situazione, stanno con lui. Gesù chiede l’opinione della gente su di lui, ma soprattutto vuole esplorare la loro fede. Risponde Pietro indicando in lui “il Cristo di Dio”. Ma forse la risposta è incompleta, non precisa il vero volto del Figlio di Dio. Ecco perché Gesù impone il silenzio, e prosegue: seguirmi significa percorrere con me la “via dolorosa”, quella del “soffrire molto”. (Sergio Gaspari, smm, in La Domenica).
Una preghiera per restare vigili
«Chi sono io secondo la gente?», chiese Gesù ai suoi discepoli. Ancora oggi, a distanza di tempo e luoghi, il Signore pone a ciascuno di noi queste domande: «Chi sono io per te? Quale posto mi riservi nella tua vita, nella tua giornata, nei tuoi pensieri e azioni?».
Fa’, o Signore che sappiamo trovare le giuste risposte. (Letizia Battaglino).
2. Aspetti della vita
Papa Francesco: La povertà è la carne di Gesù povero.
“Non ti dimenticare dei poveri!”: fu questo l’invito che un amico fraterno, il cardinale francescano Claudio Hummes, fece a Jorge Mario Bergoglio al momento dell’elezione a vescovo di Roma e successore di Pietro. Papa Francesco non ha dimenticato quell’invito, ne ha fatto anzi una delle priorità del magistero della parola e della vita, che offre con fedeltà quotidiana alla Chiesa.
La povertà come miseria offende la dignità dell’essere umano: come tale va combattuta e vinta. Perché questo avvenga, bisogna conoscere la condizione di privazione e di autentica miseria in cui vivono tanti esseri umani. Sono i loro volti, le loro storie che devono sfidarci. È per questo che, parlando qualche giorno fa agli studenti delle scuole gestite dai Gesuiti in Italia e Albania, Papa Francesco ha detto: “Non si può parlare di povertà, di povertà astratta, quella non esiste! La povertà è la carne di Gesù povero, in quel bambino che ha fame, in quello che è ammalato, in quelle strutture sociali che sono ingiuste. Andate, guardate là la carne di Gesù…”.
È chiaro da queste parole che i poveri e la miseria non costituiscono una categoria astratta nella mente di questo Papa, che non ha caso ha scelto il nome dell’amico di Sorella Povertà: quando parla dei poveri, lo fa certamente ricordando volti e situazioni concrete, a cui si è fatto prossimo nella sua vita di discepolo di Gesù, impegnato a seguirlo nei contesti spesso tanto complessi e contraddittori dell’America Latina.
Si sente perciò nelle sue parole la forza di quella “carne di Gesù” che egli ha imparato a riconoscere e amare nei poveri.
Riferendosi ad esempio allo spreco alimentare, presente alla grande nei Paesi della “opulenta società” e che sembra ancora caratterizzare vaste fasce sociali, pur in questo tempo di vacche magre, il Vescovo di Roma non ha esitato a dire che il cibo buttato via è un furto fatto ai poveri.
Alle migliaia di ragazzi e di giovani presenti ad un incontro ha gridato: “Non lasciatevi rubare la speranza dallo spirito del benessere che, alla fine, ti porta a diventare un niente nella vita! Il giovane deve scommettere su alti ideali: questo è il consiglio. Ma la speranza, dove la trovo? Nella carne di Gesù sofferente e nella vera povertà… Allora capirai che c’è un tesoro ben più grande di un conto in banca, ed è il dono di sé vissuto per gli altri e la condivisione di ciò che hai con chi non ha nulla.
Ne consegue uno stile, fatto di speranza teologale e di carità vissuta, di sobrietà di costumi e di gioia di dare. (estratto dalle riflessioni di mons. Bruno Forte su Sole 24 ore.)
3. Le Opere di S. Alfonso
1775 – L’amore che ci ha dimostrato Cristo.
Per intendere l’amore che ci ha portato il Figlio di Dio basta considerare le parole che di Gesù Cristo dice s. Paolo: umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce. (Fil 2,7).
O Dio, e che stupore ha recato e recherà agli angeli per tutta l’eternità il vedere un Dio per amore dell’uomo farsi uomo e soggettarsi a tutte le debolezze e patimenti dell’uomo! E il Verbo si fece carne. Qual meraviglia sarebbe vedere un re farsi verme per amore de’ vermi? ma è infinitamente maggior meraviglia il vedere un Dio fatto uomo: e dopo ciò vederlo umiliato sino alla morte così penosa e vituperosa della croce, dove finì la sua sacrosanta vita.
Parlando di questa morte i profeti Mosè ed Elia sopra il Tabor, dice il vangelo che la chiamano un eccesso o esodo: parlavano del suo esodo, che stava per compiersi a Gerusalemme (Luc. 9. 31).
Sì, dice s. Bonaventura, con ragione ella fu chiamata eccesso la morte di Gesù Cristo, perché fu un eccesso di dolore e d’amore, da non potersi mai credere, se non fosse già avvenuta: Eccesso di dolore, eccesso di amore.
Eccesso d’amore, ripiglia sant’Agostino, mentre a tal fine il Figlio di Dio volle venire in terra a fare una vita così stentata e una morte così amara per far conoscere all’uomo quanto egli l’amava…
Ah che al pensiero dell’amore dimostrato a noi da Gesù Cristo i santi hanno stimato far poco il dar la vita e tutto per un Dio così amante! Quanti giovani, quanti nobili han lasciate le case e le patrie, le loro ricchezze, i parenti e tutto per ritirarsi in un chiostro a vivere al solo amore di Gesù Cristo! Quante verginelle, rinunziando le nozze de’ principi e primi grandi del mondo, se ne sono andate giubilando alla morte per render così qualche ricompensa all’amore di un Dio morto per loro amore e giustiziato in un patibolo infame! cosa che ad una s. Maria Maddalena de’ Pazzi pareva una pazzia: ond’ella chiamava il suo Gesù pazzo d’amore: Sì, Gesù mio, diceva, che tu sei pazzo d’amore.
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4. Vivere la settimana con la liturgia = XII Settimana del Tempo Ordinario
(24-29 giugno) – Liturgia delle Ore: IV Settimana.
24 giugno (lunedì) – Colore liturgico bianco
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Io ti rendo grazie: hai fatto di me una meraviglia stupenda. – Ogni bambino porta al mondo speranza e rinnova l’alleanza con Dio. Giovanni il Battista aveva una missione da compiere: preparare la via al Messia, ma ogni uomo ha un ruolo nell’economia della salvezza.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = Is 49,1-6; Sal 138,1-3.13-15; At 13,22-26; Lc 1,57-66.80.
- – Santi di oggi = Natività di San Giovanni Battista. Solennità.
25 giugno (martedì) – Colore liturgico verde.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Signore, chi sarà ospite nella tua tenda! – Nel rapporto con Dio occorre fiducia e abbandono. Non basta chiedere, bisogna saper chiedere. Senza la piena fiducia in Lui non possiamo sperare di ottenere ciò che desideriamo.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = Gen 13,2.5-18; Sal 14,2-5; Mt 7,6.12-14.
- – Santi di oggi = San Massimo di Torino; San Guglielmo di Montevergine.
26 giugno (mercoledì) – Colore liturgico verde
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Il Signore si è sempre ricordato della sua alleanza. – Serve una coerenza di vita con il Credo professato. Non basta affermare la nostra fede a parole, se poi non conformiamo il nostro agire agli insegnamenti del Maestro.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = Gen 15,1-12.17-18; Sal 104,1-4.6-9; Mt 7,15-20.
- – Santi di oggi = Santi Giovanni e Paolo; San Vigilio; San Josemaria Escrivá de Balaguer.
27 giugno (giovedì) – Colore liturgico verde.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Rendete grazie al Signore, perché è buono. – I contemporanei di Gesù rimasero ammirati dai suoi insegnamenti non solo per quello che diceva, ma per il suo modo di vivere. Egli era un testimone perfetto del Regno di Dio. E noi?
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = Gen 16,1-12.15-16; Sal 105,1-5; Mt 7,21-29.
- – Santi di oggi = San Cirillo di Alessandria; Sant’Arialdo.
28 giugno (venerdì) – Colore liturgico rosso
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Benedetto l’uomo che teme il Signore. – Nella richiesta fiduciosa del lebbroso si trova il segreto per chiedere e ottenere aiuto da Dio. «Se vuoi puoi sanarmi»: fiducia nella sua onnipotenza e abbandono alla sua volontà.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = Gen 17,1.9-10.15-22; Sal 127,1-5; Mt 8,1-4.
- – Santi di oggi = Sant’Ireneo, vescovo e martire.
29 giugno (sabato) – Colore liturgico rosso.
- – Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Il Signore mi ha liberato da ogni paura. – La professione di fede di Pietro in Cristo apre nuove prospettive nella storia della salvezza. Pietro riconosce in lui il Messia ed Egli può fare di lui il capo della sua Chiesa.
- – Letture bibliche alla Messa di oggi = At 12,1-11; Sal 33,2-9; 2Tm 4,6-8.17-18; Mt 16,13-19.
- – Santi di oggi = Santi Pietro e Paolo, apostoli. Solennità.
5. Santi calabresi del passato o venerati in Calabria
Santi Pietro e Paolo apostoli (29 giugno )
Le loro storie sono note. Qui si accenna al legame con la terra calabrese.
San Pietro – Verso l’anno 60, giunse a Roma, dove si era scatenata una delle più atroci persecuzioni contro i cristiani, quella ordinata dall’imperatore Nerone. Catturato e processato, Pietro venne condannato a morte mediante la crocifissione; chiese ed ottenne però di essere crocifisso a testa in giù, poiché non si riteneva degno di morire nella stessa posizione del Maestro. Il martirio avvenne sul colle Vaticano ove sorse la culla della cristianità, ovvero la Basilica che da lui prende il nome. – San Pietro è patrono dei pescatori, dei pescivendoli. Dei portieri e degli uscieri ( è raffigurato con le chiavi consegnategli da Cristo).
Nella regione calabrese, san Pietro è venerato in molti centri (alcuni portano anche il suo nome): a Reggio vi è una suggestiva chiesetta che contiene una antica statua dell’apostolo, venerato dai reggini particolarmente in giugno con una festa preceduta da un triduo di preghiera; la devozione a lui è praticata anche a Lamezia.
San Paolo – Prigioniero di Cristo viene portato prima a Cesarea ed in seguito a Roma, dove dilaga una persecuzione, durante la quale viene decapitato presso le Acque Silve oggi chiamate Tre Fontane.
Nella regione calabrese gode di un culto ben radicato: a Reggio, dove l’Apostolo delle genti accese la prima fiaccola della fede cristiana e nella Cattedrale si trova un tronco della colonna che secondo la tradizione sarebbe quella del prodigio di S. Paolo (statue molto significative del Santo si trovano nell’omonima parrocchia e nella chiesetta della Madonna dei poveri); a Lamezia dove è patrono con San Pietro.
Popolarmente il santo è invocato contro i morsi dei rettili (fu infatti morsicato da una vipera senza subire alcun danno).
(da Calabriaecclesia2000.it).