Rubriche

La bisaccia del pellegrino 24-2013

 

Rubrica religiosa settimanale a cura di P. Salvatore Brugnano

Pensieri sparsi per nutrire la mente e l’anima durante la settimana10ott

 

 

Giugno 2013, seconda settimana: 9-15 giugno.

1. Vangelo della domenica 9 giugno – « Ragazzo, dico a te, alzati!».
2. Aspetti della vita  – Il delitto di Corigliano Calabro e il
perdono.
3. Le Opere di S. Alfonso = 1775 – Per farsi santo è necessario averne un gran
desiderio.

4. Vivere la settimana con la liturgia =  10-15 giugno2013.
5. Santi calabresi del passato  =  San Giovanni Theriste – Il
mietitore di Stilo.

1. Vangelo della domenica –  (Lc 7,11-17)
« Ragazzo, dico a te, alzati! ».
In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.
Quando fu vicino alla porta della città, ecco, veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova; e molta gente della città era con lei.
Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei e le disse: «Non piangere!». Si avvicinò e toccò la bara, mentre i portatori si fermarono. Poi disse: «Ragazzo, dico a te, àlzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. Ed egli lo restituì a sua madre.
Tutti furono presi da timore e glorificavano Dio, dicendo: «Un grande profeta è sorto tra noi», e: «Dio ha visitato il suo popolo».
Questa fama di lui si diffuse per tutta quanta la Giudea e in tutta la regione circostante.

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Incontrando il corteo funebre, Gesù, che si trova sul suo tragitto, è commosso dal pianto inconsolabile della madre.
“Vedendola, il Signore ne ebbe compassione e le disse: Non piangere”. Due parole vere, di consolazione umana, che scaturiscono dal cuore colmo di misericordia dell’Uomo-Dio. Quale fiducia ci deve dare l’amore del Signore! Davanti alla nostra lotta per essere cristiani migliori, nella quale noi commetteremo talvolta degli errori e dei peccati, se questi ci fanno soffrire – come soffriva il cuore di quella madre -, il Signore avrà anche per noi misericordia. Dal canto nostro, dobbiamo imparare a guardarci intorno e ad accogliere le chiamate che Dio ci manda attraverso il nostro prossimo. Non possiamo vivere rinchiusi negli stretti limiti dell’egoismo, voltando le spalle alle situazioni di molte persone che hanno bisogno del nostro aiuto.
Il giovane si alzò, e il suo corpo che era divenuto cadavere sentì che la vita scorreva nuovamente nelle sue vene. Capiterà lo stesso molto spesso nell’apostolato, perché il Signore è sempre disposto a rifare miracoli come quello di Nain: anime che “risusciteranno” alla vita cristiana. Quando Cristo passa tra gli uomini, se lo sappiamo portare con noi, molti occhi vedono di nuovo, molte orecchie ascoltano la parola di Dio e anime morte rinascono a una vita nuova per mezzo del sacramento della penitenza. .
(da Chiesa.it)

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«Un grande profeta è sorto tra noi» –  Gesù disse: «Ragazzo, dico a te, alzati!». Il morto si mise seduto e cominciò a parlare. E lo restituì a sua madre.
Nel Credo che professiamo ogni domenica diciamo: «Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà» e nella formula del Simbolo apostolico: «Credo la risurrezione della carne, la vita eterna». Sant’Agostino lasciò scritto che «la fede dei cristiani è la risurrezione di Cristo».
La fede proclama che il Cristo è risorto ed è primizia e garanzia di risurrezione di vita; ci trasferisce nel mondo nuovo che intravediamo e attendiamo al di là di questa esistenza terrena. Nel ragazzo figlio unico di madre vedova che Gesù, mosso da compassione, richiama alla vita (Vangelo) si rivela la potenza che lo manifesta Figlio di Dio.
La liturgia accosta la preghiera e il gesto del profeta Elia che consegna alla madre il figlio che le era morto rivolgendole parole rassicuranti: «Tuo figlio vive».
In un mondo lacerato dal mistero del dolore e della morte abbiamo nella fede argomenti forti per trasmettere in ogni situazione parole e gesti di risurrezione e di vita. Uniti alla passione di Cristo, nelle prove del nostro cammino siamo confortati e confidiamo nella potenza della sua risurrezione (Bartolomeo Stellino, liturgista, in La Domenica).

Una preghiera per restare vigili
Concedici, o Signore, di avere un cuore compassionevole e generoso che sappia consolare i fratelli che sono nel dolore e soccorrerli nei loro bisogni; donaci anche la grazia di confidare, con piena fiducia, nel tuo amore misericordioso, per ottenere il trionfo sul male, sul Maligno e sulla morte e per glorificare il Padre nostro, in ogni momento della nostra vita terrena e nella gioia senza fine della vita futura. (D. Mariano Grosso, osb).

 2. Aspetti della vita
Il delitto di Corigliano Calabro e il perdono.
Riguardo al tragico evento nel quale ha perso la vita la giovane Fabiana Luzzi e che ha portato sulle cronache nazionali la città di Corigliano Calabro, più che soffermarsi ancora sulla cronaca (peraltro dettagliatamente e senza scrupoli riproposta dai grandi media, con una serie di luoghi comuni sulla nostra terra) vale forse la pena spegnere i riflettori e soffermarsi su come stanno vivendo il dramma le due famiglie interessate, quella della stessa Fabiana come pure quella di Davide, il quale ora è di fronte alla sua coscienza e deve rispondere davanti alla giustizia di un reato gravissimo.
Vorrei chiedere perdono alla mamma e alla famiglia di Fabiana anche a nome di mio figlio“. Questo l’appello lanciato da Pina Forciniti, la mamma di Davide, il ragazzo che ha ucciso la fidanzatina bruciandola mentre era ancora viva. Al settimanale Famiglia Cristiana la donna ha detto: “Sogno di svegliarmi domani mattina e trovarlo nel suo letto come sempre”. Il giovane è accusato di omicidio volontario aggravato.
“Fabiana e Davide – aggiunge la donna – sono due fiori recisi, spezzati nella primavera della vita. Noi due famiglie distrutte. Per sempre. I riflettori su questa tragedia si spegneranno presto, la gente fra poco dimenticherà tutto ma io e la mamma di Fabiana porteremo questo fardello in eterno. Il nostro dolore sarà per sempre. Una condanna, la nostra, da scontare vivendo giorno dopo giorno”.
L’appello da madre a madre – “È giusto che Rosa (la madre di Fabiana, ndr) chieda giustizia per Fabiana, anch’io farei lo stesso al suo posto“, prosegue la signora Pina. “Ma è giusto anche che io chieda perdono. Sono una madre anch’io”.  (da Calabriaecclesia2000.it).

3. Le Opere di S. Alfonso
1775 – Per farsi santo è necessario averne un gran desiderio.
“Niun santo è giunto mai a farsi santo senza un gran desiderio di giungere alla santità. Siccome gli uccelli han bisogno delle ali per volare, così alle anime son necessari i santi desideri per camminare verso la perfezione. Per farsi santo bisogna distaccarsi dalle creature, vincer le passioni, vincer se stesso, amare le croci; per fare tutto ciò ci vuole gran forza e bisogna molto soffrire.
Or che fa il santo desiderio? Risponde s. Lorenzo Giustiniani: “Fornisce forze e rende più lieve la pena”. – Onde il medesimo soggiunge che ha già quasi vinto chi ha gran desiderio di vincere. Chi vuole arrivare alla cima di un gran monte, non vi giungerà mai se non avrà un gran desiderio di giungervi: questo gli darà coraggio e forza a soffrir la fatica per salirvi; altrimenti se ne resterà alla falda a giacere svogliato e diffidato.
S. Bernardo asserisce che tanto uno progredisce nella perfezione, quanto è il desiderio che ne conserva. E Santa Teresa dice che Dio è amico di anime generose che hanno gran desideri; onde la santa esortava tutti: I nostri pensieri siano grandi, perché di qua verrà il nostro bene. Non bisogna avvilire i desideri, ma confidare in Dio, che sforzandoci a poco a poco potremo arrivare dove colla sua grazia arrivarono i santi. Così i santi son giunti in poco tempo ad un gran grado di perfezione ed a fare gran cose per Dio”.
Così un s. Luigi Gonzaga giunse fra pochi anni (giacché la sua vita non fu più di 23. anni) a tal grado di santità che santa Maria Maddalena de’ Pazzi, vedendolo in ispirito in paradiso, disse che le pareva in certo modo non esservi santo in cielo che godesse maggior gloria di Luigi. E conobbe nello stesso tempo la santa ch’egli era arrivato a tal grado per il desiderio grande che aveva di giungere ad amare Dio quanto Dio lo meritava: e che vedendo non potervi arrivare, il santo giovine aveva patito in terra un martirio d’amore…”
Da Considerazioni per coloro che son chiamati allo stato religioso, Cons.IX)
Leggi tutto il paragrafo  in originale

4. Vivere la settimana con la liturgia = X Settimana del Tempo Ordinario
(10-15 giugno) – Liturgia delle Ore: II Settimana. 

10  giugno (lunedì) – Colore liturgico verde

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  = Gustate e vedete com’è buono il Signore. – È vero, il mondo li considera perdenti i poveri, i miti, i puri, chi paga di persona per la verità e la giustizia. Ma Dio li predilige e li riempie di felicità: è la buona notizia delle Beatitudini.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  =  2Cor 1,1-7; Sal 33,2-9; Mt 5,1-12a.
  • – Santi di oggi  =  San Censurio; Beata Diana d’Andalò; Beato Enrico da Bolzano.

11  giugno (martedì) – Colore liturgico rosso.

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  =  Annunzierò ai fratelli la salvezza del Signore. – Uomo di fiducia degli Apostoli, capace di riconoscere la grazia di Dio che agisce nella storia, in prima linea nell’evangelizzazione: questo è Barnaba, un personaggio da riscoprire.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  =  At 11,21b-26; 13,1-3; Sal 97,1-6; Mt 10,7-13.
  • – Santi di oggi  =  San Barnaba, apostolo. Beata Maria Schininà.

12  giugno (mercoledì) – Colore liturgico verde

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  = Tu sei santo, Signore, nostro Dio. – La missione di Gesù non è una cancellazione del passato, una sostituzione di valori. In lui la storia – anche quella sacra di Israele – trova pienezza, il suo senso definitivo.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  =  2Cor 3,4-11; Sal 98,5-9; Mt 5,17-19.
  • – Santi di oggi  =  Sant’Onofrio; San Gaspare Bertoni; Santa Paola Frassinetti.

13  giugno (giovedì) – Colore liturgico bianco.

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  = Donaci occhi, Signore, per vedere la tua gloria. – Il nostro Maestro e Signore rilegge per noi i comandamenti; oggi ci presenta Non ucciderai. E ci fa comprendere i molteplici modi con cui si può uccidere il fratello e le vie per trovare la riconciliazione.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  =  2Cor 3,15 – 4,1.3-6; Sal 84,9-14; Mt 5,20-26.
  • – Santi di oggi  =  Sant’Antonio di Padova, sacerdote e dottore della Chiesa. –  San Cetéo o Pellegrino.

14 giugno (venerdì) – Colore liturgico verde

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  = A te, Signore, offrirò un sacrificio di ringraziamento. – Il Maestro oggi ci insegna che l’adulterio parte dallo sguardo impuro. L’amore autentico richiede pertanto un’ascesi esigente e impegnativa per sempre.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  =  2Cor 4,7-15; Sal 115,10-11.15-18; Mt 5,27-32.
  • – Santi di oggi  =  Sant’Eliseo profeta; Santi Valerio e Rufino.

8  giugno (sabato) – Colore liturgico verde.

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  = Misericordioso e pietoso è il Signore. – Per dimostrare di essere veritieri non c’è bisogno di giuramenti. Occorre autenticità di vita che si rende trasparente nel linguaggio.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  =  2Cor 5,14-21; Sal 102,1-4.8-9.11-12; Mt 5,33-37.
  • – Santi di oggi  =  San Vito; San Bernardo da Mentone; Beato Luigi Maria Palazzolo.

 

5. Santi calabresi del passato o venerati in Calabria
San Giovanni Theriste – Il mietitore di Stilo –  (24 giugno)

Giovanni nacque in momenti e situazioni drammatici. Gli Arabi di Sicilia, in una delle loro improvvise incursioni, si spinsero fino a Stilo e, fra gli altri, catturarono i genitori del nostro Santo, ne uccisero il padre e trascinarono la madre a Palermo, dove fu destinata all’harem di un capo arabo. La madre era incinta e a Palermo diede alla luce Giovanni. Il piccolo crebbe fra persone che adoravano Maometto, ma la madre con tenacia riuscì a dargli una buona istruzione e formazione cristiana.
Quando Giovanni raggiunse l’età di quattordici anni, la madre gli spiegò che erano originari di Cursano, presso Stilo; là si trovava il loro palazzo presso il quale era stato nascosto il tesoro di famiglia; gli raccomandò che, appena arrivato a Stilo, si facesse battezzare per salvare la sua anima. Quindi gli diede la croce che teneva sempre addosso e lo sospinse verso la marina.
Qui Giovanni trovò una piccola imbarcazione diretta in Calabria. Quando fu nello stretto, gli Arabi la inseguirono e l’avrebbero catturata se Giovanni con fede non avesse innalzato a sua difesa la croce donatagli dalla madre. Sbarcato dalle parti di Stilo, vestito da musulmano, destò il sospetto della gente, venne preso e condotto dal vescovo. Giovanni raccontò la sua storia e chiese di essere battezzato. Il vescovo volle metterlo alla prova, perciò fece bollire una caldaia di olio e disse a Giovanni che se voleva il battesimo doveva meritarselo, gettandosi dentro la caldaia. Giovanni stava per eseguire quanto gli veniva chiesto ed allora il vescovo, convinto, lo portò in chiesa e lo battezzò col nome di Giovanni. Poi volle completarne l’istruzione e la formazione cristiana.
Giovanni, ammirando la vita eroica del Battista, chiese al vescovo di poterne imitare la vita solitaria e penitente. Gli fu indicato, allora, un monastero dove vivevano alcuni santi monaci. Giovanni vi si recò subito, ma quegli asceti, dediti ad una vita di dure penitenze, pensarono che quel tenero giovinetto, così delicato, non avrebbe potuto sopportare il peso della vita monastica. Ma quando videro Giovanni, fermo, fuori dal monastero, dopo molti giorni si decisero ad aprirgli le porte del loro cenobio.
Dopo molto tempo, Giovanni si ricordò che ancora non era andato a trovare il tesoro. Chiese il permesso e, ritrovatolo, lo distribuì tutto ai poveri.

Il miracolo più famoso il santo lo compì presso Robiano (Monasterace). Lì abitava un benefattore del monastero. Un giorno del mese di giugno, Giovanni pensò di recarsi da lui. Prese un orciolo di vino e un po’ di pane e si incamminò. Arrivato in località Maturabulo e Marone, vide molti mietitori intenti al loro lavoro. Si fermò ed offrì loro il pane e il vino che aveva. Essi accettarono e, man mano che mangiavano, né il pane né il vino diminuivano. Allora Giovanni si gettò a terra per ringraziare Dio. Mentre era così riverso a terra, scoppiò un violento temporale. I mietitori corsero a ripararsi; ma tutto il grano era mietuto e raccolto in covoni. I mietitori, vedendo che il loro lavoro era fatto, tornarono dal padrone per essere pagati. Ma questi li rimproverò perché il lavoro non poteva essere stato portato a termine in così breve tempo. Alle insistenze dei suoi mietitori, volle accertarsi di persona. Resosi conto del miracolo, egli divulgò il fatto e da quel giorno tutti chiamarono l’umile monaco Giovanni il Teriste, cioè il mietitore.

Il Teriste morì intorno al 1050 e venne seppellito nella chiesa del monastero dedicata alla Madonna del Maestro; chiesa che, insieme al monastero, prese da allora il nome di S. Giovanni Teriste.

Nel 1660 i monaci, per sfuggire alle violenze subite ad opera di malviventi, abbandonarono l’antico monastero e si trasferirono presso l’abitato di Stilo. Qui portarono le reliquie del santo che deposero in una chiesa, costruita dai Minimi intorno al 1625, e che i basiliani acquistarono e dedicarono al loro famoso santo.
Nella navata sinistra della stessa chiesa, sotto l’altare con le reliquie del Teriste, vi erano pure quelle dei santi basiliani Ambrogio e Nicola. Nel 1791, la chiesa era passata ai redentoristi: in essa tuttora le suddette reliquie sono in venerazione. [– In questa chiesa esercitarono il ministero pastorale i Missionari redentoristi di 1790 fino alla soppressione del 1866.]
(da Calabriaecclesia2000.it).

L'amore del Papa per i bambini e gli ammalati diventa l'icona del suo amore per tutta l'umanità, soprattutto per i più deboli e indifesi. - Ha denunciato con fermezza che lo spreco alimentare, che nonostante la crisi è sempre in atto, è un furto fatto ai poveri e agli affamati di tutta la terra.(foto AP).
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