Attualità

La bisaccia del pellegrino 17-2012

Rubrica religiosa settimanale a cura di P. Salvatore Brugnano

Pensieri sparsi per nutrire la mente e l’anima durante la settimana

 

Aprile 2012, quarta settimana: 21-28 aprile

1. Vangelo della domenica 22 aprile –  «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno».
2. Aspetti della vita  – Il Papa ha compiuto 85 anni.
3. Un incontro con S. Alfonso – «Mi basterà quel carlino che mi guadagno…».
4. Vivere la settimana con la liturgia =  23-28 aprile 2012.
5. Curiosità calabresi del passato  =  Fortuna nella vita. 

1. Vangelo della domenica –  (Lc 24,35-48)
Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno.
In quel tempo, [i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus] narravano [agli Undici e a quelli che erano con loro] ciò che era accaduto lungo la via e come avevano riconosciuto [Gesù] nello spezzare il pane.
Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho».
Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
Poi disse: «Sono queste le parole che io vi dissi quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei Profeti e nei Salmi». Allora aprì loro la mente per comprendere le Scritture e disse loro: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni».

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Gesù, venendo nel mondo, aveva come scopo ultimo della sua vita la salvezza dell’umanità. Per questo, oltre che preoccuparsi di operare la salvezza degli uomini per mezzo della sua passione, morte e risurrezione, provvide a far giungere la salvezza a tutti i popoli della terra per mezzo dell’opera della Chiesa.
A tale scopo, fin dall’inizio della sua vita pubblica, si scelse dei discepoli perché stessero con lui, perché, vivendo con lui, seguendo i suoi esempi e le sue istruzioni, fossero formati per diventare suoi testimoni qualificati tra le genti. Gesù li formò innanzitutto alla sottomissione alla volontà del Padre, cioè all’amore della croce e allo svuotamento di se stessi (Mt 16,24-25) e li consacrò alla salvezza delle anime (Gv 17,18-20).
Apparendo ai suoi apostoli, dopo la sua risurrezione, Gesù completò la formazione e l’insegnamento dato ai suoi discepoli; rivelando loro la verità del Vangelo, dette una pratica dimostrazione della realtà della vita eterna. Aprì in tal modo le loro menti alla comprensione delle Scritture e dei suoi insegnamenti, per renderli suoi testimoni autentici (cf. At 2,21-22), perché per mezzo loro la sua salvezza arrivasse a tutti gli uomini.
Ogni cristiano oggi è chiamato a diventare un testimone autentico di Gesù, rivivendo in se stesso il mistero pasquale. La sua formazione cristiana è completa quando la sua vita si apre generosamente all’opera di evangelizzazione e di salvezza dei fratelli. (La Chiesa.it). 

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I discepoli stanno ascoltando i fatti di Emmaus, quando Gesù si manifesta di nuovo, ma non lo riconoscono ancora. – Il Risorto non impone la sua presenza; propone il suo mistero, perché siano la fede e l’amore ad accoglierlo. La risurrezione di Cristo è un evento così nuovo, che soltanto chi è disposto a convertire la propria vita può farne esperienza. E sono proprio questi discepoli così lenti nel credere a essere scelti come testimoni della Pasqua. La vita nuova alla quale Gesù accede attraverso la sua morte, diviene una vita nuova.
Pietro negli Atti proclama che Dio ha risuscitato dai morti colui che noi uomini abbiamo ucciso. Dio non si arrende di fronte al peccato: facendo risorgere Gesù fa del nostro rifiuto il luogo in cui manifestare la sua misericordia più grande. Ricorda Giovanni, ‘conoscere’ Gesù significa ‘riconoscere’ in lui la vittima di espiazione dei nostri peccati. Mediante la sua Pasqua, egli ci dona la possibilità di custodire con fedeltà la sua Parola e di lasciare che l’amore del Padre maturi in noi fino alla perfezione. (Fr. Luca Fallica, in “La Domenica”).

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 2. Aspetti della vita:  Il Papa ha compiuto 85 anni.
Festa di compleanno “bavarese” per Benedetto XVI, che  lunedì 16 aprile ha ricevuto gli auguri per i suoi ottantacinque anni da una delegazione di autorità civili e religiose e di fedeli provenienti dalla sua terra di origine. Festa in famiglia, dunque, per una giornata che il Papa ha voluto aprire con la messa nella Cappella Paolina, concelebrata da alcuni dei suoi più stretti collaboratori e da una rappresentanza di cardinali, vescovi e prelati tedeschi, fra i quali il fratello Georg.
Toccante e ispirata la riflessione che il Pontefice ha pronunciato a braccio durante l’omelia. Poi spazio ai ricordi personali: a cominciare da quello dei genitori e di tutti coloro che lo hanno accompagnato durante l’esistenza facendogli percepire la presenza del Signore, che lo stesso Pontefice ha confidato di sperimentare soprattutto in questo momento in cui vive l’ultimo tratto dell’esistenza. Consapevole che la bontà di Dio supera ogni male e aiuta a procedere con sicurezza lungo il cammino della vita.
Infine un pensiero suscitato dall’ascolto delle musiche eseguite da un gruppo popolare. Musiche “familiari”, perché anche suo papà suonava su una sorta di pianola a corde, una melodia: “Il Signore ti saluta”. Una musica che ha accompagnato la sua infanzia e che ancora oggi è parte del suo presente, come anche per il futuro
(da L’Osservatore Romano).

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Una preghiera per restare vigili
Signore, fortifica la nostra fede aiutandoci a superare l’incredulità, il dubbio e la paura che ci impediscono di riconoscerti nella realtà della nostra vita. La tua pace sia nel nostro cuore per poter annunciare la dimensione personale ed illuminante della redenzione. Nel Cristo Risorto diventiamo anche noi testimoni della speranza per chi soffre (Lucia Giallorenzo).

3. Un incontro con S. Alfonso
Mi basterà quel carlino che mi guadagno…
Ercole de Liguori non si capacitava circa il ritorno del fratello vescovo alla Casa di Pagani: gli sembrava una stella eclissata, e lo rimproverava di aver declinato l’onore dell’episcopato. Tanto più che esonerato dalla residenza non aveva ricevuto l’assegno di una sede titolare onoraria. Gli piaceva vederlo, benché vecchio ed infermo, col fiocco verde: tutto il parentado n’era illustrato sapendolo in auge.
Probabilmente si affacciava qualche pendenza finanziaria, e questo tasto l’affannava. S. Alfonso con la consueta schiettezza gli scrisse il 22 luglio 1775: “Sento che vi lamentate della mia rinuncia; ma io non ho rinunciato per andare a spasso, ma perché le infermità m’impediscono di soddisfare il mio obbligo. Io ho esposto i miei mali al Papa, e il Papa ha voluto che io rinunciassi.
Voi forse avete timore che io non abbia da litigare con voi per la mia porzione, giacché, come sento, vi è il dubbio che non mi tocca più la porzione del collegio dei dottori, se non risiedo in Napoli. In Napoli non vi posso stare.
Del resto non abbiate timore, perché io non pretendo alcuna porzione. Spero che il Papa mi assegni la pensione, e spero che la Corte di Napoli mi ci dia l’exequatur; ma se mi nega l’exequatur, ed il collegio la pensione, mi basterà quel carlino che mi guadagno con la messa per comprarmi quel poco di minestra che mi mangio”.

Monsignor Liguori povero entrò in diocesi nell’estate del 1762 e più povero ne uscì verso la fine di luglio del 1775, lasciandola in stato di grazia. Tutto il suo bagaglio consisteva in una sportella di indumenti. I canonici di Arienzo lo convinsero a portare seco il grande Crocifisso regalato gli dal p. Longobardi: lo farà situare nell’oratorio attiguo alla sua cella.
(cf. Oreste Gregorio, Monsignore si diverte, p. 155 – libro edito nel 1962 per ricordare il Secondo Centenario della consacrazione episcopale di S. Alfonso M. De Liguori.)

4. Vivere la settimana con la liturgia = III Settimana di Pasqua
(23-28 aprile) Liturgia delle Ore: III Settimana con parti proprie. 

23  aprile  (lunedì) – Colore liturgico bianco.

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi = Beato chi cammina nella legge del Signore. – È più facile seguire profeti che sfamano i nostri desideri immediati piuttosto che credere in Cristo: colui che è stato mandato da Dio.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  = Atti 6,8-15; Salmo 118,23-24.26-27.29-30; Giovanni 6,22-29.
  • – Santi di oggi  =  Sant’Adalberto; San Giorgio; Beata M. Gabriella Sagheddu.

 24  aprile  (martedì) – Colore liturgico bianco.

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  = Alle tue mani, Signore, affido il mio spirito. – Non sono sufficienti i miracoli più eclatanti per divenire credenti, se non si ha fame di Gesù.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  = Atti 7,51 – 8,1; Salmo 30 ; Giovanni  6,30-35.
  • – Santi di oggi  =  San Fedele da Sigmaringa; Santa Maria di Cleofa.

25  aprile  (mercoledì) – Colore liturgico rosso.

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  – Canterò in eterno l’amore del Signore. San Marco è l’autore del più antico dei Vangeli. Il suo vangelo che fu ripreso e completato da san Matteo e da san Luca.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  = lPetro 5,5b-14; Salmo 88,2.3.6-7.16-17; Marco 16,15-20.
  • – Santi di oggi  =  San Marco evangelista. Santa Franca; Beato Giovanni Piamarta.

26  aprile  (giovedì)  –  Colore liturgico bianco.

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi =  Acclamate Dio, voi tutti della terra. – L’evangelizzazione, di cui tanto oggi si parla, non è semplicemente opera umana, ma frutto dell’ascolto attento della Parola di Dio.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  = Atti 8,26-40; Salmo 65,8-9.16-17.20; Giovanni 6,44-51.
  • – Santi di oggi  =  San Pascasio Radberto; Santi Guglielmo e Pellegrino.

27  aprile  (venerdì) – Colore liturgico bianco.

  • – Pensiero dalle letture bibliche di oggi  = Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo. – La fede è un dono che Dio fa senza seguire le regole umane come possiamo vedere dalle conversioni di Saulo, Agostino e tante altre persone che ci hanno preceduti.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  =   Atti 9,1-20; Salmo 116,1-2; Giovanni 6,52-59.
  • – Santi di oggi  =  San Liberale; Santa Zita; Beato Nicola Roland.

28  aprile  (sabato) – Colore liturgico bianco.

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  =  Che cosa renderò al Signore, per tutti i benefici che mi ha fatto? –  La fede non è semplicemente il frutto di un’operazione della ragione, ma è innanzitutto un dono di Dio.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  = Atti 9,31-42; Salmo 115,12-17; Giovanni  6,60-69.
  • – Santi di oggi  = San Luigi Grignion de Monfort (m.f.); San Pietro Chane; Santa Gianna Beretta Molla.

5. Curiosità calabresi del passato
Fortuna nella vita
In ogni tempo ed in ogni parte del mondo l’uomo ha sempre cercato di forzare la propria sorte per spingerla a miglior fortuna. Segni ed auspici sono stati tratti da particolari situazioni contingenti. Anche la sapienza popolare calabrese è piena di tali riferimenti.
Ad un uomo a cui va tutto bene si dice: `E criaturu s’ha mangiatu coru e rìnnini, da piccolo ha mangiato cuore di rondine. Si crede, infatti, che il cuore di rondine porti fortuna a chi lo mangia.
Per essere egualmente fortunati occorre Avìri `a lucertula a due cude: la lucertola a due code per la sua rarità è ritenuta talismano di buona sorte.
Altrettanto vantaggioso è Avìri `u monachiellu (monacello), detto anche aguriellu (folletto), esseri minuscoli e bizzarri capaci di ribaltare le situazioni incresciose e difficili della vita.
Uno dei massimi segni di fortuna è essere Pisciatu `e Santu Nicola nella convinzione che nella notte tra il 5-6 dicembre, per la sua festa, S. Nicola orini su chi, a suo piacere, dovrà essere baciato dalla dea bendata.
Il detto Avìri `u zuccaru allu culu ha origine dal fatto che in alcune zone della Calabria il padrino di battesimo usava mettere nell’ano del bambino un po’ di zucchero come augurio di buona fortuna.
A chi ha raggiunto una buona posizione economica e sociale senza particolari meriti, ma solo con una forte dose di fortuna si dice che ha portato `U cannistru allu Patreternu, che gli consente di vivere tranquillo.
A chi è accarezzato sfacciatamente dalla fortuna non c’è nulla che possa andare male. Anche nelle traversie ricava vantaggi: Va ppe s’annecari ed esci ccu lu culu chin’e pisci, è così fortunato che mentre va per annegarsi esce dal mare con le brache piene di pesci.
(Luigi Renzo in Calabria di ieri e di oggi, Ferrari Editore 2007, pp.185-186).

 

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