La bisaccia del pellegrino

Rubrica religiosa settimanale a cura di P. Salvatore Brugnano

Pensieri sparsi per nutrire la mente e l’anima durante la settimana

 

Novembre 2011, prima settimana: 30 ottobre – 5 novembre

1. Vangelo della domenica 30 ottobre – XXXI Domenica T.O. – Anno A – «Dicono e non fanno».
2. Aspetti della vita  – “Pellegrini della verità, pellegrini della pace”. Da Assisi un deciso cammino verso la pace.
3. Un incontro con S. Alfonso – “Superiore santo ma… ciuccio”.
4. Vivere la settimana con la liturgia =  31 ottobre – 5 novembre 2011.
5. Curiosità calabresi del passato  =  Ammonimenti dalle Anime del Purgatorio.

1. Vangelo della domenica –  ( Mt  23,1-12)
“Dicono e non fanno”.
In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

A chi è rivolta la Parola di Dio? Quale coerenza e fedeltà si attende? Come diventare discepoli che «dicono e fanno»? «Quanto vi dicono, fatelo, ma non fate secondo le loro opere». Le parole taglienti di Gesù interrogano una preghiera distaccata dalla giustizia, una liturgia separata dalla vita, forme di culto esteriori, comportamenti per «essere ammirati dagli uomini», come alcuni gesti abituali ricercati: complimenti, riverenze, il fregiarsi di titoli posseduti, insieme a logiche che indicano interessi privati, quali avidità di potere, spirito di dominio. Tutti siamo richiamati da una Parola che alimenti la coscienza, che scuota i “praticanti”, convinti che per essere cristiani sia sufficiente un po’ di osservanza e un certo devozionalismo, una Parola che tocchi la profondità del cuore e della vita, che ci renda maestri, in quanto testimoni, nello spirito dell’apostolo Paolo ai Tessalonicesi: «Siamo stati amorevoli in mezzo a voi come una madre», disposti allora, non tanto a farci chiamare “rabbì”, ma a dare la vita, che è addirittura essere “madre”!  (Mons. Alfredo Di Stefano, Presidente del C.A.L. in “La Domenica”). 

 Che cosa significa essere cristiano? – Andare a Messa, battezzare i propri figli, fare la comunione a Pasqua, rispettare i comandamenti?
Nel Vangelo di oggi, Cristo svela la falsità della religiosità dei farisei servendosi dell’esempio dei sacerdoti dell’Antico Testamento: “Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo; ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno”.
Viene da pensare ai genitori e agli educatori: non basta parlare o insegnare, bisogna dare il buon esempio. Quante volte un padre alcolizzato, una madre negligente o degli educatori poco adatti avviano i bambini alla menzogna?
Quello che dovrebbe essere il comportamento del vero cristiano appare nell’insegnamento di san Paolo ai Tessalonicesi. Chiamato da Cristo sulla via di Damasco, san Paolo scoprì, per un’improvvisa folgorazione, tutto il mistero di Cristo e capì che l’essere cristiano consiste nello spirito di apostolato. Egli stesso, pieno dello Spirito di Cristo risorto, lo trasmise agli altri.
Essere cristiani vuol dire questo: non tanto rispettare ciecamente delle formule o dei precetti, ma donare Cristo agli altri, mediante una vita cristiana onesta, perché, grazie all’apostolato della preghiera, della sofferenza e delle opere, il cristiano possa divenire una forza vivente del Vangelo di Cristo.
Questo è l’insegnamento di Gesù ed è così che deve vivere chi vuole essere cristiano.  (La Chiesa.it). 

 2. Aspetti della vita
“Pellegrini della verità, pellegrini della pace”.
Da Assisi un deciso cammino verso la pace.

Per i pellegrini di tutte le confessioni giunti ad Assisi lo scorso 27 ottobre per la Giornata di riflessione , dialogo e preghiera per la pace e la giustizia nel mondo, sul tema “Pellegrini della verità, pellegrini della pace”, il giudizio è stato unanime: è un “evento storico” e di “enorme importanza”.
Il Papa è arrivato intorno alle 10.30 e il tripudio è stato unanime: grida di gioia e qualcuno intona l’ormai celebre “Questa è la gioventù del Papa”, divenuto popolare durante l’ultima Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid. Quindi nel primo pomeriggio Papa Benedetto XVI e tutti i leader religiosi si sono spostati dalla Porziuncola alla piazza antistante la Basilica di San Francesco.

In breve alcune reazioni (domande e risposte) di chi ha partecipato all’importante appuntamento.

  • Una scolaresca di Latina, seconda classe del liceo scientifico “Ettore Majorana”: “Secondo voi, si arriverà mai alla pace nel mondo?”- “Forse tra un centinaio d’anni…”, risponde apparentemente sconsolata una ragazza. Poco dopo una sua compagna di classe osserva che “senza Dio sarebbe tutto più difficile perché affidato solo a noi uomini”.
  • Un gruppo di giovani francesi, arrivati dalla Normandia. Commenta uno di loro: “È un evento storico che ripete la stessa gioia di 25 anni fa. Ho trovato molto emozionante il discorso del Santo Padre, soprattutto quando ha detto di lavorare insieme per la pace, di creare una comunità. È questa la speranza che la religione dà”.
  • Volontari. Tra i pellegrini se ne distinguono molti, che colgono questo evento come un’occasione di apostolato. È il caso di una signora di Assisi che commenta: “Mi sento coinvolta, in quanto credente, perché, oltre a rendermi utile per la comunità, vivo da vicino questo incontro con il Papa”.
    “È possibile fare apostolato nei confronti di chi in Dio non crede o ha un credo diverso?” – “Possiamo farlo mettendo in pratica i valori dell’accoglienza e della carità. Dobbiamo comportarci da veri cristiani nella vita di tutti i giorni, trasmettere l’importanza della fede nel quotidiano. La fede che ci viene insegnata non deve rimanere pura teoria”.
  • Una giovane turca coperta dal suo chador che è studentessa alla Pontificia Università Gregoriana: “Siamo tutti creati da Dio. Siamo tutti importanti, a prescindere dalla religione o dalla nazionalità. Ci sono valori come la dignità della persona e i diritti umani, che sono fondamentali per vivere in pace”.
  • In Giappone la percentuale dei credenti è molto bassa, soprattutto tra i giovani. Tuttavia, “soprattutto dopo il tragico evento dello tsunami dello scorso 11 marzo, molta gente ha riscoperto la fede e la spiritualità”. Lo ricorda un giovane nipponico, in rappresentanza di una delegazione scintoista il cui leader è andato sul palco insieme al Santo Padre.
  • Una monaca induista dice: “Mi sento molto vicina a Benedetto XVI: la giornata di oggi è stato un bellissimo gesto da parte del Papa, un messaggio di speranza e pace. Tra le tante parole meravigliose che ho ascoltato, mi ha colpito particolarmente l’idea di un Dio che è amore. La parola ‘amore’ accomuna tutti.. Sono d’accordo con Acharya Shri Shrivatsa Goswami (che ha parlato ai microfoni): È necessaria una sana etica nella gestione dell’economia e nella giusta distribuzione del lavoro, dei soldi e delle risorse. Le religioni devono farsi portavoce di questo impegno e la giornata di oggi è stato un altro passo avanti in questa direzione. Anche la sacralità della vita è un valore condivisibile da qualunque fede religiosa”. (sintesi da varie interviste fatte da Zenit.org).

3. Un incontro con S. Alfonso
“Superiore santo ma… ciuccio”.
Un chierico beneficiato di Moiano, villaggio di Airola, che maneggiava più l’archibugio che il breviario, finì per i suoi misfatti nelle tetre prigioni di Grumo Nevano ed indi nel Castello d’ischia. Trascorso un decennio ne uscì con il consenso di sant’Alfonso, che sperava d’incarreggiarlo sulla via buona dopo il salutare castigo. Il Principe della Riccia che ne aveva favorito la liberazione, ordinò a quel figuro di recarsi al palazzo episcopale per domandare scusa al Vescovo.
Per niente ravveduto egli compare dinanzi a Monsignore come una belva ingrugnita e rinfacciatigli con linguaggio da galera gli strapazzi sofferti concluse l’invettiva: “Voi mi dovete rifare tutti i danni; io non ve li perdono”.
Il Santo ascoltò in silenzio la sfuriata e tratto dalla scansia un volumetto della Via della salute, che aveva pubblicato nel 1776, glielo porse aggiungendo: “Leggetelo, e con questo vi rifaccio tutti i danni“.
La trovata era davvero geniale; ma quegli arraffato il libro con una
smorfia scandì inviperito: “Io per voi mi sono veduto nel cimento di lasciarvi la vita: voi perdevate un suddito discolo, è vero; ed io perdeva un superiore santo ma ciuccio”.
Non s’indispose il vescovo per il cortese complimento. Da missionario era stato scambiato per cuoco e un’altra volta per ladro a causa della foggia del vestito rappezzato, che aveva acquistato a buon mercato a Napoli, alla Giudecca, dove si spacciavano le robe di seconda mano. Ma nessuno sinora aveva ardito di affibbiargli il titolo di somaro. In altra circostanza Monsignore sarebbe scoppiato in una gaia risata. Il caso attuale era troppo serio… Guardando con tenera compassione il figliuol prodigo, sillabò con emozione e piglio misterioso: “Prego Gesù Cristo che vi abbia pietà, ma il castigo di Dio vi sta vicino…“.
Il beneficiato che era stato riabilitato con generosità squisita, restò sordo come il piombo. Mentre Monsignore lo benediceva, si scostò con atteggiamento cinico schernendolo come uccello di mal augurio. Strappato il libro che gl’indicava il sentiero della propria salvezza con la meditazione delle verità eterne, il fuorilegge ricadde nelle primiere peripezie.
Il temerario però una sera non la passò liscia: in un conflitto un colpo di schioppo assestatogli in pieno da un rivale lo fece ruzzolare al suolo stecchito, e pare con una piccola soddisfazione dei paesani, che pel loro vescovo nutrivano grandissima venerazione.  (Oreste Gregorio in Monsignore si diverte, p. 82).

4. Vivere la settimana con la liturgia =  (31 ottobre-5 novembre)

 XXXISettimana del Tempo Ordinario Liturgia delle Ore: III Settimana

31 ottobre (lunedì) – Colore liturgico verde.

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  = Nella tua grande bontà, rispondimi, Signore. – Nei banchetti importanti è difficile che incontriamo tra gli invitati “poveri, storpi, zoppi, ciechi”: sarebbero presenze a dir poco imbarazzanti. Ma chi ci perde siamo noi: secondo il Vangelo sono il lasciapassare per il regno di Dio.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  =   Romani 11,29-36; Salmo 68,30-34.36-37; Luca 14,12-14.
  • – Santi di oggi  =  San Quintino; Beato Tommaso Bellacci da Firenze.

 1 novembre (martedì) – Colore liturgico bianco – Solennità di tutti i Santi (festa di precetto).

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  = Ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore.

Rallegriamoci tutti nel Signore in questa solennità di tutti i Santi: con noi gioiscono gli angeli e lodano il Figlio di Dio.
Festeggiare tutti i Santi è guardare coloro che già posseggono l’eredità della gloria eterna. Quelli che hanno voluto vivere della loro grazia di figli adottivi, che hanno lasciato che la misericordia del Padre vivificasse ogni istante della loro vita, ogni fibra del loro cuore. I santi contemplano il volto di Dio e gioiscono appieno di questa visione. Sono i fratelli maggiori che la Chiesa ci propone come modelli perché, peccatori come ognuno di noi, tutti hanno accettato di lasciarsi incontrare da Gesù, attraverso i loro desideri, le loro debolezze, le loro sofferenze, e anche le loro tristezze.
Questa beatitudine che dà loro il condividere in questo momento la vita stessa della Santa Trinità è un frutto di sovrabbondanza che il sangue di Cristo ha loro acquistato. Nonostante le notti, attraverso le purificazioni costanti che l’amore esige per essere vero amore, e a volte al di là di ogni speranza umana, tutti hanno voluto lasciarsi bruciare dall’amore e scomparire affinché Gesù fosse progressivamente tutto in loro. È Maria, la Regina di tutti i Santi, che li ha instancabilmente riportati a questa via di povertà, è al suo seguito che essi hanno imparato a ricevere tutto come un dono gratuito del Figlio; è con lei che essi vivono attualmente, nascosti nel segreto del Padre. 

  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  =   Apocalisse 7,2-4.9-14; Salmo 23,1-6; 1Gv 3,1-3; Matteo 5,1-12a.
  • – Santi di oggi  =  Tutti i Santi.

 2 novembre (giovedì) – Colore liturgico viola.
– Commemorazione di tutti i fedeli defunti

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  =   Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi.

Gesù è morto ed è risorto; così anche quelli che sono morti in Gesù Dio li radunerà insieme con lui. E come tutti muoiono in Adamo,
così tutti in Cristo riavranno la vita.
(1Ts 4,14; 1Cor 15,22)
Fino a quando il Signore Gesù verrà nella gloria, e distrutta la morte gli saranno sottomesse tutte le cose, alcuni suoi discepoli sono pellegrini sulla terra, altri che sono passati da questa vita stanno purificandosi, altri infine godono della gloria contemplando Dio.
Tutti però comunichiamo nella stessa carità di Dio. L’unione quindi di coloro che sono in cammino con i fratelli morti non è minimamente spezzata, anzi è conservata dalla comunione dei beni spirituali (cfr Conc. Vat. II, Costituzione dogmatica sulla Chiesa, «Lumen gentium», 49).
La Chiesa fin dai primi tempi ha coltivato con grande pietà la memoria dei defunti e ha offerto per loro i suoi suffragi (ibidem, 50).
Nei riti funebri la Chiesa celebra con fede il mistero pasquale, nella certezza che quanti sono diventati con il Battesimo membri del Cristo crocifisso e risorto, attraverso la morte, passano con lui alla vita senza fine. (Cfr Rito delle esequie, 1). Si iniziò a celebrare la Commemorazione di tutti i fedeli defunti, anche a Roma, dal sec. XIV.

  •  – Letture bibliche alla Messa di oggi  =  Giobbe 19,1.23-27a; Salmo 26,1.4.7-9.13-14; Romani 5,5-11; Giovanni 6,37-40 (I Messa).
  • – Santi di oggi  =   Commemorazione di tutti i fedeli defunti

 3 novembre (mercoledì) – Colore liturgico verde.

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  =  Contemplerò la bontà del Signore nella terra dei viventi. – Le parabole della misericordia, narrate per spiegare ai “giusti” la scandalosa vicinanza di Gesù ai peccatori, partono da un’esperienza umana: l’intensa gioia che si prova nel ritrovare ciò che si era perduto. E come può non gioire Dio quando recupera un figlio smarrito?
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  =  Romani 14,7-12; Salmo 26,1.4.13-14; Luca 15,1-10.
  • – Santi di oggi  =  San Martino de Porres; San Berardo; Santa Silvia.

 4 novembre (venerdì) – Colore liturgico bianco.

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  =  Agli occhi delle genti il Signore ha rivelato la sua giustizia.– Impariamo oggi una lezione di scaltrezza da un amministratore imbroglione che, ritoccando al ribasso le cifre dei debitori, sa farsi amici. E noi, onesti seguaci di Gesù, usiamo i nostri beni per creare relazioni vere?
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  =  Romani 15,14-21; Salmo 97,1-4; Luca 16,1-8..
  • – Santi di oggi  =  San Carlo Borromeo, vescovo. Santa Modesta; Beata Elena Enselmini.

 5 novembre (sabato) – Colore liturgico verde.

  • Pensiero dalle letture bibliche di oggi  =  Ti voglio benedire ogni giorno, Signore. – Pessima idea idolatrare la ricchezza: non c’è padrone più tirannico. La signoria di Dio ci sottrae al suo nefasto influsso.
  • – Letture bibliche alla Messa di oggi  =  Romani 16,3-9.16.22-27; Salmo 144,2-5.10-11; Luca 16,9-15.
  • – Santi di oggi  =  San Geraldo Marco; San Guido Maria Conforti.

5. Curiosità calabresi del passato
Ammonimenti dalle Anime del Purgatorio

Peccaturi, pensa ca cci mori,
Cci va’ ‘a nu locu chi sta’ ‘n. eternu,
E si fai beni, beni vai e trovi,
E si fai mali, caschi e vai a lu ‘mpernu.
Là cc’è ‘na carceru, e scuru lu trovi,
Lu focu è cchiù forti di lu ‘mpernu.
– Acqueta, fighiu, cu ‘n’amuri ‘ntèrnu
E pensa pe’ toi patri lu valenti,
Ca a questu mundu ha faticatu tantu,
E ora ti 1’hà scordatu di la menti.

Brama la mamma tua, fighiu ‘bbedienti,
Pecchi simu jettàti ‘nta un mari ‘i guai,
Càcciami di ‘sti peni e di turmenti,
Cà novi misi ‘n ventri ti levai,
Fighiu, fallu pe’ quantu ti ‘mpasciài,
E quantu t’allattai ‘nta ‘stu mio pettu.
Ti benedicu la casa e du’ stai,
Ti benèdicu tuttu lu rigettu.

Mandami quantu un cocciu di granatu,
E puru ‘na fiamma di ‘stu cori astutu.
San Oregori Papa, mio Signuri
Tri uri ‘n purgatorio vozzi stati,
Tri uri vozzi stari ‘nta li fiammi,
Tri uri nci parìanu tricint’anni.

Si lu cumanda Cristu Onnipotenti,
Mandati rifrigeriu triumpanti,
O amici, soru, soruri [cugini] e parenti,
Non vi scordati di l’Animi Santi. (n. 2934)
(Sinopoli)

Raffaele Lombardi Satriani
In “Canti popolari calabresi” Volume IV
Napoli, Eugenio De Simone editore, 1933

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